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di Ennio Fiocco

Mariano il giovane liparoto e lo spionaggio sulla frontiera del Mediterraneo nel XVI secolo.

Il XVI secolo è stato un periodo dove lo spionaggio ha vissuto un’età dell’oro.
In particolare, la raccolta di informazioni sul nemico viene posta al centro di una riflessione profonda per l’attività di intelligence dalle campagne di guerra. Lo spionaggio ispano-imperiale fu subordinato alle esigenze e agli ideali di una forte monarchia dalla quale i servizi d’intelligence ereditarono tre aspetti caratterizzanti: l’organizzazione gerarchica, l’influenza di interessi privati e la distribuzione dei compiti su base territoriale.

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Nell’epoca spagnola - cui la Sicilia era soggiogata - viceré e governatori hanno avuto un ruolo strategico in quanto coordinavano l’attività delle spie, dove la maggior parte degli agenti proveniva dal ceto mercantile. Nel corso del secolo furono inviati con assiduità informazioni sui turco-barbareschi ed impiegati confidenti di religione ebraica in quanto conoscevano la lingua castigliana e portoghese per cui potevano comunicare con i governatori delle fortezze magrebine.

Nel Mediterraneo la retroguardia dello spionaggio ispano-imperiale è stata il Regno di Napoli. Anche il Regno di Sicilia ha sicuramente costituito un nodo importante della rete spionistica per contrastare l’espansione barbaresca. La città di Trapani “fu tappa quasi obbligata per gli agenti e i mercanti in viaggio verso la Barberia orientale. Le notizie sulla regione tunisina, di norma, erano raccolte da segretari che operavano sulla banchina trapanese, dove elaboravano memoriali e sintesi di avvisi” e le missioni nelle piazze barbaresche cominciavano da Palermo o da Trapani in quanto erano dei porti più comodi per iniziare un viaggio verso il litorale della Tunisia e della Libia. La presenza consistente di schiavi bianchi e rinnegati d’origine siciliana ha sicuramente favorito l’operato degli agenti che prendevano con maggior facilità contatti nella regione.

Nell'articolo di G. Varriale si precisa che “L’amministrazione ispano-imperiale dell’isola riceveva notizie confidenziali sui turco-barbareschi pure dai cosiddetti “agenti vettoriali”, ossia personaggi estranei all’intelligence, che ottenevano informazioni per diverse circostanze. Il gruppo più significativo di questi informatori era costituito dai fuggitivi. Nel secolo XVI Napoli e Palermo accolsero decine di schiavi scappati dalle galee e dalle città turco-barbaresche, che erano alla ricerca di un sostegno economico per concludere il viaggio verso i luoghi d’origine. In cambio di una mercede, il fuggitivo raccontava le sue peripezie a un segretario che poi stilava una relazione con le informazioni più interessanti”.

Inoltre, continua la ricerca, che “Nell’estate del 1546, sul molo di Trapani sbarcavano il portoghese Bartolomeo e Mariano di Lipari, che nei pressi di Tabarca erano evasi dalle galere su cui era imbarcato Hasan Paşa, figlio di Khayr al-Dīn Barbarossa da poco deceduto. I due fuggitivi fornivano informazioni di grande valore per l’intelligence siciliana interessata a capire gli equilibri nello schieramento barbaresco dopo la morte del rais. La relazione confermava l’appoggio dell’influente Salah Rais al figlio di Barbarossa, che accompagnava con le sue imbarcazioni ad Algeri, dove Hasan Paşa iniziò il suo primo mandato nella città per ordine di Solimano il Magnifico”. Dalla lettura di un'altra pubblicazione del 2020 “El hijo Barbarroja sale de Estambul ed 19 de junio de 1545, con destino Argel, y avisos de Levante”- Archivo de la Frontera - si rileva l'importanza dei due uomini “grazie alla testimonianza di altri due giovani fuggiti da quella flottiglia, Bartolomé Portugués e Mariano de Lípari…”.

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Alquanto interessante appare il fenomeno in tutte le sue sfaccettature. E ciò anche per la presenza del giovane “Mariano di Lipari”, che era evaso dalla prigionia barbaresca raggiungendo la libertà ed aveva dato informazioni strategiche all'intelligence ispanica. Potrebbe il giovane essere stato fatto prigioniero due anni prima nel sacco di Lipari del 1544 da Khayr al-Dīn Barbarossa?

Non ci è dato sapere dagli atti, ma potrebbe essere probabile. Il Mediterraneo, con l’attività schiavista dei pirati arabi maghrebini, cessò con l'invasione di Algeri del 1830.

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