di Ennio Fiocco
L'isola di Vulcano nella pubblicazione partenopea del 1829
Uno dei primi manuali per viaggiatori nasce in Germania con l'editore tedesco Karl Baedeker che, spinto dall'ondata dei Grand Tour, pubblicò nel 1828 l'opera con il titolo Rheinreise von Mainz bis Cöln; ein Handbuch für Schnellreisende. Tale scelta fu appropriata, tanto che la guida ebbe un enorme successo. Jeannette Villepreux- Power, nel lungo soggiorno a Messina, pubblicò nel 1842 in italiano la “Guida per la Sicilia”.
Proprio sull'esempio della Germania seguì un'altra corposa guida ricca di disegni e città con edizione partenopea da parte degli editori Domenico Cuciniello e Lorenzo Bianchi, con il Viaggio pittorico nel Regno delle due Sicilie dedicato a sua Maestà il re Francesco primo, con una edizione a Napoli nel 1829.
Si tratta di un capolavoro editoriale, anche se il nome del Bianchi restò defilato, al contrario del Cuciniello che ebbe gli onori. L'opera, indubbiamente, rappresenta un gesto coraggioso di imprenditoria, oltre che di sfida culturale. Gli editori avevano costituito a Napoli fin dal 1825 un'impresa litografica che si era distinta nei due anni successivi per un primo album di tavole aventi come soggetto le figure tipiche del popolo napoletano. E' dedicata a Francesco Primo di Borbone, re del regno delle due Sicilie, per la sua sensibilità che ha avuto. Le numerosissime tavole che la compongono sono di pregio e ricche di particolari in quanto rappresentano le città, le rovine, il popolo e i paesaggi anche del sud Italia e della nostra Sicilia.
Pur tuttavia nessun disegno rappresenta le isole Eolie, ad eccezione di uno scritto di ben due pagine inerente “L'isola di Vulcano” che io presento ai lettori nelle parti essenziali. “Quel gruppo d’isole il quale emerge dal Tirreno, tra la settentrional costa della Sicilia e l'Occidentale dell’estrema Calabria, dalla più lontana antichità non altrimenti fu noto che come terre vulcaniche. Nè i sottomarini fuochi, da cui venner queste prodotte, sonosì peranco estinti; veggendo noi da due di esse in particolare, Stromboli e Vulcano, perenne fumo, e talvolta fiamma esalare, ed udendo tuonare ivi il suolo a quando a quando, e rumoreggiare al di sotto continuo, con quel fragor che farebbe gonfio torrente se le sue sotterranee onde colà precipitassero. I quali fenomeni comunissimi in tal maniera di terreni, furono dalle selvagge e poetiche meni de’ primi abitatori con que' miti significati che poi tanto ovvii divennero nella greca e romana teogonia.
E però dissero, avere il Dio del fuoco in alcuna di queste isole posta una delle sue fucine; e di quel tuono personificato......Omero il dipinse nel 10. dell'Odissea, e banchettante fra i suoi dodici figliuoli, che sei d’un sesso e sei dell‘altro gli nacquero...Vulcano, la più meridionale delle sette Eolidi, che breve canale di un miglio divide da Lipari, la maggiore di tutte, alla quale, parve allo Spallanzani, che un di anche fosse stata congiunta....Scoscesa n’è la superficie e di otto miglia quadrate; dalla quale si elevano due principali montagne o per meglio dire crateri, da tempo immemorabile chiusi, i quali sovrastano al più ampio di essi, che in forma di cono orizzontalmente troncato s’erge dalla parte dell’istmo un miglio al di sopra del livello del mare...Questo monte versa ancora incessante fumo, ora bianchiccio, or misto di qualche fiammella di cenere...
Verso il porto di levante più copiose fumajuole si osservano; e lì odesi quel fragor sotterraneo di cui fu fatta menzione; che quivi è una grotta tutta incrostata di gesso, di allume, di solfo, di muriato ammoniacale; e nel fondo di essa un laghetto, la cui acqua ha il moto e l'apparenza non il calore del bollimento, ed è nella superficie coperta di bollicine prodotte dal gas acido carbonico che di là entro sprigionandosi, cagiona quel rumor cupo che sembra la cascata di un fiume. La materia vetrosa di che per la maggior parte si compone questo suolo, non permette la coltivazione....E però nel mezzo dell‘isola , presso una delle vallate che le correnti scavarono, v'ha una pianura coperta di erbe e di boscaglie dove...la quercia han posto radice; ed ivi è pure una sorgente di acqua viva, la sola dell'isola.
Nella quale furono talvolta rilegati rei di enormi misfatti...cagion di terrore a vicini Liparoti...Novello aspetto prese l’isola di Vulcano dopo che nel 1809 ne fu dalla Corte data in censo una parte al signor Tenente Generale Marchese Nunziante. Vi ha egli, si può dire, dedotta una colonia d'industriosi uomini, fondata una parrocchia, promossa la coltivazione, e quelle officine stabilito che possono dare, non solo pel consumo delle Due Sicilie, ma per estrarne altresì in esteri paesi, allume, sale ammoniaco, acido borico, e sopratutto zolfo del più puro e perfetto che sin qui si conosca”. Interessanti appaiono questi particolari dove gli editori hanno fatto conoscere ad un vasto pubblico le nostre isole.
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