di Ennio Fiocco
Il vulcano visitato da Johann Georg Arnold Jacobi nel luglio del 1792
Johann Georg Arnold Jacobi, soprannominato George (1768 + 1845) - figlio del mercante e filosofo di Düsseldorf Friedrich Heinrich Jacobi - è stato uno scrittore, avvocato, Consigliere di Stato e di Governo della Sassonia-Weimar e proprietario terriero tedesco. Grazie ai suoi genitori interessati all'istruzione e ai loro circoli sociali, tra cui il poeta Johann Wolfgang von Goethe, George ricevette un'educazione nello spirito dell'illuminismo.
I concetti di Jacobi ricevettero il sostegno dell'imperatore Napoleone Bonaparte, tanto che per riceverlo durante una visita di stato programmata nel novembre 1811, incaricò il suo architetto Vagedes di costruire un arco di trionfo in legno dedicato “al divino Napoleone, il grande imperatore e re, l’invincibile conquistatore e protettore dei popoli”. All'età di 24 anni e nel filone del Grand Tour, visitò le isole Eolie nel mese di luglio del 1792. La sua opera “Schweiz und Italien” (Svizzera e Italia), pubblicata in tedesco nel 1797, ci aiuta a conoscere i popoli e le terre visitate. Presento ai lettori la parte relativa alle isole Eolie, da me tradotta. Da Napoli “quando scende la notte salpammo con tre speronare.
L’undicesimo mattino vedemmo la costa settentrionale della Sicilia estendersi dietro di noi in una distanza imperdibile, e non lontano verso sera Lipari, Vulcano e la più piccola delle altre isole Eolie, con aspre formazioni rocciose sollevate dal mare. Davanti a noi c'era Stromboli. Verso mezzogiorno...siamo partiti per la campagna di Stromboli. Appena gli abitanti ci hanno notato, si sono precipitati e sono venuti armati e, dopo che abbiamo mostrato le nostre armi, ci hanno lasciato stare. Il terreno della spiaggia, formato da piccoli sassi neri, era così riscaldato dal sole di mezzogiorno che si poteva vedere e non potevo restare a lungo nello stesso posto. Trovammo un pò d'ombra sotto un alto cespuglio di canne e lì pranzammo.
La gente del luogo ci ha offerto del vino da acquistare...era il nobile Malvasia. Dopo il pasto un uomo si è offerto di portarci in vetta della montagna. Dai miei compagni nessuno voleva prendere parte all'impresa; Ero emozionato dall'attesa di una battaglia epica e dal desiderio di vedere il cratere vicino a questo vulcano e sentirsi irresistibile. Mi sono rimproverato per combattere la stanchezza con una bottiglia di Malvasia, e partire, seguendo la mia guida...Stromboli nel linguaggio comune, è un unico monte a forma di cono, e si erge dal mare da tutti i lati. La sua cima, la cui altezza sopra la superficie del mare non posso stimare..., fuma incessantemente da tempo immemorabile, e di notte la fiamma non si spegne mai... Da lontano la campagna appare completamente desolata e brulla. Avvicinandosi si scoprono coltivazioni sparse, vigneti e bassi alberi da frutto sui pendii più bassi.
I raccolti delle loro coltivazioni sono ottimi. Il vino moscato non è inferiore alla reale malvasia di Lipari, ed un vino rosso che qui trovammo mi parve non avere meno qualità pregiate dei vini di Castelvetrano … Il numero degli abitanti difficilmente raggiunge i millecinquecento. (Immaginato dal resto del mondo e lontano dal trambusto delle città ci è sembrato molto ignorante; ma di buon carattere...). Il sentiero si snoda inizialmente tra i vigneti e i campi dei contadini...vi sono alberi ombreggiati, molto aggraziati su per le montagne. Ho trovato l'uva già matura, che mi ha dato un gradito ristoro nel caldo estremo. Sopra i vigneti la zona diventa desolata...Spesso dovevo riposarmi e mi ci sono volute circa due ore per raggiungere la vetta.... si alzano fragranti nuvole di vapore. Anche qui ho trovato zolfo solido in pezzettini.
Quante volte dimostro la mia ignoranza in mineralogia devo pentirmi di questa cosa! La luce proveniente da questo alto picco è estremamente ampia e affascinante. Verso mezzogiorno vidi sotto di me le restanti isole, protese come colline nel mare; poi la bella costa settentrionale della Sicilia, dal Faro al promontorio roccioso di Cefalù, e la sublime vetta dell'Etna, appoggiata come su larghe spalle, sui lunghi pendii dei Monti...
Le sue coste frastagliate si estendono in tutto il mondo...Indugiai nel piacere di questa ampia luce fino al tramonto...”. Bello, interessante (ed oserei dire quasi poetico) lo scritto ricco di particolari di Johann Georg Arnold Jacobi sulla visita del vulcano Stromboli. Una esperienza del Grand Tour sicuramente indimenticabile da parte del giovane scrittore affascinato ed attratto dai colori, dalla luce intensa, dalla campagna, dagli abitanti e dal desiderio di compiere la scalata appagante nonostante la fatica, ripagata però dalle emozioni.
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