di Ennio Fiocco
Mitologia, Eolie e il grande Demis Roussos
L’intreccio della tradizione ellenica e quella siciliana è custodito nei racconti mitologici della letteratura leggendaria, tutta incentrata su racconti favolosi. Il genere letterario non nasce come mero elaborato di fantasia in quanto i miti sono patrimonio di valori che si trasmettono prima oralmente e poi in scritti che fondano l'identità storica e culturale di un popolo. La mitologia rappresenta una affascinante commistione di questi valori umani.
Nell'Eneide di Virgilio la Sicilia viene così descritta:“Quinci partito allor che da vicino scorgerai la Sicilia, e di Peloro ti si discovrerà l’angusta foce, tienti a sinistra, e del sinistro mare solca pur via quanto a di lungo intorno gira l’isola tutta, e da la destra fuggi la terra e l’onde. È fama antica che di questi or due disgiunti lochi eran prima uno solo, e che per forza di tempo di tempeste e di ruine (tanto a cangiar queste terrene cose cose
Può de’ secoli il corso), un di smembrato fu poi da l’altro. Il mar fra mezzo entrando tanto urtò, tanto ròse, che l’esperio dal sicolo terreno alfin divise: Nel destro lato è Scilla; nel sinistro è l’ingorda Cariddi”.
Le Eolie esternano sicuramente la magia ed il fascino mitologico già nel loro nome: sono le isole del dio del vento, Eolo, sono culla di magia, fantasia e storia. I versi dell’Odissea di Omero poetano la mitologia delle isole Eolie, terre che hanno ospitato Ulisse reduce dalla guerra di Troia.
Si narra che Eolo lo ospitò e, commosso dal racconto dell’eroe greco, gli fece dono di un otre di pelle dentro la quale erano rinchiusi i venti contrari alla navigazione. La leggenda vuole che, durante il viaggio, Ulisse fece soffiare solo il dolce Zefiro, ma mentre egli dormiva, i suoi compagni, credendo che l’otre fosse piena di tesori, l’aprirono liberandone i venti che scatenarono una terribile tempesta dalla quale si salvò solo la nave di Ulisse.
“E giungemmo all’isola Eolia. Qui dimorava Eolo, caro agli dei, figlio di Ippota. L’ isola errava nuotando. Un muro la cinge bronzeo; e liscia s’innalza una rupe. Dodici figli con lui nel palazzo vivevano. La casa odorosa riecheggia al suono dei flauti finché il giorno dilegua; Poi quando licenza gli chiesi di andarmene non rifiutò, ma prese a cuore il mio viaggio; spogliò delle cuoia un bove novenne un otre ne fece, e dentro vi chiuse dei venti ululanti le vie: custode l’aveva dei venti fatto il cronide, e poteva quieti tenerli o incitarli a sua voglia. Nella concava nave con lucida fune, argentea, l’otre legò, di guisa che fuori neppure un alito uscisse; ma solo il soffio di Zefiro per me liberò che la nave benigno spingesse per noi”.
La Grecia, quindi, - con i suoi miti e con i suoi Ulisse, Penolope, Irene Papas e come ad esempio il poliedrico cantante Demis Roussos -, con il suo mare azzurro, le isolette con le case bianche in una una miscela di colori, suoni ed emozioni, mi ricordano le Eolie. Con questo mio breve lavoro, soprattutto in questo momento pandemico in cui viviamo isolati, mi viene in mente un brano musicale del 1971 “We Shall Dance”, cantato proprio da Demis Roussos (1946 + 2015), il quale merita di essere ricordato. Un pezzo stupendo che lo confermò agli apici del successo mondiale.
Questo artista greco ha scritto 42 album e ha venduto oltre cento milioni di copie. Il cantante era ben noto anche nei paesi arabi e dopo aver vissuto l'esperienza drammatica di un dirottamento aereo (cui il cinema ha realizzato due film) - era tra i passeggeri del volo TWA 847 Atene-Roma sequestrato da un commando di terroristi legati a Hezbollah, il 14 giugno del 1985 - e addirittura fu costretto ad eseguire canzoni per loro. Il brano musicale di cui sopra fu pubblicato come singolo, estratto dall'album “Fire and Ice”.
Autori del brano sono lo stesso Demis Roussos (autore della melodia), Harry Chalkitis e Borsi Bergman (autore del testo). Il brano si aggiudicò la vittoria nell'edizione di quell'anno del Festivalbar, mentre il singolo, prodotto dallo stesso Demis e pubblicato su etichetta discografica Philips Records, raggiunse il secondo posto delle classifiche in Italia e il quarto nei Paesi Bassi.
Il brano fu in seguito inserito come bonus track anche in alcune versioni dell'album di Roussos del 1973 “Forever and Ever”e fu ripubblicato in 45 giri (con un altro brano come Lato B) nel 1987. Il testo di “We Shall Dance” afferma che sarà il momento di ballare quando saranno arrivati tempi migliori (attesi con speranza) e che la danza sarà proprio il modo per festeggiare. Quello che noi tutti ci auguriamo al più presto. Merita di essere ascoltato anche dalle nuove generazioni che non lo conoscono.
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