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di Ennio Fiocco

Cesarina Gualino e il soggiorno a Lipari nel 1931

Cesarina Gurgo Salice in Gualino (Casale Monferrato 1890 - Roma 1992) è stata una ballerina, pittrice e mecenate italiana. Studiò la lingua francese, la composizione musicale e la tecnica pittorica nel castello di San Giorgio Monferrato, presso il collegio delle Suore francesi della Sapienza. Conobbe Riccardo Gualino, che era un finanziere e scrittore, che poi sposò. Quest'ultimo, a ventidue anni, pubblicava presso l’editore bolognese Zanichelli un volume di poesie intitolato “Domus Animae”, dove ricorda Cesarina come un’estrosa fanciulla “…dal profilo greco, quale fiordaliso…

Poi se i denari verranno su a palate dalle cento fonti che ora sto per far scaturire, quanti bei sogni da realizzare! Io te lo dico subito, voglio un bel castello! Un bel castello di quelli medioevali con le cinte merlate e gli spalti turriti, con le gronde protese e gli archi acuti o penduli, con gli ombrosi parchi pieni d’acque e di frescura, con le mute dei cani impazienti, coi bei puledri scalpitanti, con le sale illuminate dai vetri colorati, con gli alti soffitti a cassettoni…”.

Un anno prima del matrimonio, nel 1906, il giovane industriale così scriveva alla futura sposa: “Io sento che un giorno non molto lontano (dieci, vent’anni forse) tu sarai la suprema regina d’un nuovo reame. Non d’un reame che dagli antichi stemmi e dall’armi arrugginite toglie la gloria; ma d’un reame di popolo, di neri operai, di operosi contadini… S’io vivo tu così sarai. E nostro sarà il turrito castello che compreremo. Là, fra la pace dei faggi e un po’ di silenzio, ogni anno tempreremo le forze…”. Il Gualino riuscì a crearsi negli anni una posizione solidissima tra le più potenti d’Europa, anche per i rapporti che legavano alla Russia zarista da grosso imprenditore del legno in quello Stato, ed era amante d'ogni forma del bello, come mecenate di attività artistiche, tanto da realizzare una propria e ricchissima pinacoteca e finanziando spettacoli teatrali d’altissimo livello e cioè anche con l'ausilio della moglie Cesarina.

Nel 1929, a causa della crisi americana che portò i sui effetti negativi anche in Europa, la banca crollò e su richiesta dello stato Francese, il Governo italiano arrestò il Gualino il 19 Gennaio 1931; il testo della comunicazione inviato a Riccardo Gualino mentre si trovava nel carcere di Torino era: “ QUESTURA DI TORINO - POLIZIA GIUDIZIARIA - Si comunica alla S.V. che il Ministero dell’Interno l’ha destinata alla colonia di Lipari per scontare cinque anni di confino di polizia, come da deliberazione della locale Commissione Provinciale in data 24 corrente – Torino, 25 Gennaio 1931”. Fu, pertanto, confinato a Lipari e tutti i suoi immensi patrimoni vennero sequestrati. Li vi resto per circa due anni.

L'amore di Cesarina per la danza fu il motore che portò a Cereseto e poi a Torino grandi novità e addirittura alla costruzione di un teatro ancora oggi attivo. Cesarina Gurgo Salice dedicò parte della sua vita alla passione per l’arte, soprattutto per la danza. Il suo inserimento nella famiglia e nel mondo dei Gualino è facile. Nel castello di Cereseto, la sera, anfitrioni ed ospiti improvvisano balli e recite, nei ricchi costumi che i padroni di casa hanno acquistato nei viaggi in Russia e Romania. Animatrice delle serate è l’inglese Jessie Boswell che vivrà con i Gualino per diversi anni prima di entrare a far parte del gruppo dei “Sei pittori di Torino”.

Il Guarino non aveva tenerezze verso il fascismo. Il suo immenso patrimonio si sciolse, come anzidetto, come neve al sole. La moglie Cesarina lo seguì nel suo esilio forzato a Lipari e poi a Cava dei Tirreni; si preoccupò di arredargli le misere case da confinato con tocchi di surreale eleganza. Tornati dal confino e voltate le spalle a Torino, i Gualino ritrovarono il successo economico. La profonda amicizia con Felice Casorati e Lionello Venturi modificò il gusto e accrebbe le conoscenze di Cesarina Gualino soprattutto in campo artistico.

Il disegno dei mobili, le frequentazioni quotidiane con Venturi e Casorati, il privilegio di una vita in compagnia di tanti capolavori avevano avvicinato Cesarina Gualino dopo la danza alla pittura, all’età di trentanove anni; ma soltanto durante la guerra e nell’immediato dopoguerra, si lasciò convincere a mostrare in pubblico le sue pitture. Partecipò alla Biennale del 1948 e alle Quadriennali del 1951 e 1955 e a poche altre collettive per ritornare subito alla sua pittura silenziosa e raccolta, il suo diario per immagini.

Come anzidetto, Riccardo Gualino il 19 gennaio 1931 viene arrestato per ordine diretto del Duce e condannato per un lungo periodo di confino a Lipari.

La moglie, Cesarina, lo raggiunge a Lipari nel successivo mese di febbraio.

A seguito di una accorata lettera di Cesarina Gualino diretta proprio a Mussolini, il confino del marito termina alle isole Eolie nel 1932 con trasferimento a Cava dei Tirreni dove trascorre circa un mese in libertà vigilata. Il 18 settembre 1932 Riccardo Gualino viene prosciolto dal confino con un provvedimento del Duce e rientra a Torino e, sotto una rigida sorveglianza, riprende la sua attività imprenditoriale nel mondo del cinema. Il giornalista Mino Maccari, della Stampa di Torino, nel suo autorizzato reportage del 1930 tra i confinati, dopo avere visitato Ponza, era appunto sbarcato con il piroscafo «Adele» nel porto di Lipari, precisando che la sistemazione migliore di questi ultimi è l'isola siciliana la quale, fra l'altro, “stava acquistando fama di luogo di villeggiatura, ed una popolazione sempre crescente di bagnanti vi accorreva ogni estate.

Tutti questi elemento concorrono ad allontanare da Lipari qual senso di isolamento che è un po' l'incubo di Ponza; e gli stessi confinati la cui presenza non si nota troppo, hanno maggiore spezio a disposizione, e varietà di passeggiate alcune delle quali veramente deliziose... Il fatto che i confinati possano farsi seguire dalla famiglia creerà una nuova comunità affiancata alla comunità preesistente nei luoghi di confino...”. Era un’impresa facile essere mandati al confino. Non importavano proclami in piazza o una forte attività antifascista; a volte era sufficiente il rifiuto del saluto romano. C’era sempre un solerte cittadino che all’udire quelle frasi o gesti di dissenso, si dirigeva al posto di polizia per denunciare l'episodio. Non vi era un processo, ma solo una misera “autodifesa” scritta, che comportava, comunque, la condanna e che poteva essere formulata anche prima dell’arresto. Il futuro confinato veniva messo in carcere e successivamente spedito al confino di Lipari, Ventotene o Ponza.

L'ideale del Capo del Fascismo era quello di creare un popolo italiano fedele e forte e il partito dei fasci e la sua ideologia rappresentavano il passaggio per raggiungere questo ideale di perfezione. In sintesi, la soluzione del confino permetteva all’oppositore di restare in vita, di avere anche una casa dove vivere apparentemente indisturbato, tuttavia lo si metteva in condizione di non nuocere, bloccandolo in un posto isolato dal mondo. Un gesto che racchiude in sé tre aspetti: il compiacimento per aver dimostrato all’oppositore politico quanto facilmente possa essere ridotto al silenzio, la supremazia di uno stato repressivo inviolabile e l’ulteriore conferma per l’eventuale “diverso” di essere veramente tale, un’anomalia emarginabile per legge. I confinati potevano essere uomini o donne dell’opposizione, contestatori, ma anche categorie impensabili, come ad esempio gli omosessuali, le levatrici, perché sospettate di praticare l’aborto clandestino e impedire così la proliferazione della razza.

Anche i “barrocciai” o altri lavoratori itineranti, che potevano essere veicolo di diffusione di idee sovversive. Il confino, in base alle Leggi eccezionali del novembre 1926, non fece che riproporre il domicilio coatto, già introdotto dal Crispi ed esattamente una legge nata originariamente per i briganti e, dopo i moti antigovernativi della Sicilia e della Lunigiana, era stata estesa a qualsiasi dissenso verso la società politica. Il bavaglio era la regola.

Dalla lettera autografa di Daphne e Felice Casorati a Riccardo e Cesarina Gualino al confino a Lipari (1931), scritta a china su due facciate e firmata da entrambi gli Artisti, con timbro della Direzione della Colonia per Confinati Politici di Lipari ("Verificato per censura"), la Daphne esprime il suo dispiacere per l'abbandono improvviso di Torino dei coniugi Gualino, e racconta dell'imminente partenza - insieme a Felice - per Milano per l'esposizione alla Galleria Milano; fornisce notizie su sua sorella Cynthia, danzatrice in molti degli spettacoli teatrali del Teatrino di Via Galliari. Nella prefata missiva Felice Casorati saluta l'avvocato Gualino e rivolge a Cesarina un affettuoso incoraggiamento:"Faccia molti quadri e cerchi nel sole i pensieri dei suoi amici...al sole infatti noi li affidiamo".

Nell'attuale mostra permanente, a cura di Adele Marini dal titolo “Lo straordinario Mondo di Riccardo e Cesarina Gualino”, “periodicamente aggiornata” (dal sito on- line: libreriamarini.it), composta da oltre 400 oggetti tra cui disegni, fotografie, libri, manufatti d'arte applicata, autografi ed ephemera, si “intende gettare un raggio di luce sull'affascinante vicenda di uno dei più importanti imprenditori e mecenati italiani di inizio Novecento, Riccardo Gualino, e di sua moglie Cesarina, danzatrice e pittrice”.

Argomenta la curatrice dott.ssa Marini (alla quale va la mia stima per la professionalità, per la fatica e l'impegno notevole per tale realizzazione), che ha dedicato al nipote dei Gualino, Riccardo, recentemente scomparso, tale evento, che “L'intento dell'iniziativa è quello di documentare, nei limiti di quanto ancora rintracciabile dell'eredità Gualino, lo straordinario cenacolo culturale e artisticocui Riccardo e Cesarina seppero dar vita, aggregando musicisti, compositori, direttori d'orchestra, danzatori, attori, scrittori, pittori, scultori e architetti di fama internazionale, provenienti da tutta Europa. Proprio la vastità di questa vicenda culturale e imprenditoriale è l'aspetto che più ci ha affascinato nei mesi di scavo in ciò che rimane dell'immensa fortuna dei Gualino, dispersa in seguito a vari eventi che fanno parte della storia del Novecento...”.

In particolare, in tale mostra sono presenti delle opere interessanti dell'artista Cesarina Gualino, realizzati proprio a Lipari nel periodo del confino del marito e che ritraggono i paesaggi isolani.

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Le opere sono le seguenti.

Vedute di Lipari, 1931.(Quattro carboncini eseguiti a Lipari, durante il confino (1931). Cm 15 x 20. Uno di questi è firmato a matita in alto a destra.

Lipari 1931, Tre carboncini, cm 11 x 17 c.ca. Non firmati.

Lipari, case sul monte, 1931. Acquerello a colori, cm 24 x 31. Non firmato

Lipari, 1931.Carboncino, cm 14 x 19. Firmato "C.G."

Casa tra il verde a Lipari, 1931.Acquerello a colori, cm 24 x 31. Al verso una nota a matita di Cesarina Gualino: "Il mio primo acquerello! Lipari, 23 settembre 1931".

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