di Ennio Fiocco
Le isole e il vento nella poesia di Bartolo Cattafi.
Ho scoperto da poco Bartolo Cattafi. La sua è stata una delle voci più originali della poesia italiana contemporanea e, nonostante le attestazioni di alcuni tra i maggiori critici e poeti del Novecento, i suoi versi sono rimasti a tutt'oggi dispersi o disponibili solo in forma antologica. Non è affatto un poeta semplice, ma è capace di parlare ai lettori in modo nuovo in quanto da buon postmoderno finisce per autocitarsi e superarsi di volta in volta con esiti imprevedibili.Le costanti immersioni nella materia accompagnano una poesia che vuole incunearsi nelle pieghe più profonde della realtà per poi librarsi fino alle più alte vette concettuali, disegnando a volte paesaggi metafisici di sillabe e sintagmi.
La sua poesia prende forma sovvertendo i poli di un dissidio che non si ricompone mai, se non apparentemente in un atto di libera resa ad una verità più grande che, accettata, dà valore anche ai molteplici mondi metaforici ed immaginativi che non avevano fino a quel momento nesso né statuto ontologico. Vediamo chi è Bartolo Cattafi. Il poeta nasce a Barcellona P.G. il 6 luglio 1922. Il padre muore poco prima della sua nascita, per cui egli cresce sotto la protezione dello zio, il commendatore Enrico Barresi, podestà fascista di Castroreale, che all'epoca comprendeva pure il territorio di Castroreale Terme (divenuto nel secondo dopoguerra comune autonomo, con la denominazione di Terme Vigliatore).
È qui che abita e domina il commendatore Barresi, che il popolo chiamava “cumandaturi”, per il ruolo di direzione politica rivestito, nonché per la posizione sociale di proprietario terriero. Vi è da dire che la struttura economico-sociale di Castroreale Terme è simile a quella di buona parte del circondario di Barcellona Pozzo di Gotto. Al vertice c’è la classe dei proprietari terrieri, che gestiscono i loro fondi rustici attraverso un esercito di fattori e di campieri, che costituiscono la classe media e che si impossessa delle proprietà con metodi amministrativi non trasparenti costituendo una nuova società arrivista. Il commendatore Barresi continua ad esercitare un ruolo politico-amministrativo di rilievo anche nell’immediato secondo dopoguerra, sostituendo alla carica di podestà quella di sindaco. In sostanza, il il vecchio ceto politico fascista e monarchico, espressione diretta della classe agraria, è costretto a cedere progressivamente il comando alla Democrazia cristiana, che rappresenta la nuova borghesia commerciale, dando vita ad un susseguirsi di un potere spartitorio attraverso la speculazione edilizia. Nel giovane Bartolo Cattafi vi è una ribellione a tale potere e il poeta si forma in questo contesto provinciale già animato dalla passione per la poesia. Riesce ad ottenere un premio, che rappresenta il suo esordio in ambito letterario.
Nel 1947 si trasferì a Milano, dove lavorava all'inizio come pubblicitario, e con la Sicilia intrattenne sempre rapporti stabili. Ha scritto tantissimo e la sua fama ci fa orgoglio. Quella di Cattafi è una poesia dai toni epigrammatici che fa ricorso alla metafora del vuoto e della solitudine per delineare l’amaro bilancio di una generazione che ha vissuto la giovinezza durante il ventennio fascista, per poi assistere agli orrori della grande guerra. Muore a Milano il 13 marzo 1979 all'età di 57 anni per un male incurabile. Mi permetto evidenziare due sue poesie che ci appartengono anche per i temi trattati:“Eolie” e “Il vento”.
“EOLIE
Le Eolie le azzurre parole
sono sorte nell’acqua nel mattino di gioia
come vergini calme con un faro
bianco nel cuore
una linda nuvola sopra”.
“IL VENTO
Quello che qui m’aspetto invano è una visita
un evento un’ombra sulla porta una mano annaspante
un occhio spento una voce che dica con un filo di fiato.
- Fino all’ultima rampa solo con le mie forze non sospinta dal vento -
dato che il mondo giunge senza scampo e a folate”.
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