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di Ennio Fiocco

Alla scoperta del vulcano.

Nell'Ottocento il nostro Paese ha rappresentato una tappa fondamentale per gli scienziati che intendevano studiarne i siti geologici più tipici e significativi. In particolare, il risultato che scaturì fu la pubblicazione di un elevatissimo numero di articoli sulle caratteristiche geologiche dell'Italia in tutte le lingue europee. Anche le isole Eolie con i suoi vulcani furono oggetto di studi.

Non si dimentichi poi, come già evidenziato su un mio lavoro pubblicato sul notiziario il 9 novembre 2019, che lo Stromboli fu oggetto di studio nel 1638 da parte del gesuita tedesco Athanasius Kircher che lo visitò, come risulta ampiamente documentato nella sua opera monumentale “Mundus Subterraneus”, pubblicata nel 1665. 

L'inglese George Julius Poulett Thomson Scrope (1797 + 1876) è stato un politico ed economista e, nel campo della geologia, si è distinto a livello mondiale. Nacque il Toth e nel 1816 entrò al St John's College di Cambridge laureandosi nel 1821. Era anche un Giudice. Si interessò alla mineralogia e alla geologia e durante l'inverno 1816-17 visitò Napoli interessandosi al Vesuvio e l'anno successivo studiò l'Etna e le Isole Lipari.

Nel 1821 sposò la figlia ed erede di William Scrope di Castle Combe, Wiltshire, e assunse il suo nome ed entrò in parlamento nel 1833 come deputato di Stroud, mantenendo il suo seggio fino al 1868. Scrisse numerose opere in molteplici campi. Per i suoi elettori era considerato un “padrone di casa illuminato e un magistrato compassionevole” e a livello nazionale attaccava le attuali leggi povere e la dottrina malthusiana. Ha espresso l'opinione che l'obiettivo proprio dell'economista fosse quello di “promuovere il benessere sociale, utilizzando la generazione di ricchezza” come mezzo a tal fine.

Era interessato, soprattutto, al rapporto tra l'economia politica e le altre scienze morali. Scrope ha ricevuto numerosi riconoscimenti per le sue imprese nei campi della geologia, della politica e della storia. Nel 1867, per il suo lavoro pionieristico in geologia, la Geological Society of London gli assegnò la Wollaston Medal, il loro più alto riconoscimento. In questa sede, per non tediare i lettori per le sue ricerche vastissime, mi soffermerò sull'aspetto inerente le sue ricerche in campo vulcanico.

Si disquisisce, poi, sul lavoro del geologo e cioè “Sul Meccanismo di Stromboli” su una rivista del tempo a firma di Joseph Prestwich, dove viene evidenziato che “Mallet visitò Stromboli nel 1864. Era sfortunato, a quanto pare, nello stato dell'atmosfera in occasione della sua visita, e di conseguenza non era in grado di vedere fino in fondo al cratere, attraverso le nuvole di vapore che lo riempivano. Assistette, tuttavia, come ogni altro visitatore, a una serie di esplosioni intermittenti, che vomitavano scorie incandescenti, bombe e frammenti di lava, insieme al vapore, da quello che era evidentemente il cratere del vulcano.

La particolarità di Stromboli consiste davvero, non nella ricorrenza più o meno ritmica delle sue esplosioni, che, come abbiamo visto, è comune a tutti i vulcani nella fase di moderata attività eruttiva, ma nella permanenza di questa fase nella sua istanza. Ciò è evidentemente dovuto alla lenta ed equa velocità con cui gli incensi di calore sono comunicati dal basso, insieme alla lava fresca che risale il camino, e alla dispersione altrettanto equabile della materia così sollevata, al di là della circonferenza del cratere...

Nel cattivo tempo dell'inverno mi è stato assicurato dagli abitanti che le eruzioni sono talvolta violente, e che l'intero fianco della montagna immediatamente sotto il cratere...scarica la lava in mare, ma deve essere ben presto sigillata di nuovo su, poiché la lava poco dopo ritrova la sua strada perso il vertice, e ribolle lassù come prima. Il capitano Smyth ha trovato il mare dentro davanti a questo astragalo insondabile, che spiega il fatto notevole che le continue eruzioni di oltre 2000 anni non sono riuscite a colmare questa cavità d'altura”.

Continua nelle sue contro osservazioni il Prestwich affermando che: Nell'ultima parte dell'anno 1864 esaminai l'intera Lipari isole, ad eccezione di Pelicudi e Alicuda, che il ritardo della stagione reso impossibile. Partendo da Capo Mellazo (Sicilia) in una speronala "ben ritrovata", con un equipaggio di otto uomini, che ho mantenuto durante tutto il viaggio tra il gruppo di isole, ho avuto il piacere e vantaggio di essere accompagnato per alcuni giorni, e fino a Lipari Island, Panaria e Stromboli, dal mio amico colonnello H. Yule, BE, bene noto per la sua ambasciata in Siam, e recentemente per la sua nobile edizione di I viaggi di Marco Polo, e da varie altre opere. Il nostro atterraggio a Stromboli è stato difficile, dalla risacca alta che scorreva...

All'arrivo il tempo si fece tanto più tempestoso da trattenere noi lì un po' di tempo. "Abbiamo apprezzato l'ospitalità di Padre Cappellano Giuseppe Banza, la cui casa è situata non lontano dalle parti centrali dell'isola, e da dove una ripida ma non difficile passeggiata conduce fino al cratere e al punto più alto dell'isola... Il pergolato della casa di Padre Panza... Il vento leggero soffiava da noi verso il mare, oltre il quale una parte della polvere più fine veniva sollevata dopo ogni esplosione...

In altre delle isole, come Panaria e Saline, nessun segno di attività rimane, e l'occhio più esperto con difficoltà cerca di recuperare posizioni o contorni degli antichissimi crateri. Infine, nella piccola isola di Basiluzzo, negli scogli bassi di Liscanera e Liscabianca, e nell'enorme guglia di Dattola, formata da parti verticali e scheggiate trachite del carattere più ostinato, abbiamo solo gli ultimi brandelli di una o più grandi isole vulcaniche che un tempo occupavano il mare poco profondo, spazi tra tutte queste isole, e probabilmente li collegava in a unico vasto cono.

Una sorgente calda sorge ancora in acqua di 4 o 5 braccia profonda tra Liscanera e Liscabianca, che forse segnano il sito di uno dei crateri più recenti in questo punto, le isole che essi formata, in un periodo troppo lontano per l'immaginazione...Lasciando San Vincenzo abbiamo circumnavigato l'isola di Stromboli, ed esaminato il pendio di detriti in cala Schiarrazza... questi ultimi, tendono a produrre cambiamenti sia nella luce che nel vapore...”.

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In sintesi, ritengo che un grande riconoscimento vada a questi eccellenti uomini che hanno intrapreso queste ricerche nelle nostre isole e che ci hanno trasmesso anche piccoli elementi di vita umana non conosciuti prima per comprendere il nostro passato riportando eventi e/o esperienze da tramandare alle future generazioni.

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