di Ennio Fiocco
Aerei e vulcani futuristi visti dal pittore Giulio D'Anna.
Giulio D’Anna (1908 + 1978) nasce a Villarosa (Enna) e dopo la scomparsa del padre si trasferisce a Palermo dove ha i primi contatti con il Futurismo. Si trasferisce poi a Messina dove inizia a lavorare nella Libreria dei Fratelli Principato. Determinante è l’incontro con Guglielmo Jannelli, suo pigmalione. Nel 1931 Filippo Tommaso Marinetti giunge in città per una conferenza al Centro Fascista di Cultura, e visita la mostra futurista di D’Anna dove ne rimane colpito. Giulio D’Anna rimane l’unico artista siciliano a rappresentare negli anni 1931-36 il Futurismo nelle principali Mostre collettive di Aeropittura e di Arte Sacra Futurista. Il “ futurismo siciliano” era praticamente sconosciuto e gli scrittori e i poeti dell'isola pur avendo aderito sin dal 1909 al primo manifesto futurista, erano poco menzionati nei testi di Storia dell’Arte. Nelle opere dipinte prima del manifesto dell’aeropittura (firmato nel 1931), D’Anna creò una sua aeropittura personalissima, molto apprezzata dal Marinetti, basata su notizie ed elementi riferitigli da Mino Somenzi, ideatore del manifesto stesso in un incontro avvenuto nel 1927 a Reggio Calabria in occasione della biennale.
Nelle opere dipinte dopo il 1931, D’Anna, pur allineandosi parzialmente a quelli che erano i canoni aeropittorici dettati dal manifesto, contrariamente ai suoi colleghi aeropittori (Tato, Crali, etc.) che si somigliavano tra loro, perché guardavano al “già fatto”, che era una regola futurista come diceva Marinetti, mantenne invece un suo stile inconfondibile usando anche il collage come linguaggio pittorico. Primo tra i pittori messinesi a ricevere un invito alla Biennale di Venezia partecipa all’edizione del 1934 dell’importante rassegna esponendo Amanti dello spazio e a quella del 1936 con Sfere erotiche. Gli anni Trenta vedono l’artista impegnato anche come illustratore di riviste (“Volontà”, “Ponte”) e quotidiani (“La Gazzetta di Messina”) messinesi.
Nel secondo dopoguerra, dopo il trasferimento del fratello Giacomo a Città di Castello, conseguente all’apertura della nuova sede fiorentina della Casa editrice D’Anna da lui fondata, l’artista si dedica alla Libreria di Messina, diventata nel frattempo un importante polo culturale, punto di aggregazione per gli intellettuali della città. La sua vena creativa, inconfondibile per l’arditezza concettuale, il dinamismo formale e l’esuberanza cromatica, trova piena espressione nel linguaggio futurista. Infatti, i temi affrontati sono quelli tipici dell’aeropittura: la macchina, il paesaggio, il ritratto, lo sport. Gli anni Cinquanta segnano una svolta nell’evoluzione pittorica dell’artista, che raggiunge una sua sintesi stilistica, passando ad una fase astratta per approdare alle strutturazioni polimateriche e ai collages. In una sua opera, ad esempio, rappresenta un paesaggio
simultaneo siciliano al tramonto in cui i raggi di sole creano atmosfere cromatiche diverse, a seconda del punto di osservazione ed è simile a paesaggi simultanei che D'Anna realizzò dalla fine del 1927 al “30, dopo il suo incontro con il futurista Mino Somenzi, ideatore del Manifesto stesso, avvenuto a Reggio Calabria nel 1927, in occasione della Biennale di Reggio, dove per la prima volta ci fu una sala dedicata ai futuristi. Questa interpretazione personalissima di D'Anna dei concetti aereopittorici alquanto personale fu gradita al Futurista Marinetti, il quale lo ha elogiato in molti discorsi tenuti negli anni successivi. Ricordiamolo per l'apporto che ci ha dato, con i suoi colori cromatici, per i messaggi che ci continua a trasmettere godendoci della visione delle sue opere che ritraggono anche gli aerei, l'Etna e i Vulcani delle Eolie, il Tindari e la virata su Capo d'Orlando.
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