di Ennio Fiocco

Brian Hill nel tour del 1791

Il reverendo Brian Hill è stato un colto inglese che ha visitato il nostro meridione sul finire dell’inverno del 1791. Ha composto un resoconto di viaggio sotto forma di lettere, pubblicato a Londra nel 1792, dal titolo “Osservazioni e commenti in un viaggio attraverso la Sicilia e la Calabria...”. Ricchi di particolari e di sfumature sono i racconti che testimoniano una piena conoscenza dei luoghi visitati e delle abitudini delle comunità locali.

Hill Brian, con il fratello sir Richard e il nipote, arrivano a Palermo, con una nave partiti da Napoli al cui comando vi era il capitano Chianchi, e dopo un viaggio di venticinque ore approda “felicemente su quest'isola”. Parla di Ustica, che vide la mattina presto, e descrive la grande montagna brulla di Palermo con il suo porto “presidiato”.

La città “ha un aspetto davvero gradevole. È situata su un terreno fertile di pianura, sostenuta da alte montagne...è la capitale della Sicilia di grande antichità...c'è un giardino pubblico il lungomare, coltivato con aranci e alberi di limoni, formati in arcate, e ora carico di frutta...alcuni limoni sono dolci (i cedri)...un'altra pianta, molto comune in questo paese, è l'aloe...ce ne sono cinque o più specie fisse, che crescono dolcemente nelle siepi e insieme con i fichi d'india, formano una recinzione impenetrabile....”. Il viaggiatore inglese si avvale di una lettera di presentazione di Sir W. Hamilton e pranza con il principe Caramanico, viceré di Sicilia.

Riporto il passo interessante in un'epoca in cui la cucina era straordinariamente ricca.
“Fummo a tavola in venti e fummo serviti con grande stile e magnificenza. Fra la varietà di tante cose buone, ci fu del ponce ghiacciato e della birra scura inglese”. Al convento di San Martino fu offerto dai monaci un pranzo memorabile: “ci preparammo a consumare uno splendido pranzo consistente di due portate e un dessert serviti abbondantemente con vino dal maggiordomo. Prima portata. In terrine sono sistemate salsa, maccheroni e formaggio, bollito, un pasticcio di beccacce, vol-au-vent e piatti diversi specialmente di pasticceria. La seconda portata è composta di triglie, cacciagione, arrosto, un pudding fatto di pistacchi. Seguì un dessert di diciassette elementi, fra i quali vi furono due piatti con sottili fette di prosciutto crudo, uno di alici, uno di formaggio, uno di finocchi, e uno di sedani; vennero dopo i gelati e infine il caffè. Questo per la mortificazione e l’abnegazione dei nostri nobili religiosi”.

Dopo aver trascorso diversi giorni a Palermo percorre con dei muli i paesi costieri e raggiunge Termini Imerese, descrivendo l'immersione nel paesaggio siciliano ricco di giardini e di pregiati limoneti ed aranceti. Dopo un “”viaggio di ventiquattro miglia” e vagliato quattro fiumi arriva a Cefalù, ricca di piantagioni di ulivi e di manna ed “alcuni alberi da frutto in piena fioritura. La strada è accidentata...Questa è una piccola città...stradine strette e sporche, situata ai piedi di una grande roccia, sulla quale è stato costruito un castello... La nostra locanda è abbastanza pulita, ma è senza finestre...”. Dopo aver pernottato, la mattina seguente riprende il viaggio arrivando a Santo Stefano di Camastra su strade difficili che definisce “precipizi” (19 febbraio). Proprio dalla città delle ceramiche descrive le isole Lipari ed “in particolare Stromboli, in cui c'è un vulcano che brucia continuamente.

Ci appare come a forma di grande cono, con un cratere in cima, da cui si intravedono immense colonne di fumo in ascensione. Queste isole producono ogni anno migliaia di barili di vino e quantità di uve nere...”. La sera lo scrittore resta a dormire in una stanza molto spartana e molto fredda, mentre da una finestra aperta a causa di “una corrente d'aria...le mie care vengono sparse dappertutto...nemmeno un articolo di arredamento di qualsiasi genere nella casa si trova, tranne che una ragnatela...si intravedevano ratti, ragni e pulci... il padrone di casa e la moglie vivevano altrove...“I cani abbaiavano incessantemente... i galli cantavano...a mezzanotte si udì un grido violento di morte...un omicidio sotto la nostra finestra...nessuno poteva dire cosa era successo.

Non avendo una coperta, ma un cappotto non spesso mi sono sdraiato con una vestaglia sulle gambe c'era freddo di notte...fino alle quattro del mattino quando ci siamo alzati” pronti per il viaggio con i nostri mulattieri attraversando montagne e boschetti fino ad arrivare a Brolo, il villaggio è coltivato e produce “mais, gelsi e olive...Da un promontorio...abbiamo visto nettamente le isole Eolie...abbiamo cucinato...alcuni pezzi di maiale...sulla graticola...dopo aver acceso un fuoco al centro della stanza... il mais siciliano è buonissimo...ottimi i maccheroni...pur tuttavia noi siamo grati al the e al cioccolato...”. Ricco di particolari e sicuramente interessante è il tour del reverendo Brian Hill nella Sicilia del 1791.

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