di Ennio Fiocco
Jacques Callot tra San Marco d'Alunzio e le Eolie
Jacques Callot (1592 + 1635) ha rinnovato, senza alcun dubbio, il linguaggio dell'arte grafica sviluppando e valorizzando le potenzialità dell'acquaforte nella prima metà del seicento. Nato in Francia ha compiuto la sua formazione artistica a Roma tra il 1608 e il 1611 imparando ad incidere a bulino e ad allacciare i primi rapporti con l'ambiente degli incisori. Con Cosimo II dei Medici si guadagnò la fama di incisore di straordinaria abilità con molteplici opere. Ad esempio, nel 1619 l'artista preparò numerose stampe di luoghi della Terra Santa per accompagnare la seconda edizione del Trattato delle piante & immagini de sacri edifizi di Terra Santa del francescano Bernardino Amico.
In particolare, la Chiesa della Natività di Betlemme e l'attiguo complesso monastico sono documentati in sette tavole all'inizio del volume e le incisioni di si basano sui rilievi architettonici eseguiti da Amico a Gerusalemme e Betlemme durante il suo soggiorno quinquennale in Terra Santa. Rientrato in Francia nel 1621 ebbe nuovi committenti tra cui il duca di Lorena e l'infanta di Spagna. In questi stessi anni realizzò le serie dei Balli di Sfessania, dei Gobbi, dei Mendicanti della Nobiltà e L'Assedio di Breda. Infine, la sua fama venne consacrata con il cardinale Richelieu, di incidere L'Assedio di La Rochelle e dell'Isola di Re, per il re di Francia Luigi XIII. Dal 1630 iniziò la collaborazione con l'editore Israel Henriet che curò a Parigi l'edizione di tantissime sue opere, tra le quali la fortunata serie delle Miserie della Guerra.
Per l'inesauribile inventiva nei temi, per la perizia tecnica e per l'attenzione al minuscolo e al dettaglio, l'opera di Callot si pone come punto di riferimento per l'intero percorso dell'incisione europea.
Una mia recente ricerca presso il British Museum di Londra mi ha fatto scoprire due sue opere interessanti che presento ai lettori eseguite nel 1620. La prima opera è un acquerello che rappresenta una Veduta di San Marco d'Alunzio visto dal mare, realizzato con penna e inchiostro bruno, delle dimensioni: altezza 99 millimetri e larghezza 135 millimetri. Il contenuto dell'iscrizione riporta “S. Marco in Sicilia fa 600 fuochi fu sorpresa l'anno 1619. da otto/galeotti di Algieri e Bisenta a vista di sette galeotte omsi galere di Sic/ che erano a Lipari di giorno disegniato il di venticinque 7bre 1620.”.
In particolare, mi permetto far osservare che all'epoca erano molteplici i fabbricati e le torri allocate sulla costa e primo entroterra della marina di Torrenova (di cui quest'ultima era un tempo frazione fino al 1984) prospiciente le isole. Inoltre sulla sommità della cittadina aluntina governata all'epoca dalla famiglia Filangeri si intravede il castello normanno. La seconda opera è una battaglia tra una nave barbaresca a sinistra e una europea a destra in prossimità delle coste siciliane. L'acquarello è stato realizzato con penna e inchiostro bruno.
(Altezza 94 millimetri; Larghezza 128 millimetri). Sembra probabile che il disegno rappresenti lo scontro tra uno dei pirati barbareschi e una nave liparese. Riporta anch'esso la data “Lipari 25 7bre 1620”.
Grazie ad uomini straordinari come Jacques Callot e alle loro opere arrivate fino ai nostri giorni possiamo meglio conoscere i nostri luoghi e il nostro passato di cui siamo fieri.
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