di Ennio Fiocco
Autunno “83 tra il vulcano e la libertà. Il sequestro di Elena Luisi
Sono trascorsi 40 anni dal sequestro di Elena Luisi di appena 17 mesi, avvenuto il 16 ottobre 1983 a Lugliano di Lucca e condotta nell'isola di Vulcano. Profonda partecipazione all’angoscia veniva esternata da Giovanni Paolo II°, all’udienza generale del 19 ottobre 1983. “L’episodio di violenza ha suscitato intensa emozione nell’opinione pubblica, sgomenta per simili forme di criminalità, che non sembrano conoscere limite alcuno. Nel rivolgere agli autori del sequestro un pressante appello perché non chiudano il cuore a quel senso di umanità, che qualche residua eco deve pur avere anche nelle loro coscienze, invito tutti i presenti ad unirsi a me nella preghiera a Dio per la bambina, per i genitori e i nonni di lei: voglia il Signore prendere sotto la sua speciale tutela quella innocente creatura e far sì che sia prontamente restituita all’affetto dei suoi cari. Il mio pensiero si estende altresì alle altre persone rapite, che ancora non hanno potuto fare ritorno alle loro case.
Anch’esse abbraccia la mia preghiera, che si eleva accorata a Dio, implorando per questi suoi figli, insieme col necessario conforto, la rapida e felice conclusione della terribile prova”. L'episodio sconvolse l'Italia e si concluse, dopo la richiesta di un riscatto di 5 miliardi di lire (non corrisposto), con la liberazione e con l'arresto di tutti i componenti della banda del messinese (composta anche da donne). Venne predisposto un apposito centro operativo a Milazzo cui parteciparono anche il capitano Nicola Portoghese, il mar. Antonino Gatto, il brig. Antonino Taranto e il mar. Antonio Rizzo. Da informazioni assunte la bambina quando si trovava Vulcano era in compagnia di una famiglia con altri minori e passava del tutto inosservata.
Durante le prime indagini furono coinvolti un uomo di vulcano e altro di Milazzo (proprietario dell'alloggio) che subito vennero ristretti nella casa circondariale, ma poi dichiarati estranei del tutto alla vicenda. Il periodo dei sequestri economici viene individuato tra la metà degli anni Settanta e la metà degli anni Ottanta e venivano organizzati da gruppi di criminali comuni e/o strutturati. Il sequestro Luisi è stato del tutto anomalo. Il capobanda era consigliere comunale di Milazzo iscritto al P.R.I. e conduceva una vita dispendiosa con frequenti viaggi a Lucca e Firenze. Gli investigatori si erano messi sulle tracce sin da subito per lo spiccato accento siciliano dalle telefonate ricevute dalla famiglia e per delle auto notate nella zona del sequestro. Poi, a seguito di un controllo era stata rinvenuta la foto della bambina, che nella notte tra il 25 e il 26 novembre veniva liberata sul ciglio della strada - coperta soltanto da un cartone - a 50 chilometri da Messina. In appello il Procuratore Generale affermò che “la battaglia che deciderà le sorti degli otto sequestratori di Elena Luisi sta per cominciare...
Erano un'armata Brancaleone...Una banda meno organizzata di altre, ma pur sempre una banda pericolosa e violenta che ha saputo gestire il sequestro fino alle estreme conseguenze”. Ho esposto sinteticamente i fatti come sopra e presento ai lettori delle frasi contenute in una pubblicazione “Kaoròs. Eutanasia di un sequestratore...”, edizioni Rubettino. In particolare, nella premessa Mariano Mazzeo - uno dei sequestratori che ha scontato interamente la pena e che venne rimpatriato dall'Etiopia a seguito di indagini compiute dall'Irterpol - disquisisce sul perdono, precisando: “Riuscirò mai ad essere veramente un altro uomo se non verrò perdonato per il male fatto? Non è che io con questo scritto cerchi giustificazioni per la mia condotta: è ineccepibile il fatto che io solo sono il responsabile delle azioni che ho commesso, e che niente può giustificare il danno causato alla famiglia Luisi, ed a Elena...”. Nella seconda parte del libro ci parla dei “Crimini”: “Mariano, Totò e Tano si recarono sul luogo dell'azione dopo le dieci di sera, mentre Egidio attendeva, con un'altra auto in un cimitero a pochi chilometri di distanza.
Posteggiata l'auto a pochi metri dalla casa delle vittime, attesero più di un'ora, al termine della quale si incamminarono sotto una pioggia rumorosa e cupa. Durante il tragitto, a ridosso di un evento così decisivo e turpe, vennero fuori, cristallini, gli stati d'animo dei tre...A mezzanotte i tre entrarono in casa, abitata dalla piccola con la madre e i nonni...tra calci e pugni, riescono a bloccare, legando e imbavagliando, l'intera famiglia e a portare via la bambina che dormiva nella propria culla, al piano superiore della casa. Fuggendo come diavoli, nella tempesta di quella tristissima notte...”. Scrive anche una poesia: “Il Rimorso” ...“ Io ho commesso il più brutto degli errori. Che delusione! I miei genitori sognavano per me le meraviglie della vita; io li ho imbrogliati. Non concretizzai i loro desideri. I miei pensieri si attaccano sempre a cose inutili. Non sono stato mai un vero uomo! Adesso mi rimane in cuore il sapere di essere stato un disgraziato”.
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