di Ennio Fiocco
Mura e le 14 anime erranti.
Nel disastro aereo civile del 16 marzo 1940 sullo Stromboli tutti e quattordici occupanti perirono, tra cui Maria Assunta Giulia Volpi Nannipieri in arte “Mura”, scrittrice di fama e giornalista.
L'aristocratica Amalia Liana Negretti e cioè “Liolà” la descriveva come “Una donna piccolina, un poco formosa, con un grande naso, con poco mento, con bellissimi occhi e un sorriso che non capii se fosse cordiale o inventato” ed avendo letto un suo romanzo, Piccola, ne era rimasta incantata. Le chiese un incontro che le fu concesso. Ma, abituata alla sua splendida casa varesina, rimase disgustata dalla cascina dimessa di Gavirate dove Mura viveva.
Le due si sorrisero, ma non si piacquero in quanto rivali. In ogni caso Mura sapeva raccontare storie trasgressive che ad inizio Novecento fantasticavano nelle menti delle lettrici tanto da togliere il sonno. Era nata nel 1892 a Bologna e il padre era stato prima cameriere e poi si era messo a vendere alimentari, dopo il trasferimento a Livorno, nel 1897. La famiglia si era in seguito spostata a Milano nel 1912, dove Maria aveva cominciato a lavorare per il Touring Club e a collaborare con giornali e riviste. In seguito, grazie al legame, professionale e sentimentale, con Alessandro Chiavolini, redattore del “Popolo d'Italia” che sarebbe diventato ministro fascista e segretario particolare di Mussolini, iniziò a scrivere libri per bambini.
Ebbe successo anche grazie all'appoggio del suo editore, ai cui vertici c'era un suo nuovo amante e cioè Alberto Matarelli. Nel 1919 pubblicò Perfidie, oggi dimenticato che all'epoca incise in modo insospettabile sulle idee, sul linguaggio, sul costume e sulla fantasia di scrittori e cineasti. Mura affrontò in una sua opera anche il tema dell'amore tra due donne. Afferma la protagonista, Sibilla che “Amo le donne. Mi appassionano. Mi interessano. Sono il più bell'esempio di semplicità umana attraverso una rete complicata di stati d'animo...
Le studio. Se posso le perverto...”. Nel 1934 pubblico un libro Sambadù, amore negro che il Duce censurò per l'audacia e soprattutto per la copertina. Narrava la storia di un uomo di colore (un ingegnere) e di una donna bianca. Nell'opera l’amore interrazziale e il tema razzista costituiscono il filo conduttore del libro, l'uno opposto agli ideali del regime e l’altro in accordo con esso. Anche l’altro tema, quello che concerne il ruolo della donna nella società, è in opposizione alla politica dei fasci. Infatti, Silvia, la protagonista, viene descritta come una donna moderna e libera che può andare dove vuole e fare ciò che ritiene e non si accorge che dal punto di vista della morale fascista commette molti errori tra cui il matrimonio con un uomo di colore. (Proibito successivamente dalle leggi razziali del 1938). E poi non si dimentichi che l'ulteriore sbaglio è quello della decisione di lasciare il marito. In sostanza la protagonista si presenta come una donna moderna che non accetta di vivere con un marito possessivo e pronto a decidere tutto nella loro vita di coppia.
Sostanzialmente, il vero conflitto descritto nel romanzo non concerne il colore della pelle, ma il disaccordo tra due coniugi. Quindi, per sottolineare il conflitto razziale e giustificare la rottura del rapporto, Mura deve modificare gradualmente il comportamento e l’aspetto dell’uomo di colore, fino al punto in cui la donna bianca non lo sopporta più. Tutto ciò si inserisce non al conflitto e non è legato al tema razzista, ma piuttosto, al tema della soggezione all'uomo della donna moglie e della libera volontà di lasciarlo. Mussolini, come anzidetto, censurò il libro con il ritiro, non per il contenuto, ma per la copertina in quanto la coppia si guarda teneramente e sembra che stiano per baciarsi. Va precisato che, all'epoca si potevano tollerare relazioni tra uomini bianchi e donne di colore, ma non il contrario. La vera rivoluzione di Mura è di rovesciare con malizia la morale delle fiaba e di ribaltare le aspettative amorose non mettendosi mai nelle mani dell'amato e cioè non dipendere emotivamente da quest'ultimo.
E qualche anno dopo, la sua morte fu tragica e coerente con il personaggio che interpretava nella sua speciale libertà. Perse, infatti, la vita a 48 anni in un incidente aereo, precipitando sopra le Eolie, ed esattamente sullo Stromboli, al ritorno di un viaggio in Africa (da Tripoli diretta come scalo a Catania) con il suo amante. Al Comune di Gavirate il fratello, Luigi Volpi Nannipieri, ha lasciato parte della biblioteca personale di Mura che vanta un patrimonio di circa duemila volumi ora conservati presso la Biblioteca Comunale. Dall'estratto della rivista HUMANITIES - Anno X, Numero 19, Giugno 2021, a cura di “G. La Greca” dal titolo “Stromboli 16 marzo 1940 L’ultimo volo dell’I-Suto. Incidenti aerei civili italiani tra le due guerre mondiali” vengono indicati i nomi dei 14 deceduti.
“L'equipaggio era composto da: Comandante Guido Gartman nato a Vercelli il 18 aprile 1913. Il secondo pilota Mario Bonomi, nato a Roma il 14 settembre 1913. Il Motorista Antonio Trullo, nato a Ginosa il 14 agosto1904. Il Marconista Romeo Palamara nato a Savona il 25 settembre 1902. I passeggeri erano: Pasquale Argenziano, Caltanissetta 10 febbraio 1915, era residente a Salerno, sottotenente di fanteria. Uberto Benedetti, Vercelli il 31 agosto 1914, domiciliato Genova, sottotenente pilota. Litterio Calabretta, Giarre il 21 luglio 1899, era residente Tripoli. Giacomo Colombini, Nibbiano Val Tidone 17 maggio 1894, domiciliato a Vicenza. Leo Loi, Belmonte Piceno 26 luglio 1914, era residente a Porto S. Giorgio, sottotenente artiglieria complemento. Mario Rossi, 13 marzo 1905 a Castel S. Giovanni, domiciliato a Tripoli, era tenente colonnello pilota. Francesco Paolo Russo, Napoli 12 maggio 1917, era residente a Napoli. Domenico Scarinzi, 27 giugno 1916 a Vitulano era residente a Vitulano, sottotenente dell’artiglieria. Il tenente colonnello Andrea Zotti, 35 anni, Asiago 17 ottobre 1905, al momento dell’incidente risultava domiciliato a Roma.
La moglie, Isabel Kindelan risultava residente a Palma di Maiorca. Maria Assunta Giulia Volpi Nannipieri, scrittrice di successo, brillante giornalista, narratrice trasgressiva, in arte Mura, era una delle firme più significative della letteratura italiana del primo Novecento....”.
All'epoca le conclusioni tratte dall'inchiesta ufficiale fu che una delle cause dell'incidente aereo (avvenuto in località Forgia Vecchia dove vi era una fitta nebbia) era da imputarsi alle deviazioni della bussola, dovute alla vicinanza di zone vulcaniche. Ricordiamo l'eclettica scrittrice-giornalista per quello che ci ha trasmesso e pure i tredici uomini che sono periti nel disastro, attratti dallo Stromboli e che mentalmente errano in cerca di pace.
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