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di Ennio Fiocco

Come è noto, l'ultima eruzione disastrosa dell'isola di Vulcano risale al 1888. In un mio articolo del mese di ottobre 2021 ho trattato tale evento con il titolo “L'inferno degli Sterrati dell'isola di Vulcano (I figli di nessuno)”. E ciò riferendomi ai coatti presenti.

Foto dello scienziato a__ Vulcano.jpg

Nel mese di dicembre del 1977, a quasi 90 anni dalla sua ultima eruzione, si verificò nell'isola un'intensa attività vulcanica, tanto che gli elevati flussi e l'aumento di temperatura delle fumarole nel cratere La Fossa, nonché le variazioni della loro composizione chimica, allarmarono la comunità scientifica del tempo. Gli studiosi palermitani Marcello Carapezza con i suoi colleghi Mariano Valenza e Mario Nuccio, si misero a studiare il campo fumarolico di Vulcano e, dopo attente ricerche bibliografiche, proprio il Valenza scoprì gli studi di Ludovico Sicardi, che si erano concentrati proprio su Vulcano, Stromboli, Vesuvio e Campi Flegrei. La ricerca condotta 60 anni prima dal Sicardi stimolava i tre scienziati a voler incontrare Federico Sicardi e ciò per discutere del suo lavoro innovativo. Il trio arrivò però tardi in quanto Ludovico era deceduto un mese prima.

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Allora il Carapezza contattò la moglie di Sicardi, Zoe Gianfranchi, e insieme a Valenza si recò a Sanremo a casa della famiglia. La vedova ha fornì informazioni sulla sua vita dello scienziato e diede loro diverse scatole contenenti il materiale scientifico. Chi era Ludovico Sicardi? Era uno scienziato poco conosciuto, nato nel 1895, chimico e farmacista, che ha seguito la sua passione per i vulcani. Nel suo campo, è stato un vero innovatore nel campo della sorveglianza geochimica dei vulcani. La “Scuola di Geochimica dei Fluidi”, nata negli anni '70 all'Università di Palermo, ha nei suoi confronti un debito di riconoscenza, ma anche quella che ha maggiormente custodito la sua memoria. Durante le molteplici escursioni nell'isola di Vulcano, ha osservato e descritto sistematicamente il campo fumarolico, misurandone le temperature e registrandone le variazioni nel tempo, eseguendo le prime analisi chimiche dei fluidi emessi dalle fumarole e nella Solfatara. Sulla base dei suoi articoli, il Sicardi può essere considerato un precursore del moderno monitoraggio dei vulcani. Il materiale scientifico di Sicardi è stato conservato ed è tornato alla luce trentacinque anni dopo, il 20 aprile 2018. Questi preziosi materiali sono stati donati al Museo di Mineralogia di Palermo e sono oggi oggetto di studio e catalogazione.

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La donazione consiste nella sua attrezzatura scientifica sul campo, vetreria, copie degli articoli scientifici, vecchie mappe, foto di Vulcano e Solfatara. Tra questi sono stati rinvenuti diversi appunti e tre importanti ricerche inedite su Vulcano, Vesuvio e Campi Flegrei. Inoltre, da una mia ricerca, esiste anche il c.d. “Fondo Sicardi (post 1921 - ante 1935)” con fotografie conservate presso il Museo Civico di Storia Naturale di Milano. Consiste in 170 esemplari, di cui 96 negativi alla gelatina bromuro d'argento su lastra formato 10x15; 3 positivi su carta alla gelatina 9x12; 3 formato 11,5x14,5. Il fondo moneghino è costituito dai materiali fotografici acquisiti dal museo nel 1979 dopo la morte dello studioso. Si laurea a Pisa nel 1918 e fu inviato nel 1921 dalle Industrie minerarie dell'Isola di Vulcano ad effettuare analisi sui materiali locali. Tornò più volte sull'isola nei due anni successivi. Si sposò nel 1931 con Zoe Gianfranchi e prese una seconda laurea in farmacia nel 1934 a Torino. Dal 1937 compie osservazioni alle Eolie e riordina gli appunti degli anni precedenti. Era socio della Società Italiana di Scienze Naturali ed amava la fotografia per cui ebbe riconoscimenti in mostre ed esposizioni.

Isola di Vulcano. Imbarcazioni e__ asini a mare.jpg

Nel 1922 fotografò le gigantesche bombe eruttate da Vulcano nel 1888-90 e così poté denunciarne la vandalica distruzione nel 1971 in "Un'inutile distruzione dell'isola di Vulcano - Stromboli, Messina, 1917, n.12, pp.39-42”. Mi permetto presentare alcune fotografie interessanti (che sono però dei negativi su lastra) che ritraggono il luoghi visitati e studiati proprio 100 anni fa dal giovane scienziato che all'epoca aveva 27 anni. Ricordiamolo con questo breve scritto e lo ringraziamo per quello che ci ha dato con le sue ricerche innovative.

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