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di Ennio Fiocco

Edesio tra Stromboli e Venezia

Con questo mio breve lavoro parlerò di un avvenimento accaduto a Stromboli il 5 febbraio del 1917 durante la prima guerra mondiale. Mi riferisco all'affondamento della torpediniera “Perseo”, avvenuto alle ore 23:00 in seguito ad una collisione con la torpediniera “Astore” per scoppio di un siluro provocato da quest'ultima. Mi preme evidenziare che nell’ultima parte del XIX secolo il cantiere Schichau di Elbing era diventato uno dei leader mondiali nella realizzazione di torpediniere, tanto che la Regia Marina Italiana si rivolse alla società tedesca per il rinnovamento della propria linea ordinando alla società o facendo costruire su licenza ben 93 unità.

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Alla vigilia del conflitto le torpediniere erano suddivise in due categorie in base alle loro caratteristiche, ovvero torpediniere d’alto mare e costiere, con quest’ultime a loro volta suddivise in I e II classe. La torpediniera - concepita come dice il nome per l’impiego dei siluri che inizialmente rappresentavano l’esclusivo armamento - da tempo non suscitava più tra i responsabili delle diverse Marine quello stesso entusiasmo che ne aveva segnato la nascita. Destinate all’attacco silurante contro le squadre avversarie, all’atto pratico non conseguirono alcun successo come accaduto, nonostante il massiccio impiego, nella grande battaglia di Tsushima.

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Ben presto ci si rese conto che queste missioni potevano essere svolte più proficuamente dai cacciatorpediniere, ovvero quelle stesse unità appositamente realizzate per il loro contrasto. Così già nei primi anni del secolo la Royal Navy decise di cancellarle dall’organigramma della flotta concentrandosi sui cacciatorpediniere, a differenza di Italia e Austria-Ungheria che invece continuarono sulla strada intrapresa: una scelta che si rivelò comunque positiva, almeno per quanto riguarda il loro impiego nelle missioni di sorveglianza delle coste e nella scorta dei convogli nel particolare teatro operativo dell’Adriatico.

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La Perseo fu varata il 5 dicembre 1905 presso il cantiere “Pattison” di Napoli ed entrò in servizio della Marina sei giorni dopo. Durante la guerra italo - turca venne assegnata alla 3^ squadriglia con compiti di sorveglianza delle coste albanesi e sulle rotte con il Dodecaneso per la protezione del naviglio nazionale e prese parte al forzamento dei Dardanelli, tanto che venne decorata con medaglia al valor militare. Con l'entrata dell'Italia in guerra dopo molteplici operazioni, la Perseo fu inviata nel Tirreno, dove la notte del 5 febbraio 1917, giunta all'altezza dell'isola di Stromboli fece collisione con la torpediniera Astore, che, urtando un siluro posto in un tubo prodiero lo fece esplodere facendo affondare la stessa.

In tale circostanza tragica perì il veneziano Edesio Bortoluzzi.

Da ricerche eseguite sono venuto a conoscenza di due lapidi ai Caduti della parrocchia di San Simeone Profeta (Venezia) nella Grande Guerra.

Sono pietre della memoria e tra i nominativi si trova pure “Edesio” perito a Stromboli nel lontano e freddo 5 febbraio del 1917.

Le due lapidi venete sono rettangolari di forma identica, ai lati della porta principale della chiesa.

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In alto, iscrizioni dedicatorie, e sotto, elenchi dei caduti. Fra le due porzioni una banda decorata con, a sinistra, foglie di alloro, a destra, foglie di quercia, e nel centro una croce rossa patente a cerchio, con un anello al centro. Furono ideate dallo scultore Romeo Dall'Era e da Giacomo Manarin, suo collaboratore, e vennero inaugurate il 21 gennaio del 1923, dopo che la Soprintendenza ai Monumenti di Venezia aveva approvato l'esecuzione dell'opera in data 19 ottobre 1922. La Giunta Municipale di Venezia contribuì con 200 lire e, secondo quanto si legge nel progetto elaborato da Dall'Era, si decise per la creazione di due lapidi in cui “una fascia di alloro e di quercia e la croce centrale” avrebbero rappresentato “la fede nel sacrificio di coloro che caddero per la patria”. Il laboratorio “Marmi Artistici” intitolato a Romeo Dall'Era è tuttora esistente e ha la propria sede a Venezia, nel sestiere di Cannaregio.

Aperto nel 1900 dal giovane scultore, all'epoca appena uscito dall'Istituto d'Arte, divenne uno dei più importanti laboratori di lavorazione del marmo e fin dall'inizio numerose furono le commissioni, da parte soprattutto dell'aristocrazia veneziana. Nel tempo l'artista si specializzò nel restauro interno di palazzi e chiese, come quello condotto sulla pavimentazione delle chiese di San Pantalon, della Salute e dei Frari o in palazzi come Cà Dario o Palazzo Ducale. Il sacrificio di Edesio, tra Stromboli e Venezia, ci appartiene in un memoria che continua a vivere dopo oltre cento anni.

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