di Ennio Fiocco
Un grande cuore, una grande anima. Padre Agostino da Giardini (1914 + 1977).
Mi sono imbattuto casualmente su una forte personalità che ha dato lustro a Lipari. Mi riferisco a Padre Agostino da Giardini. Con la mia breve ricerca mi permetto far conoscere alla maggior parte dei lettori un uomo di spessore che ha dato tanto, ma non ha ricevuto il giusto riconoscimento che gli competeva. Padre Agostino è stato abbandonato e dimenticato sia dalle Istituzioni che dalla Chiesa. Merita, pertanto, di essere ricordato per i vari apporti che ci ha trasmesso in molteplici campi. Mi preme evidenziare della presenza su Lipari dei Frati. In particolare, il Convento di Lipari è stato fondato da Padre Ludovico da Catania nel 1584 su richiesta dei Giurati; venne edificato alla porta dell'entrata della città e ultimato nel 1599. Il Convento venne consegnato al Vescovo di Lipari Alfonso Vidal e questi, che era Frate Osservante, lo donò agli Osservanti di Reggio.
Pertanto, i Frati Cappuccini lasciarono Lipari. La popolazione accolse con tristezza la partenza dei Frati e soltanto dopo 50 anni nel 1646 vi ritornarono riavviando le fondamenta del loro apostolato eoliano. Quindi, venne iniziata la costruzione di un secondo convento ingranditosi con i relativi servizi tra cui la Libraria. Con la soppressione del 1866 i Frati dovettero abbandonare il Convento e l'orto attiguo venne trasformato nel cimitero comunale. Nel 1901 il Convento venne riaperto (comprendendo a anche la Parrocchia di Porto Salvo e quella di S. Giuseppe) e nel 1977 fu soppresso (proprio nell'anno del decesso di Padre Agostino che ne era a capo). Si concluse, pertanto, definitivamente l'esperienza secolare dei Cappuccini sulle Eolie.
Va detto che l'illustre Padre Agostino da Giardini (che si chiamava all'anagrafe Antonino Lo Cascio) era nato nel Comune di Giardini il 6 novembre 1914 (va precisato che nel 1978 venne inglobato il territorio di Naxos) e morì una tragica circostanza il 25 aprile del 1977, per come dirò appresso. Proveniva da una famiglia numerosa e povera. Trascorse i suoi primi anni lavorando come apprendista, sia sul mare che in alcune botteghe artigiane. Nell’ottobre del 1934 partì per Taranto per adempiere all’obbligo del servizio militare in Marina. Il 10 marzo 1935 si imbarca sul cacciatorpediniere Maestrale, con il grado di sottoufficiale, e vi rimane fino al 1937. È questo il periodo in cui impara a conoscere il mondo.
In particolare visita la Grecia, il Principato di Monaco, la Libia, la Spagna, il Marocco, e molte città costiere d’Italia. Avuto il foglio di concedo, dopo qualche mese di permanenza in famiglia, si trasferisce a Roma dove lavora in un modesto ufficio e dedica le ore libere a perfezionare le sue doti di chitarrista. Durante la permanenza romana frequenta i Cappuccini nelle parrocchie di S. Lorenzo al Verano e di S. Ippolito. Negli anni 1940-1943 viene richiamato alle armi. In seguito, maturando la sua vocazione alla vita Cappuccina, nel 1944 entra nel Noviziato.
Sarebbe confermata una sua presenza in un primo tempo a Gangi (nelle Madonie) presso i Frati Minori Cappuccini - anche se da notizie in mio possesso riferite di recente da Padre Manzone da Gangi - lo stesso non vi sia rimasto, tenuto conto che la diocesi all'epoca era molto estesa ed arrivava fino a Cefalù. E' stato anche insegnante di storia, lettere e geografia nel Seminario Serafico di Randazzo dal 1953 al 1955. E' certo però che Padre Agostino il 4 settembre del 1956 raggiunse il convento di Lipari e rivestì diversi incarichi, tra cui in un primo tempo quello di Padre Guardiano e di parroco delle chiese di Porto Salvo e di Santa Lucia, e poi di membro del consiglio Presbiteriale, di direttore locale delle Opere Missionarie, di Ufficiale del Tribunale Ecclesiastico Diocesano e di competenze relative alla Custodia del cimitero. E' stato il Capo Superiore verso i primi anni sessanta fino alla morte, succeduto a Padre Maurizio da Gangi.
Sempre sull'isola fu attivo come studioso, scrittore e musico. Mi sono avvalso nel presente elaborato di apporti di persone (all'epoca giovanissimi) che lo hanno conosciuto profondamente, tra cui e soprattutto Vincenzino Foti e poi di Onofrio Cappadona. Padre Agostino nei suoi 21 anni di permanenza a Lipari ha scritto oltre venti opere, canzoni, preghiere religiose, una tarantella, poesie varie e scritti anche non religiosi. Lo stesso era amante della musica e della chitarra, che armeggiava con destrezza e praticità e si esibiva a volte in qualche “serenata” in onore degli Sposi. Si prodigava per aiutare i bisognosi, sia a livello alimentare e, soprattutto lavorativo. Ogni giorno da lunedì a sabato alle 6,30 del mattino celebrava la Santa Messa (la domenica alle ore 17:00).
Si ricorda di lui la sua Austerità e la sua barba; socievole con tutti ha scritto pure una poesia sulla sua nascita e possedeva una stanza (nella Parrocchia di Porto Salvo) dove scriveva i suoi pensieri. La sua macchina da scrivere ne è testimone. Una “Olivetti” di colore azzurra custodita (dallo scrivente fotografata) in un mobile di legno realizzato dal di lui fratello Pietro (che faceva il falegname ed ha realizzato del mobilio sia per la Parrocchia che presso i Cappuccini) che veniva a trovarlo ogni tanto da Giardini dove risedeva con l'anziana madre e la famiglia numerosa, tra cui una sua germana, Suor Lucia. Era solito anche accompagnarsi in giro per Lipari con la vespa Piaggio 50 di colore grigio condotta dal giovane Onofrio per recarsi dai malati gravi. Scrisse il romanzo “Scarpe chiodate” che scaturì da una discordia personale con un personaggio di Lipari e venne contrassegnato molto da questo accadimento che poi superò nel tempo.
Ricordiamo alcune delle sue pubblicazioni:
LIBRI: I Frati Minori Cappuccini in Lipari. Storia dei due Conventi e dei Cappuccini liparesi più insigni, Catania, 1962;
I Frati Minori Cappuccini in Taormina e Giardini. Storia dei due Conventi e dei Cappuccini Taorminesi più insigni, Milazzo, 1965;
P. Felice Fenech 1792-1866, Milazzo, 1967;
Padre Diego Sgroj Cannata da Messina 1604-1673, Milazzo, 1969;
Scarpe chiodate, Milazzo, 1970;
P. Placido Oliva da Messina Cappuccino 1812–1877, Messina, 1973;
L’Abate Salvatore Cacciola. Sua attività religiosa e politica nel periodo risorgimentale (1811-1967), Messina, 1975;
Due saggi di storia liparitana, Messina, 1975.
“Un piccolo strumento nelle mani della Provvidenza” Madre Florenzia Profilio fondatrice della Congregazione Suore Francescane dell’Immacolata Concezione di Lipari (1873-1956), Palermo, 1975;
Madre Florenzia Profilio fondatrice della Congregazione Suore Francescane dell’Immacolata Concezione di Lipari (1873-1956), Messina, 1976;
Mons. Bernardino Salvatore Re, vescovo cappuccino di Lipari (1883-1963), Messina, [1977].
ARTICOLI: Briganti nel Convento dei Cappuccini di Tortorici 1665, in L’Italia Francescana 50(1975)37-40;
Interdetto sul cimitero e sull’annessa chiesa dei Cappuccini di Lipari, in L’Italia Francescana 47(1972)302.305;
Missioni segrete di un Cappuccino presso Pio IX, in L’Italia Francescana 48(1973) 62-64;
Un artista del legno: frate Gregorio da Mascalucia (1866-1942), in L’Italia francescana 45(1970)300-304.
Scritti inediti: Che cosa hai fatto? Romanzo. Dattiloscritto di 57 pagine in APCME.
DISCOGRAFIA. Merita di essere anche segnalato anche un DISCO 45 GIRI: dal titolo San Francesco e il lebbroso (parte 1 e parte 2). Edizione ArcItalia, prodotto nel 1965. L'etichetta discografica apparteneva alla RCA ed è stata attiva dal 1964 al 1970. Inutile dire che la Arc voleva lanciare “frecce” che facessero centro nel panorama discografico italiano, e molti dei suoi artisti ebbero un grande successo, come ad esempio i Rokes, Enzo Iannacci, Lucio Dalla e Patti Pravo.
Era un uomo schietto ed amava la precisione. I suoi numerosi scritti e i suoi libri rendono ampia testimonianza al suo impegno sociale che ha sempre contrassegnato la sua forte personalità e che rilevano ampiamente anche a livello storico per le Eolie.
LA TRAGEDIA del 1977. Va ricostruita nel dettaglio la triste fine di Padre Agostino. Alle ore 5,00 circa del mattino del 25 aprile del 1977 perviene alla suocera di Vincenzino Foti una telefonata da Padre Agostino che chiedeva aiuto dicendo “Sto male; sto male”. Il Foti con la sua auto 850 Fiat si precipitò al Convento e condusse il Frate all'Ospedale di Lipari dove venne ricoverato nella struttura del piano terra. Alle ore 11,00 di quel giorno Padre Agostino richiamò nuovamente al telefono il Foti e quest'ultimo si recò all'Ospedale, dove i medici decidono di indirizzarlo a Milazzo per le cure, stante l'urgenza, non con l'aliscafo, ma con la nave “Caravaggio” con partenza per le ore 14,30. Una autoambulanza (con due dipendenti a bordo) lo accompagnò al porto in barella e, tenuto conto che non riusciva a passare ai piani sovrastanti, lo lasciò sulla nave diretta a Milazzo. In tale triste circostanza (dove nessun medico era presente) si trovavano soltanto il giovane Vincenzino e il frate Piergiovanni, che sono stati sempre con lui in aiuto e in conforto che non l'anno mai abbandonato.
La nave salpò e il Foti si prodigò, tenuto conto che la barella era stata allocata sulla sponda della nave, a cercare un posto migliore. Li notò un conoscente venditore di frutta che aveva una motoape con cassone e la barella con padre Agostino fu posta sopra. Il frate veniva confortato dai due amici, ma a circa dieci minuti dopo aver oltrepassato l'isola di Vulcano, padre Agostino - le cui condizioni nel frattempo erano peggiorate - sussurrò all'amico Vincenzino l'ultima frase finale con un sottilissimo filo di voce “Ti raccomando la Parrocchia ” e spirò. La notizia del decesso si sparse immediatamente. I responsabili della nave decisero di non tornare indietro a Lipari, ma di proseguire per Milazzo, dove arrivati al Porto il corpo di Padre Agostino fu trasferito dalla motoape su una autoambulanza, che scortata dalla Polizia proseguì fino all'Ospedale. Padre Agostino fu consegnato alla sua famiglia il giorno dopo e successivamente a Giardini vi furono i funerali. Tragedia immane, questa, con responsabilità giuridica e sopratutto morale.
Mi preme evidenziare l'abbandono a livello istituzionale in cui si è trovato padre Agostino nell'evento tragico dove sicuramente si è perso tempo e non si è intervenuti per come si doveva, confortato soltanto dal giovane Vincenzino e da padre Pergiovanni. Padre Agostino da Giardini merita di essere ricordato e giammai dimenticato dagli eoliani per i suoi 21 anni in cui ha svolto le sue funzioni e propagato il suo pensiero con la sua poliedricità di uomo forte che ci trasmette. Sarebbe auspicabile un convegno da realizzare o, quantomeno, una intitolazione di una via pubblica a Lipari da parte dell'amministrazione comunale. E ciò per rendergli, in parte, giustizia che gli è stata denegata.
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