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Ginevra Amerighi (@GinevraAmerighi) | Twitter

di Ginevra Pantasilea Amerighi

Voglio cominciare col dire che questa non è “giustizia”, ma tutt’altra cosa. 

Se non avessi lottato ogni giorno di quello che restava della mia vita per i nostri diritti che poi sono i diritti fondamentali di ognuno di voi, non avrei mai rivisto mia figlia dopo 10 anni, ma forse alla sua maggiore età e quindi dopo altri 8 anni di sofferenza atroce per entrambe.

Se non avessi avuto l’avvocato Andrea Coffari che mi ha più che “difesa” direi “assistita” sotto ogni aspetto, in questi ultimi anni, con una dedizione e una sentita partecipazione al doloroso sopruso compiuto ai danni della natura, dell’amore e della dignità, non avrei mai e dico “mai” potuto avere la forza di cui ho avuto assoluto bisogno.
Ci sono persone che nella vita si incontrano per caso, altre che invece ti vengono a cercare per offrirti aiuto.

Andrea non mi ha mai chiesto niente, a parte di non arrendermi e di rialzarmi ogni volta che la stanchezza e lo sconforto prendevano il sopravvento. Andrea non ha mai fatto cenno alle spese per il suo lavoro, per le sue aggraziatissime memorie, per i suoi viaggi da Firenze, dove vive, a Roma per difendere la giustizia in Tribunale.

Da Marzo scorso è subentrato l’avvocato penalista Giuseppe Cavallaro per difendermi contro la Malagoli Togliatti che continua a denunciarmi senza che io l’abbia mai offesa o insultata o minacciata, nonostante il danno gravissimo che ha prodotto e di cui è sicuramente la maggiore responsabile.

Questi avvocati si sono schierati dalla parte della giustizia, quella vera, sporcandosi in questo fango, sapendo benissimo che dopo 10 anni di tartassamenti da parte dello Stato, non sarei di certo mai stata un’ottima cliente.
Bene, fatta questa premessa è mio dovere dire le cose come stanno. Senza paura di subire il ricatto di vedermi ancora negata la mia creatura, il mio cuore.

Ho rivisto mia figlia dopo 10 anni, dapprima il 6 ottobre 2020 tramite una video chiamata Skype registrata e in presenza di telecamere che inquadravano mia figlia, presso un centro privato, quindi a pagamento…

QUESTA NON È GIUSTIZIA! Questo è quello che resta del diritto di una madre di prendersi cura e di proteggere la propria bambina; questo è ciò che resta ad una figlia.
Il 14 settembre mi era stata data la possibilità di scriverle una lettera, approvata dalle psicologhe, per il giorno del suo undicesimo compleanno.
L’immagine che di lei mi è apparsa, dopo tutto questo tempo che in lei ha cancellato ogni ricordo conscio di quei gioiosi e sereni primi 18 mesi di vita, ma non il desiderio di ritrovare sua madre, è stata quella di una bambina di 11 anni, con i capelli biondi e un dolcissimo e grazioso viso sorridente e gentile, teso e pieno di sofferta emozione, che come mi ha vista attraverso lo schermo è scoppiata a piangere e tra i singhiozzi è riuscita a dire le sue prime parole per me: ”Mi manchi tanto”.

-Solo 5 minuti signora-
Non mi soffermerò sui nostri sentimenti tra queste righe, lo farò quando sarò in grado di trovare le parole, forse se ne dovranno inventare di nuove per descrivere la forza dell’amore.
Il 10 ottobre ci siamo viste di presenza sempre nel centro privato a cui ha conferito l’incarico il Tribunale.
Sono entrata nella stanza in cui lei mi aspettava seduta su una sedia.

Si è alzata di scatto ed è corsa verso di me, quella madre, che l’avvocato curatore ha definito in Tribunale un’ ”estranea” si è sentita raggiungere e avvolgere da una ventata, e stringere, e sentire la sua testa poggiarsi sul mio petto con forza per prendersi tutto il sapore ed il conforto di quegli abbracci che le sono stati negati per tutta l’infanzia, per sentire quel cuore che le ha fatto compagnia mentre si preparava a venire al mondo. Questo mondo…

Ho sentito germogliare i miei rami mentre Arianna piangeva e avvolgendola di tutto l’amore che ho conservato gelosamente solo per lei in tutto questo tempo, ho sentito la primavera tornare prepotentemente nelle nostre vite, mentre fuori di noi l’inverno obbediva al ritmo delle stagioni. Abbiamo pianto, due “estranee” sono rimaste per almeno cinque minuti strette in un abbraccio tremulo di singhiozzi potentissimo che in quel momento nessuno avrebbe potuto in nessun modo interrompere la poesia ed il flusso di energia amorosa, che è stato arrestato, impedito, bloccato, costretto per 10 anni a girare senza tregua e senza trovare mai consolazione in due menti che distanti non sono mai state, in due cuori il cui battito è lo stesso; difficile interrompere il flusso amoroso che scorre come un vortice incontenibile ed inarrestabile difronte l’occhio freddo delle telecamere.

Il giorno prima di vedere Arianna mi è stato suggerito che sarebbe stato necessario inventare una storiella da raccontare ad Arianna per giustificare, spiegare a mia figlia la mia assenza in tutti questi anni.

E’ ovvio che il fatto che ci sia assenza di buon gusto intorno a me, non mi porti ad esserne priva. Chi mai potrebbe raccontare la “verità degli adulti” ad una creatura innocente che non ha che fidarsi degli adulti? Ma non mi si chieda di raccontarle bugie, mai. I bambini sono i soli che ci ricordano chi siamo stati e come dovremmo essere. Anche se, dopo tutto il male che possiamo aver ricevuto e subito, non lo siamo più. Non ci resta che resistere a noi stessi oggi, perché loro siano migliori di noi un domani.

Tornando alla giustizia: per noi è morta il 23 marzo del 2011.
I miei avvocati Andrea Coffari e Giuseppe Cavallaro, Veronica Giannone, Laura Massaro, tutti coloro che hanno denunciato il sistema giudiziario italiano a partire dai giornalisti che si sono occupati del mio caso fin dall’inizio, dei medici Vittorio Volterra, Mario Guadalupi, Michele Di Nunzio, Ignazio Majore (tutti a titolo gratuito); tutti coloro che fanno parte della commissione parlamentare antifemminicidio che hanno denunciato i tribunali e i vari soggetti coinvolti in questo disastroso crimine, la giudice Monteleone, il garante per l’infanzia Marzetti, tutte queste persone, non stanno intervenendo per me e la mia bambina, ma per il futuro, il futuro di un’umanità che di umano ha perso molto. A me non accadrà sicuramente mai più di subire dalla giustizia con una tale crudetà il “furto” di un figlio. 

La vita è una e se va male che sia allora motivo, che funga da spinta per proteggerne altre. Di fare in modo che chi si comporta in maniera contraria al bene e alla legge della natura, venga con l’aiuto di tutti allontanato dal potere. Sì lo so che può sembrare difficile, faticoso e impossibile, in questo momento storico, cercare di pulire una parte di stagno senza prima svuotarlo tutto, ma non bisogna mai dimenticare i popoli e le rivoluzioni che ci hanno preceduto… senza social per organizzarsi.

Siamo tantissimi e lo avete dimostrato anche voi, chi in un modo, chi in un altro. Siete stati l’eco fortissimo del mio urlo. Se non fosse stato così, io mia figlia non l’avrei rivista un mese fa.

Oggi l’avvocato Andrea Coffari in tribunale ha chiesto che sia permesso, a me e a mia figlia, di scambiarci i numeri di telefono (come anche Arianna ha chiesto più volte), e che possiamo rivederci al più presto nella casa che da sempre la aspetta a Lipari, almeno per le vacanze di Natale.  

La prossima udienza sarà il 9 dicembre.
Un abbraccio a tutti e grazie, grazie per l’affetto costante che ci dimostrate.

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