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Si susseguono le richieste per chiede stop agli aumenti di navi e aliscafi. “Salvini e Schifani intervengano subito”. Il segretario nazionale Codacons, Francesco Tanasi, lancia l’allarme “Isole Minori” dopo l’ennesimo aumento delle tariffe sui collegamenti marittimi sovvenzionati verso le isole minori siciliane.
“È il terzo rincaro dal 2022, con un aumento complessivo del 72%, mentre le corse diminuiscono. Una scelta gravissima che colpisce residenti, turisti, lavoratori e imprese. Salvini e Schifani intervengano subito per fermare questa stangata insostenibile,” dichiara Tanasi.
Il Codacons denuncia un danno enorme per le comunità isolane, sempre più penalizzate da tariffe elevate e servizi ridotti. La mobilità marittima rischia di diventare un privilegio per pochi, mettendo in crisi l’economia locale e isolando i cittadini.

“Non è accettabile continuare con una convenzione ministeriale che impone aumenti ingiustificati e tagli ai collegamenti, ignorando l’articolo della Costituzione che tutela le peculiarità delle isole,” aggiunge Tanasi.
Il Codacons chiede un intervento urgente delle istituzioni per garantire collegamenti equi, accessibili e continui, nel pieno rispetto dei diritti di chi vive e lavora nelle isole minori.

Federalberghi Isole Minori Sicilia ribadisce "Collegamenti marittimi con maggiori costi e servizi ridotti, le comunità isolane pagano il prezzo di una convenzione scellerata"

Oggi, 1° aprile, senza alcuna comunicazione né confronto con gli enti preposti, e ignorando gli appelli di sindaci, associazioni e cittadini, le comunità delle piccole isole siciliane subiscono l’ennesimo aumento tariffario sui biglietti di navi e aliscafi a sovvenzione statale. L’ennesimo schiaffo alle comunità insulari e l’ennesimo aggravio all’economia locale”.

"Dal giugno 2022 ci troviamo di fronte al terzo rincaro, per un totale di circa il 72%, accompagnato da una preoccupante riduzione dei mezzi e delle corse operate in convenzione statale" – denuncia Christian Del Bono, presidente di Federalberghi Isole Minori Sicilia.
A giustificare questi aumenti – prosegue Del Bono – ci si trincera dietro una convenzione ministeriale scellerata, che non prevede alcun meccanismo di adeguamento ai costi di gestione se non attraverso l’incremento delle tariffe o il taglio dei servizi. Questa convenzione stabilisce un importo fisso per la remunerazione del servizio per 12 anni, senza che vi sia un sistema di compensazione dell’aumento dei costi operativi, con l’inevitabile conseguenza di scaricare il problema sulle comunità locali.

Il risultato è un inaccettabile e insostenibile binomio: meno servizi e costi più alti, che penalizzano il diritto alla mobilità e il costo della vita degli isolani.
Una convenzione che, salvo un deciso intervento politico, risulta incompatibile con la nostra Costituzione, che dal 2022 sancisce che “la Repubblica riconosce le peculiarità delle Isole e promuove le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall'insularità”. Previsioni che trovano fondamento nell’articolo 45 della Carta di Nizza sui diritti fondamentali dell’Unione europea e nell’articolo 21, paragrafo 1, del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, relativi alla libertà di circolazione e di soggiorno.

"Forse – si chiede Del Bono – basterebbe voler applicare l’articolo 4 della legge 169/1975, che prevede la revisione annuale delle sovvenzioni e la possibilità di stipulare convenzioni aggiuntive per migliorare il servizio quando necessario per ragioni economiche e sociali".
Ad oggi, la politica regionale, con l’Assessore Alessandro Aricò di fatto chiuso al confronto, si è limitata a tamponare solo parzialmente la situazione, cercando di compensare con il servizio integrativo regionale alcune delle miglia perse sui mezzi veloci operati in convenzione statale. Ma questo, visti i pessimi risultati, non è sufficiente.

I collegamenti marittimi non possono essere trattati come un servizio pubblico negoziabile al ribasso. Federalberghi si appella ancora una volta al Governo regionale affinché dia ascolto alle comunità isolane e ai Sindaci delle isole minori, affinché rafforzino la loro azione di pressione per evitare di assistere inermi alla graduale erosione della qualità della vita nelle isole minori siciliane.

L'Anspi (Associazione dei sanitari delle isole italiane) " Quando il mare divide, la sanità non può aspettare..."

L’aumento del 10% del costo delle corse dei mezzi che garantiscono la continuità territoriale tra le isole minori e la terraferma non è solo un rincaro: è una minaccia concreta al diritto alla salute.
Per chi vive nelle piccole isole, ogni spostamento sanitario è già oggi una corsa a ostacoli. Aumentare i costi vuol dire aumentare le distanze, le disuguaglianze, le rinunce.

Questo rincaro significa:
• Maggiore rischio di rinuncia alle cure;
• Ritardi nei trasferimenti sanitari, anche urgenti;
• Sovraccarico per i servizi sanitari locali;
• Ulteriore isolamento per cronici, oncologici, anziani e disabili.

Eppure, la Costituzione italiana, con la recente modifica dell’art. 119, riconosce la peculiarità delle isole e la necessità di adottare misure che superino gli svantaggi derivanti dall’insularità. Anche l’art. 3 parla chiaro: eguaglianza sostanziale e rimozione degli ostacoli che limitano i diritti fondamentali.
L’insularità non è un lusso. È una condizione geografica che merita tutele speciali, non tariffe speciali.
Chiediamo interventi urgenti: calmierazione dei costi, tariffe sanitarie agevolate, e un rafforzamento vero della continuità territoriale, che non sia solo “trasporto”, ma garanzia di equità.
La salute non può essere un privilegio per chi abita sulla terraferma.

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