La Posidonia è una pianta che riveste un ruolo importantissimo per la vita del mare e il suo litorale. E' la chiave dell'eco sistema marino costiero, per questo le praterie di Posidonia sono protette da norme internazionali e nazionali.
Spesso il Notiziario si é occupato di Posidonia come salvezza delle coste anche eoliane. Dall'ancoraggio selvaggio al mancato rispetto progettuale di tutte le attrezzature fisse che vengono sistemate a mare. In virtù della protezione di questo importantissimo elemento di vita sottomarina, oggi a Lipari si dovrebbe studiare l'ulteriore grande rischio per le praterie a Posidonia.
Pericolo che arriva anche dall'uso di dissalare l'acqua di mare mediante osmosi inversa e attraverso l'uso di sostanze chimiche che purificano l'acqua prima del passaggio attraverso le membrane. L'impatto è causato sia dalle sostanze chimiche usate per purificare l'acqua sia dallo strato d'acqua ipersalata che ritorna. Nel 2013, l'Università di Napoli "Ricerca in Scienze e Ingegneria del Mare" scriveva sulla minaccia rappresentata dalla pratica di dissalare l'acqua del mare...
"La prateria di posidonia rappresenta il massimo livello di sviluppo e complessità che un ecosistema può raggiungere. Il posidonieto è l'ecosistema più importante dove 1 ettaro di prateria può ospitare fino a 350 specie diverse di animali, offrendo riparo a pesci. La Posidonia svolge un ruolo fondamentale nella produzione di ossigeno.
Consolida il fondale sottocostacontribuendo a contrastare un eccessivo trasporto di sedimenti sottili dalle correnti costiere. Agisce da barriera soffolta che smorza la forza delle correnti e delle onde prevenendo l'erosione costiera. Un m2 di Prateria che regredisce causa l'erosione di circa 15 metri di litorale sabbioso.
Anche alle Eolie le praterie di Posidonia sono in regressione a causa di inquinamento, pesca a strascico, immissione di scarichi fognari in mare che aumentando la torbidità dell'acqua ostacolano la fotosintesi, rimpascimento delle spiagge a scopo turistico, anche i diportisti svolgono un ruolo distruttivo raschiando il fondale con le ancore e sversando materiale vario e adesso anche gli impianti per dissalare il mare".
Gli stralci degli interventi del docente universitario Francesco Aliberti, professore di igiene generale e applicata al dipartimento di biologia del Federico II di Napoli e dell'ingegnere Sergio Colagrossi, esperto in tecnologia green tra cui i dissalatori e coordinatore di progetti sperimentali.
Il caso studio, presentato durante il convegno dal Prof. Aliberti, su:"L'impatto ambientale dello scarico del dissalatore di Lipari nel corpo idrico recettore" ha realizzato un'analisi chimico-fisica, chimica, biologica e microbiologica dei campioni prelevati allo scarico o nelle sue immediate vicinanze rilevando un'alterazione dell'ecosistema.
In particolare, nelle aree dove le concentrazioni saline superano la soglia di tossicità si è evidenziata una regressione della Posidonia marina, fondamentale per analizzare la stabilità dell'ambiente marino. Un impatto provocato anche dall'assenza di un'adeguata normativa ambientale sia a livello globale, che europeo e nazionale.
«Le normative sono carenti, mancano utili ed efficaci misure di controllo, contrasti e gestione. Il decreto legislativo 152/2006 – spiega il Prof Aliberti - consente incrementi senza limiti della salinità marina, laddove è disposto che, per lo scarico di cloruri, questi "non valgono per le acque di mare". Inoltre, gli impianti di dissalazione non stati inclusi nei progetti da sottoporre alla procedure di Valutazione di Impatto Ambientale (V.I.A), non esistono neanche delle linee guida per il monitoraggio degli impatti ambientali provocati dagli scarichi reflui, né viene regolamentato l'uso di sostanze chimiche di processo, soprattutto riguardo la loro tossicità».
In vista dei cambiamenti climatici, e dell'emergenza idrica, è necessario però trovare soluzioni come sostiene l'Ing. Sergio Colagrossi: «Gli impianti di potabilizzazione dell'acqua di mare sono diffusi in tutta l'area del Mediterraneo. La contemporanea maggiore domanda prevista di acqua potabile e scarsità di risorse indurrà nel prossimo ad adottare sempre più impianti di desalinizzazione.
Alcune criticità emergono tuttavia sia per gli impatti che gli impianti dissalatori hanno sull'ambiente sia, al contrario, su alcune variabili che l'ambiente può introdurre negli impianti come ad esempio la presenza di alghe che possono rilasciare sostanze tossiche che hanno dimostrato di poter permanere nell'acqua potabile prodotta dagli impianti ad osmosi inversa».
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