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aziinoavvpiccola1di Alfio Ziino

Le Terme di San Calogero hanno costituito, al di là di ogni altra considerazione e per due millenni, innanzi tutto un presidio sanitario di straordinaria efficacia. Tanto non per vox populi, confortata peraltro dalle centinaia di stampelle e bastoni ivi lasciati a testimonianza della grazia ricevuta, ma per le valutazioni scientifiche eseguite dall' IASM (anno 1978), dalla Società Chemgeo di Pisa (anno 1997), dall' Università di Napoli Federico II (anno 1998). Sudi tutti assai recenti.

Già nel 1969 il Comune di Lipari presentò alla Regione Siciliana un primo progetto per l' ampliamento e la ristrutturazione delle Terme, ma il progetto definitivo venne approvato dalla Giunta Municipale di Lipari nel 1981. Fu stanziata la somma di un miliardo di lire, ritenuta peraltro insufficiente, ma il Comune di Lipari decise tuttavia di dar corso ai lavori confidando in un ulteriore finanziamento effettivamente poi pervenuto nel 1988. Anche quest' ultimo non fu bastevole. Alla consegna degli eseguiti lavori al Comune di Lipari, nel 1988, vennero indicate opere ancora non realizzate per ottocento milioni di lire.

Dalla data di inizio dei lavori di cui sopra, cioè da circa venticinque anni, le Terme son chiuse, sottraendosi alla collettività tutti i benefici, sanitari ed anche economici, che da esse discendevano. Ma quel che è ancora più grave e che la così detta "vena d'acqua" che le Terme alimentava pare sia andata perduta per sempre a cagione degli interventi, all' evidenza errati, eseguiti.

Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione, con sentenza del 23 aprile 2001 numero 116, hanno affermato che "le acque minerali e termali, come BENI PUBBLICI, non sono disciplinate dalle leggi generali sulle acque ma costituiscono specie del genere <>. Il testo di riferimento per le acque termali è la legge numero 323/2000 ed anche se l 'articolo 117 della Costituzione ha riservato le competenze in materia alle Regioni, concorre tuttavia anche la normativa statale ritenendosi detta materia compresa negli argomenti di TUTELA DELLA SALUTE e di TUTELA AMBIENTALE.

In Regione Sicilia la legge numero 64/1956, titolata "Disciplina delle acque minerali e termali", con le sue successive modificazioni ed integrazioni regola la materia. La responsabilità del settore si appartiene all' Assessorato Regionale all' Industria, con la consueta delega al Dirigente l' Ufficio Minerario territorialmente competente, nella specie quello di Catania.

Ciò premesso, ad oggi, al di là dell' incontrovertibile dato della inutilizzabilità delle Terme da venticinque anni, non si conosce quale sia lo stato delle cose, quali siano le prospettive, di chi sia le responsabilità dell' incompiuta e, sopra tutto, a chi debba ascriversi la perdita della "vena d'acqua".

Chi scrive ignora se la Magistratura inquirente abbia avuto modo di occuparsi di tal fatti, ma rileva che la Cassazione Penale ha più volte rilevato, in riferimento all' articolo 737 Codice Penale, che "l' evento lesivo materiale può verificarsi sia attraverso un solo atto, sia attraverso un comportamento lesivo e prolungato attivo o INERTE COME IL PERSISTENTE STATO DI ABBANDONO. Nel caso in specie, a modesto avviso di chi scrive, andrebbe innanzi tutto ricercata la sussistenza o meno di un singolo atto che la vena d' acqua abbia distrutto (una perizia potrebbe rilevarlo), accertandosi altresì se detta distruzione o perdita non sia invece imputabile all' inerzia, allo stato di abbandono del sito, da parte degli organi competenti: Assessorato Regionale all' Industria, Distretto Minerario di Catania, Comune di Lipari anche come stazione appaltante e/o concessionario delle acque.

Ritiene, sempre chi scrive, che al caso in specie, stante la permanenza della inerzia e dello stato di abbandono possa ben applicarsi anche la disciplina di cui all' articolo 733 bis Codice Penale sia pure vigente dall'agosto 2011, nonché la normativa di cui al D.Lgs numero 42/2004 con le relative sanzioni e condanne risarcitorie (anche se parti lese ed enti responsabili potrebbero finire con il coincidere).

Va comunque da sé che non spetta a chi scrive la individuazione dei vari titoli di reto, ma alla Procura della Repubblica cui la presente nota è dal sottoscritto inviata unitamente ad un allegato.

Premetto di avere una scarsissima sensibilità artistica cui si accompagna una discreta ignoranza in tema di arti figurative e non. Per dirla in breve, mi commuove molto di più la diga di Kariba con le disumane fatiche per la sua realizzazione, che non la Pietà di Michelangelo casuale destinatario di un immenso dono datogli dal Padreterno o da Madre Natura. In compenso, ascoltare in TV Vittorio Sgarbi, come più volte mi è accaduto, illustrare un quadro, è cosa che mi affascina. Dico ciò consapevole che quanto scarsamente mi interessa non è detto che invece interessi molto a tantissimi altri.

Tanto premesso, tuttavia, mi ha fatto specie che in tempi di magra quali quelli attuali si vadano a spendere due milioni di euro per la mostra d'arte contemporanea, che si dice permanente, in atto presso le vecchie carceri, più esattamente il vecchio carcere mandamentale, site nel castello di Lipari. E mi ha fatto specie, invocando la mia dichiarata ignoranza in materia, che gli artisti coinvolti siano fotografi dediti alla computer arte o alla stampa in bianco e nero su plexigas, generici "videoartisti", altrettanto generici scrittori-scultori-pittori. Delle opere di tutti costoro sono andato a ricercare le relative quotazioni di mercato rinvenendone soltanto alcune, ma tutte comprese tra i tre ed i cinquemila euro. Ritengo che, con due milioni di euro, delle opere in parola se ne sarebbe potuto acquistare un intero convoglio ferroviario. Ad ogni buon conto, rinnovo la proclamazione della mia ignoranza scusandomi per eventuali mie bestialità.

Ove invece non mi scuso affatto è nel dar del farabutto a ciascuno di coloro che, da decenni, han privato generazioni di eoliani, e non solo, dal beneficio delle Terme di San Calogero con la dissipazione di un patrimonio storico senza pari, la stufa romana, e delle straordinarie benefiche terapie che da esse se ne traevano. E di tutta detta pletora di farabutti non ve ne è uno che comunichi pubblicamente cosa sia accaduto, chi ne sia responsabile (ovviamente sempre qualcun altro), cosa possiamo attenderci, cosa, e se, qualcosa si stia facendo. Se vi è problema di denaro, quei benedetti due milioni di euro dedicati ad una, per me improbabile, mostra d' arte, non potevano esser destinati alle Terme?

Se qualcuno sa qualcosa, sia cortese, ne dia notizia.

---Ho seguito ieri sera, in TV, un ampio servizio dedicato alla morte di un giovane napoletano ucciso da un colpo di pistola partito dall' arma di un carabiniere. La liturgia era la solita, con la consueta colpa della società, della fallimentare politica per il Mezzogiorno, della latitanza dello Stato, del carabiniere, o poliziotto che sia, assassino. In definitiva, a sentir popolo e saccenti vari di sinistra, il giovane in questione sarebbe morto per le ragioni su esposte. No. E' morto per non essersi fermato, con lo scooter sul quale viaggiava, all' alt intimatogli, è morto per non aver rispettato la legge né l' autorità che in concreto la rappresenta sul territorio. Ove avesse rispettato l' ordine amministrativo legittimamente impartito, il carabiniere non avrebbe avuto ragione alcuna per estrarre l' arma di ordinanza. Lo sparo, poi, può esser partito accidentalmente, o per errore indirizzato al corpo del giovane anziché in aria o in terra, escludendo di certo che il carabiniere abbia fatto fuoco con la volontà di uccidere. Come che sia, quella pistola è spuntata fuori per fatto e colpa del giovane.

La verità è che, mistificazioni a parte, la soglia della illegalità ritenuta irrilevante si va alzando di giorno in giorno. Ed in questo Napoli non ha rivali. E' normale traversare con un semaforo "rosso", imboccare un divieto di transito o di circolazione, truffare le società assicuratrice con le annesse false testimonianze, acquistare ricambi auto da ricettatori conosciuti, disertare di abitudine il posto di lavoro con certificazioni fasulle, invadere ed occupare abitazioni altrui, cacciare a pietrate l' Ufficiale Giudiziario che intendesse procedere ad uno sfratto, far muro alle forze dell'ordine che inseguono un delinquente, bloccare strade intere, binari ferroviari, farla da padroni e da portoghesi negli stadi, non onorar debiti. Tutto ciò è ritenuto normale o frutto di una invocata necessità. Il napoletano, ripeto, non ha rivali e l'essere in buona compagnia non gli toglie il primato. Rammento di avere scritto che il napoletano non usa il termine lavorare, ma quello di faticare, non riconoscendo al lavoro dignità alcuna.

Un popolo piagnone, anche quello della così detta brava gente posto che non tutti i napoletani sono a vario titolo delinquenti, ripete ossessivamente a propria giustificazione che "lo Stato" non c'è. Imbecilli. Lo Stato è l' insieme di popolo, territorio e, buon ultimo, governo. Quello che a Napoli manca è "il popolo". Delinquente per tendenza quanto tantissimi altri, ma poi vile, pavido, cialtrone. Non denunzia, non testimonia, non si oppone, non reagisce. Puoi violentargli moglie o figlie, e ripetendosi a mò di alibi che nessuna donna è mai morta per questo, darà conforto convincendo le vittime che è meglio, meglio per loro, evitare guai.

Il piagnone bene sbandiera che è tutta colpa della camorra e che il governo nulla fa. Ma per estirpare camorra o ndrangheta non v'è governo che tenga. Il fenomeno è di popolo, nasce in esso, in esso cresce, di esso si nutre. O è il popolo a liberarsene o il popolo se lo tenga. Si osserva che nessuno è tenuto far l' eroe o, più semplicemente a mettersi in gioco e correre dei rischi. Beh, ove cos' fosse, la libertà sarebbe rimasta un miraggio per l' intero genere umano. Di certo, a mio modo di vedere, hanno avuto, rispetto ai napoletani di oggi, più onore, più dignità, più rispetto dei propri simili oltre che di se stessi, tutti quegli schiavi che pur mettendo in conto una morte pressocchè certa, han tentato nei secoli di liberarsi dal giogo.

P.S. Napoli ac similia son davvero il fardello d' Italia.

---La nomina di Federica Mogherini a Lady Pasc, cioè a responsabile della politica estera dell' Unione Europea, è fatto notevole posto che trattasi di materia cui francesi, inglesi e tedeschi mai hanno inteso, direttamente o indirettamente, rinunziare.

Federica Mogherini nasce politicamente nel mondo della sinistra giovanile, sviluppando tutta la propria carriera nell' ambito del Partito Democratico. Sono tuttavia note le sue simpatie per gli U.S.A. e, soprattutto, per il modo di vivere "americano". Ha da sempre, sin dall' Università, dedicato attenzione e studio alla politica estera, e significativa ne è la propria tesi di laurea: "Rapporto tra religione e politica nella cultura islamica". Non ho conoscenza del testo, ma devo ritenere che il contenuto sia scontato. La religione determina la politica e la politica è asservita alla religione. Noto che Federica Mogherini, appena una settimana addietro, è stata una decisa sostenitrice dell' invio, da parte dell'Italia ed ai curdi di Irak, di forniture di armi per la lotta agli integralisti islamici dell' ISIS.

Noto ancora che anch' io uso, riferendomi agli islamici, il termine integralisti, termine che presuppone il suo contrario, cioè moderati. A stretto rigore è terminologia impropria. La matrice ideale, degli uni e degli altri, è la medesima, ed è da detta matrice che fluisce poi ogni azione. Scrivevo giorni addietro che, ai così detti integralisti, i così detti moderati fan soltanto da cornice; che i primi è dai secondi che attingono uomini, donne e risorse economiche, ingentissime queste ultime. In breve, e per non andar lontano, mai a nessuno è passato per la testa di parlar di nazista, o comunista, buono o di nazista, o comunista, cattivo. Analogamente dicasi per i musulmani. Non esiste, nella loro genericità posto che le individualità sono altra cosa, il musulmano buono (titolo di un curioso articolo nell' ultimo inserto del Corriere della Sera, e che riferisce di vicende di sei o sette secoli addietro) o il musulmano cattivo. Esiste il musulmano, con il suo credo e la sua specificità.

Il protestante è diverso dal cattolico. L' ebreo è diverso dal cristiano. L' induista è diverso dall' ebreo e dal cristiano. Il musulmano non è diverso: è "contro", ed è questa la sua specificità, un unicum nel mondo di oggi. Ed è questo il dato da cui non può prescindersi in qualsivoglia rapporto, anche quello di mera accoglienza, con essi intrattenuto. Fermo restando che la politica è l' arte del possibile, e che il sostenere i così detti islamici moderati rappresenta, in concreto e senza falsi pudori, soltanto la scelta del male minore.

--Non tutti i musulmani sono terroristi, ma tutti i terroristi sono musulmani. La frase non è mia, ed è un fatto. Così come è un fatto che i così detti musulmani moderati a detti estremisti fan solo da cornice. Arabia Saudita ed Emirati del Golfo sono i loro grandi finanziatori e lo sono per la ragione che, così operando, salvaguardano i loro personalissimi troni. Osama Bin Laden intendeva scalzare la dinastia saudita, era questo l' obiettivo di fondo, impadronendosi così del relativo tesoro e davvero tentar di creare, avendone i mezzi, il grande califfato.

Anni addietro, tra gli osanna generali alla primavera araba, ebbi a scrivere della miopia, nella circostanza non solo di sinistra, di chi a detta primavera inneggiava, rammentando che Libia, Tunisia, Siria, Gaza, Iraq sono ad un tiro di schioppo da tutto il ventre molle dell' Europa. Europa, ancora, disarmata, privata dello scudo statunitense posto che l' interesse strategico degli U.S.A. per il Medio Oriente è ormai definitivamente scemato. La ragione? La illustravo. L' aver trovato il modo di estrarre convenientemente il petrolio dagli scisti, di cui il Nord America è ricchissimo, ha fatto venir meno l' interesse alla salvaguardia dell' ordine costituito nei Paesi del Golfo ed al loro oro nero.

Leggo oggi l' articolo dell' ambasciatore Sergio Romano sul Corriere della Sera dedicato agli accadimenti in Iraq, rinviando, per chi non ne avesse contezza, al video sulla decapitazione del cittadino americano James Wright Foley ad opera dell'ISIS, l' organizzazione terrorista islamica che, degli oppositori e dei cristiani in particolare, sta facendo impunemente strage tentando, nel nome di Allah, non dimentichiamolo, di conquistare l' intero paese, un passo verso il solito grande califfato.

L' ambasciatore Romano ha di certo molte più conoscenze e capacità del sottoscritto, ma scrive, appunto, da ambasciatore. Soft. Lamenta l' impotenza dell'Europa, l' assenza degli U.S.A., auspica, invoca l' O.N.U. che pur non esita a definire imbelle, questa sì meraviglia delle meraviglie in bocca ad un ambasciatore, ma non va al di là se non del plauso alla decisione italiana di fornir armi ai curdi d'Iraq nella battaglia intrapresa contro l' ISIS. Vedremo cosa ne penseranno i turchi, che solo a sentir parlar di curdi van fuori di senno, figurarsi ad armarli. Quei turchi che la solita sinistra europea, all' insegna della 'integrazione e del multiculturalismo (ma integrazione con chi? e quale cultura?) vorrebbe entrasse a far parte della Unione Europa.

La verità, per quanto amara, è sempre la stessa. Prima o poi il fuoco occorrerà prenderlo con le proprie mani, ed il poi, ed è già poi, è sempre più costoso e sanguinoso. Puoi battere il nemico con il fuoco (le sanzioni), accerchiarlo con la manovra (isolarlo politicamente), ma non vincerai, non avrai sicurezza se non pace, se i tuoi fanti non andranno a piantar bandiera sulla collina del nemico. E questo costa sangue e lacrime; tanto più sangue e tante più lacrime quanto più tardi i fanti andranno.

---Anche in questi giorni leggo del "dagli al ricco", argomento sul quale ho scritto più di una volta. E' voce di popolo, sciocco, che il ricco non deve esistere e che poichè egli è povero, tutti devon esser poveri.
Ripeto che il concetto di ricco è relativo. Lo è il proprietario di un mono locale rispetto al senza tetto, lo è chi beneficia di un quadrivani rispetto al titolare del monolocale. E' ricco chi ha casa al mare, che poi è spesso quella natia, e casa in città. Per chi gira in Panda è ricco chi si muove in Mercedes. E così via, salendo di gradino in gradino.
Eppure il ricco serve. Un esempio. Il governo Monti, sull' ondata della spremuta di ricchi, impose una sopratassa sulle auto proprie dei ricchi, ritenendo così di incassare oltre duecentomilioni di euro in più rispetto al passato prossimo. Ne ha perso centosessantanove di milioni, dato ministeriale. E non solo meno entrate tributarie, ma minor produzione, minor distribuzione, minore occupazione. E queste, la minore produzione, la minore distribuzione con i suoi addetti, la minore occupazione, generano anche esse un calo delle entrate sia tributarie che contributive; non vi son più lavoratori a pagar tasse e contributi.
L' ottimo Filippino, senza aragoste e popolare, a quindici euro a pasto completo, non dubito che pagherebbe meno tasse così come non dubito che manderebbe a casa una decina di persone. Senza i così detti ricchi, un Filippino non esisterebbe. Ed il pescatore non saprebbe a chi venderle le aragoste, a meno che non decidesse di darle via a cinque euro chilo.
Si afferma che vi son ricchi troppo ricchi. Ma chi è che stabilisce un tetto alla ricchezza? e perchè poi? Perchè io mai arriverò a tali vette? Sciocco, sciocco ed invidioso, e l' invidia è peccato capitale.
Che il ricco contribuisca di più è cosa ovvia e giusta. Ma spremerlo, oltre che disgustoso, è dannoso.

LE REAZIONI.

di Maurizio Pagliaro

Caro avv. Ziino, sono d'accordo con lei a proposito del suo intervento W il ricco, ma ad una condizione, che sia un ricco onesto cioè non spremitore di poveri, non corruttore di politici, non infiltrato in politica per arricchirsi e soprattutto ricco educato. Mi consenta, il povero verso questo tipo di ricco ha disgusto e non invidia. Il disgusto non è peccato.

di Alfio Ziino

Leggo il commento del signor Maurizio Pagliaro alla mia nota titolata W il ricco. Mi auguro che l' autore del commento non abbia nemmeno immaginato che possa io aver plaudito al disonento o al corruttore, o che lo stesso pensi che non si possa essere ricchi senza essere, appunto, disonesti o corruttori. Ove così fosse, ma non credo prorio che così sia, anche il signor Maurizio Pagliaro rientrerebbe nella vasta platea di sciocchi di cui dicevo.
La disonestà è disonestà per chiunque, ricco o meno che sia. L' industriale disonesto, evasore e corruttore, non è peggio del finto bracciante agricolo o del finto invalido. Non è peggio dell' artigiano, o del piccolo professionista, o del bottegaio, che a rilasciar fatture o ricevute fiscali non ci pensan proprio. Non è pegiore del cassintegrato che fa un secondo lavoro, al pari di colui che percepisce la c.d. disoccupazione.
Le chiedo, signor Pagliaro: quanti finti braccianti agricoli, quanti falsi invalidi, quanti artigiani, piccoli professionisti, bottegai evasori, cassintegrati e/o disoccupati bis lavoristi Lei conosce? Ha mai levato la voce, anche se non nominativamente, contro costoro? Ritiene o non che il danno alla pubbliche finanze arrecato da tutti costoro, e son milioni e milioni e milioni, sia quello che più incide sul nostro dissesto? Perseguire il grosso evasore è abbastanza facile, e vien fatto. Perseguire i miloni di cui sopra è pressocchè impossible. E non vien fatto.
Comprendo e giustifico il ladro per necessità, chi per sfamare se stesso o la propria famiglia si dedichi al furto. Comprendo e giustifico la donna che per la stessa ragione si dedichi al malaffare. Non comprendo e non giustifico che delinqua per pagare la finanziaria relativa al nuovoTV color, al motorino del figlio, al cellulare, e così via dicendo.

di Maurizio Pagliaro

Caro avv. Ziino, non ho mai associato un suo plauso al ricco disonesto e corruttore di politici, anche perche', sarebbe fuori luogo con il suo lavoro. Per il resto, ho una piccola attivita' nell'isola di Vulcano, rilascio regolarmente fatture e ricevute fiscali, sto per necessita' aperto tutti i giorni dell'anno, non ho ne cassa malattia ne indennita' di disoccupazione, posseggo un Nokia, acquistato 5 anni fa al discount di Canneto 19 euro e 90 centesimi ed ulteriore mia colpa non ho mai voluto imparare a guidare, circolo con una bicicletta da euro 99,90. Il mio scritto non era una polemica nei suoi confronti,ma una puntualizzazione sul ricco disonesto e corruttore. Spero di averla mio ospite a Vulcano per bere insieme un bel calice di vino.

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