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di Angelo Pajno*

REVISIONE DELLA RIFORMA DELLA GEOGRAFIA GIUDIZIARIA, INTERVIENE IL CONSIGLIO NAZIONALE FORENSE:

“Recovery fund degli avvocati, un'opportunità per ripristinare gli uffici giudiziari soppressi”.

In un elaborato documento del 18 dicembre 2020 a supporto del "Piano nazionale di ripresa e resilienza" Il CNF analizza lo stato del Servizio Giustizia in Italia suggerendo alcune possibili soluzioni per una implementazione della sua efficienza, intervento oramai improcrastinabile.
In tale ottica, il CNF afferma che…"i fondi del Recovery fund potrebbero costituire l'occasione per rivedere l'ultima riforma in materia di geografia giudiziaria e garantire una giustizia di prossimità" e dunque un miglior accesso alla giurisdizione da parte dei cittadini.

L’intervento di revisione dei cd "tribunalini", prosegue il documento, ispirato all’epoca da obiettivi di riduzione dei costi e di contenimento della spesa, ha dimostrato, "con evidenze rafforzate nel periodo di emergenza sanitaria", come il settore della Giustizia "non possa essere riguardato soltanto in termini di bilancio e contenimento della spesa".
Un approdo, questo, condiviso anche dall'Unione europea che riconosce il ruolo strategico di una giustizia facilmente accessibile. Nelle "Linee guida sulla revisione della geografia giudiziaria per favorire le condizioni di accesso ad un sistema giudiziario di qualità", la European Commission for the efficiency of justice (CEPEJ) del 23 giugno 2013 sottolinea come la «giustizia di prossimità» costituisca un valore fondamentale di uno Stato di diritto.
"È appena il caso di sottolineare – scrive ancora il CNF – come il diritto di ciascuno di agire in giudizio per la tutela delle proprie posizioni giuridiche soggettive, riconosciuto dall'art. 24 comma 1° della Costituzione, è assicurato anche attraverso la predisposizione di un adeguato sistema di accesso alla giustizia”.

Seguendo questa linea di pensiero il "Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi", prosegue il documento, ha sensibilizzato i Capi degli Uffici giudiziari proprio in relazione all'esigenza "sempre più marcata, di avvicinamento del servizio giustizia ai cittadini". E ciò, "specie a seguito della riforma della geografia giudiziaria in virtù della quale, come noto, sono stati soppressi diversi uffici giudiziari".

Che sia quindi la volta buona per mettere mano a quella sciagurata riforma che ha dato il “via libero” definitivo all’ingolfamento, oggi oramai cronico, della macchina giudiziaria, a fronte del quale, peraltro, le fulgide menti ministeriali nulla di meglio sono state capaci di partorire che falcidiare l’entità del “ristoro” riconosciuto ai cittadini per la eccessiva ed ingiustificata durata delle cause previsto dalla oramai tristemente (in quanto oblitera il fallimento di un diritto costituzionalmente garantito) famosa “legge Pinto”.

Mi auguro quindi che il lume della ragione torni ad albergare “colà ove si puote” e siano ripristinati quegli uffici di prossimità che hanno costituito nei lustri passati il vero presidio di legalità e giustizia sul territorio periferico del Paese, tra questi le Sezioni distaccate di Tribunale (già Uffici di Pretura) delle isole minori italiane, e quindi anche quella di Lipari.
Quale membro della Associazione Forense Isole Eolie auspico pertanto che i prossimi incontri a livello ministeriale, già in programma grazie all’iniziativa del collega e Vice Sindaco, Avv. Gaetano Orto, possano preludere finalmente a interventi concreti in tal senso.

Si tratta di salvaguardare, a vantaggio della comunità eoliana, i diritti fondamentali del vivere civile già gravemente pregiudicati sotto diversi aspetti, dalla sanità ai trasporti, dalla giustizia ai servizi (ricordo che a breve, salvo novità dell’ultimo momento, sarà soppresso anche il locale ufficio periferico della Agenzia delle Entrate), dalle infrastrutture all’impiantistica, e via scorrendo quello che somiglia sempre più a un Rosario di sofferenze che a uno sterile elenco.

Mi viene alla mente un presagio, tra il serio ed il faceto più volte ribadito da un caro amico in occasione delle nostre chiacchierate invernali: ”caro Angelo, verrà il giorno, così continuando le cose, che ci chiuderanno, tutti noi eoliani, all’interno di un’unica grande riserva e ci paracaduteranno dagli elicotteri, una volta al mese, il minimo indispensabile per alimentarci, fino a portarci all’estinzione”.
E c’è ancora qualcuno che invece di preoccuparsi delle nostre reali esigenze ciancia di Parco Nazionale dei Vulcani delle Isole Eolie!

*Avvocato

I capiscala dell’OVRA e le guardie rosse di Lin Biao
Un detto di antica popolare saggezza ci ricorda vieppiù che “stultorum mater sempiter gravida” (la madre degli imbecilli è sempre incinta).
Mai tale assunto si è rivelato di stringente attualità come oggi.
Un insigne, o supposto tale, esponente dall’attuale, raffazzonato, governo (con la “g” minuscola) dedito alla coltivazione del terrore di stato che ha obnubilato le menti di molti, ha partorito infatti la più stravagante – a tacer d’altro – delle idee “anti COVID”: l’arruolamento di 60.000 disperati nullafacenti, naturalmente a titolo volontario e quindi gratuito, per sorvegliare e contrastare gli eccessi da “movida” selvaggia.

In pratica codesti figuri - ai quali qualcun altro della suddetta compagine governativa normoneuronicamente dotato ha fatto notare che non avranno alcuna prerogativa pur lontanamente assimilabile a quelle di un pubblico ufficiale - si dovrebbero far carico di evitare gli assembramenti di alcune decina di persone nei pressi dei locali pubblici o, nel caso di riottosi al cortese invito al disperdersi per le vie e le calli circostanti, magari avvisare la solerte forza pubblica per un energico e risolutivo intervento.
In pratica siamo tornati ai capi scala di epoca fascista, occhi e orecchi della polizia segreta di regime, la famigerata OVRA o, per torto non fare all’altra metà del firmamento politico nazionale, alle guardie rosse di Lin Biao.
Stupidotti psicologicamente repressi bramosi di rivalsa nei confronti di coloro ai quali intimamente ambiscono di somigliare, non riuscendovi.
Altra giustificazione non riesco a trovare pensando a di quante pernacchie e calci nel sedere codesti signori saranno oggetto, fermo comunque restando che altrettanto ingiustificabili dovranno intendersi tali incivili reazioni.

La verità è, con ogni probabilità, che il costante regredire della pandemia, oramai prossima allo zero - peraltro prevista sin dall’inizio dagli studiosi più accorti - lascia la legione di presunti esperti arruolata dal caro “Giuseppi” & Soci senza ulteriore catodica giornaliera presenza attraverso la quale predicare limiti e restrizioni sine die crogiolandosi nella malcelata, crudele, soddisfazione di prospettare un negato ritorno al futuro.
E ciò senza considerare che in qualche maniera si dovrà pur smaltire quell’Everest di mascherine e guanti acquistati, che già oggi si appalesano in buona parte del tutto superflui, la cui definitiva dipartita pare avvicinarsi a grandi falcate.

Per gli speculatori del ramo comunque resta pur sempre una possibilità: a settembre anche i bimbi di prima elementare le dovranno indossare (Azzolina dixit), e considerate le naturali ed insopprimibili caratteristiche di tale tipologia di utilizzatori, non è difficile ipotizzare che i summenzionati “dispositivi individuali di protezione” finiranno nel cestino dopo dieci minuti.
Il ricambio ( e quindi il consumo) è assicurato!

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