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di Angelo Pajno*

IL PIANTO DEL COCCODRILLO.
In questi ultimi anni ha preso vieppiù piede nelle nostre isole il pianto greco di Willie il coccodrillo.
Da contrade, spiagge e tratturi alto si leva il grido di dolore di coloro, residenti o meno, che inorridiscono al cospetto delle barbare invasioni dei cosiddetti “mordi e fuggi”, razza (evidentemente) antropologicamente diversa dagli stanziali puri e duri e, come tale, da porre alla gogna o rigettare in mare al grido di “vade retro il puzzone”.
Francamente l’ipocrisia di costoro mi disturba non poco e ancor meno mi interessa l’esser tacciato quale bastian contrario.

In fondo non ho l’esigenza di piacere aliunde e, prendendo a riferimento il Cyrano de Bergerac del buon Francesco Guccini, non mi vergogno di affermare…..“spiacere di piacere, io amo essere odiato”.
Tutti perfettini i cultori del dio denaro a basso rischio, coloro che trovano normale vendere un bicchiere d’acqua cremolato al ghiaccio con aggiunta di aromi di limone, o di caffè (nel migliore dei casi), a 10 euro con brioche lamentandosi poi che il “mordi e fuggi” tira dritto una volta letto il loro listino, o chi nel proprio ristorante, sempre alla rincorsa della inutile stella Michelin (la qualità è tale quando è reale e non certo quando è stellata), aspetta solo il magnate di turno (magari Russo o Arabo dalle mance generose) e lancia un’ occhiata torva all’indirizzo del padre di famiglia che, sbirciando dall’esterno il menù, indica alla moglie ed alla giovane prole che è meglio rivolgersi altrove e magari addentare il panino con il salame o la provoletta preparato a casa dalla moglie alle prime luci dell’alba, prima di partire per imbarcarsi su uno dei tanti “vaporetti della vergogna”.

Tutti vogliamo, aneliamo, pretendiamo, un turismo d’elite, d’alto bordo che non si soffermi solo nei negozietti di souvenir per portarsi a casa il simbolo, rigorosamente made in China, di una gita durata un soffio e da archiviare, magari con rimpianto, nel cassetto dei propri ricordi più belli, ma che acquisti bulemicamente presso i (pochissimi) negozi di un certo livello qualitativo ancora esistenti.
Vergogniamoci, noi figli e nipoti di emigranti e magari, oggi, ancora inconsapevoli genitori di figli destinati ad un nuovo esodo migratorio.
Ma ci siamo accorti del deserto delle nostre strade durante il lungo letargo autunnale-invernale?
Quanti di noi si sono soffermati a contare quanti negozi “stanziali” restano aperti in quel periodo e quante invece sono le saracinesche abbassate sul corso Vittorio Emanuele, sulla Via Garibaldi, sulla Marina Garibaldi di Canneto, tanto per restare a Lipari ma la situazione non cambia nelle altre isole.
E noi ci preoccupiamo della qualità del nostro turismo, quel turismo che abbiamo, non so fino a che punto inconsciamente, contribuito a creare, a sostenere, a far crescere.

Non v’è dubbio che gli sbarchi selvaggi, come la presenza di soggetti poco raccomandabili, vadano regolamentati, disciplinati e, ove occorra, preventivamente impediti (in quest’ultimo caso le Forze dell’Ordine ne hanno financo gli strumenti) ma di tale grave carenza abbiamo noi tutti la nostra quota di responsabilità avendo già da tempo venduto l’anima al diavolo (il dio denaro) e non possiamo dimenticare che il “mordi e fuggi” (deprecabile definizione impregnata di quel razzismo che, a parole, affermiamo di detestare) versa nelle casse dei nostri disastrati Comuni (non tutti ad onor del vero) fior di quattrini che, a fine stagione, invochiamo senza vergogna siano utilizzati per tappare questa o quella falla nella agonizzante gestione della cosa pubblica.
Viva la coerenza!

Ed allora, ben venga il passare dalle chiacchiere da bar dello sport alle proposte concrete perché la prossima stagione sia gestita in maniera adeguata, contemperando le esigenze di tutti: del turista di giornata (ex “mordi e fuggi”), degli albergatori, ristoratori, affittacamere, baristi, negozi di souvenir, gioiellerie, negozi di abbigliamento e di oggettistica di pregio ma, cortesemente, smettiamo di piangerci addosso mentre, in fila in banca, attendiamo il nostro turno per versare il ricavato della nostra attività estiva.
P.S. Non sono di sinistra, né di destra, né di centro (ammesso che ancora quest’ultimo esista nel panorama politico nazionale), non scervellatevi ad affibbiarmi una patente di appartenenza, mi piace solo osservare il mondo di mezzo e ragionare con la propria testa, magari bacata, ma questa mi ritrovo.

NON E’ VERO MA CI CREDO!
Alcuni segnalatori della nostra Associazione mi hanno fatto pervenire, alcuni giorni addietro, il link contenente un redazionale apparso di recente su un giornale on line locale nel quale si esprime ferma, quanto assolutamente condivisibile, condanna per la presenza in alcune pregiate, dal punto di vista ambientale, località dell’isola di Lipari, di mobilio e ciarpame vario dismesso che mano criminale nulla di meglio ha trovato per disfarsene che l’abbandono.
Tutta la più ampia solidarietà, quindi, da parte di questa Associazione, alle parole di sdegno per il fatto narrato.

Assolutamente non condivisibili invece le cause di tanta incuria e disprezzo per l’ambiente indicate dall’estensore del redazionale, manco a dirlo, nella mancata istituzione del parco nazionale delle Isole Eolie assurto a ineludibile panacea per tutti i mali del nostro territorio, naturalmente insieme alla “sorella gemella”, l’Area Marina Protetta.
Apprendiamo quindi che inciviltà, bieca maleducazione, ignoranza e disprezzo per il bene comune sparirebbero come d’incanto se le nostre isole venissero fatte oggetto dell’ennesimo vincolo a discapito di quelle attività comunque ecocompatibili (stante i vincoli già esistenti) che consentono oggi agli eoliani – e non è dato sapere per quanto altro tempo ancora – di non tornare all’emigrazione.

E giù duro contro coloro che, legittimamente, esercitano la prerogativa, costituzionalmente garantita, di esprimere la propria opinione.
Tacciati, costoro, di abietta ignoranza in quanto userebbero sottrarsi al confronto con le sacre pattuglie ambientaliste per mancanza di valide e sostenibili argomentazioni.
Evidentemente sino ad oggi ho vissuto al di là della Porta del Tempo, in un universo parallelo dove tutto va alla rovescia.
Ho letto e riletto infatti di quanti inviti ho indirizzato alle summentovate sacre pattuglie per addivenire a quel confronto senza mai ricevere un pur fugace riscontro. Sarà forse che proprio ad esse mancano argomenti di confronto?
Lascio a chi legge - e a chi in passato ha avuto la bontà di leggermi - la risposta.
Di certo è che disarmante, quanto imbarazzante, si appalesa la credibilità di chi si avventura nello scrivere di argomenti dei quali non ha diretto e personale riscontro.
In sintesi: i guardia-parco sarebbero realmente in grado di elidere definitivamente gli episodi di inciviltà rappresentati? Avremmo realmente aree del nostro territorio scevre da discariche abusive? Reti, materassi, divani, lavatrici, scarti di lavorazione edile e quant’altro scomparirebbero effettivamente dalle langhe più periferiche?
Lo scrivente, come gran parte dei componenti di questa Associazione, ha il deprecabile vizio di girare, per quanto può, il mondo e l’Italia in particolare, ed allora l’invito che mi sento, con sincero affetto, di rivolgere all’anonimo redattore è quello di guardarsi bene intorno prima di scrivere certe amenità.
Solo per avere un termine di paragone recente vada ad indagare sulle pietose condizioni – quanto a pulizia – in cui si trova la spiaggia rosa di Budelli nel Parco dell’Arcipelago della Maddalena, in Sardegna, o l’Isola dei Conigli (o Isola Grande) nella AMP di Porto Cesareo, in Puglia, nonostante la tutela ambientale cui sono sottoposte ed il personale di sorveglianza del quale dispongono.
Oppure faccia un salto nella provincia andalusa, in Spagna, ove i 24 parchi naturali, di cui due nazionali ed uno inserito nel Patrimonio Unesco, non inferiscono affatto, se non in misura assolutamente marginale, su aree antropizzate; ma tale situazione non è esportabile certamente tout court alle Eolie, che presentano invece una consistente antropizzazione del territorio ove l’istituzione del parco, in uno ai pesanti vincoli già esistenti, porterebbe alla sua pressoché totale mummificazione.
Per concludere sulla soluzione proposta dall’articolo in commento penso di non essere lontano dalla realtà affermando che la stessa possa essere compendiata nel brocardo: non è vero ma ci credo!
*Associazione Eolie Mare Libero (che non vuol dire privo di tutela)

 

 

 

 

Ora basta!
Da eoliano ne ho francamente le scatole piene.
Ho letto durante questa strana estate dagli assalti antipandemici tutta una serie di magistrali stupidaggini sul chi, sul come, sul quando e sul perché si deve venire alle Eolie in vacanza:
- Sul chi: naturalmente si predilige la classe alto borghese, se non esclusivamente VIP, economicamente agiata, incline alla spesa senza l’occhio ( e la tasca) al quantum. Si dice che le Eolie non possono e non devono aspirare a niente di meno.
Bestialità, dettate da una spocchia irriverente che non trova riscontro nella nostra, maltrattata, realtà.

Lo stato delle nostre isole, ivi comprese quelle che si atteggiano a “principesse sul pisello” si presenta, oramai da anni, in un pietoso abbandono paragonabile solo a quello delle vecchie signore oramai sfiorite che invece di far tesoro e godere degli anni vissuti rincorrono l’eterna giovinezza loro artificialmente donata da un taumaturgico lifting dagli effetti provvisori.
Di lì a poco la gravità terrestre renderà infatti comunque giustizia ai decoltè, alle pappagocie, ai glutei e via cantando.
Da quanti anni non si concretizza un’opera pubblica degna di questo nome?
Da quanti anni non si cura più il verde pubblico (Piazza Mazzini, o quel che ne resta, grida vendetta e gronda vergona)?

Da quanti anni l’arredo urbano è soltanto un pio desiderio?
Da quanti anni quel che resta dei cassonetti della N.U. fa bella (sic!) mostra di sé con i coperchi lasciati regolarmente ribaltati all’indietro? Forse che si vuol mettere in bella mostra ai graditi vacanzieri l’opulenza delle eoliane genti mostrando urbi et orbi la qualità (e l’olezzo) dei propri rifiuti?
Da quanti anni Comune e Provincia non riasfaltano i tratti carrabili di propria pertinenza? Forse che si vuol candidare l’Arcipelago a sede della Parigi – Dakar?
E la sentieristica? E la portualità, commerciale e turistica?
Ma smettiamola di inumidir di lacrime i bulbi oculari e guardiano in faccia la realtà: quanto ad accoglienza siamo da terzo mondo e se non avessimo un patrimonio naturale di inestimabile bellezza saremmo tutti con le pezze al culo, altro che turismo di alto livello!
Di chi le colpe? Certamente di una classe politica insipiente e di scarso livello che oramai da alcuni decenni gestisce il nostro Comune, ma non ne sono indenni neppure i rappresentanti delle strutture turistico-ricettive dell’arcipelago, incapaci di gettare lo sguardo aldilà del proprio orticello, restii a fare squadra, protesi ad ostacolare l’altro, anche a scapito del comune interesse.

Se questo è il quadro riteniamoci fortunati se, comunque, esiste ancora un flusso turistico alle Eolie, qualunque esso sia.
- Sul come: Ultimamente altro virus si è propagato alle Eolie, “l’aeroportuite”. Dove lo facciamo un bell’aeroporto? Sulle radure (da spianare) di Quattropani e dintorni? In zona “Pomice”? O magari, come qualcuno di recente vaneggia, attraverso una mostruosa realizzazione a mare mediante la realizzazione di una orribile piattaforma artificiale ( non mi stupirei che la Soprintendenza avalli un tale scempio ritenendolo meno invasivo di due pulera ed un bisuolo) sì da farvi atterrare, magari, gli airbus 380.
Ma smettiamola di stare con la testa tra le nuvole.

Una sinergia tra amministrazioni locali (pia illusione?) ENAC, Compagnie di navigazione veloce, SACAL, Amministrazioni provinciali, potrebbe riportare in auge il Tito Minniti di Reggio Calabria assegnandogli il ruolo di principale scalo aeroportuale dell’arcipelago mediante il chek-in presso l’aeroporto di partenza ( da tutta Europa, oltre che dall’Italia) ed il chek-out direttamente su Lipari magari utilizzando quell’inutile obbrobrio del quale ci ha fatto recente omaggio la Regione.
In pratica il turista parte da casa propria e sbarca con i propri bagagli direttamente alle Eolie mediante un brevissimo trasferimento in bus aeroportuale dall’aerea di sosta dell’aeromobile al pontile aliscafi sito alla testata dello scalo ove troverà la coincidenza con il mezzo veloce per Messina e quindi per Lipari. Senza muovere un passo.

Fantascienza? No, semplicemente una soluzione rapida ed economica per collegare le Eolie con il mondo, quantomeno nella stagione che va da giugno a settembre, con riserva di implementare il servizio qualora trovasse il gradimento dell’utenza.
- Sul quando: E’ fuor di dubbio che una stagione turistica 12/12 sarebbe auspicabile, ma mi chiedo, e vi chiedo, cosa dovremmo offrire al turista in pieno inverno?
Certamente non il mare, per evidenti ragioni climatiche.
Certamente non il termalismo, che si preferisce abbandonare nell’oblio più assoluto salvo inalberare gli scudi non appena si prospetta all’orizzonte l’intervento di qualcuno che non sia di autoctona origine da respingere con formazione a testuggine di romana memoria.

Personalmente del termalismo non mi frega più di tanto ma vorrei chiedere quisqe de populo cosa è stato fatto da cinquant’anni a questa parte (non da ieri l’altro) per rilanciare lo stabilimento di San Calogero da parte delle varie amministrazioni locali se non perdere la titolarità della concessione del demanio minerario?
A mente di chi scrive solo il Sindaco Giacomantonio affrontò a suo tempo la questione…..ma fu invitato ad accomodarsi a casa salvo poi rimpiangerne i pregi…nonostante i difetti.
La sentieristica? Nonostante l’ impegno di alcuni cultori dell’ambiente, tra i quali mi sento di fare un plauso all’amico Pietro Lo Cascio, non possiamo certo sperare che lo stato attuale dei sentieri eoliani, almeno per gran parte di essi, possa giustificare l’affrontarne in sicurezza i percorsi durante la stagione invernale.

O basterebbe la convegnistica? Un po’ poco, francamente, anche considerando la collocazione geografica delle Eolie che da tale punto di vista le penalizza non poco.
- Sul perché: certo, il visitatore ideale dovrebbe venire nel nostro Eden (perché tale è l’arcipelago) per rispettarne i tempi, la natura, le abitudini e goderne gli effetti, ma sarebbe irrealistico immaginare che i giovani possano limitarsi ad assistere a presentazioni letterarie all’interno dell’ovattato ed accogliente giardino di questa o quella struttura alberghiera, o accontentarsi della pur pregevole offerta concertistica presso la solenne struttura delle chiese del Castello.

Altro è il caso in cui tale “diversa” voglia di vacanza si trasforma in teppismo o in comportamenti al limite del tollerabile.
Ma quì mi sia consentito puntare l’indice contro la assoluta inadeguatezza numerica delle Forze dell’ordine.
Una costante e adeguata copertura dei territori isolani permetterebbe infatti di bloccare e, ove necessario, sanzionare severamente chi si abbandona a tali comportamenti, e sarebbe forse più utile che l’andare a controllare spasmodicamente se l’inutile mascherina, peraltro usata per da duemillesima volta (tanto, chi controlla al riguardo, basta indossarla e siamo a posto. Ipocriti) lascia scoperti 0,5 cm. di superficie nasale o penzola un tantinello in più del dovuto dall’orecchio destro (o sinistro, a scelta).

Ma sull’argomento la questione si fa più complessa coinvolgendo le Prefetture, i Comandi territoriali dei vari corpi, le amministrazioni locali.
In definitiva: basta! Abbiamo quello che ci siamo meritati, smettiamola di frignare ed abbandoniamoci al frusciare della cartamoneta che, volenti o nolenti, questi “nuovi barbari” che tanto condanniamo lasciano nelle tasche degli affittacamere, dei venditori di alcoolici et similia e del Comune (sotto forma di tassa di sbarco).
Alla prossima stagione estiva e….alla prossima amministrazione comunale.

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