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di Rosaria Brancato 

Isola nell’isola, Lipari paga doppiamente le conseguenze di una marginalità territoriale che si traduce con enormi disagi nell’ambito della sanità. Non a caso la scorsa estate si sono registrate proteste collettive contro ogni tentativo di depotenziamento dell’ospedale. A patire disagi nelle ultime settimane sono gli utenti della farmacia ospedaliera, che è per l’appunto anche farmacia territoriale.

Farmacista in maternità
I guai sono iniziati quando la farmacista ha chiesto di essere posta in maternità a rischio, con un’assenza che senza ombra di dubbio, si prolungherà anche dopo il parto e che in ogni caso ha già una durata tale da richiedere una sostituzione. A segnalare i disagi sono stati quanti, soprattutto affetti da patologie gravi che necessitano di costanti forniture di piani terapeutici e cure, hanno scoperto che il posto della dottoressa Napoli è finora ricoperto in modo non continuativo, ma con personale che raggiunge Lipari attraverso turnazioni, quindi una o due volte a settimana. La farmacia inoltre fornisce i presidi sanitari, pannoloni, e tutte le forniture mediche indispensabili in una realtà come Lipari (e per le altre isole).

Concorso e manutenzione
Una situazione molto critica che ha però visto l’Asp, grazie al direttore generale facente funzioni Bernardo Alagna, non appena avuta notizia del problema, avviare immediatamente l’iter per il concorso. “Non potevamo non intervenire, era una criticità da risolvere in modo rapido. E non mi riferisco soltanto alla sostituzione della farmacista, ma anche alle condizioni stesse dei locali, che necessitavano di una manutenzione, e della gestione digitale e informatica della farmacia”.

36 candidati
Il concorso per un contratto a tempo determinato è stato bandito, le domande sono state selezionate e 36 candidati sosterranno l’esame orale il 15 giugno. Il problema dell’ospedale di Lipari finora è legato anche al fatto che non sono in tanti i medici o le figure sanitarie disposte a lavorare in quella sede, per via di problemi logistici ed anche economici.

“Abbiamo avuto anche alcuni incontri con il sindaco di Lipari e con l’assessore comunale alla sanità per migliorare le condizioni della farmacia dell’ospedale sotto ogni aspetto. C’erano problemi anche con gli arredi. Insomma stiamo lavorando per dare le migliori risposte agli utenti, che, giustamente, hanno segnalato una serie di disagi”.(tempostretto.it)

Tra domenica e lunedì dovranno essere presentate le liste, ma in Forza Italia già oggi il quadro delle candidature è stato ultimato. Confermate le indiscrezioni degli ultimi giorni, Genovese perde una delle due "pedine" e viene ridimensionato, mentre i malumori del deputato regionale Tommaso Calderone potrebbero sfociare in uno scontro ed infine, a protestare potrebbero essere anche i cosiddetti "alleati minori", giacchè uno dei 3 Collegi Uninominali di Messina e provincia, quello che unisce i Nebrodi ad Enna va all'higlander Carmelo Lo Monte, in quota Lega.

I NOMI di FORZA ITALIA

COLLEGIO UNINOMINALE MESSINA1- MATILDE SIRACUSANO (il Collegio comprende il capoluogo ed alcuni comuni nel versante tirrenico come Rometta e Villafranca, e del versante jonico fino a Pagliara e Roccalumera)- La giovanissima messinese, "a digiuno" di politica attiva, alla sua prima candidatura si trova schierata in una competizione nazionale e nello scontro "corpo a corpo", contro il Rettore Navarra, Pd, l' ex presidente dell' Atm Gabriele Siracusano per Liberi e Uguali (sarà quindi una battaglia tra due Siracusano...anche se non sono parenti) e l'uscente Francesco D'uva per i 5Stelle. Non sono mancati i malumori ma il cerchio si è chiuso sul suo nome. Figlia dell'imprenditore Salvatore Siracusano, è stata assistente parlamentare di Casini, ma è poi diventata berlusconiana. Il suo nome è in quota Antonio Martino, parlamentare uscente, ma a quanto pare lo stesso Berlusconi ha dato il placet.

La Siracusano è anche capolista a Palermo

COLLEGIO UNINOMINALE BARCELLONA-TAORMINA- FRANCO RINALDI (il collegio comprende le due "ali" del Comune capoluogo, da Milazzo e Capo d'Orlando su un versante e Giardini e Santa Teresa dall'altro). Francantonio Genovese viene ridimensionato rispetto alle richieste iniziali. "Perde" infatti la ricandidatura di Mariella Gullo, che era terza al Collegio plurinominale, ma blinda il cognato in un Collegio notoriamente di centro-destra (scatenando le proteste di Calderone e di Formica). Le due competizioni elettorali, Regionali prima e Politiche a marzo si concludono per Genovese con due eletti di famiglia: il figlio all'Ars e il cognato alla Camera. E se sul momento incassa un risultato è chiaro che alla lunga è una strategia boomerang.

COLLEGIO UNINOMINALE NEBRODI-ENNA CARMELO LO MONTE (quota Lega Noi con Salvini)- 61 anni, in politica dal 1985, per 10 anni all'Ars ('96-2006), è deputato da 3 mandati e punta al quarto. Dopo aver cambiato numerosi partiti, dal 2017 è con la Lega.

COLLEGIO PLURINOMINALE MESSINA- CAMERA (Il cosiddetto listino. Il collegio include gli uninominali di Messina 1, Barcellona-Taormina, Nebrodi-Enna) Stefania Prestigiacomo- capolista Nino Germanà Elisabetta Formica Dario Moscato

Capolista l'ex ministro Stefania Prestigiacomo, che guida anche la lista FI nel Collegio plurinominale di Siracusa-Ragusa. Secondo l'ex deputato Ars Nino Germanà, primo dei non eletti alle Regionali e che con questa candidatura punta al ritorno alla Camera (è stato deputato dal 2008 al 2012 quando si dimise per candidarsi all'Ars). Fuori quindi l'uscente Mariella Gullo, dentro Elisabetta Formica, figlia dell'ex deputato Santi Formica. Quarto in lista è Dario Moscato, coordinatore regionale dei Giovani di Forza Italia.

Questo quadro ha provocato la reazione del deputato regionale forzista Tommaso Calderone, che ha registrato 14 mila voti il 5 novembre e che nei giorni scorsi ha preannunciato battaglia. Oggi su Facebook scrive: "E' quasi certo che saranno candidati, da una certa parte politica, candidati obiettivamente improponibili. Se dovesse accadere quello che temo vi voglio tutti con me. Sarà guerra, ovviamente elettorale, senza se e senza ma".

SENATO Collegio Uninominale (tutta la provincia di Messina)- Urania Papatheu Listino Collegio Proporzionale Sicilia Orientale Urania Papatheu- capolista

Anche al Senato quindi Forza Italia ha deciso di iniziare il listino con una donna, in questo caso Urania Papatheu, ex commissaria dell'Ente Fiera ed alla sua prima esperienza nella politica "attiva". Vicinissima a Miccichè viene schierata sia all'Uninominale (in caso di elezione prevale l'uninominale sul listino), che al Proporzionale. Anche nei suoi confronti non sono mancati i mal di pancia. Ma ha prevalso la linea Miccichè. Chi sicuramente protesterà sarà Fratelli d'Italia, che contava su almeno un candidato in provincia di Messina in un Collegio Uninominale, anche alla luce dei risultati raggiunti alle Regionali (e due deputati eletti all'Ars, Catalfamo ed Amata). (tempostretto.it)

 

 

Il 7 settembre, a due mesi dalle Regionali ed in piena campagna elettorale, così titolava Tempostretto: "D'alia lascia Alfano col cerino in mano. Divorzio breve: Ap si dissolve". L'articolo su quella che poteva definirsi la "cronaca di un epilogo annunciato" (leggi qui) venne contestato dai vertici del partito, ma evidentemente non era affatto peregrino dal momento che a fine dicembre sono arrivati i titoli di coda su AP, la "creatura" politica di Alfano e D'Alia.

E' stato un divorzio lampo, che ha concluso un matrimonio breve che ha visto insieme, senza troppo entusiasmo gli ex Udc di D'Alia e gli ex Ncd di Alfano, un idillio iniziato in primavera e finito in inverno, dopo un autunno tormentato.

A lasciare il "talamo nuziale" è stato il ministro Alfano, dopo la batosta (annunciata e prevedibile) delle Regionali che ha visto la lista AP restare al di sotto della soglia del 5%. Nessuno dei centristi è approdato all'Ars. Alfano si è detto "vittima di complotti e accuse infondate", dimenticando tutte le sue responsabilità, ed ha fatto un passo indietro, aprendo così la strada allo scioglimento di Alternativa Popolare.

Epilogo scontato le cui radici affondano proprio nella campagna elettorale per le Regionali e che ha visto la fuga verso il centro destra sia degli ex Ncd (molti dei quali tornati a casa, in Forza Italia) che degli ex Udc (alcuni dei quali tornati alla casa madre, l'Udc di Cesa).

Alfano ha perso tra settembre ed ottobre tutti i colonnelli e generali, che mal avevano digerito gran parte delle ultime scelte e soprattutto il totale appiattimento sul Pd renziano. A dire addio in quei mesi sono stati i deputati messinesi Nino Germanà e Bruno Mancuso.

Anche D'Alia ha visto man mano assottigliarsi le fila delle sue pattuglie.

In entrambi i casi le fughe sono continuate dopo la sconfitta elettorale. Per Alfano una parabola discendente e definitiva: in estate ha fatto melina convinto di essere l'ago della bilancia, corteggiato da destra e da sinistra, in autunno il ministro buono per tutte le stagioni (dal 2008 ad oggi) è colato a picco.

Dopo il suo addio AP si è divisa: da un lato chi torna a destra e dall'altro chi resta fedele a Renzi ed al Pd, una differenza di vedute che in fondo c'è sempre stata ma è rimasta sotterranea per un anno.

D'Alia infatti è tra i fondatori della lista "Civica Popolare" di Beatrice Lorenzin (ex Ncd) creata insieme ad Italia dei Valori a supporto del Pd di Renzi, mentre Enzo Garofalo è con "Noi con l'Italia" progetto che vede insieme il movimento di Lupi, Fitto, l'Udc di Cesa ed i Popolari e Autonomisti di Saverio Romano. Garofalo era rimasto l'unico tra gli "azzurri storici" che in questi mesi ancora non era rientrato nel centro-destra.

"Non rinnego l'esperienza fatta con Ncd e con Alfano- spiega il parlamentare- che è nata in un preciso momento storico, con obiettivi precisi e con un termine: le larghe intese nel 2013 furono sostenute dallo stesso Berlusconi con il governo Letta con l'obiettivo di portare avanti le riforme. Quando il Senato però dichiarò la decadenza di Berlusconi noi abbiamo deciso comunque di portare avanti quegli obiettivi che ci eravamo dati. E sono certo che li abbiamo raggiunti. Ma sono troppe le differenze con il Pd, soprattutto se adesso è sbilanciato a sinistra. Io resto un moderato liberale, sono europeista e credo al sostegno alle imprese. Discorso diverso avrei fatto se fosse nato il Partito della Nazione, ma non è stato così, torno quindi nella coalizione a me naturale".

Negli anni '90 Garofalo, agli albori di Forza Italia, era stato un berlusconiano di ferro, tra i fondatori del partito a Messina, quella con Berlusconi la definisce una "frattura dolorosa" nel 2013, ed anche se il movimento "Noi con l'Italia" non è un ritorno a casa, gli uomini del partito di Lupi e Romano sono una sorta di "berlusconiani" della porta accanto. La strada per le Politiche è tutta in salita per un partitino nato due mesi prima delle elezioni, nonostante i sondaggi, ma spiega "manca un partito che raccolga esperienze moderate che guardano al PPE. Siamo comunque riusciti a riunire i piccoli partiti moderati e possiamo presentarci agli elettori uniti".

In Sicilia gli Autonomisti e Popolari di Saverio Romano hanno raggiunto ottimi risultati ed anche gli Udc di Naro, ed in entrambi i casi hanno assessori nella giunta Musumeci. E' quindi plausibile che sarà complesso comporre il mosaico delle candidature per questa nuova compagine, tenuto conto di ambizioni vecchie e nuove (e di chi alle Regionali non ce l'ha fatta a ottenere il seggio).

"Ho dato la mia disponibilità per quello che deciderà il partito. Io ci sono, ma non ho fatto alcun tipo di richiesta. Non sono pentito d'aver contribuito a costruire NCD in quel preciso momento storico, semmai sono pentito di non aver costruito la formazione di adesso. Abbiamo avuto due anni di tempo, non lo abbiamo fatto".

Con l'ormai già "ex" compagno di AP, con il quale ha condiviso la campagna per le Regionali, Gianpiero D'Alia, ha portato avanti una serie di battaglie: "Con lui ho condiviso molte cose, ma da sempre è stato più orientato verso il centro-sinistra. Siamo stati d'accordo molte volte, ma non sull'alleanza con Crocetta, scelta che ho subito sin da quando siamo entrati in giunta regionale ed ho subito fino alla fine, alle Regionali. Ma sono stato leale ad AP fino alla fine".

Quanto all'ex ministro D'Alia non ha ancora deciso ufficialmente se candidarsi o meno. Per lui, entrato in Parlamento nel 2001, sarebbe il quinto mandato consecutivo. La lista del ministro Lorenzin nasce "a tavolino" per garantire un supporto centrista a Renzi e l'ipotesi è poter contare su alcuni seggi blindati.

Il rischio però, sia sul piano della soglia che degli stessi seggi (tenuto conto dei problemi che Renzi ha anche all'interno del Pd) è molto alto.

D'Alia deve anche fare i conti con una serie di fughe iniziate in Sicilia sin dal suo divorzio dall'Udc, nel novembre 2016. Dopo la sconfitta delle Regionali ci sono altri esponenti centristi con la valigia in mano e molti guardano all'Udc attualmente coordinata da Pippo Naro. La lista di AP non ha dato i risultati che speravano i leader ed il capolista Giovanni Ardizzone, ex presidente dell'Ars ha dimezzato i consensi. Il gruppo consiliare in 4 anni si è dimezzato e se da un lato Casini e Renzi spingono per una sua candidatura, dall'altro D'Alia sta riflettendo se sia il caso di fare un passo indietro.

A marzo ci saranno le corazzate ed il centro rischia di essere schiacciato.

Regionali docet.

---All'inizio la frase è passata quasi inosservata, ma proprio il fatto che sia stata pronunciata in occasione del meeting della Caronte Tourist, alla presenza dei vertici dell'azienda e di 600 dipendenti, fa supporre che non sia "scappata" di bocca, ma al contrario, sia stata pensata e calibrata.

Pronunciarla in quel contesto evidenzia come ci siano due strade che si stanno separando, da un lato gli imprenditori, i Franza, che già da tempo hanno avviato una diversa filosofia aziendale e dall'altro i Genovese che sull'altare della politica stanno sacrificando tutto. Il sequestro preventivo scattato dopo l'elezione di Luigi Genovese all'Ars ha riguardato anche le quote che la famiglia ha all'interno della Caronte-Tourist e che adesso saranno gestite da un amministratore giudiziario. In ogni caso è evidente che i riflettori della magistratura adesso sono tutti puntati sul patrimonio.

E' stato il responsabile del personale e della comunicazione del Gruppo, Tiziano Minuti, a chiarire i rapporti con Francantonio Genovese e Amedeo Matacena che i media associano a Caronte Tourist a giudizio della società erroneamente "non per smarcarsi da situazioni realmente esistenti, ma riportate erroneamente dai media per approssimazione o enfatizzazione, bensì per atto dovuto nei confronti delle centinaia di donne e uomini che quotidianamente danno il meglio e il massimo del proprio impegno per mantenere efficienza, sicurezza e qualità del servizio erogato. È bene quindi sottolineare che la proprietà di Caronte & Tourist è in mano alle famiglie dell'Arch. Gennaro Matacena e degli eredi dell'Ing. Giuseppe Franza. Quel Matacena (Amedeo Jr.) che negli ultimi tempi assurge frequentemente agli onori della cronaca giudiziaria è fuori da C&T dagli anni '90; gli altri soci di Tourist Ferry Boat (con riferimento all'on. Francantonio Genovese), che hanno avuto anche loro recentissime vicissitudini giudiziarie, hanno la nostra amicizia e solidarietà, ma sono irrilevanti sulla gestione aziendale".

Escludendo che Tiziano Minuti sia uscito di senno e che abbia parlato ad insaputa dei Franza, le parole di lunedì segnano un confine netto tra un prima ed un dopo e sono la prima conseguenza degli ultimi atti giudiziari. E' la prima volta che la società prende nettamente le distanze da Genovese e pur facendo riferimento "all'amicizia ed alla solidarietà" i paletti sono messi con la frase successiva "i Genovese sono irrilevanti nella gestione aziendale". Le scelte degli ultimi anni dell'ex sindaco e attuale parlamentare di Forza Italia hanno finito con il coinvolgere, sotto il profilo soprattutto mediatico, anche l'azienda dei Franza, associata quasi automaticamente nei media e nell'opinione pubblica alla famiglia Genovese. Un automatismo che adesso gli imprenditori, che nel frattempo hanno avviato un diverso rapporto col territorio, vogliono spezzare. Dopo gli arresti, i processi, le condanne, il clamore per la candidatura di Luigi Genovese, la "goccia" che ha fatto traboccare il vaso, per gli imprenditori, è stato il sequestro preventivo con il quale i giudici hanno preso "le chiavi" di una parte del patrimonio.(tempostretto.it)

---Anche il Tar di Palermo ha bocciato i ricorsi presentati contro l'esclusione della Lista Arcipelago a Messina. A conti fatti la lista del Presidente in Sicilia sarà "monca", perché non sarà presente in due collegi che comunque hanno un peso elettorale: Messina (dove si è registrato l'ormai noto pasticcio) e Siracusa (dove lo spettacolo è andato in scena prima e la lista non è stata neanche presentata).

Il no del tar di Palermo fa seguito a quello di ieri, del Tar di Catania (leggi qui l'articolo)e rigetta i ricorsi presentati alla sezione centrale dallo stesso Micari e dal governatore uscente Crocetta.

Ci sarà tempo per le rese dei conti e le dietrologie, perché il dato più evidente che emerge è che Crocetta è fuori del tutto, dal momento che l'unico collegio dove si era candidato (come capolista) era Messina.

C'è chi dice che in fondo il pasticcio è stato un favore per Crocetta che così non deve misurarsi con i numeri delle urne, c'è chi dice che il governatore è vittima di Orlando e dei giochi interni al Pd che così rafforza le sue liste, ma un dato è inconfutabile: il danno, per l'immagine e sul piano dei voti per il centro-sinistra.

Una lista del Presidente che si presenta monca non è un bel vedere, così come quel 5,3% che i sondaggi davano per l'Arcipelago sono percentuali che verranno a mancare, anche se "spalmate" tra Pd e Sicilia Futura.

Ma quel che è peggio è la resa dei conti: Crocetta, al di là delle dichiarazioni ufficiali di pace la farà pagare cara ai "fratelli-coltelli". Sin dalle prossime ore arriveranno i commissari delle Città Metropolitane.... (Calanna a Messina)..... Poi si vedrà.(tempostretto.it)

---Sarà il coordinatore della segreteria nazionale del partito Lorenzo Guerini a "tenere a battesimo" il primo Congresso Pd dell'era post-genovesiana.

Dopo 2 anni di gestione commissariale ed a distanza di 3 anni dall'elezione dell'ultimo segretario provinciale sarà Paolo Starvaggi a prendere la staffetta di Basilio Ridolfo (affondato da una stagione di veti interni, veleni e incapacità da parte della segreteria regionale di gestire il "caso Messina" al punto che si arrivò al "congelamento" e scongelamento del segretario varie volte).

Starvaggi è figlio di una volontà comune da parte di tutte le anime, di costruire il partito in modo unitario ed avrà il compito difficilissimo di avviare una stagione nuova ma in pieno periodo elettorale quando servono grandi doti diplomatiche e soprattutto la capacità di dire molti no.

La sua oggi pomeriggio al Teatro Vittorio Emanuele sarà una proclamazione, perché nei giorni scorsi si sono svolte le votazioni a livello provinciale ed il Congresso sancirà oltre al suo insediamento anche quello dei 200 componenti dell'Assemblea neo eletta. Subito dopo si procederà all'elezione della Direzione provinciale.

Starvaggi, avvocato, è candidato unitario ed anche unico, dal momento che Francesco Calanna, sceso in campo inizialmente "per scelta personale e non di corrente, non per creare lo scontro ma per aprire il dibattito", nei giorni scorsi si è ritirato dalla corsa. La sua candidatura non era stata sposata né condivisa dal gruppo cui fa riferimento, la corrente Emiliano, rappresentata da Giuseppe Antoci e Beppe Lumia. Proprio nei giorni del ritiro della candidatura Calanna, ex presidente dell'Esa più volte confermato da Crocetta è stato nominato nell'ufficio di gabinetto del neo assessore alle infrastrutture Bosco (area Megafono, che ha preso il posto del centrista Pistorio).

Ai lavori del Congresso saranno presenti anche rappresentati dei sindacati, ordini professionali ed attività imprenditoriali.

«Questo evento non è semplicemente una "ripartenza" – sottolinea Starvaggi –, perché nonostante le difficoltà organizzative che il PD ha affrontato negli ultimi anni, noi iscritti e simpatizzanti abbiamo continuato la nostra attività a livello locale. Oggi l'obiettivo è di ricreare una struttura che garantisca coordinamento ed affronti la sfida di individuare una piattaforma programmatica che si occupi in modo serio e concreto delle principali problematiche del nostro territorio. Il Partito Democratico torna quindi a farsi carico di un processo di ascolto, dialogo e mediazione insieme ai cittadini».

A reclamare il Congresso, dopo 2 anni di commissariamento, erano state tutte le anime del Pd dello Stretto, soprattutto in vista di una lunga stagione elettorale che si concluderà con le amministrative del 2018.

"Il Congresso- dichiara Salvo Nicosia, coordinatore della commissione provinciale del Congresso- oltre a coincidere con un periodo particolarmente cruciale per la politica nazionale e regionale, giunge a completamento di una fase travagliata della vita del PD a Messina. Vuol essere quindi l'occasione per dare avvio ad una nuova stagione, fatta di dialogo interno e soprattutto di ascolto, che sappia interpretare con donne e uomini legati a quel territorio le istanze e i bisogni dei messinesi".

Se il partito avrà nuovamente un segretario provinciale, Messina dovrà invece attendere ancora per il segretario cittadino, nonostante siano trascorsi 4 anni dalle dimissioni, nella primavera del 2013, di Giuseppe Grioli.

Il delicatissimo appuntamento elettorale del partito a quanto pare dovrebbe slittare a settembre, ma alla luce del fatto che a quel punto le Regionali saranno alle porte, con ogni probabilità il rinnovo degli organismi slitterà a fine anno, anche perché, ad urne chiuse, ci saranno nuovi equilibri, nuovi leader e nuove correnti.

Intanto da stasera, il Pd post Genovese ricomincia da Starvaggi.(tempostretto.it)

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