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di Angelo Ferlazzo

Caro Direttore, come al solito ci si divide in due, tre ed anche 4 scuole di pensiero su ogni argomento, ma anche questa è libertà di opinione, giusta o sbagliata che sia. A chi pensa che di bacchettare a prescindere, vorrei dire compreso me stesso che sulla questione umanità, accoglienza, assistenza, e rispetto altrui, sopratutto verso chi ha sofferenze come chi scappa da atroci realtà, tutti noi sappiamo ben poco e quel poco spesso lo intuiamo e lo apprendiamo dai mas media. L'allarmismo di qualcuno al primo annuncio dello sbarco, credo sia da considerarsi legittimo, la mente è andata subito alle ultime vicende in Italia ed all'estero. Via via la tensione si è fatta meno alta e il ragionamento, la ragione ha preso il sopravvento. Vorrei aggiungere che quando si invoca l'ipocrisia, si deve stare attenti, in tanti sono i sepolcri imbiancati e i volti sotto le maschere, per scagliare la prima pietra. I social sono anche questo con tutte le sue contraddizioni, basta non essere semplici osservatori passivi, come se si guardasse dal buco della serratura. Ci si confronta e se ognuno di noi riconosce che è in errore, che ha sbagliato, è corretto e non disonorevole fare un mea culpa, è solo segno di intelligenza. 

di Francesco Malfitano

UN IMPREVISTO È LA SOLA SPERANZA diceva Montale.

Avrei voluto vederli questi 49 profughi. Francamente avrei voluto chiedergli di cosa avevano bisogno, se di una medicina, di vestiti, di pane, di una terra dove vivere in pace. Non c'è stato il tempo! Assolutamente brava l'amministrazione che ha saputo fronteggiare con serietà e celerità l'emergenza. Meno orgoglioso dell'isterismo isolano quasi generale che ho percepito. Devo ammetterlo, anche a me i primi minuti dopo aver appreso dello sbarco, mi hanno consegnato ad uno stato di leggera preoccupazione, credo sia umano; ma vedere la foto della bambina soccorsa dentro un'auto ambulanza mi ha completamente "provocato". Spero siate tutti d'accordo nel condividere l'assoluto dovere morale di aiutare una persona che ha bisogno. Senza se e senza ma. E aggiungo: sono certo che la presenza anche solo di un profugo avrebbe potuto essere addirittura un'occasione per me, per noi. Non appena un dovere, ma un'OCCASIONE per ognuno di noi per poter scoprire di cosa siamo fatti, cosa ci permette di alzarci ogni giorno, di che cosa è fatto il nostro cuore. Avrebbe potuto strapparci alla noiosa quotidianità spesso fatta solo di famiglia, lavoro, denaro e nulla più! Trovo inconcepibile amare il proprio figlio e allo stesso tempo ignorare totalmente un uomo e una donna che ti avevano bussato alla porta chiedendoti aiuto. E non datemi dell'utopico. Vi prego. Montale decenni fa intuiva che solo un imprevisto (io aggiungo come quello del profugo) può essere una vera speranza per me, per tutti. Quella di sparigliare le carte di una vita fatta di noiosa routine, di noiose abitudini, di corse verso non si sa cosa. Questo è il mio umile pensiero. Buona giornata!

di Davide Cortese

In un lembo di spiaggia tra i più inospitali della nostra isola hanno letteralmente abbandonato un gruppo di uomini, donne e bambini. Agli occhi di uomini degni di questo nome, questo evento dovrebbe ispirare sentimenti di pietà e di solidarietà nei confronti di quelle persone, poiché è immediatamente riconoscibile la loro condizione di vittime, di bisognosi. Ma innumerevoli pregiudizi, ostilità, paure dettate dall'ignoranza, hanno offuscato la vista di tanti isolani, facendo sì che su quella spiaggia vedessero solo delinquenti, stupratori, assassini, appestati pronti a infettare e non, invece, uomini, donne e bambini inermi, abbandonati al loro destino, non esseri umani in fuga dallo strazio di una guerra, non il prossimo, non dei fratelli. Dovremmo tutti imparare a guardare agli altri con uno sguardo nuovo: limpido, pulito, aperto, con uno sguardo empatico, con lo sguardo di chi si mette nei panni degli altri e prova a comprenderli, sforzandosi di guardare la realtà dalla loro prospettiva. Forse qualcuno avrebbe potuto chiedere a sé stesso: "E se su quella spiaggia ci fossi stato io? Se ci fossero stati i miei figli? Cosa avrei sentito nel profondo, per le parole di odio e di rifiuto di chi avrebbe potuto aiutarmi?" Magari, dopo esserselo chiesto, non si sarebbero mai scritti quei fiumi di malvagità che ho letto con amarezza. Guardiamoci negli occhi con uno sguardo nuovo, riconciliandoci con la nostra natura di umani. Facciamo esperienza della nostra umanità o avremo vissuto invano.

di Maurizio Pagliaro

Egregio direttore, a proposito dello " sbarco di migranti" a Lipari. Ieri subito dopo lo sbarco a Pignataro di questa povera gente che scappa da persecuzioni, guerra, torture ed eccidi, ho letto con piacere la nota del sig. Maurizio Biviano che si metteva a disposizione per qualunque cosa potesse essere utile, anzi esortava tutti a farlo. Mi ha lasciato disgustato l'interrogazione al sindaco, alla stregua di........piove governo ladro....Sete di poltrona????

di Salvatore Agrip

Caro Bartolino, dopo lo sbarco di quelle sventurate persone di ieri su un anfratto di costa inaccessibile e dopo aver letto e sentito una miriade di commenti, mi sento obbligato come persona a condividere pienamente e completamente il pensiero scritto da Davide Cortese e di tanti altri che come Lui hanno avuto capacità umane nell'esprimersi.

di Gianni Iacolino

"Da nonno ora penso a quelle due bambine africane, la piccola aveva la stessa età di Sofia. Spero che nessuno le faccia sentire in colpa, o che non si ceda alla tentazione di isolarle. Sono innocenti e non sono mai state un pericolo per nessuno". Sono le parole del nonno di Sofia, la piccola deceduta pochi giorni fa a Brescia, affetta da malaria.
Un dolore così profondo non ha scalfito minimamente la sua forte umanità.
Grazie ai tanti miei concittadini di cui già conoscevo la generosità e grazie a coloro che mi hanno fatto sperare in una Lipari non solo godereccia, ma anche solidale in questa vicenda lampo dei profughi abbandonati sulla spiaggetta di Bruca.

di Aldo Natoli

Sullo sbarco dei migranti a Lipari si è detto di tutto ed il contrario di tutto!
Non credo che quelli sbarcati a Lipari ben vestiti e con molti soldi in tasca siano scappati dalla guerra!
Bene a fatto il Sindaco a fornirgli l'assistenza sanitaria , particolarmente a donne e bambini, e poi mandarli a Messina
per le valutazioni della Prefettura.
E' vero che nel passato anche dalle nostre isole sono partiti uomini e donne in cerca di un futuro migliore!
Ma tutti sono sbarcati in America o in Australia con il Passaporto! Non mi risulta che siano andati a dormire per terra o a cercare l'elemosina per strada!
Anche a Lipari abbiamo delle intere famiglie che nel tempo sono arrivate. Ma hanno trovato un lavoro. Mandano i figli a scuola e sono molto rispettosi!
Quindi non bisogna fare di tutt'erba un fascio!!!
Ma attenzione perchè la notizia apparsa su tutti giornali non credo che sia molto positiva per un territorio turistico come quello eoliano!

di Paola Martinotti

L'essenziale è invisibile agli occhi,si vede bene solo con il cuore.Gli occhi:non abbiamo potuto guardarli negli occhi e scorgere la paura,!'ansia,lo sgomento di trovarsi su una piccola spiaggia sconosciuta,in un porto con tanti uomini"infagottati"nelle tute bianche irriconoscibili.Si è visto solo la miseria,le eventuali malattie e il pericolo della loro situazione.Giusto,le misure precauzionali,ma cosa avranno provato sballottati di qua e di là senza potersi lavare,mangiare,riposare un po' sulla terraferma?Ma,ormai,che importa!!!...L'importante è che siano lontani.su un'altra terra,con altre persone come loro...Sono molto amareggiata x le reazioni negative,i silenzi dati a questa genteComprendo,mi sforzo di farlo,l'insufficiente spazio che abbiamo per ospitarli,ma non riesco ad accettare l'indifferenza,l'ostilità di alcuni! Nonostante l'Isola sia aperta a persone di ogni nazionalità,i poveri,gli emarginati,i perseguitati si escludono ancora di più.Ma in questi giorni ho potuto,attraverso le loro lettere,sentire pulsare il cuore d'umanita' Vera di tante persone e questo mi risolleva.So che il BENE sotterraneo,silenzioso,esiste qui!Ogni giorno uomini,donne volontari,si dedicano con pazienza e amore agli ammalati,ai bambini,agli anziani,a tutte le persone con diversi problemi.Senza tante parole,ma con il loro operato costante,sincero aiutano a rendere la vita più dignitosa.Li voglio ringraziare per tutto ciò che fanno, per tutto ciò purtroppo non hanno potuto fare!

di Felice D'Ambra

Lipari & Accoglienza Emigranti o Profughi.
Il mondo che ci circonda è veramente strano.
Il 18 agosto scorso, Bartolino Leone ha organizzato con grande successo, il Festival dell'Emigrante, che attraverso il video trasmesso sul Notiziario Eolie online di Bartolino Leone,è stato seguito da 100 Nazioni del Mondo. La corsa settimana a Malfa è stata ricordato il Museo della Memoria degli emigranti Eoliani sparsi nel mondo
Ieri mattina per la prima volta sulla costa di Lipari sono sbarcati una cinquantina di migranti, fra uomini, donne e bambini. Non voglio commentare e non discuto il comportamento di quanti hanno postato, positivamente e negativamente sul Notiziario e Face book. Tutti meritano il rispetto poiché esprimono la loro personale opinione. Oggi per la prima volta, voglio ricordare una persona a me cara che è, mancato tanto nel mio lungo girovagare per il mondo, ma che, mi è stato sempre vicino, nei momenti più critici della mia gioventù.
L'antica foto sbiadita che vedete oggi pubblicata sul Notiziario Eolie, appartiene a mio padre, Bartolomeo D'Ambra. Negli anni del primo novecento, lasciò un paio di volte Lipari, e attraverso la Grande Statua della Libertà e la porta di Ellis Island, sbarco a New York. Mio padre iniziò con grande umiltà a lavorare sodo, come tutti gli emigranti, senza badare a orari. Alloggiava a Brooklyn da un cugino che si chiamava Giuseppe Natoli, al 79 di Clinton St. Cortland NY. Nessuno lo buttò a mare, nessuno lo ha trattato male, umiliato, offeso, anche se era un emigrante. Non torniamo indietro nel tempo quando in Belgio, in Olanda e non solo, nei locali pubblici i nostri emigranti vedevano e leggevano la scritta: "Vietato l'ingresso ai cani e agli italiani" A Lipari si vorrebbe fare così? oppure, a farci chiamare "terroni", come i piemontesi e lombardi che così usavano chiamare tutti i meridionali, offendendo anche i calabresi perché nella vasca da bagno piantavano il basilico. Ricordo anche senza andare lontano, che anche i taorminesi chiamavano "indigeni", tutti quelli che venivano da fuori, me compreso. Siamo nel terzo millennio, la Città di Lipari, grazie anche all'emigrazione, ha avuto un grande progresso. Sarebbe un gesto di umiltà, di saggezza, se ogni tanto voltarsi indietro, forse, comprenderemmo di più, cosa voglia dire "emigrazione", paura dell'oppressione, della dittatura, delle sofferenze, della sete, la fame, e senza un tetto sulla testa. La prima accoglienza, come l'ospitalità è sacra, non si dovrebbe mai negare, neppure al peggior nemico.!
Forse sarebbe il caso di far conoscere a chi l'ignora, cosa è stata l'Isola del Senegal, divenuta Patrimonio Umanità Mondiale Unesco, nel 1978, che i Francesi Chiamavano "La Maison des Esclaves". Essa purtroppo, ci riporta indietro nel seicento, quando Gorèe, era il porto preferito del business dei portoghesi che con i velieri dell'epoca, deportarono milioni di africani, tenuti schiavi. Venivano fatti prigionieri, rappati dalle loro case, famiglie, figli, picchiati, torturati e chiusi nella Maison des Esclaves per essere poi venduti nelle Americhe e non solo, e anche in Europa. Quando lasciai Lipari, tanti anni fa, mio padre sulla banchina, con le lacrime agli occhi, mi disse: figlio mio, quando qualcuno ti chiede qualcosa, se puoi, aiutalo, senza chiedere, nulla. Non ho mai dimenticato quella frase e non la dimenticherò mai. Bisogna avere pietà di questa gente che scappa dal proprio paese in guerra e dalla fame. Essi non chiedono elemosina ma, aiuto per andare in paesi migliori dove esiste, accoglienza, assistenza e migliore umana, condizione di vita.

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