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Lipari - Da alcuni mesi presso l’Ospedale è in funzione un servizio di cardiologia per I pazienti ricoverati, per il Pronto Soccorso e per le consulenze esterne. Tutto ciò grazie alla presenza (seppur non H 24) di un gruppo di cardiologi dell’ospedale Papardo di Messina che, alternandosi nelle turnazioni in regime di convenzione con l’ASP, hanno dato dimostrazione di saper ridurre rischio e disagi della popolazione in riferimento alle patologie cardiovascolari.

La qualità delle prestazioni offerte da questo team di professionisti esperti nel settore ha suscitato favorevole consenso tra coloro che hanno sperimentato il servizio e di giorno in giorno diventano sempre più numerose le testimonianze di soddisfazione.

Per saperne di più abbiamo intervistato il dottor Riccardo Cogode che già in precedenza, indipendentemente dall’attuale impegno ospedaliero in loco, ha manifestato in più occasioni la propria disponibilità professionale.

Dottor Cogode, quale è stato il motivo che ha consentito l’attuazione di questo servizio?

Con un po’ di amarezza ma con obiettività devo dire che il riscontro di un’importante carenza nell’ambito del settore cardiologico è sotto gli occhi di tutti. Da quanto mi risulta e per ragioni che non sono in grado di chiarire, non c’è mai stata in questa sede un’area dedicata continuativamente alla specialistica cardiologica, tale da poter operare in regime di ricovero senza bisogno di rivolgersi alle strutture ospedaliere del territorio provinciale e a volte anche regionale. Vi sono prove ed evidenze che i colleghi cardiologi che sono passati da questo ospedale hanno espresso il massimo impegno per le esigenze della popolazione, ma l’incertezza nell’operare in condizioni di precarietà per la mancanza di una consolidata equipe e per l’incompletezza del corredo strumentale, hanno sempre reso l’approccio al paziente poco sicuro. Il recente trasferimento (credo ormai da un anno) della cardiologa dottoressa Patanè ha ulteriormente aggravato la situazione creandosi un vuoto di competenze estremamente preoccupante per la salute pubblica. Dobbiamo sicuramente rendere merito al dottor Mario Paino (attuale Direttore Generale dell’Ospedale Papardo) che di concerto con il Direttore Generale dell’ASP dottor Paolo La Paglia, hanno voluto compensare questo vuoto con l’attivazione dell’attuale convenzione.

Quali dati emergono da questa vostra esperienza professionale?

Rispondo sulla scorta di quanto ho potuto constatare personalemente ma sono certo di riportare il pensiero di tutti I miei colleghi. Abbiamo iniziato ad operare l’anno scorso in previsione dell’approssimarsi dell’estate, periodo in cui l’isola si affolla di turisti, per la preoccupazione che le emergenze non potessero essere affrontate con la dovuta competenza ed in sicurezza. Abbiamo avuto modo di riscontrare che ciò non rappresentava il problema principale. Con dati alla mano possiamo dimostrare che le centinaia di prestazioni effettuate a tutt’oggi, sia in urgenza/emergenza che secondo prenotazioni o in regime di ricovero, sono state effettuate nella stragrande maggioranza dei casi prossima al 100% ai residenti. Ritengo questo dato come elemento principale nella valutazione del servizio tenendo conto che moltissimi casi sono stati trattati in sede e quelli più gravi inviati presso il nostro reparto a Messina con grande fluidità nel rapporto di collaborazione.

Come è stato il vostro rapporto di collaborazione con il personale ospedaliero?

In una sola parola: eccellente. Grande spirito di collaborazione da parte dei colleghi medici con i quali si è instaurato un rapporto di piacevole e costruttivo scambio di esperienze. Clima sereno e familiare anche con gli infermieri che hanno sempre mostrato disponibilità e volontà sia nell’operare che nell’apprendere. Da non dimenticare la pulizia degli ambienti effettuata quotidianamente dal personale addetto.

Avete trovato sostegno e collaborazione tra la cittadinanza?

Come lei stesso ha affermato le testimonianze positive non sono mancate. Ma vorrei dire di più: abbiamo verificato che le persone, anche quelle che non hanno avuto necessità di rivolgersi a noi, hanno ritrovato l’entusiasmo e la voglia di collaborare attivamente per far sì che tutto ciò non abbia il carattere della transitorietà. Approfitto di questa domanda per dire anche che l’amministrazione, nella persona del Sindaco Marco Giorgianni e dell’Assessore alla Sanità dottoressa Tiziana De Luca hanno sollecitato con forza il rinnovarsi del rapporto di convenzione riconoscendo la nostra operatività come indispensabile ed insostituibile. Non ultimo il movimento “l’ospedale non si tocca” con l’energica rappresentante Anna Spinella ha contribuito nella divulgazione del diritto alla salute dando impulso alla collettività a non abbassare la guardia.

Ma questo vostro impegno è sufficiente a colmare le carenze?

Assolutamente no! Noi possiamo garantire le criticità solo nei giorni feriali e non di notte. Nei giorni festivi non è prevista la nostra presenza. Un servizio efficiente dovrebbe inoltre garantire un’area di prevenzione e di follow up (ricontrollo a distanza), ma mancano i presupposti (la strumentazione) per una diagnostica cardiovascolare funzionale di base. Se non vado errato la popolazione eoliana si aggira intorno a 14.000 residenti. Di quanto si potrebbe abbassare il rischio di accidenti cardiovascolari se si operasse in termini di prevenzione? Quante spese e quanti disagi si potrebbero evitare se la ricerca e lo studio dei fattori di rischio venisse stimata in loco?

La donna di 83 anni recentemente visitata da lei e miracolosamente trasferita in tempo utile avrebbe avuto esito fatale?

Questo non posso dirlo. Nè mi pare opportuno parlare di miracoli. Certamente se la paziente si fosse sottoposta a controlli secondo un regolare iter diagnostico si sarebbe potuto agire in termini di prevenzione o si sarebbe potuto programmare l’intervento piuttosto che effettuarlo in urgenza con elevata esposizione al rischio. Desidererei chiarire a tal proposito che eventi di simile gravità non si presentano con il carattere dell’eccezionalità e molti sono stati i casi risolti brillantemente e passati totalmente inosservati. A volte si identificano alcuni successi come episodi di “buona sanità” degni di encomi e riconoscimenti. Salvare una vita o migliorarne la qualità non è buona sanità, è la regola che caratterizza e gratifica la professione del medico. Di ciò ne siamo tutti coscienti come siamo sicuri che se al mio posto quel giorno ci fosse stato un altro dei miei colleghi il percorso sarebbe stato identico. Il problema sarebbe stato ben diverso se il cardiologo non ci fosse stato!

Qualche suggerimento perchè possiate proseguire il lavoro con maggiori supporti tecnici?

Credo che la nostra operatività non sia a tempo indeterminato. La convenzione fino ad oggi si è rinnovata tre volte e probabilmente proseguirà, ma sottolineo che se non si adottano criteri per l’approvigionamento di strumentazione per diagnostica (non solo per le emergenze) e se non si provvederà a contemplare la copertura del servizio anche per le festività il servizio sarà sempre parziale. Ma di questo ho l’impressione che se ne stia occupando il Comitato “l’ospedale non si tocca”.

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