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I VIDEO.

 

 

Posted by Bartolino Leone on Martedì 3 novembre 2015
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di Salvatore Leone

Canneto ormai si é abituata al rumore delle ruspe. Sono come le campane. La gente si preoccupa quando non le sente. Intanto montagnole di detriti vengono accumulate ai confini delle spiagge con la speranza che la prossima pioggia le porti via verso il mare in modo da offrire spazio per la nuova raccolta. In alcuni punti  qualche ruspa sparge pietosamente il raccolto sulla spiaggia approfittando del mare calmo. In altre epoche questo materiale piovuto dal cielo...avrebbe potuto trovare ospitalità fra le tante bisognose spiagge più o meno balneabili. Da Marina Lunga a Portinenti. Ma oggi tutto dovrebbe andare in discariche autorizzate. Oltre il danno la beffa. Ma é la legge. Che dovrebbe essere uguale per tutti. C’è chi alza le spalle e dice: si fa quello che si può, c’é chi si gira dall’altro lato per non vedere e c’é chi dice “ mi sciddicò a manopola da pala”. Un po’di pomice e sabbia non si nega a nessuno, visto che la prima per tanto tempo ha prodotto “uniricchezza” e tanti posti di lavoro. Oggi la crisi ha diseredato il primo e disoccupato i secondi. Ed allora bisogna inventare il seminatore di polvere bianca che camminando sulle spiagge allunga la mano nel sacco e semina polvere per tutti come grazia ricevuta dal cielo e da mamma Aurora. Ne godrebbero sicuramente le spiagge amorevolmente chiamate “praie”. Bisogna trovare il sistema per salvare ed abbellire le Eolie usando quello che natura dona con ogni tempo.

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di Francesco Valastro

Cari Compaesani, non so se avete ascoltato l’intervista al Sig. Sindaco, a un certo punto ribadisce, giustamente, che il materiale trasportato a valle dalla pioggia non può essere utilizzato per il ripascimento delle spiagge perché vietato dalla legge, tranne che vi sia un' emergenza, altrimenti occorre procedere alla sua caratterizzazione. Ovviamente non si tratta di stabilire se ha un buono o un cattivo carattere, ma di eseguire tutti questi adempimenti:

1. Relazione tecnica descrittiva dell’attività come descritto dal D.M. 24/01/1996 e

riportante la caratterizzazione chimica, fisica e microbiologica delle aree interessate;

2. Pareri delle competenti Amministrazioni locali del sito di ripascimento e parere

del competente Ufficio del Genio Civile Opere Marittime;

3. Nulla osta paesaggistico ambientale rilasciato dalle competenti Amministrazioni;

4. Campionamento del sito di prelevamento del materiale da usare;

5. Campionamento del sito da ripascere;

6. Caratterizzazione dei materiali prelevati e del sito da ripascere: granulometria, tessitura e colore (granulometria = dimensione del materiale usato: ghiaia, sabbia e pelite; (tessitura = l’insieme di forma, dimensioni e disposizione dei clasti di un sedimento); (colore e odore = analisi da affidare allo stesso tecnico per evitare problemi);

7. Una serie di analisi chimiche e biologiche (n. 18) sia del materiale che del sito da ripascere;

8. Valutazione dell’ARPA sugli impatti significativi dell’intervento sulle acque e sui fondali sia sotto il profilo della compatibilità chimico-fisicomicrobiologica, sia sotto il profilo della salvaguardia dei valori biologico-naturalistici, sia sotto il profilo della compatibilità del materiale utilizzato per il ripascimento con la finalità balneare;

9. Scheda di Bacino Portuale di cui al Capitolo 6 del sito di prelevamento;

10. Caratteristiche meteo marine e idrodinamiche generali e specifiche del sito;

11.Piano di campionamento con planimetria in scala opportuna riportante le eventuali opere marittime previste, le batimetrie del fondale attuali e quelle previste al termine dell’attività di dragaggio e l’esatta posizione delle stazioni di campionamento (tutte le planimetrie presentate nella Relazione Tecnica dovranno riportare le isobate, preferibilmente con equidistanza di 0,5 m, il settore di traversia ed essere georeferenziate nel sistema di proiezione UTM 32/33 WGS 84);

Anche ai fini della determinazione di compatibilità dei sedimenti di apporto, devono essere disponibili le seguenti informazioni relative al sito da ripascere:

1. Planimetria generale dell’area da ripascere comprensiva delle isobate ed eventuale relativa documentazione fotografica;

2. Caratteristiche meteomarine climatologiche annuali, stagionali ed estreme;

3. Regime sedimentario e trasporto solido litoraneo nel tratto di costa interessato;

4. Analisi storiografica dell’andamento della linea di costa e dei fondali e delle eventuali opere o interventi di protezione;

5. Possibili fonti d’inquinamento e stato ambientale delle spiagge da ripascere (superficie emersa e sommersa), in modo tale da scongiurare eventuali coperture di siti contaminati;

6. Caratteristiche cromatiche, mineralogiche, granulometriche e chimiche;

7. Principali popolamenti macrobentonici presenti nel sito di ripascimento e nell’area circostante fino alla batimetrica dei 10 m, salvo la presenza di praterie di fanerogame marine. In tal caso l’indagine ed estesa al limite inferiore della prateria;

8. Principali popolazioni ittiche esistenti nell’area ed eventuale presenza di aree di nursery.

Le informazioni richieste possono essere desunte dalla letteratura; in particolare i dati relativi alle informazioni di cui ai punti 5, 6 e 7, non devono essere antecedenti i 3 anni, purché in tale periodo non si siano verificati eventi significativi che abbiano modificato le condizioni preesistenti. Qualora le informazioni bibliografiche relative ai suddetti punti non fossero esaustive rispetto a quanto previsto nel paragrafo 2.2, sarà necessario effettuare una specifica indagine di campo, da concordare caso per caso con l’Autorità competente all’esame della richiesta di autorizzazione.

Indipendentemente dalle conoscenze pregresse, all’interno dell’area interessata al ripascimento, saranno prelevati almeno 2 campioni (uno ubicato sulla spiaggia emersa e uno sulla spiaggia sommersa), lungo sezioni equidistanti tra loro massimo 200 m e perpendicolari alla linea di costa. I campioni, in numero comunque non inferiore a quattro, dovranno essere sottoposti alle analisi granulometriche.

Spero che non vi siate messi a leggere punto per punto, li ho riportati per farvi verificare quanti assai sono gli adempimenti richiesti per il ripascimento di una spiaggia. A questo punto mi chiedo e vi chiedo se questa non è una legge a pene di segugio: in un’isola di appena 35 kmq prevalentemente montagnosa e a strapiombo sul mare tutti gli inquinanti di una discarica a cielo aperto prima o poi finiscono in mare.

E allora non c’è da sperare che in una partecipazione di massa della popolazione diretta a rimuovere il problema alla base, chiedendo una deroga.

Non mi stancherò mai di ricordarvi che le “praie” per le Eolie sono un bene irrinunciabile e, sempre più, una fonte di reddito alla quale tutti, nessuno escluso, direttamente o indirettamente, attingono.

di Sergio La Cava

Credo sia doveroso elogiare l'operato degli operai della forestale,in questi giorni impegnati a ripulire le strade devastate dagli ingenti danni causati del maltempo.
Sono uomini e donne troppo spesso,a torto criticati e spesso oggetto di infiniti tira e molla sulle giornate lavorative,sulle coperture finanziarie relative ai loro stipendi etc etc.
Sin dai giorni scorsi, detti operai stanno svolgendo un opera incessante sulle strade delle nostre isole,dimostrando cosi che quando vi è l'intesa tra chi governa ai vari livelli possono essere utilizzate risorse di grande professionalità come gli operai forestali.
Come cittadino non posso che elogiare e ringraziare per il lavoro,molto spesso pesante e manuale che stanno svolgendo questi operai,invitandoli a proseguire nell'interesse delle isole e degli isolani,auspicando per il futuro, che chi deve capire capisca che persone che disimpegnano il loro lavoro con la volontà e la professionalità dimostrata in questi gg vengano ulteriormente valorizzate e destinate a ciò che davvero è utile alla colletività.

 

di Salvatore Leone

E' veramente singolare che un nascituro e amante di "Portinente" continui ad accendere lumi di come debba avvenire il recupero degli inerti che dai monti scivolano sino alla battigia del mare. Francesco da Firenze piange e scrive, ricorda e consiglia. Semplice e semplicemente come imbonire le spiagge nella legalità. Occorre prima di tutto caratterizzare gli inerti, operazione semplice ma con un costo. La caratterizzazione può avvenire trasportando il materiale presso un centro di recupero con il quale fare una convenzione. Il prelievo dei materiali ed il trasporto dei al Centro Recuperi può avvenire ad opera del comune con mezzi autorizzati. Ottenere le varie autorizzazioni dall'Arpa, dalla Regione e dalla Capitaneria di Porto è prassi comune e meno costosa degli interventi che si fanno nelle giornate d'emergenza, ivi compreso il costo “assessorato” sempre presente in queste raccolte contro natura. C’é anche chi consiglia di recuperare gli odiosi tetrapodi, oggi senza alcuna funzione di protezione perché sprofondati e magari ricollocarli nuovamente a regola d'arte ma coperti da scogli naturali per donare una funzione ambientale e visivamente bella. Con la famosa buona volontà, tutti potranno godere delle piazze e delle strade indipendentemente dalle condizioni meteomarine. Recuperando anche la montagna dei rifiuti pomiciferi di Porticello o materiali in riserva come qualcuno asserisce, dopo il dovuto trattamento, si potrebbero riversare a mare e come ai vecchi tempi. Ci sarebbe la rinascita della spiaggia bianca e il ripascimento della spiaggia anche di "Porto delle Genti o Portinente" e altre ancora come Marina Lunga. C’è la volontà e la voglia degli isolani, sempre disponibili a dare il contributo per il bene delle isole. Cosa manca allora?

di Maurizio Pagliaro

Leggo con piacere le, dotte e articolate, argomentazioni del signor Valastro e dell'avvocato Leone sull'impossibilita' di utilizzare il materiale, recuperato dopo le piogge dei giorni scorsi, per il ripascimento delle nostre spiagge ormai scomparse. L'unica soluzione, per dribblare le pastoie burocratiche e normative costosissime, sarebbe  " l'emergenza ". In passato abbiamo avuto commissari per emergenze inesistenti, questa è vera emergenza, dichiaramola e depositiamo il materiale dove serve, altrimenti in futuro avremo un turismo balneare da piscina, le piscine esistono in tutto il mondo e la concorrenza ci sovrasta.

di Francesco Valastro

 

Ringrazio Salvatore e Maurizio per avermi citato nei loro interventi, spingendomi, in certo qual modo, ad intervenire nuovamente sull’argomento del ripascimento delle spiagge.

 

Salvatore, Io, invece, penso che manchino proprio la volontà e la voglia degli isolani e la loro disponibilità a dare il contributo per il bene delle isole, altrimenti non avrebbero fatto morire sul nascere l’Associazione da me fondata. Ricordo che delle 64 adesioni avute, 28 non sono residenti e sono tutt’ora convinto che con un’adesione più massiccia avremmo smosso non soltanto il mare ma anche le montagne.

 

Forse io non ero la persona più indicata, ma, nonostante avessi chiesto pubblicamente, più volte, di essere sostituito, avete lasciato cadere nel vuoto il mio appello.

 

Maurizio, sono d’accordo che dichiarando lo stato di emergenza si sarebbero potuto dribblare, come dici tu, le pastoie burocratiche, ma facciamo attenzione a non prestare il fianco ai buon pensanti pronti a farci passare da incompetenti e venditori di fumo.

 

Il mio intendimento è sempre stato quello di seguire un modello di ripascimento duraturo, adattabile a tutte le realtà delle nostre isole, quindi stiano tutti “sereni” il mio interessamento sarebbe andato oltre la spiaggia di Portinenti.

 

Tale modello si basa sui seguenti aspetti:

 

  1. eseguibilità immediata dell’intervento;
  2. costo dell’intervento contenuto (con interventi eseguiti anche con una sinergia tra pubbliche istituzioni e privati) mediante interventi ispirati all’ingegneria naturalistica;
  3. ripristino di linee di riva già esistite in passato;
  4. ricostruzione di morfologie costiere naturali senza barriere artificiali emerse o sommerse;
  5. durata nel tempo dell’intervento di restauro e ripascimento di alcune decine di anni.

 

e prevede di effettuare il ripascimento fino alla batimetrica di due metri, usando pezzame roccioso grosso per il riempimento fino a pelo d’acqua, che costituirebbe le fondazioni del ripascimento stesso, e sedimenti selezionati, simili e compatibili con quelli rimasti, per il ripascimento della spiaggia affiorante.

 

Pertanto, andrebbe evitato quanto avvenuto in passato: versare in mare qualunque tipo di materiale.

 

irificigruppo

LE REAZIONI NEL WEB.

Girolamo Casali: Ma perchè non la buttano quessa sabbia a Porto delle Genti?

Eolie Isole D'Amare: E  si nni putissuru fari prai!! Ancora nun si voli capiri ca si vivi di sulu turismu, e ci vonnu i prai.

Anna Maria Mondello: Questa sabbia perché non la buttano a mare d'altronde è la montagna che la regala al mare.

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