di Diego Celi
Prodi e Schlein scrivono a Babbo Natale
Il padre nobile e la movimentista della sinistra, illudono il loro campo facendo balenare elezioni anticipate ossia la caduta del governo Meloni. È vero che Babbo Natale accoglie tutte le richieste, ma purtroppo non riesce a esaudirle tutte. Quando, infatti, Babbo Natale ha ricevuto queste letterine, le ha cestinate perchè consapevole di non potere accontentare la richiesta. Dispiaciuto ha fatto pervenire, tuttavia, ai due richiedenti una risposta: "per sostituire questo governo non basta desiderarlo".
Prodi e Schlein speravano di potere disarcionate l'esecutivo con una richiesta e di sostituirsi ad esso, memori di un recente passato. Le condizioni sono mutate e non hanno visto arrivare questo insolito cambiamento: governa chi vince le elezioni. Non debbono disperare, perchè non essendoci un regime dittatoriale, possono partecipare e magari vincere quando a scadenza della legislatura, saranno indette nuove libere elezioni.
Sembra, però, che questa lineare procedura non appartenga ai due tenori e nemmeno al coro che li sostiene nel loro canto. Forse si illudono, che i conduttori TV amici, possono convincere Babbo Natale ad esaudire i loro desideri. Sarebbe più opportuno imparare a fare opposizione e spiegare ai cittadini come intendono risolvere i problemi con proposte realistiche e concrete. Ad oggi sembrano più interessati a spiegare il sesso degli angeli, argomento che non affascina più gli elettori.
Il vaso è colmo
Ascoltare e leggere le argomentazioni del sindacalista delle toghe, il Dott.Giuseppe Santalucia, lascia sgomenti e fa comprendere i motivi per i quali consenso e credibilità del terzo pilastro dello Stato (la magistratura) sono ridotti a numeri relativi. In un talk show, il presidente dell'Anm, ha dialogato con la figlia di Enzo Tortora. Argomento: la non opportunità di istituire una giornata di commemorazione per le vittime di malagiustizia. La tesi sostenuta dal togato è una difesa della casta attraverso uno schermo per impedire di vedere le conseguenze di una malagiustizia: istituire una giornata per le vittime di una Giustizia ingiusta, per Santalucia, creerebbe nocumento al prestigio e alla credibilità della magistratura.
Questa tesi lascia basiti, ma dove l'apostolo delle toghe ha raggiunto l'apoteosi dell'ineffabile è quando ha equiparato malagiustizia e malasanità. Ignorante è colui che ignora (non è quindi un'offesa): in questa equiparazione il Dott.Santalucia ha dimostrato tutta la sua ignoranza. Un medico che risulta colpevole subisce una condanna civile e penale, non risulta che il magistrato che ha condannato Enzo Tortora sia stato punito, addirittura siede nel Csm, organo giudicante dei magistrati (Aldo Grasso: Corriere della Sera). Migliaia sono i casi di malagiustizia, ingenti i risarcimenti che lo Stato paga (mentre i magistrati non pagano)!
L'equiparazione malagiustizia e malasanità è pertanto incongrua e mistificatoria e gli Ordini dei Medici dovrebbero fare sentire la loro voce. Da tangentopoli il Paese è succube di una teocrazia giudiziaria che condiziona ogni aspetto della vita civile, ciò perchè la magistratura "non amministra la giustizia si ritiene essa stessa Giustizia". Ha interpretato l'art.32 della Costituzione - da diritto alle migliori cure in diritto di guarigione - causando un aumento dei contenziosi medicolegali non giustificabili. Come per gli altri reati si assiste, poi, in ambito sanitario al 95% di assoluzioni. Il danno, però, è irreversibile sia per l'erario pubblico (leggi medicina difensiva), sia sotto l'aspetto psicologico (leggi burnout).
Nonostante ciò la politica è pavida e il potere legislativo balbetta per approvare una riforma della giustizia necessaria sotto l'aspetto civile e economico. Indipendenza non significa sovrastare il potere legislativo e del governo, come la cronaca quotidianamente evidenzia (migrazione, riforma della giustizia, inchieste giudiziarie politiche). Il Presidente della Repubblica, custode della Costituzione e capo del CSM, non pare sensibile a questo vulnus, mentre mostra interesse per ogni altro aspetto della vita sociale e politica di questo Paese: dovrebbe invece da Magister intervenire.
Rose e spine del governo Meloni
Il giudizio di "Politico e Economist" su Giorgia Meloni conferma, se ce ne fosse stato bisogno, le virtù politiche del Presidente del Consiglio. Non stupisce l'acredine dell'opposizione e del cantore di Prodi (leggi Giannini), che dopo essere stato destituito per manifesta incapacità da Direttore della Stampa, è ospite fisso e fustigatore nel programma condotto con partigianeria vomitevole dalla pasionaria rossa Gruber. Ma i fatti contraddicono la narrazione della gauche nostrana: l'underdog ha vinto.
Fiore all'occhiello è la politica internazionale e il credito di cui gode nelle cancellerie per la linearità delle posizioni assunte e la lealtà dimostrata nei confronti del patto atlantico. Sicuramente la crisi politica francese e tedesca associata agli inciampi di Sanchez l'hanno favorita: resta il fatto che, da politica avveduta e pragmatica, ha saputo cogliere le opportunità che si sono presentate. La nomina di Fitto a commissario europeo con il ruolo di vicepresidente esecutivo, nonostante la contrarietà del PD, ha sancito una vittoria personale e del governo che presiede. La stabilità dell'esecutivo è un altra medaglia, che l'opposizione fa fatica ad accettare e metabolizzare, in virtù di una prassi consolidata che più volte le ha permesso di governare, senza avere il consenso, per meccanismi parlamentari definiti eufemisticamente "ribaltoni".
Non dovendosi preoccupare di una opposizione irrilevante per contenuti e strategie, la premier può inciampare solo se Lega e FI per narcisismo e incompetenza politica vorranno deragliare dalla retta via e tradire gli elettori. Il protagonismo sterile che spesso caratterizza gli alleati di governo rappresenta una spina acuminata, che può causare una grave infezione se non estratta in tempo utile. Sicuramente personaggi come Andrea Del Mastro delle Vedove e il Presidente del Senato, Ignazio La Russa, farebbero bene a non palesare il frutto neuronale della loro corteccia cerebrale, il silenzio conferirebbe ad ambedue maggiore prestigio e considerazione.
I commentatori politici giudicano insufficiente la classe dirigente di FdI, a volte a ragione, ma piacerebbe sapere il loro giudizio su Bonelli, Fratoianni, Conte e Schlein....solo per arricchire la nostra conoscenza.
La cecità dell'opposizione
Mentre in Europa i governi di Francia e Germania presentano una crisi irreversibile, in Italia il cosiddetto fronte repubblicano inneggia a Landini, nuovo leader di una opposizione che oppone solo parole e slogan. Al contempo nel mondo tre potenze manifestano un disegno imperiale. Russia, Cina e Turchia non nascondono più i loro disegni egemonici e fanno la voce grossa. In medio oriente Israele si oppone a questa palese egemonia per sopravvivere, ma è ostacolato e combattuto da tante anime pie occidentali che si battono ipocritamente il petto e gridano al genocidio.
Eppure la Corte Penale Europea e l'Onu non hanno chiesto l'arresto per i capi della teocrazia iraniana, nè si comprende come le forze Unifil non si siano accorti dei tunnel comunicanti con i loro alloggi, nè da dove siano arrivati i soldi per la loro costruzione o gli armamenti per Hamas e Hezbollah.
Non si vuole sapere o si preferisce ignorare per giustificare i sentimenti antisionisti e la pavida filosofia del politicamente corretto che fanno tanto chic.
Eppure la storia dovrebbe insegnare a comprendere che gli imperi non si sono realizzati per caso, al contrario sono stati pensati, perseguiti e sognati, come dimostra la conquista di Costantinopoli da parte degli ottomani guidati da Amhed II, che mise fine all'impero romano d'oriente.
Ma se il 29 Maggio del 1453, segna la fine della civiltà greco-romana, grazie al diritto romano, alla cultura greca e al cristianesimo (nonostante la caduta dell'impero) l'Europa ha mantenuto una sua storia e identità producendo benessere e riscatto sociale per secoli. Oggi non pare che i valori su cui l'Europa è fondata esistono più! Al contrario il fondamentalismo religioso e il sogno imperiale, sempre coltivato dai popoli asiatici e medio orientali, incombe sulla vita e l'esistenza degli Stati Europei.
Non sarebbe opportuno allora riflettere e agire in difesa di questo mondo occidentale, tanto denigrato dagli intellettuali e dagli analisti politici della sinistra, anche in relazione al fatto che una Eurasia comporterebbe la fine dei diritti LGBT, dei lupi e di tutte le evangeliche battaglie sulle diseguaglianze e le integrazioni. Ciò richiede tuttavia uno sforzo: distinguere diritti e doveri. Ma forse questo sforzo non coincide con il consenso e la visione sociale di questa opposizione.