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di Federico Lo Schiavo

IL PERICOLO DI VIVERE DI PROMESSE VUOTE 

Eccoci di nuovo con il secondo appuntamento di "Stranamente è Controsenso". Sono davvero felice di come questa rubrica sia stata accolta, tra commenti positivi e critiche, ma sempre con un coinvolgimento genuino.

Oggi parliamo di un concetto che troppo spesso si mescola al sogno: la speranza. Un concetto che, per quanto potente, ha bisogno di un ingrediente fondamentale: l'azione. Viviamo in un'epoca segnata da incertezze globali, con la minaccia di una terza guerra mondiale sempre più vicina. Eppure, i giovani sono chiamati a essere i protagonisti del cambiamento.

Perché, purtroppo, siamo noi a dover mettere mano a un mondo sgualcito e maltrattato dalle generazioni precedenti. Sì, ci sembra che parliamo una lingua strana, che sembriamo lontani, ma è solo una conseguenza di quello che abbiamo trovato. Un mondo dove contano solo le apparenze, un mondo dove se sei fragile vieni schiacciato, insultato, messo da parte.

"La speranza è l'ultima a morire", recita un noto proverbio. Ma "chi di speranza vive, disperato muore". Ecco, questa apparente contraddizione ci obbliga a fare una riflessione: la speranza, se non accompagnata dall'azione, è destinata a rimanere solo una bella illusione. Troppo spesso ci limitiamo a sperare in un futuro migliore, senza muoverci per costruirlo.

Ed è un po' quello che fanno le nostre istituzioni. Promettono, creano sogni e noi viviamo di speranze. Il nostro governo, oggi, è riuscito a farci credere nel paese dei balocchi, mentre ci regala un'Italia fatta di odio e discriminazioni. Non è più il tempo delle favole.

E attenzione, perché io amo sognare. Sono il primo a farlo e credo che tutti dovremmo farlo. Il sogno è il nostro motore per andare avanti. Ma dobbiamo stare attenti a chi ci regala questi sogni, a chi ci fa credere che siano realtà pronte per essere vissute.

Le speranze dei giovani sono chiare: un mondo più equo, salari dignitosi, pari opportunità. Ma queste aspirazioni rischiano di rimanere solo parole se non accompagnate da un impegno concreto. La società di oggi sembra essersi accontentata di "sogni a metà", dove l'azione si è trasformata in attesa.

Speriamo in un mondo migliore, certo. Ma dobbiamo anche sognare di costruirlo insieme. E questo è l’appello di questa rubrica: invito i giovani a non limitarsi a sognare, ma a scendere in campo per realizzare i propri ideali. È ora di superare l’immobilismo, di dare una spinta alla realtà.

La speranza è un motore potentissimo, ma senza l’azione resta solo un’eco lontana. I giovani, con la loro energia e visione, sono chiamati a trasformare i sogni in realtà. Il futuro non è un’attesa passiva, è una costruzione collettiva che comincia oggi. E se non ci mettiamo tutti in gioco, rischiamo di restare prigionieri di un sogno mai realizzato.

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Ristorante "ll Galeone" Lipari Isole Eolie "Il piatto da gustare nel fine settimana..."

Dopo due anni, eccomi di nuovo qui, tornato là dove tutto è cominciato. Ricordo quando ci eravamo lasciati con la rubrica video "Eolie, la parola ai turisti" nel 2023. Da allora, tante cose sono cambiate: dalle Eolie mi sono spostato in tutta Italia, ma oggi ho voglia di raccontare e scrivere di attualità, di ciò che mi riguarda come giovane, e di quella che è la condizione dei giovani, che sembrano sempre più ai margini di questa società.

Si sente spesso dire che "i giovani sono il futuro", ma non è affatto così: noi siamo il presente, eppure ci sentiamo sempre più lontani da tutto. Le istituzioni sono dominate da persone di età superiore ai 50/60 anni, che portano avanti politiche che poco o nulla hanno a che fare con le esigenze e le sfide dei giovani. Con questa nuova rubrica, mi piacerebbe stimolare la riflessione, far riflettere sull'uso delle parole, delle azioni e, soprattutto, su ciò che accade nel mondo, con un focus particolare sulle nostre isole.

In questo primo articolo, voglio porre al centro dell'attenzione il Carnevale, in particolare quello di Lipari. Negli ultimi anni, infatti, la magia di questa tradizione sembra essere svanita. La causa principale? Probabilmente la mancanza di fondi. Eppure, anche il Carnevale portava turismo a Lipari, e avevamo raggiunto un livello di partecipazione molto alto. Ho visto numerosi post pieni di nostalgia, con foto dei carnevali passati, che ci ricordano quanto fosse speciale quel periodo. Tuttavia, sembra che, lentamente, la cultura, gli spettacoli e gli eventi stiano svanendo su quest'isola. Cosa sta succedendo?

Vorrei che qualcuno ci spiegasse come mai ormai voliamo così in basso. Sveglia, siamo le "sette perle del Mediterraneo", non l'ultimo villaggio del terzo mondo! Eppure, ancora una volta, siamo noi giovani a dover venire in soccorso. Non appena abbiamo saputo che il Carnevale rischiava di non essere organizzato, siamo intervenuti con determinazione, rimboccandoci le maniche. Voglio ringraziare pubblicamente Gianluca Muleta, il Magazzino di Mutuo Soccorso e tutti coloro che hanno reso possibile il Carnevale, senza aspettare riconoscimenti o lodi. Loro hanno agito, portando un po' di vitalità in un'isola che sembra sempre più essere diventata un rifugio per pensionati.

Giovani, fatevi sentire! Non lasciatevi intimidire da nessuno e ricordate: se fate del bene, il bene vi tornerà sempre.

 

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