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di Leandro Jannì e Angelo Sidoti*

Dipartimento dei beni culturali e dell'identità siciliana Servizio Tutela e Acquisizione Pianificazione paesaggistica Dirigente, Dott.ssa Silvia Occhipinti e.p.c Assessorato dei beni culturali e dell'identità siciliana Ass. Francesco Paolo Scarpinato, Ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare On. Sebastiano Musumeci, Fabio Ciciliano Capo Dipartimento, UNESCO
Commissione Nazionale Italiana, Prefettura

Oggetto: Richiesta di intervento
Gentile Dott.ssa Silvia Occhipinti, con la presente significa quanto segue.
Richiamando le mie precedenti comunicazioni, indirizzate al Suo ufficio, con le quali ho chiesto un autorevole intervento per avviare una seria istruttoria sul sito industriale di Porticello, devo, purtroppo, riscontrare poco interesse da parte del Dipartimento.

Le ricordo che, il luogo adatto ove far nascere il “Museo della Pomice” è il sito di Porticello in quanto è presente la cava di pomice coi vecchi uffici e, le attrezzature ma, soprattutto è un luogo imponente, dirompente e affascinante facilmente raggiungibile anche dal mare per via della presenza di
un molo di attracco per le navi.

Il sito di Porticello è stato individuato dal Presidenza della Regione che per intervento del Presidente Musumeci ha apposto il vincolo Storico-Etnoantropologico con D.D.G. n. 3815 del 13.10.2021, con l’impegno della di acquisire l’intera Area, come da Deliberazione di Giunta Regionale n. 202 del 14 aprile 2022, con copertura finanziaria a valere sulle risorse del capitolo del bilancio della Regione Siciliana 214920. 

Purtuttavia, la procedura concorsuale, contrariamente, ha proposto ricorso amministrativo avverso il D.D.G. n. 3815, a seguito del quale con Sentenza n. 2137/2022, il TAR di Catania ha annullato il già menzionato vincolo storico-etnoantropologico. Meraviglia, poi, che l’Assessorato non abbia presentato appello avverso la sentenza n. 2137/2022 del TAR di Catania.

Stupisce, poi, che l’amministratore unico della MT Project Srl (società che ha presentato il concordato fallimentare della Pumex) sia il Sig. Felice Mirabito, che al contempo risulta essere stato componente del Collegio Sindacale della Società Fallita Pumex Spa e, pure componente del Collegio Sindacale della Italpomice Spa (società del gruppo Pumex s.p.a) alla data di approvazione del bilancio al
31.12.2023. 

Sorprende sempre di più il “concordato fallimentare della Pumex” presentato dalla MT Project Srl. Difatti, il 17.10.2024 sarà chiamata l’udienza per discutere l’opposizione, presentata da parte di un creditore, avverso la proposta di concordato fallimentare proposta dalla MT Project Srl.

Le motivazioni addotte dal Creditore appaiono corrispondenti a quanto rappresentato da codesta associazione per i seguenti motivi:
1) antieconomicità della proposta di concordato considerato che, l’offerta presentata dalla MT Project è di euro 3.047.626 contro un valore di perizia dei beni di € 24.905.000 e, tenuto conto che la proposta di acquisto della Regione Sicilia, sarebbe stata di gran lunga superiore di circa € 4.500.000,00;
2) Nessun riferimento agli obblighi di messa in sicurezza della cava nel suo complesso;
3) Nessun chiarimento dal punto di vista urbanistico sull’attuale situazione degli immobili;

4) Non risultano esperite indagini patrimoniali sulla neocostituita MT Project né sulla garante Quantika società svizzera (il bilancio di quest’ultima del 2022 risulta peraltro in perdita e la garanzia una mera lettera di patronage)
Appare evidente che ci sono dubbi sulla procedura di vendita dei beni del fallimento che investe, peraltro, un vasto territorio dell’isola di Lipari.

Le chiedo, pertanto, a nome dell’associazione di intervenire (ma anche chi di competenza) di avviare un’istruttoria sulla procedura di vendita e sul sito di Porticello al fine di proteggere il territorio e di tutelare, davvero, il patrimonio storico culturale e paesaggistico dell’isola, evitando speculazioni edilizie
nell’isola e valorizzando il Sito delle Cave di pomice: un luogo denso di storia, imponente, dirompente e affascinante.

Evitiamo di spazzare secoli di storia dell’estrazione della pomice e della sua antica lavorazione millenaria rappresentando un pezzo fondamentale della storia del mediterraneo, dalla protostoria fino al dopoguerra del secolo scorso.

Confidando nella Sua attenzione e sollecitudine, si rimane in attesa di un Suo riscontro. L’occasione è gradita per porgere sentiti saluti

*Presidente regionale e presidente Eolie di Italia Nostra

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di Pietro Lo Cascio

Gentile Direttore,

come probabilmente ricorderà, per un paio di mandati ho ricoperto la carica di consigliere del Comune di Lipari. Erano gli anni della chiusura definitiva delle cave di pomice, dopo la quale è sorto un ovvio interrogativo sul futuro delle stesse; il Piano di Gestione del sito UNESCO auspicava la sua trasformazione in un parco geo-minerario, un’opzione solidamente motivata dall’importanza dei luoghi e del ruolo che la pomice ha avuto nella storia di quest’isola, ma anche straordinariamente dispendiosa, perché si trattava di affrontare complessi interventi di messa in sicurezza e rifunzionalizzazione delle cave e degli edifici industriali. Nel 2021, quasi inaspettatamente, la Regione ha imposto un vincolo e offerto una somma per l’acquisto dell’area, ma soprattutto ha individuato un asse finanziario e delineato un progetto per il suo recupero, con una spesa stimata di 29 milioni di euro. Il vincolo è stato però bocciato da un ricorso al TAR, al quale stranamente nessuno si è opposto in successivo grado di giudizio, e anche l’offerta economica è stata rigettata dal curatore fallimentare. Va da sé che anche i 29 milioni, una cifra mai investita sul territorio, si siano volatilizzati. Il risultato è che oggi si paventa l’acquisto delle ex cave da parte di un privato che, certamente, non vorrà farci amene passeggiate o fiere di beneficenza per il paese. Meglio che lasciarle così? Possiamo avere opinioni diverse sul quesito, ma non è questo il punto.

Ho iniziato questa lettera con un riferimento al passato ruolo di consigliere. Ciò non mi autorizza a insegnare nulla a nessuno, ma sicuramente mi ha permesso di imparare una cosa fondamentale: il consiglio comunale è il massimo organo rappresentativo della comunità locale e ha competenze ineludibili in materia di pianificazione e programmazione territoriale.

Mi sarei dunque atteso che dopo i recenti interventi apparsi su quotidiani nazionali, come l’articolo di Gian Antonio Stella su “Corriere della Sera”, e l’ultima dettagliata lettera del presidente della sezione eoliana di Italia Nostra, che spiega molto bene come una serie di allarmanti conflitti di interesse potrebbero avere viziato la vicenda, il Consiglio Comunale si decidesse ad affrontare l’argomento e, magari, ad esprimere un indirizzo rappresentativo della volontà della comunità. Invece, il Consiglio tace.

Non credo che il motivo siano problemi più urgenti o importanti, e se qualcuno dovesse pensarlo, farebbe bene a rivedere le proprie convinzioni, perché sulla pomice si gioca una parte del futuro dell’isola: se negli anni Cinquanta qualcuno avesse voluto trasformare il Castello in un resort, oggi non esisterebbe uno dei più celebri musei archeologici del Mediterraneo.

E allora, perché non accade nulla? Un dibattito, una mozione, un atto di indirizzo? Perché i consiglieri di maggioranza e di minoranza stanno abdicando al ruolo che gli è stato assegnato dai loro elettori?

Lasciare una questione che riguarda chilometri quadrati di ex cave, migliaia di metri cubi di edifici e secoli di storia a immiserire il dibattito sui social e le chiacchiere al bar, è un atto di feroce irresponsabilità che – indipendentemente dalle diverse sensibilità – credo che i cittadini non meritino.

Mi auguro che questa breve riflessione, piuttosto che alimentare nuove polemiche, possa essere accolta in maniera costruttiva dai nostri rappresentanti consiliari e li spinga a rimediare a un silenzio che oggi può sembrare preoccupante, ma domani sarà certamente colpevole.

E voglio loro ricordare un episodio del 2021, una passeggiata tra gli stabilimenti della Pumex fatta insieme a Giovanni Portelli, purtroppo recentemente scomparso, con il quale avevo condiviso un mandato in consiglio. Giovanni possedeva un carattere forte e modi a volte bruschi, ma davanti ai capannoni svuotati frettolosamente dei macchinari dalla curatela fallimentare, davanti alla scomparsa di tutto ciò che raccontava la sua e mille altre esistenze, non riuscì a trattenere le lacrime. Ecco, credo che quelle lacrime avrebbero saputo spiegare tutto questo molto più e molto meglio delle poche righe che state leggendo.

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