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di Enrico Cuccodoro*

IL 25 APRILE DEL PRESIDENTE SANDRO PERTINI. QUEL “SONO CON VOI” RIVOLTO 40 ANNI FA PER ALICUDI 

La Costituzione Italiana ha compiuto Settantacinque anni, uno spazio in cui si riflette l’ordinamento di un’epoca; dopo il “miracolo costituente”, mirabile sintesi raggiunta tra le principali correnti ideali cristiano-sociali, laico-socialiste e liberali, testimoni della successione dal vecchio regime fascista, concluso con la lotta della Resistenza nella nuova forma repubblicana. Un sistema trasformato, ove le parti ed i soggetti vengono tenuti insieme dal filo del pluralismo sociale ed istituzionale della statualità, aperta in direzione del valore della comunità di persone, delle formazioni sociali, delle autonomie territoriali, soprattutto del cittadino “attivo”.

Dunque, un articolato patrimonio di coesione e sagace forza di popolo, che di generazione in generazione, opportunamente è destinato a sedimentarsi verso la nostra Costituzione: bandiera di libertà, missione corale di impegno civile e morale, baluardo di democrazia e giustizia sociale per l’Italia e l’identità che, sempre, ci distingue in Europa e nel mondo.

É per tali aspettative e ragionevoli tendenze che si possono affermare tanto le esigenze di rinnovamento ponderato, quanto le espressioni potenziali di integrazione come essenziali risorse del c.d. “patriottismo costituzionale”, nel comune proposito del “patto che ci lega” da cittadini consapevoli del destino della Repubblica e della Carta costituzionale vigente: Paese e Popolo, insieme, nello statuto dei governanti per i governati, salus populi suprema lex esto.

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Siamo, oggi, di fronte al connotato che distingue e riconosce le necessità del Paese reale dal Paese legale, considerato sempre con coraggiosa passione il fattore cruciale del ragionamento politico e civile del pensiero e dell’agire di Sandro Pertini, nei suoi durissimi oltre 14 anni subiti in prigionia ed estenuante confino impostigli dal regime fascista; poi l’impegno con l’azione resa nella lotta partigiana, fino all’epilogo decisivo della Liberazione nazionale, finalmente, il 25 Aprile 1945.

Il combattente Pertini è oratore sul palco in Piazza Duomo a Milano, insieme a carismatiche figure impegnate strenuamente contro il nazifascismo. Una Giornata storica di indelebili, contrastanti momenti: di immensa gioia interiore, per lui che così festeggiava l’agognata Italia “libera” - come spesso ripeteva - ma, con intimo, profondissimo dolore, poiché suo fratello Eugenio, nella evacuazione dal lager di Flossenbürg dove deportato, era stato crudelmente ucciso.

Sandro Pertini è eletto all’Assemblea Costituente; l’8 giugno del 1946 sposa con rito civile in Campidoglio, a Roma, la partigiana Carla Voltolina. Sarà, poi, senatore, deputato, vice Presidente della Camera e assai apprezzato per carisma e assoluto ruolo super partes Presidente dell’Assemblea di Montecitorio, dal 1968 al 1976: ramo del Parlamento, particolarmente da lui adorato.

Con vastissimo suffragio è eletto settimo Presidente della Repubblica, con 832 voti su 995 Grandi Elettori, dall’8-9 luglio 1978 al 29 giugno 1985 al Quirinale casa degli Italiani. Capo dello Stato amatissimo, per lo strepitoso mandato popolare, capace di trasformare l’impegno del Presidente al servizio dello Stato, costantemente mirato al bene comune e alle esigenze di tutti i cittadini, soprattutto delle più giovani generazioni, speranza di una Nazione davvero migliore, al punto di poter essere riconosciuta e qualificata la figura-simbolo del XX secolo, in una stagione tanto tormentata della Repubblica.

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DA ROMA IN LINEA SALVATORE IACONO

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di Salvatore Iacono

FRAMMENTO DI STORIA MINORE
Nella Seconda Guerra Mondiale, mio papà, Giovanni Gino Iacono, trascorse una parte del suo servizio militare presso la base sommergibili della Regia Marina Italiana nell’isola di Lero, vicino Rodi, nel mare Egeo. Come tanti altri soldati al fronte o che combattevano fuori dai confini della Patria, papà corrispondeva con la sua madrina di guerra. La tradizione della “madrina di guerra” risaliva alla Prima Guerra Mondiale durante la quale delle giovani donne confortavano con lettere e pacchi i soldati e gli ufficiali.

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La madrina di guerra di papà era la signorina Gilda di Venezia. L’affetto e l’amicizia non si esaurì con la fine della guerra ma durò negli anni e la mia famiglia e quella di Gilda si incontrarono più volte nel corso degli anni sia a Lipari che a Venezia. Trascrivo una delle lettere di Gilda scritta negli ultimi giorni della guerra. Per meglio comprendere il senso di quelle righe devo premettere che papà era rimasto ferito nell’affondamento del cacciatorpediniere Quintino Sella colpito con due siluri da una motosilurante tedesca mentre era diretto da Venezia a Taranto. Papà venne salvato dal naufragio e ricoverato nell’ospedale di Osimo. La lettera di Gilda è datata 5 maggio 1945.

«Carissimo Gino, un’occasione davvero insperata mi permette di darti mie notizie. Finalmente dopo un così lungo silenzio possiamo un’altra volta riscriverci e risentirci. Io ti ho inviato numerosi messaggi attraverso la Croce Rossa, ma non ho avuto mai risposta. Ti spero senz’altro a casa, felice con i tuoi e con tuo fratello. Qui dopo due anni di pesantissimo giogo tedesco-fascista, che negli ultimi mesi si era fatto insostenibile, siamo ritornati alla libertà, e si respira un’aria più pura. Venezia per fortuna sempre benedetta dalla Vergine, non ha avuto nessuna grave distruzione e ciò per merito soprattutto dei nostri patrioti, che soltanto noi, vissuti sotto il regime del terrore, possiamo sapere quanto hanno sofferto e quanto hanno lavorato per la libertà. Eravamo in pensiero perché hanno detto che ad Osimo i combattimenti sono stati piuttosto violenti. Ora tutto è passato. Speriamo di poter riallacciare presto le comunicazioni e di poterci vedere. Ti saluto caramente, Gilda».

Purtroppo, Gilda si sbagliava. Non era tutto passato. Ai fascisti e ai nazisti si sostituirono i partigiani comunisti che continuarono con le torture, gli omicidi e le stragi. Solo nel 1949 le cose cominciarono veramente a cambiare.
Nella foto, papà (è quello accovacciato sulla destra) a bordo del sommergibile Tembien. Il sommergibile Tembien venne affondato dall’incrociatore inglese Hermione il 2 agosto 1941. Nell’altra foto, l’originale della lettera di Gilda.

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NOTIZIARIOEOLIE.IT

28 SETTEMBRE 2021

L’Intervista del Notiziario al prof. Enrico Cuccodoro, a lezione con"Gli Impertinenti”

4 DICEMBRE 2021

L'intervista del Notiziario all'ing. Salvatore Iacono, l'emigrante col violino nel nucleare

L’educazione alla cittadinanza consapevole e responsabile, l’impegno nella politica, nelle istituzioni, nella sfera sociale costituiscono pilastri ai quali ancorare i comportamenti decisivi dell’esistenza quotidiana. Tali, le coordinate, presenti nelle numerose “storie eroiche” di Sandro e di Carla, ormai, accomunate insieme nel fornirci, anche adesso, un modo di agire costruttivo e coerente, capace di suscitare rispetto, passione, dignità, “la dignità”, caposaldo già rivendicato nel suo ultimo discorso alla Camera da Giacomo Matteotti il 30 maggio 1924, prima del martirio ordinato da Mussolini quel successivo 10 giugno di cento anni fa.

È opportuno saper infondere slancio di coraggio, trovare entusiasmo ed emozione per affrontare le competizioni incessanti del momento e del tempo difficile, nel mondo, per l’Italia, in modo particolare.

Così, senza enfasi alcuna, tuttavia, la Costituzione della Repubblica è segno inconfondibile da preservare per la nostra sostanziata identità plurale, a presidio della libertà, dei diritti, della giustizia, contro ogni barbarie, prevaricazione e tirannia, con reali aspirazioni a degni comportamenti di pace. Poiché, la Costituzione vive la storia della Nazione se le regole e i valori condivisi sono accolti dai cittadini e presenti nella esigenza di coesione della comunità, segno dei tempi della società più giusta e onesta del nostro Paese, anche più felice, come ora ben richiama la sen. a vita, Liliana Segre. Soprattutto, una “saggia Costituzione”, che proprio va affermato con la fierezza delle parole di Sandro Pertini Costituente: “non ci è stata donata su un piatto d’argento da qualcuno…, non è caduta dal cielo, non è il frutto di una elaborazione di un gruppo di esperti dietro una scrivania. Essa è stata una conquista di tutto il popolo italiano, della sua storia, delle sue forze politiche; è scaturita direttamente dagli ideali e dalla cultura della Resistenza, dalla fede e dalle convinzioni di migliaia di morti antifascisti”. Ed ancora, nella affermata menzione di eccezionale rilievo ed energia: “Non si può insegnare ad essere uomini di fede, come non si può insegnare ad amare… O credi o non credi, o ami o non ami… Sii sempre, e in ogni circostanza e di fronte a tutti, un uomo libero e pur di esserlo sii pronto a pagare qualsiasi prezzo; sempre e comunque uomini in piedi, mai servitori in ginocchio”.

Asciutte espressioni cariche di sentimento, che colpirono il cuore di moltissimi. Una invocazione alta, dignitosa e spontanea, ancora tanto viva e bella: una intensa lezione civile e morale, da strepitoso educatore, che sa molto bene come tanto la libertà, quanto la giustizia sociale siano conquiste delicatissime, “fiori” preziosi mai assicurati ora e per sempre, bensì affidati all’impegno collettivo e senza alcuna deleteria indifferenza o noncuranza da parte dei cittadini e, specialmente, della generazione nuova.

Il Capo dello Stato, Sergio Mattarella per il 120° della nascita del caro predecessore, Presidente Pertini, ha sottolineato come Egli avesse sempre in mente i giovani. “Erano oggetto della sua cura costante; si è servito del suo ruolo, anche per svolgere una funzione educativa, maieutica. É sempre stata parte della sua idea nobile della politica. Le istituzioni servono anche a questo: a trasmettere nel tempo i valori, le testimonianze, le conquiste delle generazioni che ci hanno lasciato il mondo in eredità. Anche per questo ci sentiamo oggi di dire, ancora una volta, grazie al Presidente Pertini”.

Tanto eloquente ed essenziale è il suo testamento morale.

“Carla e Sandro, che si sono tanto amati e insieme hanno lottato per la libertà e la giustizia sociale”.

“Ai vecchi perché ricordino, ai giovani perché sappiano quanto costi riconquistare la libertà perduta”.

“La Repubblica non deve sostanziarsi soltanto di libertà e giustizia, ma anche e soprattutto di onestà e umanità”.

“Giovani, se non volete che la vostra vita scorra monotona, grigia e vuota, fate in modo che essa sia illuminata dalla luce di una nobile idea”.

Un monito costante per i cittadini italiani che nei loro cuori ricordano con immutato affetto due figure care e che, di sicuro, le nuove generazioni debbono poter apprezzare e stimare in tutta l’imponente, elevata caratura, come davvero lo è stato, allora, per tanti di noi, che ora siamo chiamati a un dovere civico di testimonianza.

***

Una pagina di storia, da non poter adesso trascurare o passare sotto silenzio nell’oblio di vissuta memoria…

È clamorosa la nota rivolta popolare di donne e uomini Arcudari, proprio nell’aprile-maggio di Quaranta anni fa. Dalla generosa Isola di Alicudi, “confine di confini”, incantevole cono vulcanico emerso dal mare più ad occidente nell’Arcipelago delle Eolie, ora Patrimonio dell’Umanità Unesco, date condizioni allora annose di abbandono e perseverante malcontento, fortissima e impetuosa sale la protesta. Sciopero della fame, ribellione e lagnanze civili si erano già manifestate nel disertare sdegnosamente le urne elettorali per rilevanti reclami da parte della esacerbata popolazione, rimasti inascoltati e lettera morta tanto di Lipari capoluogo, Messina, Palermo, Roma…

Le rivendicazioni e motivazioni della combattiva, esasperata cittadinanza erano causate dalle difficilissime condizioni di vita, in cui gli abitanti si trovavano costretti a vivere. Senza acqua potabile, luce elettrica e servizi sanitari, ripetuta assenza nei rifornimenti di viveri e beni essenziali, specialmente durante la stagione invernale: non si poteva affatto contare su un attracco adeguato per lo scalo delle imbarcazioni nella esigua, limitata striscia di lungomare isolano, sovente un acquitrino pressoché impercorribile, molo esposto alle mareggiate che rendeva davvero problematico e rischioso ogni tentativo di ormeggio per le navi-traghetto e gli aliscafi, impedendo, dunque, approvvigionamenti e ogni indispensabile esigenza di mobilità per i residenti, bloccati in tale forzato isolamento.

Insufficienti parole di una vana assicurazione, mai rispettata; impegni disattesi dell’Amministrazione di Lipari, da parte della Prefettura di Messina e delle Istituzioni regionali che, pur a conoscenza di denunciate, costanti segnalazioni d’allarme, erano incapaci di alleviare i reiterati, gravissimi disagi degli Alicudari e dei pochissimi stabilmente presenti ad Alicudi, causa ingenti risorse da impegnare per il numero tanto esiguo di destinatari. Questioni annose additate con agitazione popolare di malcontento, frattanto avvertito e segnalato dalla vicina Isola di Filicudi e dal borgo di Ginostra/Stromboli, che purtroppo soggiacevano e sperimentavano analoghi, ricorrenti disagi e pesanti stenti.

Insomma, un clima surriscaldato che via via si andava accentuando nell’Arcipelago eoliano. Tutte le porte rimanevano inesorabilmente chiuse davanti a una operativa, efficace assistenza, rivolta verso le competenti Autorità del territorio e, soprattutto, della terraferma.

Solo a tal momento, l’irritato animo degli isolani intesi a proseguire nelle loro sacrosante rivendicazioni, decisi ad andare fino in fondo nella ribellione intrapresa, costi quello che costi, alla fine vollero inviare una vibrante, addolorata sollecitazione di sostegno e aiuto diretto e personale al Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, con un telegramma trasmesso al Quirinale.

Subito, il giorno dopo, il Capo dello Stato rispondeva al comitato di agitazione dell’Isola, così esprimendosi: “Sono con voi, alla gente che protesta esprimo tutta la mia solidarietà e mi auguro che i vostri problemi al più presto possano essere risolti”. Non erano, quelle espressioni di mera circostanza o di umana vicinanza del Presidente, sensibile e attento ai problemi reali a lui denunciati dai cittadini, pochi o numerosi che essi fossero… Infatti, egli, immediatamente, agiva anche secondo via istituzionale, con suo inconfondibile piglio risoluto e perentorio, di dover provvedere immediatamente da parte della Regione Siciliana con forme di tutela adeguate e pregnanti, per risolvere e superare denunciate carenze che da tempo indicava l’esausta popolazione.

Poco dopo la presa di posizione assunta, con appassionata veemenza, dal Presidente Pertini per alleviare Alicudi, si rese più agevole il molo portuale, si poté contare sul sistema autonomo di elettrificazione, delle opere di attesa manutenzione della chiesetta di contrada San Bartolo e per l’Istituto scolastico più piccolo d’Europa; infine ci fu l’utilissima realizzazione ulteriore della elisuperficie, con la pista d’atterraggio per l’elicottero.

Un luogo di memoria, appunto, l’aspra e remota Terra incantevole di Alicudi, che aveva espresso ripetute sollevazioni e lagnanze dei residenti, tuttavia nel solco della Costituzione rientrate per tempestiva, assai qualificata lungimiranza del Capo dello Stato Pertini, peraltro anticipatrice di dover riconoscere la Repubblica, come fu da allora “le peculiarità delle Isole e promuovere le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall’insularità”, secondo l’attestata integrazione intervenuta e disposta or ora al comma 6, ex art. 119, della Legge fondamentale (in G.Uff., 15 novembre 2022).

***

In conclusione, merita accogliere proposte e reiterati suggerimenti, avanzati in più momenti e circostanze, di poter procedere speditamente lungo l’area portuale da poco ristrutturata dell’Isola di Alicudi alla definitiva posa della Targa-ricordo per l’amato Presidente della Repubblica, Sandro Pertini. Un significativo dono dell’Osservatorio Istituzionale per la libertà e la giustizia sociale “Sandro e Carla Pertini”, con la Lastra in Ceramica offerta alla Cittadinanza Eoliana tutta in occasione dell’evento pubblico tenuto nell’Aula Consiliare del Municipio di Lipari capoluogo, proprio per l’Anniversario della Liberazione Nazionale: la Data del 25 Aprile più sentita per il cuore combattente di Sandro Pertini.

*Costituzionalista, Coordinatore nazionale dell’Osservatorio Istituzionale per la libertà e la giustizia sociale “Sandro e Carla Pertini”, Autore del volume “Gli Impertinenti. Il viaggio di Sandro e Carla Pertini, per l’Italia di oggi”

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