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Dettagli...

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di Antonino Francesco Famularo Valastro*

LA SPOSA RUBATA (La Leggenda di Sirena Didymea)

In queste Terre d'Acqua abbracciate dal Tirreno vi sono fascinose storie e leggende: si perdono nella notte dei tempi e alcune d'esse ci fanno sognare; e quante cose ci possono insegnare, se il significato riusciamo a discernere, altre ancora ci possono affascinare mentre il Mito le sue pagine sfoglia...
"... Un giorno assai lontano nel tempo, mentre echeggiava sulla scogliera il mare, smarrita nella spiaggia di Pollara apparve una bella Pescatrice; annunciato dal suono di una conchiglia venne poi, da lontano, uno sciabecco sospinto da una brezza di vento orientale, e al largo del "Perciato" si fermava.

"Venite a visitare la mia nave", disse 'Coda di Pesce' alla Creatura, "questa nave è un po' particolare, ti fa girare il mondo in un baleno: puoi venire con me senza paura, ti porterò in un paese assai lontano, dove finisce il mare, e con l'oscurità potrai toccare le stelle con le mani". Salparono col vento di Libeccio la bella Pescatrice e 'Coda di Pesce', si diressero verso un luogo orientale, in direzione del sole quando albeggia: poi da quel giorno non si seppe più niente di quella Creatura e 'Coda di Pesce', e si meravigliò anche la gente, ma non tornarono più, nemmeno col Grecale.

Pianse anche il mare antistante la spiaggia vedendo le sue orme sulla sabbia, e pure il vento sospirò nell'aria, si disperò persino "la Valle della Spina"; poi "il Pizzo del Corvo" sussultò e nel suo petto il cuore si spaccò,
un costone dal monte repentino si staccò e nel mare sottostante un "Faraglione" diventò.
E se Tu vai nella spiaggia di Pollara puoi udire ancora il richiamo di quella conchiglia suonare anche per Te alla stessa ora, come allora, e puoi scoprire pure che la tua mente sogna; e se poi guardi verso Filicudi, quando la foschìa si rischiara, puoi vedere quella bella Creatura sopra lo 'Scoglio' di Pollara..."
In queste Terre d'Acqua lambite dal Tirreno vi sono antiche storie e leggende, la loro origine è di epoca remota e riescono ancora a farci sognare; ma quante cose ci possono rivelare se il loro simbolismo si comprende, esse continuano ad affascinare, quando il Mito impariamo ad ascoltare."

Dall'Opera: IL SALE DI DIDYME

*Scrittore e Novelliere
famularoantonio@yahoo.it

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Là, nel paese dei Linguari, c'era una volta, vicino al mare, uno specchio d'acqua, come cristallo, pieno di perle e di corallo.
E certe notti, con la Luna Piena, vi si recava una Donna bella e sola, Lei scendeva in quell'acqua scura e vi bagnava la sua pelle nuda.
Quella Creatura così bella, coi capelli come d'argento, pareva simile a una Stella ivi discesa dal firmamento.
Poi discorreva con la Luna piena tutta la notte, sino alla mattina.
poi se ne andava con un rèfolo di vento, dileguandosi in un momento.
Una mattina, una sciroccata sospinse il mare dentro il Lago: sbuffando forte come un Drago, depositando alghe e acqua salata.

Su quello specchio d'acqua di mare vi si formarono cristalli di sale, la Luna Piena venne a guardare ma quella Signora non si vide arrivare;
quella Signora così bella, coi capelli come d'argento, tornò a essere una Stella nel cielo nero del firmamento.
Là, nel paese dei Linguari, la gente scruta ogni tanto il mare, e ancora aspetta quella Creatura che forse verrà con l'oscurità.

Da: IL SALE DI DIDYME di chi scrive

La favola dei numeri

Tanto tanto tempo fa, in una terra tanto tanto lontana, gli abitanti vivevano contenti e in quel paese regnava la pace. Tutti lavoravano, ognuno svolgeva il proprio mestiere, tanti vendevano, tantissimi compravano, mangiavano, bevevano e si divertivano. Ma un bel giorno tutte le attività del paese si bloccarono: non si poté più né vendere né comprare, né si poté più svolgere alcun altra attività. Tutti si accorsero che i conti non tornavano più!

Convocarono un gran consiglio e i saggi di quel paese decisero di inviare il Principe Algos, come loro rappresentante, nella regione montagnosa della Matemasia per scoprire la causa per la quale in ogni campo delle attività i conti non tornavano più, rendendo impossibili la vita e i rapporti sociali. Il Principe Algos fece i preparativi per il viaggio e infine partì.

.....Quando infine giunse al Castello, le Guardie Pitagoriche lo introdussero a Corte, alla
presenza del Re Aritmìo, che lo accolse con tutti gli onori. Il Principe spiegò al Re il problema che si era venuto a creare e lo pregò di intervenire al riguardo. Il Re convocò il Consiglio dei Nove e andarono a discutere la faccenda nell'ampio Salone del Gran Consiglio, dove assistettero anche i rappresentanti delle Quattro Operazioni e parecchi Numeri Primi e Incognite.
Ad un cenno con la mano si fece silenzio e il Re espose il problema facendo riflettere l'uditorio sui pericoli connessi al fatto che i conti non tornassero più, invitando il Consiglio dei Nove a individuare le cause e pervenire alla soluzione del caso. Il silenzio si fece ancor più accentuato e tutti si guardarono in modo interlocutorio. Gli occhi dell'uditorio erano fissi sul Re e il suo sguardo era fisso sul Consiglio dei Nove.

Il Numero Uno si alzò e rivolgendosi al Re disse: "Sire, Maestà, riverenti come sempre siam tutti qua. I miei rapporti col Numero Due sono stati sempre corretti." Il Numero Due annuì e aggiunse: "Anche i miei rapporti col Numero Tre sono stati sempre buoni." Anche il Numero Tre si disse d'accordo e precisò che pure col Numero Quattro vi era stata sempre una buona collaborazione." Il Numero Quattro confermò che col Numero Tre non c'erano mai stati dei problemi, mai alcuno screzio, ma precisò pure che se i conti non tornavano più la colpa era del Numero Cinque. Il Numero Cinque, chiamato in causa, si alzò e con un tono di voce alquanto stizzito disse che la colpa era del Numero Quattro.

Nell'ampio Salone cominciarono a sentirsi delle voci. Il Re intervenne per zittire tutti e chiese ai due Numeri di esporre il problema allo scopo di risolverlo. Il Numero Cinque, sentendosi addosso gli occhi dei presenti, disse: "Messeri...Sire, Maestà... Sin da quando è stato fondato l'Ordine della Decina Io ho sempre ubbidito assumendomi pure le mie responsabilità. Ma devo pur dire con molta schiettezza che mi sono stancato di essere sfruttato dal Numero Quattro. Non voglio prestargli più alcuna decina! Sapete benissimo, in tutto questo tempo, quante decine gli ho prestato fin'ora. E mai un ringraziamento da parte sua, mai che si decidesse a restituirmi una sola delle decine.

E così ho deciso di non prestargli più alcuna decina. Che si arrangi e non mi importuni più con le sue assillanti richieste di prestiti di decine!"
.....Il Numero Sei si alzò di scatto e disse: "Se le cose stanno così, allora anch'io chiedo al Numero Cinque di restituirmi tutte le decine che gli ho prestato." Si alzò anche il Numero Sette e precisò: "Se a voi pare giusto così, richiedo con cortese sollecitudine che mi siano restituite tutte, e dico tutte, le decine che ho prestato al Numero Sei!"

I Numeri Otto e Nove si guardarono in faccia e, rivolgendosi all'uditorio, il Numero Nove disse: "Anche il Numero Otto potrebbe dire così al Numero Sette... E anch'io, se lor Signori mi consentano, potrei richiedere la medesima cosa al Numero Otto. Ma giova ricordare che le Regole dell'Ordine dei Numeri hanno valore solo se si collabora tutti, mantenendo ciascuno il proprio onorevole posto e ruolo assegnati e rispettando quelli degli altri. Al di fuori delle Regole che sono state date il nostro Ordine non ha motivo di esistere o di sussistere perché al di fuori di Quelle non funzionerebbe più nulla, non potendosi più piantare né costruire alcunché. Senza unità e cooperazione ognuno di noi rimarrebbe dentro i confini ristretti del proprio Insieme e delle proprie Unità e Unicità.

Collaborando, invece, possiamo essere utili a tutti e riprodurci in numeri senza limiti e confini e continuare a occupare una posizione di rilievo in ogni campo delle attività umane perché senza numeri non si fanno calcoli e senza calcoli non si va da alcuna parte." Il Numero Cinque fece un passo indietro e riconobbe la saggezza delle argomentazioni fatte dal Numero Nove. Gli occhi di tutti erano fissi su di Lui, che rimase senza parole, riconoscendo di avere agito per orgoglio e presunzione, e senza riflettere sull'importanza di collaborare con gli altri Numeri. Il Numero Quattro gli si avvicinò e con molto rispetto disse:"Numero Cinque, mi devi perdonare se non ho potuto restituirti le decine che fin'ora mi hai prestato.

Purtroppo ho prestato anch'io le mie decine al Numero Tre e perciò mi sono ritrovato nella condizione di non potere restituire ciò ch'è tuo." Il Numero Cinque riconobbe di non essersi comportato rispettosamente e promise che da quel giorno avrebbe collaborato nuovamente con l'Ordine dei Numeri, rispettando la Regola della Decina. Gli altri Numeri si rallegrarono e si dissero d'accordo sul fatto che non avrebbero più parlato di "prestare" le decine e ognuno le avrebbe messe a disposizione all'occorrenza, e "date" senza richiedere nulla in cambio. Il Re si rallegrò e si complimentò con loro per la soluzione del problema, e la riunione si concluse con un applauso scrosciante, Infine tutti gli astanti andarono via rallegrandosi.
Il Re fece emanare un bando e dovunque tutti furono informati della soluzione alla quale si era felicemente pervenuti.

Il Principe Algos ritornò al suo paese e tutti gli abitanti furono informati sulle cause e la soluzione del problema. Nel paese cominciarono a tornare i conti e ciascuno riprese a svolgere la propria attività con rinnovato entusiasmo. Anche i bambini si rallegrarono di questo, e si appassionarono così tanto alla Serie dei Numeri e alla Regola della Decina, che da quel giorno studiarono con maggiore entusiasmo anche le Tabelline!

 

Alcuni anni fa, in una Scuola Primaria del Veneto, alla fine di un corso di aggiornamento sull'Autismo, interessante e molto istruttivo, l'Insegnante del medesimo, dichiaratasi ripetutamente Ebrea, permise a tutti i presenti di rivolgerle liberamente delle domande; una Collega, seduta al mio fianco, chiese: "Quando finirà il conflitto Arabo-Palestinese/Israeliano?"
La Docente rispose: "Quando i Palestinesi riconosceranno i diritti degli Ebrei e gli Ebrei riconosceranno i diritti dei Palestinesi."

Mi sentii di intervenire facendo riferimento ad un precedente storico riportato nella Bibbia, nelle Scritture Ebraiche, al tempo del Patriarca Abraamo (= "Padre di una Moltitudine).
Ormai 75enne, Abraamo si accinse a trasferirsi con la famiglia da Haran al paese di Canaan, dove visse in tende come residente forestiero e nomade per i restanti 100 anni della sua vita.
Solo dopo la morte del padre, Tera, nel 1943 a. C., Abraamo partì da Haran e attraversò l'Eufrate. Fu allora che entrò in vigore il patto fra Dio e Abraamo ed ebbero inizio i 430 anni di residenza temporanea fino alla stipulazione del Patto della Legge con Israele.

Anche suo nipote Lot andava con Abraamo. Il paese non permetteva loro di dimorare tutti insieme, perché i loro beni erano divenuti molti e non potevano dimorare tutti insieme. E sorse una lite fra i mandriani del bestiame di Abraamo e i mandriani del bestiame di Lot.
Perciò Abraamo disse a Lot: "Ti prego, non continui alcuna lite fra me e te e fra i miei mandriani e i tuoi mandriani, poiché noi siamo fratelli.
Non è il paese a tua disposizione? Ti prego, sepàrati da me. Se tu vai a sinistra, allora io certamente andrò a destra; ma se tu vai a destra, allora io certamente andrò a sinistra."
Quindi Lot si scelse l'intero Distretto del Giordano, verso Oriente.
Si separarono dunque l'Uno dall'Altro (Gen.13).
Oggi sarebbe davvero auspicabile una soluzione di questo tipo, per uscire da un conflitto vergognoso e "fratricida" che disattende la Storia, il loro retaggio, e la loro millantata discendenza dal Patriarca Abraamo, davvero un "Padre di una Moltitudine"!

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Dal 7 Ottobre, come associazione Magazzino di Mutuo Soccorso, seguiamo con grande apprensione la tragedia che si sta consumando a Gaza.
Crediamo che l'opinione pubblica internazionale possa dare il suo contributo alla risoluzione di questo conflitto, e anche noi vogliamo fare la nostra parte.

Il primo passo per far ciò è comprendere cosa sta avvenendo e quali ne sono le radici storiche.
Unisciti a noi domenica 17 dicembre alle 19:00 alla Sala delle Lettere (Corso Vittorio Emanuele, di fronte alla "Palma") per provare a gettare luce su uno dei conflitti più complessi e delicati del nostro tempo.

Ne paleremo insieme a:
Enzo Infantino (Associazione "Per non dimenticare Sabra@Chatila") che ci racconterà la sua esperienza diretta a Gaza
Cristina Roccella (Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Lipari, già a capo del programma di protezione sociale dell'UNICEF in Siria) che potrà rapprentarci il punto di vista dell'ONU sulla vicenda.

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