cimitero1

cimitero2

Oggi con qualche luce in più nell'anima, le lacrime salgono verso il cielo per disegnare le forme dei visi di chi non é più con noi. Sistemati da nostro Signore, In qualche pezzo di cielo, sotto trasparenti ombrelloni godono dei riflessi terreni in funzione delle tombe che ne conservano i corpi nel territorio che oggi visitiamo con una frequenza di battiti diversi. La vita terrena é un bancomat, un prelievo corrente mentre la vita celestiale è un deposito definitivo dove si ammucchiano le vere ricchezze di tutte le famiglie. Lassù le preghiere arrivano e ritornano timbrate con l'affetto e l'effetto maggiore del tempo eterno.

I COMMENTI.

di Michele Sequenzia

2 novembre " Commemoriamo i nostri cari Defunti". Dalla città dei Vivi...... alla città dei Morti: rapide scale mobili e comodi ascensori per il nostro cimitero. Modernamente senza stress, dall'oggi al domani, tutto in perfetta armonia.

di Massimo Ristuccia

Ricordiamo le nostre tradizioni! La "Festa dei Morti" in Sicilia è una ricorrenza molto sentita, risalente al X secolo, viene celebrata il 2 novembre per commemorare i defunti. Si narra che anticamente nella notte tra l'1 ed il 2 novembre i defunti visitassero i cari ancora in vita portando ai bambini dei doni. Oggi questi doni vengono acquistati dai genitori e dai parenti nelle tradizionali "fiere", che si svolgono in molte parti della Sicilia. Qui vi si trovano bancarelle di giocattoli e oggetti vari da donare ai bambini, che vengono poi nascosti in casa e trovati da quest'ultimi, al mattino presto, con una sorta di caccia al tesoro. Oltre a giocattoli di ogni sorta, esiste l'usanza di regalare scarpe nuove, talvolta piene di dolcetti, come i particolari biscotti tipici di questa festa: i crozzi 'i mottu (ossa di morto).

http://www.siciliainfesta.com/festa_dei_morti.htm

di Felice D'Ambra

Festa di tutti i Santi & Commemorazione dei Defunti.

L'origine della festività del primo novembre è nata per celebrare i Santi martiri della chiesa.
Le sue origini sono antichissime. Fu Papa Gregorio III che consacrò nella chiesa a San Pietro, la cappella dedicata a tutti i Santi, apostoli e tutti martiri della chiesa; che nel cinquecento fu poi resa obbligatoria da Papa Sisto IV, in tutte le chiese d'occidente.

La celebrazione di tutti i Santi, nel nostro Bel Paese, in tutte le Regioni d'Italia, è festeggiata con eventi mostre, sagre, spettacoli musicali, come avviene in Sardegna nella cittadina montana, della Barbagia di Ollolai che dopo la famosa Sagra delle Castagne di Aritzo e con l'evento "La Montagna Produce" di Desulo, richiama una moltitudine di visitatori anche stranieri, provenienti da tutta Europa. Mentre la commemorazione al cimitero, è onorata andando al Camposanto, l'ultima dimora, a trovare la casa eterna dei propri cari defunti. Nel giorno dei defunti secondo la consuetudine, si consumano i dolci della tradizione che sono diversi da una Regione all'altra.

L'antica usanza di vestirsi in maschera il 31 d'ottobre e recarsi di porta in porta nelle case, risale al Medioevo e si collega all'elemosina che i poveri per "Ognissanti", ricevevano cibo in cambio di preghiere per i morti. Mentre la famosa zucca di Halloween intagliata, è un antico modo di ricordare le anime nel purgatorio.
Paese che vai usanze che trovi dunque, come quella di una zona della pittoresca e arcaica Sardegna dei quattro mori bendati, di quell'interno delle Barbagie, che ancora conserva intatte tradizioni antichissime e testimonianze, tramandate dai popoli precedenti, come quegli antichi riti funebri.

A dimostrarlo, sono le testimonianze degli abitanti dei Villaggi lontani e di quei paesi sperduti tra le montagne delle comunità montane del Gennargentu e non solo, dove l'aratro è solo un miraggio, e che gli abitanti vivono di un'economia agricola e pastorale. In quelle vecchie case, nei lunghi gelidi inverni, erano riscaldate dal solo "foghile". Nonostante la povertà,

Era in quelle case, nelle famiglie era in uso il rispetto delle regole e della tradizione e, quando qualcuno di casa moriva di malattia, ammazzato dalla faida, o di vecchiaia, i familiari, come da usanza, praticavano la particolare cerimonia della scena funeraria, basata su antiche tradizioni tramandate. I parenti del futuro morto gravemente ammalato, addolorati per la grave perdita che subiranno, si accingevano commossi alla preparazione e vestizione del triste evento come da usanze del luogo.

Il moribondo ormai senza possibilità di vita, era steso su una stuoia accanto al fuoco assistito dai parenti più stretti, in attesa dell'ultimo respiro del moribondo. Erano soprattutto le femmine adulte di casa che l'accudivano e si preparavano al rito delle attittadoras (le donne prefiche), che intonavano le lamentose litanie che lodavano le gesta in vita del morto. I parenti più stretti si lamentavano ad alta voce battendosi il petto e strappandosi i capelli. In quest'antico rito funebre, la parente più anziana e più stretta, accendeva una candela benedetta e con questa, faceva il segno della croce sulla fronte del moribondo e al momento giusto e poco prima della fine, gli chiudeva le labbra affinché al morto non gli sfuggissero segreti di famiglia, che non dovevano "mai" essere sbandierati ai quattro venti e di conseguenza diventare di dominio pubblico.

Il morto era adagiato su assi di legno montati come un catafalco detto "bànco de mortos" mentre i suoi piedi come da un'antica usanza romana (ancora in uso), dovevano essere rivolti verso la porta, mentre sul petto era posato un crocefisso. Dopo l'attimo fuggente dell'ultimo anelito, terminata la preparazione della vestizione del defunto già andato, le parenti più intime si siedono ai lati del morto dando inizio alle condoglianze dei parenti, del vicinato e amici.

Il cerimoniale delle condoglianze del defunto, anticamente era chiamato "Su Krùmpiu" o "Sa bisita", che era solo obbligo delle donne riceverle, mentre gli uomini, stavano in un'altra stanza a ricevere le condoglianze dei soli uomini e come d'abitudine, a parlare del defunto, bere vino e fil'e ferru (acquavite fatta in casa).

Ancora oggi nel terzo millennio, in questi paesi della Barbagia dove le ancestrali tradizioni imperano, è sempre viva l'usanza di lasciare tutta la notte la tavola apparecchiata per offrire ospitalità ai parenti defunti che tornano la notte dei morti a far visita, e in compagnia dei parenti, assaporare le pietanze di quella stessa casa che li ha visti un tempo, nascere, crescere e vivere assieme alla famiglia.

morticini

residence_acanto.jpg