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Dettagli...

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di Angelo Sidoti*

Caro Direttore, vedo che ormai il tema delle cave di pomice sta diventando a livello giornalistico alla pari dello stato di emergenza in corso. Volevo solo rappresentarle tramite il grafico allegato quale è stato l'interesse dimostrato dall'Unesco in questi anni.

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Al Direttore del Corriere della Sera Dott. Luciano Fontana

Negli ultimi due giorni, incuriosito dai temi trattati, mi sono soffermato a leggere alcuni articoli della Vs. testata giornalistica. In particolare, ha trovato interessante l’articolo delle Cave di Pomice dell'isola di Lipari e quello avente ad oggetto il progetto di un Museo, virtuale e fisico, ideato con lo scopo di mantenere viva la memoria storica dell'industria e dei lavoratori deceduti all'interno dell'Area, a causa dei metodi di lavoro precari.

Ciò premesso, mi permetto di evidenziare un particolare passo del Vs. ultimo articolo, a firma di Antonio Calabrò di Museimpresa, di cui non condivido pienamente il contenuto, ossia "La società che gestiva cave e fabbriche è chiusa da tempo. I curatori fallimentari considerano gli edifici industriali, i pontili e i macchinari un cumulo di pietra e ferro da cancellare, anche abbattendo tutto al suolo.

E, nonostante una lunga serie di chiacchiere vaghe e progetti privi di concretezza (fare di quei ruderi la base di grandi alberghi sulla costa di Lipari), da tempo tutto subisce un crescente degrado. Pochi si sono mossi davvero. E Stella ha ragione nel ricordare che «per anni una pattuglia di storici, appassionati, cultori di memorie dell’arcipelago, trainati dal Centro Studi Eoliani, ha coltivato la speranza che il patrimonio letterario, artistico, paesaggistico potesse dare vita a un museo minerario diffuso». Ecco l’intelligente indicazione progettuale da cui provare a ripartire".

Esprimo il mio personale giudizio poiché nel 2015 ho avuto l'onore, in qualità di Consulente volontario gratuito del Comune di Lipari, di curare due workshop alle Eolie sul tema della riconversione delle Cave di Pomice (““Between the wrinkles of an unexpected glacier – Lipari discovering white pumice quarries” - "Future Lights on a Volcanic Landscape"), nel corso dei quali sono stati coinvolti due importanti atenei italiani, il Politecnico di Torino Istituto di Ricerca SITI (Cattedra Unesco) - allora diretto dal Prof. Mondini – ed il Politecnico di Milano, Scuola AUIC Architettura, Urbanistica, Ingegneria delle Costruzioni e Dipartimento di Architettura e Studi Urbani, Prof. Ugolini e Prof.ssa Varvaro.

Non solo, in occasione di tali eventi hanno preso parte, altresì, n. 6 Atenei (di cui n. 2 esteri) nonché n. 300 studenti (di cui n. 100 stranieri), n. 30 docenti universitari e n. 10 professionisti del settore (maggiori dettagli potete rilevarli dal sito (https://parcogeominerariopomice.it/).

Ritengo poco corretto riportare notizie fuorvianti in merito a quanto è stato fatto in questi anni; grande è stato l'impegno profuso dagli Atenei coinvolti nel progetto e dalle centinaia di studenti che, con passione, hanno anche dissertato la propria laurea per approcciarsi al tema della riconversione delle Cave di Pomice.

Infine, sono entusiasta del fatto che, finalmente, si stia recuperando un interessante ed importante lavoro, trascurato per anni dall'Amministrazione locale e dalle Associazioni presenti sul territorio (in particolare modo dopo la cessazione del mio incarico pubblico avvenuta nel 2017), le quali non hanno mostrato alcuna sensibilità sull'argomento, rimanendo del tutto inermi innanzi al degrado.

Negli anni, a causa di tale carenza, si è assistito ad un vero "omicidio" ambientale nonché alla totale compromissione della storia di un museo.

Fiducioso in un prossimo cambiamento, appoggerò tutte le future attività che verranno effettuate e prospettate al fine di apportare migliorie ai temi trattati nel presente articolo, sempre e solo nell'interesse della Comunità Eoliana.

*Presidente ANDAF Piemonte e Valle D'Aosta

 

I COMMENTI

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di Pietro Lo Cascio

Gentile Direttore, ho appena finito di ascoltare l’ultima intervista di Angelo Sidoti, dove vengo chiamato in causa – in questa occasione – per avere sottoscritto una lettera di un gruppo di associazioni che chiede di sospendere lo smantellamento delle strutture della ex-cava di pomice di Porticello. In un’intervista precedente, invece, ero stato chiamato in causa per non avere detto nulla in merito allo smantellamento delle stesse strutture.

In attesa che il dott. Sidoti faccia pace con sé stesso, mi permetto comunque di rassicurarlo: non ho mai considerato “superficiale” il lavoro degli atenei coinvolti nei workshop, né il suo come consulente, anzi, ho collaborato nei limiti delle mie modeste competenze. Ma tale iniziativa, così come il lavoro prodotto durante la sua consulenza, non hanno trovato alcun seguito nelle intenzioni dell’amministrazione comunale, che sappiamo bene essere il naturale artefice di qualsivoglia progetto che riguardi l’area delle cave. Perché dunque attribuire ad altri quello che purtroppo hanno fatto gli stessi amministratori che gli avevano conferito l’incarico?

La cosa più singolare è che Sidoti sostiene l’idea di un parco geo-minerario, sicuramente arricchita da dettagli operativi messi a punto durante la sua consulenza, che poi di fondo è quella sostenuta da tutte le persone chiamate in causa con piccole smorfie di fastidio che – conoscendolo – escludo possano essere attribuite a incontrollabili tic, ma rivelano certamente un irragionevole nervosismo. Cordialmente,

----Un silenzio di pomice.

Due pagine del Corriere della Sera in due giorni, siglate da due importanti firme del giornalismo italiano, ripropongono l’attualità di un enigma che grava sulla nostra comunità dal 2007, ovvero da quando la magistratura ha chiuso definitivamente le cave di pomice: quale futuro per l’area che va dalle spiagge bianche a Porticello, e ancora oltre fino ad Acquacalda?
Sono passati quattordici anni. Qualche timido tentativo di fare ordine tra le carte, un’iniziativa avviata in sinergia con il Politecnico di Milano ma rapidamente lasciata a livello di esplorazione preliminare, poi il nulla. Anzi, no, addirittura lo smantellamento degli impianti dell’ex-cava.
In un Paese che sembra affetto da cronica indifferenza, c’è da chiedersi se a qualcuno interessi ancora comprendere quale sarà il destino di una porzione importante del nostro territorio, che rappresenta una significativa parte della sua storia, ma soprattutto costituisce un potenziale straordinario, unico e irripetibile per arricchire la nostra offerta turistica.
L’amministrazione comunale tace, come se la questione non la riguardasse. Ma questo, per la verità, non sorprende, ci abbiamo fatto l’abitudine.

Il consiglio comunale, quello dei dibattiti infuocati sullo straniero che si era impadronito delle cave di caolino, quello che ne reclamava l’esproprio, è afflitto da improvviso mutismo; durante gli ultimi quattro anni, nemmeno un ordine del giorno, se non per esprimere un’idea o una proposta, almeno per interrogarsi sullo stato dell’arte.
La Soprintendenza di Messina, cui compete la tutela i Beni Culturali e Ambientali e il rispetto delle previsioni del Piano Paesistico, nonostante recenti sollecitazioni non è pervenuta; sarà forse impegnata altrove, o non si è accorta che edifici e strutture minerarie appartengono alla prima delle summenzionate categorie delle quali dovrebbe occuparsi.
Il governo regionale, e – va da sé – quello nazionale, probabilmente non sanno nemmeno che esistano, le nostre cave di pomice. Del resto, chi gliene ha mai parlato, o ha mai bussato alla porta di un ministero per proporre un possibile progetto?

Persino la Fondazione Patrimonio UNESCO Sicilia tace. Eppure il suo promotore, riprendendo una chiara indicazione fornita dall’UNESCO fin dall’ingresso delle Eolie nella World Heritage List, ha previsto nel Piano di Gestione che l’area debba essere riconvertita in un Parco Geo-minerario. Ma come lo faremo questo parco se nel frattempo, complice il silenzio perdurante che avvolge questa triste storia, stanno smantellando ciò che resta delle cave?
In questo panorama dominato da un’afonia evidentemente contagiosa, per fortuna sono rimasti i giornalisti. Almeno leggiamo qualcosa, fa bene alla memoria.

di Angelo Sidoti

Caro Pietro, fai tu pace con te stesso. Sai sono molto preoccupato del destino delle cave di pomice che seguano l'orma del circolo di Legambiente letteralmente estinto e di cui eri il paladino. Con affetto e stima 

"Corriere della Sera", Lipari: quarto articolo sulle cave di pomice a perdere

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CORRIERE DELLA SERA

Tesori di pietra pomice nelle Eolie. Dedichiamo un museo alle cave

Sono un patrimonio riconosciuto dall’Unesco, legato alla mitologia, che non deve essere cancellato. Ne scrisse Curzio Malaparte, che il fascismo mandò al confino a Lipari

Il «bastarduni» di Malaparte fu davvero fenomenale. «Ci recammo a Canneto, dove son le miniere di pomice, e raccolto un enorme blocco di quella porosa e leggera pietra che all’aspetto sembrava un blocco di granito di una decina di tonnellate, ma che in realtà pesava appena un paio di chili, lo sollevai sulla mia testa con ambe le braccia sorridendo. Il fotografo fece scattare l’obbiettivo, e così fui ritratto in quell’atteggiamento atletico. I giornali italiani pubblicarono la fotografia, e mia madre mi scrisse: “Sono felice di vedere che stai bene, e che sei diventato forte come un Ercole”».

 
 Contenta la mamma, contento il Duce, soddisfatto lui, lo scrittore al confino, che aveva ribaltato in uno sberleffo la stupidità del regime: «Quando ero deportato nell’isola di Lipari i giornali francesi e inglesi annunziarono che ero molto malato, e accusarono Mussolini d’incrudelire contro i condannati politici. Ero, infatti, molto malato, e si temeva che fossi tubercolotico», scriverà ne La pelle, raccontando che lo stesso Benito «diede ordine alla polizia di Lipari di farmi fotografare in atteggiamento sportivo e d’inviare la fotografia a Roma, al ministero degli Interni, che l’avrebbe fatta pubblicare nei giornali per mostrare che godevo di buona salute. Così, una mattina, venne da me un funzionario di polizia con un fotografo, e mi ordinò di assumere un atteggiamento sportivo». Il battibecco tra i due sugli esercizi fisici fu irresistibile. Finché lo sbirro sentenziò solenne: «I muscoli servono più del cervello. Se aveste avuto un po’ più di muscoli, non sareste qui». Sic.
 
Tornasse oggi a Lipari Curzio Malaparte faticherebbe però assai a trovare un «bastarduni» così spropositatamente grande da accontentare le aspettative di quel burocrate ducesco. La pietra pomice che con l’ossidiana è stata per millenni l’unica ricchezza dell’isola, venduta in tutto il Mediterraneo poi in tutto il mondo in blocchi per l’edilizia (perfino la cupola del Pantheon è in larga parte di pomice e scoria vulcanica: sennò sarebbe pesata troppo), in pietre più piccole (per la cura dei piedi dai tempi più remoti) o in polvere finissima (per i prodotti di bellezza), è stata infatti pressoché abbandonata da anni. Peggio: è sull’orlo di un’insana rimozione. Una cancellazione pressoché totale del passato. Che te ne fai di vetusti mulini e rotaie e carrelli e pontili, se i cavatori che ci lavoravano sono da un decennio parcheggiati nel limbo dei lavori socialmente utili e i liquidatori di quel piccolo mondo antico hanno solo una dannata fretta di liberarsi del materiale ferroso da vendere a peso, come fossero rottami industriali della Ruhr?
Per anni una pattuglia di storici, appassionati, cultori di memorie dell’arcipelago trainati dal Centro studi eoliani ha coltivato la speranza che il patrimonio letterario, artistico, paesaggistico potesse dare vita a un museo minerario diffuso. Per custodire una storia assolutamente unica sul rapporto tra le isole e i vulcani, la bellezza e lo spavento, la vita e la morte, citata tra gli altri da Diodoro Siculo, Strabone e giù giù fino ad Alexandre Dumas («Lipari, con la sua roccaforte costruita su una rupe e le sue case che assecondano le curve del terreno, offre un’immagine delle più suggestive») o Guy de Maupassant, che descrive «una curiosa montagna bianca che, da lontano, sotto un cielo più freddo, potrebbe scambiarsi per una montagna innevata. Ed è qui che si estrae la pietra pomice per l’intero mondo».

Quel progetto però, a dispetto delle ragioni che nel 2000 spinsero l’Unesco a riconoscere le Eolie come patrimonio dell’umanità non solo per la sfolgorante bellezza, ma per i «peculiari aspetti vulcanici delle isole (che) rappresentano in modo esemplare l’oggetto degli studi della vulcanologia mondiale», non è mai riuscito a sfondare. E rischia di restare un sogno. Alla deriva nel mare blu come «L’isola di pietra galleggiante» sulla quale nel 1934 uscì sulle pagine culturali del «Corriere» un elzeviro firmato «Candido».

 

di Franco Iseppi*

Cave di Lipari, la memoria collettiva aiuta il turismo
Franco Iseppi, presidente del Touring Club Italiano, interviene nel dibattito sollevato da Gian Antonio Stella sul «Corriere»: «Il territorio è la linfa vitale del nostro Paese»

Il caso delle cave di pietra pomice di Lipari, sollevato lo scorso 31 maggio da Gian Antonio Stella sul «Corriere», cui sono seguite condivisibili prese di posizione di Antonio Calabrò e di Andrea Cancellato, riporta sotto i riflettori un tema annoso che accompagna la storia del nostro Paese: la scarsa attenzione alla memoria.

Memoria è una parola importante perché il suo significato non fa riferimento soltanto al passato ma rimanda alla connessione col presente e consente di guardare al futuro — e oggi ne abbiamo grande bisogno — in modo più consapevole. A questo proposito non posso non pensare a ciò che il Touring Club Italiano ha fatto nella sua lunga storia, a quanto sta facendo e a quanto altro ancora, con l’aiuto dei suoi soci e di altri soggetti autorevoli, potrebbe fare partendo dalle cave di Lipari.

Alcuni anni fa lanciammo un’iniziativa — Tesoro Italia — con cui abbiamo riacceso il dibattito attorno a un certo numero di luoghi presenti nel nostro Paese, i più disparati per storia e tipologia (palazzi, ville, chiese, ma anche testimonianze dell’archeologia industriale per tornare al tema di oggi), la cui memoria rischiava di andare perduta. Avevamo sottotitolato l’iniziativa «Il patrimonio negato», proprio a indicare quanto valore utile all’oggi fosse continuamente sottratto alla collettività, un diritto non praticabile alla fruizione e alla memoria di beni comuni. Del resto, è ciò che ci ricorda la Convenzione di Faro quando afferma che «il diritto all’eredità culturale è inerente al diritto a partecipare alla vita culturale» e che la «conservazione dell’eredità culturale, e il suo uso sostenibile, hanno come obiettivo lo sviluppo umano e la qualità della vita». Sviluppo umano che è necessariamente collegato alla presenza di una comunità di eredità, costituita da «un insieme di persone che attribuisce valore ad aspetti specifici dell’eredità culturale e che desidera sostenerli e trasmetterli alle generazioni future».

Con queste finalità opera il Touring attraverso la sua comunità di cura, rappresentata dagli oltre duemila soci volontari che accolgono i visitatori nei luoghi «Aperti per voi», oltre 80 siti in tutta Italia che l’associazione restituisce alla fruizione collettiva, prendendosi ogni giorno cura del Paese, quindi, come bene comune perché sia più conosciuto, attrattivo, competitivo e accogliente, contribuendo a produrre conoscenza, a tutelare e valorizzare il paesaggio, il patrimonio artistico e culturale e le eccellenze economico-produttive dei territori, attraverso il volontariato diffuso e una pratica del viaggio etica, inclusiva, responsabile e sostenibile.

Ecco, dunque, la terza parola che, insieme a memoria e cura, chiude il cerchio anche su Lipari: il turismo. Sappiamo che il settore è stato duramente colpito, che siamo prossimi a una ripartenza e che la sfida che il Paese ha di fronte a sé non sarà tornare al pre-pandemia, ma trovare una via originale, innovativa e sostenibile allo sviluppo anche per quanto riguarda i viaggi: i territori, con la memoria che tramandano e l’identità che li rende riconoscibili e unici, rappresentano la linfa fondamentale per caratterizzare l’Italia nel nuovo scenario che prenderà forma nei prossimi mesi e anni, che vedrà soprattutto il Sud, e la Sicilia in particolare, giocare un ruolo di primo piano come nuovo hub turistico del Mediterraneo.

Per tutti questi motivi, il Touring è pronto — insieme a «Corriere della Sera», Museimpresa, Federculture e quanti vorranno unirsi — a fare la propria parte perché Lipari e le sue cave possano entrare a fare parte del nostro futuro, un futuro nutrito dalla memoria collettiva.
Franco Iseppi, presidente del Touring Club Italiano

Chi c’era dietro quel nome fittizio scelto per scrivere dal confino alla faccia del Duce? Ancora Malaparte. Che, dopo aver descritto il «gregge di casupole diroccate» e «il vecchio marinaio Valastro con un solo occhio in fronte come Polifemo» e «le murene nascoste fra gli scogli (che) tremano di dolcezza, come fanciulle che aspettano l’innamorato», raccontava come «dall’America e dalla Francia vengono i bastimenti davanti ad Acquacalda a caricare la pietra pomice cara a Catullo, leggerissima, candida, dolce al tatto e morbida all’unghia, come la pelle di una giovinetta; eppure durissima e scabra se non la sai lisciare per il suo verso»... Fino a dipingere quelle che oggi vengono chiamate «bombe d’acqua» sul monte Pilatu quando «le piogge improvvise trascinano giù per i fianchi del monte fiumane precipitose di ciottoli di pomice, che si rovesciano in mare come valanghe» e «le onde, il vento, le correnti spingono alla deriva quei fiumi di pietre, che a poco a poco dilatandosi formano un immenso tappeto bianco: sembra, di lontano, una innumerevole moltitudine di gabbiani in riposo, una nuvola a fior d’acqua, un’isola errante» come quelle cui alludeva Omero con la «favola d’isole vagabonde»...

Un delitto: ecco cosa sarebbe la perdita d’ogni memoria della pomice e dell’ossidiana, le «pietre sorelle», una bianca e l’altra nera, generate dalle eruzioni. E legate al mito delle navi che per vendere ovunque le dure e affilatissime punte di lancia e coltelli solcavano il Mediterraneo, scrive lo storico Pino La Greca in Eolie, porte degli inferi, «seimilacinquecento anni prima di Colombo e quattromila prima di Ulisse». Il quale, peraltro, fu indirizzato a rientrare verso Itaca da Eolo, che dell’arcipelago era il signore...

Quanto agli inferi e al Pilatu, il vulcano dormiente dal 1230, come dimenticare la morte di Teodorico annunciata da un anacoreta di grande virtù che viveva a Lipari e fu rivelata alla fine del VI secolo da papa Gregorio Magno ne I Dialoghi? «Ieri, all’ora nona, senza cintura né calzari e con le mani legate è stato condotto, tra papa Giovanni e il patrizio Simmaco, nel cratere di questo vicino vulcano e vi è stato gettato dentro». Immagine che sarebbe pesata per secoli. Tanto da spingere Giosuè Carducci a tornarci sopra: «Ecco Lipari, la reggia/ Di Vulcano ardua che fuma/ E tra i bòmbiti lampeggia/ De l’ardor che la consuma:/ Quivi giunto il caval nero/ Contro il ciel forte springò/ Annitrendo; e il cavaliero/ Nel cratere inabissò».

Più ancora che verso i richiami letterari, la cancellazione della memoria sarebbe offensiva però verso i nonni eoliani che affrontarono gli inferi per strappare loro il pane per vivere in quel «paradiso che non sfama», come lo chiamò Francesco Rosso in uno strepitoso reportage su «La Stampa» del 1961: «Le montagne si elevano come orridi strapiombi immacolati fino a più di trecento metri e gli operai si arrampicano avanzando un passo dietro l’altro, lentissimi, scalfendo a poco a poco le pareti levigate a colpi di piccone e facendo scivolare a valle la breccia polverosa. Restano lassù otto ore al giorno, coi piedi appoggiati su fragili sporgenze della friabilissima parete quasi verticale, in posizione di equilibrio instabile che gli spacca la schiena. Nei mesi estivi, quando il sole saetta implacabile, lavorare lassù è pauroso. La roccia libera un calore intollerabile, la polvere cocente soffoca, la sete tortura, ed i meno forti cedono. Un capogiro, uno sforzo maldestro per muovere sulla liscia parete le gambe impiombate di stanchezza, e la voragine si spalanca sotto gli ignari...».

*Presidente Touring Club

GIORNALE DI SICILIA

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di Bartolino Leone

Lipari - Dopo 14 anni di “odissea” i 30 ex Pumex si sistemano stabilmente, grazie alla “Resais spa” che assicura un regolare contratto di lavoro. Fino a lunedì erano precari al Comune di Lipari come “Lsu”. Dal 2007 – invece – la montagna bianca di pomice, situata a Porticello, è a perdere. L’azienda che nei tempi d’oro dava lavoro a circa 400 persone e con la vendita della pietra che a mare galleggia, garantiva un bel gruzzoletto di denari anche al Comune, ha chiuso i battenti per far diventare le Eolie “Patrimonio dell’Umanità” dell’Unesco. Così è scomparsa la montagna con lo scivolo morbido come il borotalco che permetteva di rotolarsi ed arrivare fino in mare (divenuta famosa la scena nel film “Kaos” girato dai fratelli Paolo e Francesco Taviani, con la figlia Giovanna, come “attrice baby”.

E’ scomparsa anche la caratteristica spiaggia bianca che faceva cambiare colore (l’azzurro-piscina ormai è solo un ricordo) al mare e con i fondali che sembravano “sabbie mobili”. E’ un lontano ricordo anche il “Festival delle Eolie” organizzato all’interno della cava con i concerti di Lucio Dalla, di Sarah Vaughan e con le sfilate di moda di noti stilisti, in una atmosfera mozzafiato. L’estrazione della pomice e dell’ossidiana iniziò nel V millennio a.C. ed i minerali venivano esportati in tutto il Mediterraneo. Deodat De Dolomieu nel 1781 definì l′isola “l′immenso patrimonio che fornisce la pomice a tutta l′Europa“. Un vero e proprio sfruttamento industriale si ebbe dal 1825, quando il marchese Vito Nunziante, già titolare di una concessione per le miniere di zolfo, allume e acido borico a Vulcano, ricevette anche l′autorizzazione allo sfruttamento esclusivo delle cave di pomice. Il prodotto fu esportato fino in Inghilterra, Stati Uniti e Russia. Verso la fine del XIX secolo alcune società straniere promossero la costruzione dei primi impianti di lavorazione del materiale, il francese Léonard Bacot selezionò e classificò le diverse qualità di pomice, in relazione destinazioni d’uso.

Dal 1968 la Pumex. costituitasi nel 1958 da una fusione e l′esportazione passò dalle 487.000 a 596.000 tonnellate. Insieme alla Pumex continuò l’attività l’Italpomice di Acquacalda. Nell'agosto del 2007, si arrivò al sequestro da parte della magistratura dell'intero stabilimento di Porticello. Nel luglio 2010 veniva aperta la procedura di "concordato preventivo", così come richiesto dalla stessa società e veniva nominato commissario giudiziale Massimo Galletti. Nel maggio 2015 veniva revocato il concordato preventivo, dal Tribunale di Barcellona che dichiarava fallita per insolvenza la Pumex e nominato curatore lo stesso Galletti, già commissario giudiziale. Dall’inizio del nuovo anno sono iniziate le operazioni di smantellamento delle strutture industriali dell'ex cava e la vendita “a peso” del metallo. “La storia umana delle Eolie – si è commentato - venduta a “un tanto” a chilo”. Tutto questo ieri.

Oggi la realtà è ben altra. Le cave sono in rovina. Il Centro Studi Eoliano, la Federalberghi e Nesos hanno lanciato un “sos”. All’assessore regionale per i beni culturali Alberto Samonà per richiedere un tavolo tecnico prima che sia irreparabilmente troppo tardi. Nino Saltalmacchia, Christian Del Bono e Pietro Lo Cascio hanno proposto “un piano di riconversione delle cave che vede nel parco geo-minerario il cuore del progetto con la conservazione della memoria storica della lavorazione industriale della pietra pomice (pianificazione che è stata recepita dal piano di gestione del sito Unesco approvato dall’assessorato). Preoccupato anche l’ex consulente della giunta Giorgianni, Angelo Sidoti che in sinergia con le università di Torino e di Milano portò avanti una serie di progetti per riqualificare l’area. “I curatori fallimentari – spiega - considerano gli edifici industriali, i pontili e i macchinari un cumulo di pietra e ferro da cancellare, anche abbattendo tutto al suolo. E, nonostante una lunga serie di chiacchiere vaghe e progetti privi di concretezza (fare di quei ruderi la base di grandi alberghi sulla costa di Lipari), da tempo tutto subisce un crescente degrado. Pochi si sono mossi davvero. Nel 2015 in qualità di consulente volontario gratuito del Comune, ho curato due workshop alle Eolie sul tema della riconversione delle Cave di Pomice nel corso dei quali sono stati coinvolti due importanti atenei italiani, il Politecnico di Torino Istituto di Ricerca ed il Politecnico di Milano, Dipartimento di Architettura e Studi Urbani. Grande è stato l'impegno profuso dagli Atenei coinvolti nel progetto e dalle centinaia di studenti che, con passione, hanno anche dissertato la propria laurea per approcciarsi al tema della riconversione delle Cave.

Negli anni, si è assistito ad un vero "omicidio" ambientale nonché alla totale compromissione della storia di un museo”. Il deputato regionale del Movimento 5 Stelle, Antonio De Luca, in un’interrogazione, indirizzata anche al presidente della regione Nello Musumeci ha sollecitato la messa in sicurezza dell’area. Nell’interrogazione, condivisa dal gruppo parlamentare dei cinquestelle, è stato posto l’accendo “sull’azione erosiva degli agenti atmosferici che potrebbe portare al rischio di crollo delle Cave sulle vie pubbliche“.

 

 

 

 

Caro Direttore,

per mostrare un esempio tangibile della efficienza e della trasparenza di questa amministrazione e dei componenti del consiglio comunale basta interrogare la pagina Attività Consiglio Comunale e Commissioni Consiliari sul sito del Comune di Lipari:

http://www.comunelipari.gov.it/lipari/zf/index.php/servizi-aggiuntivi/index/index/idtesto/20070

Riscontrerete che gli ultimi atti pubblicato risalgono al 2019.

Ma d’altronde perché stupirsi. Non pubblicano nemmeno le ultime dichiarazioni dei redditi come per legge.

Seguirà mia segnalazione separata all’ANAC nella speranza che si cambi rotta.

Lipari, a Marina Lunga pronto anche il pontile galleggiante di Salvatore Natoli

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Gentile direttore,

analizzando le ultime ordinanze del Sindaco di Lipari ho notato con particolare sorpresa quella rubricata n. 41 del 30 aprile 2021, su cui pongo la Sua attenzione.

Sin da subito la prima considerazione: “paese che vai regole che trovi”. L’eccezione è ormai diventata la regola: la proroga di ordinanze contingibili e urgenti emesse dal Sindaco. Come se, a Lipari, non esistesse il Codice degli Appalti.

Premetto che scriviamo per i lettori del notiziario delle Isole Eolie, quelli della nostra comunità. Il legame con le Isole ci impone, sempre, di impegnarci per il nostro Paese e, di avere un occhio attento sulla condotta ammnistrativa di chi ci amministra, per fornire spunti di riflessione ai cittadini di Lipari.

Dobbiamo, oggi, pertanto, scrivere sulla ordinanza sindacale, contingibile e urgente, di cui in premessa, emessa ai sensi degli artt. 50 e 54 del decreto legislativo n. 267/2000, con la quale è stato prorogato, per l’ennesima volta, dal 3 marzo 2020, da più di un anno, il contratto all’impresa Bel. Mar. Costruzioni s.r.l., per il servizio di gestione e manutenzione degli impianti idrici e fognari a servizio dell’intero territorio comunale.

Senza nulla togliere alla esecuzione dei lavori da parte della ditta destinataria degli affidamenti, da subito ci poniamo degli interrogativi:

è corretto prorogare un contratto, attraverso lo strumento sull’art. 50 e 54 del decreto legislativo n. 267/2000, sempre alla stessa azienda da più di un anno motivando un’urgenza?
A queste domande dovrebbe rispondere l’amministrazione e gli organi preposti al controllo, noi, oggi, possiamo soltanto fornire un commento agli articoli di legge, fornendo spunti di riflessione ai cittadini.

Passiamo, quindi, in rassegna la normativa prevista per l’emanazione delle ordinanze del sindaco urgenti.

I presupposti per le ordinanze Sindacali sono la “contingibilità” e “l’urgenza”, ove per contingibilità si intende una situazione eccezionale e imprevedibile cui non sia possibile far fronte con i mezzi previsti in via ordinaria dell’ordinamento, richiamandosi così l’accidentalità, l’imprescindibilità e l’eccezionalità della situazione verificatasi, che non permette di fronteggiare l’emergenza con i rimedi ordinari; per urgenza s’intende, viceversa, la necessità di provvedere immediatamente per scongiurare il pericolo.

L’adozione delle ordinanze emergenziali di un Sindaco sono annoverabili, come provvedimenti atipici di natura eccezionale, previsti dal codice degli enti locali ex art. 50 e 54 del decreto legislativo n. 267/2000, dovendo comunque essere rispettati il principio sia di ragionevolezza che di proporzionalità.

Queste ordinanze servono per fronteggiare gravi pericoli imminenti, che minacciano l’incolumità dei cittadini, e non possono essere utilizzate (invece) ai fini della cura di esigenze prevedibili e ordinarie, in quanto deve essere giustificato dalla sussistenza di situazioni eccezionali ed impreviste.

Soltanto in ragione di situazioni particolari si giustifica la deviazione dal principio di tipicità degli atti amministrativi e la possibilità di derogare alla disciplina vigente, stante la configurazione residuale, quasi di chiusura, di tale tipologia provvedimentale.

L’art. 50 TUEL consente al Sindaco di emettere ordinanza d’urgenza, soltanto, per affrontare situazioni di carattere eccezionale ed imprevedibile, a carattere locale e per gravi pericoli per l’incolumità pubblica.

La domanda conclusiva, a cui si dovrebbe rispondere, è la seguente:

quanto dura questa emergenza idrica alle Isole che giustifica la proroga di anno in anno dei contratti, con ordinanza contingibili e urgenti, derogando alla disciplina vigente, per la gestione e la manutenzione degli impianti idrici e fognari dell’intero territorio comunale?
Che dire di più!

Con la speranza di fornire spunti di riflessione ai cittadini.

 

Caro Direttore, ecco l'emendamento della giunta Giorgianni. Leggo 3milioni per le isole minori e non per una sola isola.

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ECCO LA CHICCA!! RINGRAZIO I MIEI AMICI SENATORI E DEPUTATI... SIDOTI ARRIVA DOVE ALTRI NON VOGLIONO O NON POSSONO

Alicudi, 39 tamponi per gli isolani e tutti negativi

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Caro Direttore,
la società Lipari Porto Spa, oggi in liquidazione, e l’annunciata restituzione dei fabbricati di Marina Corta di proprietà del Comune non sono argomenti che destano interesse poiché nessuno più ne parla.
La Società summenzionata, costituita il 01.10.2007, è stata posta in liquidazione in data 23.07.2018.

Nel corso della sua attività, la Società ha maturato perdite per Euro 2.050.000; di questi è importante rilevare che l’importo di 1.700.000 è stato ripianato dalla Società Condotte Acqua S.p.A., quale socio di maggioranza al 70%.
Ed ancora. Si sono registrate, in capo all’amministrazione Bruno, perdite per Euro 640.000 circa e per Euro 1.410.000 in capo all’amministrazione Giorgianni.
In data 03.06.2020 l’assemblea della Lipari Porto Spa in liquidazione ha conferito mandato al Liquidatore di recuperare, dal Comune di Lipari, parte delle spese sostenute per il ripristino degli immobili siti in Lipari, questi ultimi di proprietà del Comune stesso.

Il credito vantato dalla Lipari Porto è iscritto in bilancio al 31.12.2019, all’interno della voci “crediti verso clienti” per l’importo complessivo di circa 58 mila Euro.
Nonostante il panorama sopra prospettato, la Società continua a sostenere costi per le cariche sociali attualmente in carica: Euro 4.000 per il compenso spettante al Liquidatore e Euro 5.460 per il Collegio Sindacale.
Nell’anno 2019 veniva annunciata la chiusura, al 31.12.2019, della Società da parte dello stesso Comune di Lipari; nonostante tale annuncio, purtroppo la Lipari Porto Spa in liquidazione non risulta ancora cessata.

In data 30 Luglio 2020, l’Assemblea in fase di approvazione del bilancio (chiuso il 31.12.2019) prospettava, come periodo di chiusura, la fine del 2020.
Secondo il mio modesto parere, sarà difficile mantenere questo impegno poiché il bilancio del Comune non è stato ancora approvato e mancano poco più di 45 giorni alla chiusura del 2020; tutto ciò senza contare che ci troviamo in piena emergenza sanitaria.
Bisogna far presente che il Collegio Sindacale, presieduto dal Dott. Prof. Giuseppe Subba, nella sua ultima relazione ha invitato l’azionista Comune di Lipari a procedere senza esitazioni alle obbligazioni assunte, al fine di poter consentire al Liquidatore di concludere le operazioni di liquidazione.
Quindi al Comune non resta che pagare.!!!

ASP Messina, nominato il nuovo Direttore Sanitario è il dott. Bernardo Alagna

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E' il dott. Bernardo Alagna il nuovo direttore sanitario dell'ASP di Messina, nominato oggi dal direttore generale Paolo La Paglia.
Alagna dirigente medico Anestesista ha un curriculum professionale e gestionale di tutto riguardo in quanto oltreché essere Direttore della Centrale SEUS 118 di Messina è stato per anni direttore sanitario dell'IRCSS Neurolesi di Messina e dirigente del servizio 6 Programmazione ed Emergenza presso l'Assessorato della Salute della Regione Siciliana.
"Sono contento di ricoprire un ruolo difficile ma anche prestigioso e sono che certo insieme alla direzione generale, seguendo le linee di indirizzo dell'Assessorato Regionale, riusciremo a superare questo difficile momento e a migliorare la qualità della sanità dell'area metropolitana."

Caro Direttore,

a riscontro della mia richiesta di informazioni sul tema “bilancio ed equilibri finanziari”, Il Ragioniere Generale in data 01.09.2020 mi rispondeva letteralmente come segue:

“Si riscontra la Sua pec sotto riportata e si evidenzia che i verbali relativi ai controlli degli equilibri del I e II trimestre 2020 sono stati trasmessi all'organo di revisione contabile per la resa di apposita asseverazione rispettivamente in data 07/08/2020 e 08/08/2020.
Ottenuta l'asseverazione richiesta dalle norme in vigore procederemo con gli atti consequenziali”.

Ad oggi, tuttavia, non risulta pubblicato nell’albo pretorio del comune di Lipari alcun documento relativo alla verifica degli equilibri finanziari relativi all’anno 2020.

Vista la situazione non ci resta che pensare che il nostro comune è allo sbando e che l’organo consiliare e la Giunta sia complici di questo disastro!

Il Tar sospende la caccia al coniglio in tutta la Sicilia. L'intervento

La caccia al coniglio selvatico è stata sospesa in tutta la Sicilia: lo ha deciso ieri il Tar Palermo. Lo rende noto Legambiente che ha presentato insieme a Lipu e Wwf, un ricorso contro il decreto del 28 settembre dell’Assessore regionale all’Agricoltura Edy Bandiera "con cui riapriva la caccia nonostante una prima sospensiva del medesimo Tar su calendario venatorio".

"Si è trattato di un decreto-truffa, di una gravissima violazione dell’ordinanza del Tar, di una scandalosa assenza di rispetto
istituzionale nei confronti della magistratura - commentano Legambiente, Lipu e Wwf -: ormai non è più una questione venatoria, ma di rispetto della legalità. Questo decreto, con un’azzardata e testarda strumentalizzazione dei poteri amministrativi, per un mese ha reso legale un atto di puro bracconaggio: l'abbattimento fino a 15 esemplari di coniglio per ogni cacciatore siciliano, ovvero 382.935 animali. Evidentemente per l’Assessore Bandiera è prioritario tutelare le associazioni venatorie estremiste e tutti i loro desideri, anche quelli illegali e contrari alle decisioni degli organi giudiziari"(gds.IT)

L'INTERVENTO

di Renato Cacciapuoti

A DEI CACCIATORI DI QUATTROPANI...
Se non erro il venerdì la caccia è vietata. Dovrebbe vigere il cosiddetto "silenzio venatorio". Eppure qualche smemorato preme il grilletto ugualmente e lo fa a breve distanza dai miei confini, in terreni bruciati l'anno scorso.
Vorrei ricordare agli smemorati che nei soprassuoli percorsi dal fuoco è vietato l'esercizio della caccia per 10 anni (art. 10 L. 353/2000). Mi rendo conto che la mancanza di controlli induce alcuni ad approfittare della situazione. Mi rendo conto che il Comune non aggiorna il Catasto delle aree bruciate ai sensi del predetto articolo 10, tuttavia, non posso giustificare, in alcun modo e per nessuna ragione, l'esercizio illegale della caccia.
E poi, vi chiedo: è lecito poter fare una passeggiata in pace senza il rischio di essere impallinati?
 

Caro Direttore,
siamo alle solite sul tema della trasparenza del Comune di Lipari.

In questi anni di amministrazione Giorgianni, per ben due volte, ho dovuto richiedere l'intervento dell' Autorità ANAC oltre a numerose richieste di accesso agli atti al fine di rendere pubblicità ad alcune informazioni e/o documenti.

Oggi purtroppo, mio malgrado, dovrò segnalare al Segretario Generale l'ennesima inadempienza.

Questa volta traggo spunto dalle osservazioni dei Revisori dei Conti che lamentano nell'ultimo verbale di "non divulgare all'esterno notizie sugli atti amministrativi non ancora perfezionati addossando responsabilità allo scrivente organo di revisione".

A quanto mi risulta i documenti pubblicati sul suo giornale riportano sempre la firma in calce, quindi non comprendo a quali atti i revisori fanno riferimento.

Inoltre, vorrei ricordare ai Revisori che tutti gli atti del Collegio devono essere pubblicati nel sito istituzionale del Comune di Lipari alla Sezione "Amministrazione Trasparente" -> "organi di revisione amministrativa e contabile" ad oggi VUOTA
Organi di revisione amministrativa e contabile
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Organo di Revisione che, peraltro, deve essere integrato viste le dimissioni del componente Dr. Nicolò Mauro Gagliardo.

Infine, vorrei far notare ai revisori quanto comunicato dal Ragioniere Generale a seguito di mia richiesta sul tema:

"ultimi referti redatti dalla funzione controllo di gestione di cui all'art.15 "periodicità e comunicazioni"

Riscontro del Dott. Subba del 27.07.2020 a mezzo PEC:
"l'unità organizzativa preposta al Controllo di Gestione non risulta costituita/individuata da parte dell'amministrazione; con deliberazione di G.M. n. n. 27 del 17/06/2020 è stato "reintrodotto" il Servizio Partecipate nell'ambito del Settore Economico-Finanziario da me diretto. Il sottoscritto ha chiesto all'organo di governo di chiarire quale unità organizzativa deve occuparsi delle relative incombenze ed ha avuto assicurazioni che a breve saranno definiti degli atti amministrativi che individueranno i relativi responsabili".

Buon lavoro a tutti e arrivederci alla prossima puntata sul tema, carenza di organico, idrico, relazioni periodica sugli equilibri finanziari e contributo di sbarco.

Caro Direttore,
il Governo Nazionale percorre la via della seta e in ambito locale ci si inventa quella del Caolino termale per chissà poi terminare altrove il suo percorso.
Già nel lontano 1978 il Corpo Regionale delle Miniere – Distretto Minerario di Catania identificava le seguenti attività estrattive presenti sull’isola:
- Pomice
- Acque Termali
- Caolino

Nella stessa lettera prot. N.77 del 26 maggio 1978 viene segnalata l’esistenza di una colata di ossidiana (Punta Castagna), la quale costituisce “una formazione di estremo interesse naturalistico, vulcanologico e mineralogico.
Ma quale lo stato di fatto di oggi?

1) Pomice: queste erano le priorità che avevo indicato al Sindaco in data 29.06.2017 alla scadenza del mio mandato e trasmessa a mezzo pec.
Le attività che si consiglia di affrontare nei prossimi 6 mesi sono le seguenti:
• dare immediato riscontro alle azioni suggerite dal Dipartimento Regionale di Protezione Civile in merito alla messa in sicurezza delle aree di cava:
• definizione di tutte le problematiche riguardanti la Società Italpomice Spa;
• chiusura del Workshop organizzato con la collaborazione del Politecnico di Milano prevista per il mese di Ottobre 2017;
• verifica con gli organi competenti del Sistema di Governo del Sito Unesco Isole Eolie;
• verifica dell’esito dell’Istanza presentata ai sensi della L.77/2006;
• incontri con i portatori di interesse per tracciare linee guida per la redazione di un Piano di Sviluppo Turistico dell’Arcipelago; tale attività, ritenuta necessaria da tutti i Soggetti coinvolti nel progetto fino ad oggi;
• proseguire con le attività di ricognizione del sito delle Terme di S. Calogero e delle Cave di

Caolino.
• incontri preliminari finalizzati alla stesura di un Bando Internazionale.
L’unica attività conclusa in questi tre anni la chiusura del Workshop a cura del sottoscritto. Per il resto cambio di rotta!!
2) Terme: con delibera del 17.10.2019 la Giunta approvava il piano triennale della valorizzazione e alienazione del patrimonio immobiliare:
All’interno della delibera vengono indicati i seguenti beni:
Stabilimento di S. Calogero: da valorizzare tramite concessione, vincolo storico architettonico e archeologico, valore stimato Euro 3.022.250, consistenza mc.5.130 ad esclusione della sorgente (in proprietà regionale per mancato rinnovo concessione), stufa e canali di captazione e di deflusso;
Sarebbe opportuno verificare se sono state presentate manifestazioni di interesse e quale procedura il Comune deve adottare in caso di concessione a terzi. La stessa verifica andrebbe estesa con gli uffici regionali.

3) Caolino: con delibera del 17.10.2019 la Giunta approvava il piano triennale della valorizzazione e alienazione del patrimonio immobiliare:
All’interno della delibera vengono indicati i seguenti beni:
Terreno comunale Via Provinciale 179 Località Castellaro Mq. 7.730, valore stimato Euro 193.250

Sarebbe opportuno comprendere se queste particelle confinano con la proprietà della società Tenuta di Castellaro Srl, che nel 2018 ha registrato ricavi per Euro 531.722 (di cui rimanenze 242.955) e con utili per Euro 2.506. In compenso ha maturato debiti verso soci per finanziamenti infruttiferi di Euro 9.440.000, direi che il rapporto tra capitale investito e reddito ricavato dalla attività è veramente irrisorio per non dire inesistente.
Sarebbe opportuno verificare se nell’area di Caolino insiste il mantenimento del vincolo paesaggistico assoluto già previsto in passatto nel programma di fabbricazione.

 

Lipari, "La Notte delle Stelle" per l’edizione 2020, va in pausa

 

di Fabrizio Giuffrè*

La Notte delle Stelle, per l’edizione 2020, va in pausa.   

La manifestazione estiva, organizzata dall’associazione Culturale Castellaro insieme con il Comune di Lipari e la Parrocchia Purità' di Maria SS., in scena ogni 10 agosto nel suggestivo scenario della piazza di Chiesa Vecchia a Quattropani, quest’anno non avrà luogo a causa dell’emergenza Coronavirus.  

La miscellanea di arte, musica, teatro, poesia, vino e buon cibo, che ha incontrato l’apprezzamento del pubblico in questi 16 anni, tornerà la prossima estate con importanti novità.  

*Presidente

Caro Direttore,
dopo l’ultimo sollecito finalmente il Ragioniere Generale ha dato riscontro alle mie richieste.

Non pubblico il testo integrale della email ma solo uno stralcio per singolo argomento:

Tema Referto Controllo di Gestione obbligatorio per legge e oggetto in passato di richiamo di informativa da parte dell’Organo di Revisione:

“l'unità organizzativa preposta al Controllo di Gestione non risulta costituita/individuata da parte dell'amministrazione”.

Tema Partecipate oggetto di diversi richiami della Corte dei Conti:

“Il sottoscritto ha chiesto all'organo di governo di chiarire quale unità organizzativa deve occuparsi delle relative incombenze ed ha avuto assicurazioni che a breve saranno definiti degli atti amministrativi che individueranno i relativi responsabili”.

Tema asseverazione della relazione periodica sugli equilibri finanziari:

“siamo ancora in attesa di ricevere l'asseverazione (richiesta in data 14/05/2020) dell'organo di revisione contabile sulla relazione del IV trimestre 2019 relativa all'analisi degli equilibri finanziari”.

Le risposte non hanno bisogno di ulteriori riflessioni in quanto si commentano da sole. Ma chi è l’Assessore al Bilancio e le Finanze del Comune di Lipari? IL SINDACO…. Anche quest’ultima riflessione non ha bisogno di ulteriori commenti visto i pessimi risultati raggiunti fino ad oggi dopo 7 anni di governo.
I Consiglieri Comunali in tutto questo …..? Totalmente assenti fatto eccezione di qualche tentata sfiducia solo verbale nella sostanza nessuno fa niente.
Intanto di fronte ai debiti fuori bilancio chi può scappare scappa…!!

 

---Con Delibera di Giunta Municipale 19/20 - Variazione di Bilancio in esercizio provvisorio 0.P.C.M. n. 658 del 29.03.2020 sono stati stanziati nel bilancio di previsione 2020 Euro 108.800,57 in attuazione al disposto ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento Protezione Civile.
Di conseguenza non appena arrivano n.1.000 richieste di buoni spesa al Comune di Lipari il contributo finisce (100euro/cad).
Per la Giunta erano presenti Giorgianni Marco, Sindaco, Orto Gaetano Vice Sindaco, e gli assessori De Luca Tiziana, Taranto Massimiliano e da verbale Chiofalo Davide. Ma quest'ultimo non si chiama Luca....? I verbali qualcuno li legge prima di firmarli? Assente D' Auria Massimo.

REDDITO PRO CAPITE 2016 IN MEDIA DI 15 MILA EURO. OLTRE 120 MILA EURO SOLAMENTE 28

Reddito procapite a Lipari 15mila euro (2016) per la suddivisione vedi tabella. Una buona parte di residenti potenzialmente beneficiari che sorpresa!!!!!!!!!!!

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