di Antonella Trovato*
Questi sono giorni strani. Sembra di essere tornati indietro a quando, senza comprendere per quale ragione, ci siamo ritrovati fuori. Veniamo aggrediti e additati come i furbetti che avendo prodotto domanda di immissione si lagnano da veri ingrati. Dopo perizie, ricorsi, scuse più o meno celate, proposte, promesse, impegni, fiumi e fiumi di documenti e incontri, siamo di nuovo al capolinea... Siamo di nuovo gli incoscienti della domandona fatidica, i consapevoli della sorte funesta. Crediamo sia il caso di ricordare alcuni passaggi fondamentali, crediamo sia corretto ricordare le modalità di questa immissione: nel 2015 venne prodotta una domanda nazionale, non una domanda d’immissione per le regioni del nord, quindi meridione compreso; stranamente fummo tutti immessi fuori regione. Che si avessero 10 punti o 100, tra Lombardia, Piemonte, Veneto (la più gettonata), Emilia Romagna ecc ecc,, fummo tutti immessi al nord. Distanza media 1200 km dalle regioni di appartenenza. Al sud non c'erano cattedre. In quel sud senza cattedre però ne vennero accantonate per gli idonei concorso 2012, concorso che prevedeva solo vincitori. Venne bandito un altro concorso nel 2016 e accantonati altri posti al sud, escludendo gli immessi con la legge 107; al sud sì, dove le cattedre non c'erano e, soprattutto, le scuole del sud sono a corto di docenti. Precari d’ogni specie e messe a disposizione iniziarono a contrarre a iosa contratti a tempo determinato (supplenze); tanti rispolverarono un diploma conseguito vent'anni prima e mai usato e noi sempre fuori, perché al sud le cattedre non c'erano. Qualcosa non tornava, venne fuori l'algoritmo farlocco, sulla cui esistenza nessuno di noi ha mai creduto. Nessun algoritmo in verità, ma un sistema scientifico studiato a tavolino per spopolare il Meridione e sanare il sistema d’ istruzione e deficitario del nord; al sud si sarebbero arrangiati, si arrangiano da secoli. La storia di ogni esiliato passa da titoli, servizio, passa dall'attesa di un ruolo per concorso in media dal '90 e i concorsi per i più sono due o tre. Le stranezze suscitano domande alle quali ad oggi tardano le risposte. Com'è possibile finire fuori per mancanza di cattedre mentre le stesse vanno a idonei, supplenti, concorsisti? Com'è possibile aspettare dal' 90 una immissione nel silenzio più "assordante" e oggi regalare l'immissione forsennata a tutti, compreso chi non è abilitato? Il docente è un impiegato della Pubblica amministrazione, sottoposto a legge di comparto; in altri comparti si firmerebbe un contratto che limiti (ad esempio ad un impiegato comunale) il trasferimento perché la precedenza è di un contrattista ex novo? Tutto il contrario di tutto vale solo per gli esiliati, perché nel frattempo la priorità sono le nuove assunzioni, qualcuno paventa anche da terza fascia: “Avanti c’è posto! Disponibili ad imbarcare chiunque meglio di Noè ad eccezione degli esiliati, quelli non si toccano, quelli servono al nord, servono il nord.” Il problema è che le risposte noi continueremo a cercarle, dinanzi ai giudici, ai politici, ai sindacati, noi continueremo a raccontarci e a raccontare l'assurdità di questa emergenza meridionale.
Ad ogni porta chiusa, ad ogni insulto raccolto, ad ogni orecchio sordo, noi continueremo a raccontare la storia degli 8000 solo in Sicilia, transumati al nord dal sistema. Noi non ci siamo rassegnati. Rassegnatevi!
I docenti esiliati, lanciano l'allarme.
Questo non è più solo un problema che riguarda noi insegnanti delocalizzati al Nord dopo anni di gavetta, titoli, esperienza maturata nel tempo, ma è diventato una NUOVA QUESTIONE MERIDIONALE.
Ecco perché chiediamo al Ministro del Lavoro dignità per la nostra professione ridotta al sacrificio dei nostri figli, dei nostri genitori anziani e al nostro.
Noi, docenti figli di un Dio Minore, ai quali nessuno pensa più. Il Ministro Di Maio aveva promesso in campagna elettorale che avrebbe affrontato e risolto in pochi mesi questa scellerata conseguenza dell'errore di chi l'aveva preceduto.
*#nonsisvuotailsud #finoallultimorientro