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di Angelo Pajno

La Decrescita Felice, id est Area Marina Protetta?
Tempo fa un pseudo guru della politica dell’assurdo vaticinava le meraviglie della cosiddetta “decrescita felice”. In sintesi: quanto è (sarebbe) bello mandare a carte e quarantotto le conquiste che l’umanità ha ottenuto in millenni di storia in termini di civiltà, di progresso, di scoperte scientifiche et similia.
Ora, non può revocarsi in dubbio che non tutte le ciambelle, in questi millenni, son riuscite col buco e che errori se ne son fatti e le esperienze negative dovrebbero portare alla correzione degli sbagli commessi.
Pare, però, che non sempre alla logica del ragionamento seguano i fatti.
In buona sostanza, per i sodali della “decrescita felice” dovremmo abbandonare il benessere (non solo economico, ammesso che lo si sia realmente mai raggiunto) e le conquiste ottenute per regredire quasi allo stato cavernicolare... ed essere inoltre felici e contenti, magari crogiolandoci efebicamente nel caldo abbraccio dell’elemosina di stato enfaticamente chiamata “reddito di cittadinanza”.
Orbene, un tale imbarazzante ragionamento lo ritroviamo, ancora una volta, analizzando il vasto orizzonte dei fallimenti delle Aree Marine Protette italiane.
Milazzo: “Area marina protetta, i pescatori sono intenzionati a presentare un ricorso al TAR contro il decreto istitutivo del ministero dell’Ambiente pubblicato all’inizio di questo mese” (Gazzetta del Sud, edizione del 30 marzo 2019).
“Non si rassegnano, nonostante le rassicurazioni che giungono dagli addetti ai lavori, ad accettare l’attuale perimetrazione che in pratica ha chiuso loro le tre secche, due di Ponente ed una di Levante, ritenute essenziali per la loro attività”.
E vorrei vedere per qual motivo dovrebbero essi fidarsi visto che affermano di...” sentirsi presi in giro perché non si sarebbe tenuto conto di un protocollo che era stato adottato nel 2010 e che prevedeva ben altre cose e non una delimitazione così rigida che in pratica non consente più di andare a pescare”.
Ma come, ricordate il dibattito che qualche anno fa prese corpo nelle nostre isole, funestamente minacciate da una sì tanto perniciosa imminente eventualità, sulla pacifica possibilità degli Enti locali di “dettare la strada” agli organismi ministeriali in sede di costituzione dell’AMP delle Isole Eolie? Leggete appresso: “la marineria (del Milazzese,n.d.r.) contesta ad ISPRA di non aver tenuto conto (ma guarda... e come mai? n.d.r.) che nella rada di Milazzo “..... vi sarebbe (c’è) un polo industriale, un notevole traffico marittimo e, ciliegina sulla torta, un bel depuratore... “ a poco più di un miglio sul lato ovest”.. Ed ancora, la lamentela riguarda la istituzione “di una zona speciale” a limitazione delle due secche (di Ponente) che “non esiste da nessuna altra parte”.
In sintesi, concludono i pescatori milazzesi.....”con l’Area Marina Protetta così concepita infatti si andrà ad impedire a centinaia di pescatori .....di poter svolgere la propria attività” ricordando come ....”altrove alcune esperienze delle Aree Marine Protette già istituite si sono rivelate fallimentari, e laddove esistono si è proceduto anche a rivedere la perimetrazione delle aree come nell’isola di Favignana”.
Favignana? Nelle Egadi? In Sicilia?
Ma come, l’AMP delle Egadi non doveva costituire un fulgido esempio di ottimizzazione di quell’esproprio del mare che si voleva ( e purtroppo ancora oggi si vorrebbe) realizzare anche alle Eolie?
W quindi la....Decrescita Felice!

I COMMENTI

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di Federica Tesoriero

Ma anziché analizzare le aree marine non funzionanti perché non analizzare quelle virtuose che funzionano? Vedi Capo Rizzuto, Tavolara, Egadi, Gaiola?! O fuori dal Mediterraneo? Abbiamo esempi di protezione del Mare funzionale dappertutto, ma da Lipari gli argomenti usati per parlare contro le aree marine sono sempre gli stessi. È un po’ come dire che i Comuni non funzionano, ma poi trovi quelli virtuosi! Demonizzare l’unico strumento di chi ci ha dotato il legislatore per proteggere gli ecosistemi marini è semplicemente stupido. I confronti servono per il miglioramento di qualcosa, non per dire No a priori. Questa di chiama ottusità. Ho già detto: Milazzo nonostante la raffineria ha un’area Marina protetta. Le Eolie nonostante le Eolie no. Andremo a vedere i pesci a Milazzo prossimamente se non si agisce in fretta per proteggere una parte del nostro bellissimo mare.

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di Domenica Iannello

Gentilissimo Avv. Pajno,  leggo sempre con molto interesse gli articoli che lei scrive sul Notiziario sull’istituzione o meno dell’area marina protetta alle Isole Eolie.
Non sono nativa di Lipari, ma vi vivo da un paio di anni.
Con orgoglio decanto le meraviglie di questo arcipelago invitando tutti a visitarlo.
Quando dico meraviglie mi riferisco ovviamente al patrimonio naturalistico che il buon Dio ci ha donato, mi riferisco inoltre al patrimonio storico che menti illuminate ci hanno lasciato come testimonianza del loro passaggio su queste splendide isole.
Noi cosa lasceremo?
Questa è la domanda che mi pongo, cosa potremo mai lasciare del nostro passaggio? Plastica, rifiuti, inquinamento……
Penso che l’istituzione di un’area marina protetta debba essere una questione da valutarsi non in termini di convenienza o meno per l’una o l’altra categoria economica che ne può o meno trarre beneficio, ma piuttosto come DOVERE di ognuno di noi a preservare ciò che dovrà ancora esserci in futuro!
L’area marina protetta è solo una delle tante misure da prendersi per tutelare l’ambiente.
Comprendo i dubbi e le perplessità dei pescatori, ma credo che non preservando il mare resterà solo plastica!
Grazie per avermi dato lo spunto per riflettere ancora e parlare pubblicamente della questione

di Angelo Pajno

Gentile Sig.ra Iannello,
anzitutto La ringrazio per il garbo con il quale ha esposto il Suo commento al mio ultimo intervento sulle AA.MM.PP.. Non è da tutti!
In punto di merito desidero assicurarLe che la salvaguardia delle bellezze naturali del nostro territorio sta a cuore al sottoscritto non meno di quanto lo sia per Lei . E quando taluni ottusi (mi passi il termine, La prego) soggetti, spesso ambientalisti di maniera o per interesse, mi attribuiscono intendimenti devastanti da Attila re degli Unni sarei tentato di mettere da parte l’ironia con la quale espongo le mie idee al riguardo e rispondere per le rime (mi creda, ne sarei ampiamente capace) ma fortunatamente mi viene in soccorso il Sommo Poeta col il suo imperituro...”non ti curar di lor ma guarda e passa”.
Non conosco se Lei ha avuto modo di seguire taluno dei miei interventi pubblici ove, nel ribadire gli effetti spesso nefasti di una irragionevole istituzione di parchi e riserve sul territorio puntualmente citando casi concreti e documentati, giammai ho parlato per partito preso.
Non ho interessi personali, non opero lavorativamente in alcuno dei comparti interessati a tale tipologia di vincoli, mi sono sempre limitato ad evidenziarne, documentalmente, la loro inutilità, salvo che non si voglia avere l’onestà intellettuale di invitare, finalmente, il comparto della pesca a cambiare mestiere: tertium non datur!
Ed allora più che andare a guardare i pesci a Milazzo (cosa che non sarebbe comunque possibile visti i vincoli anche balneari previsti da quella A.M.P.) dovremo andare a comperarli, i pesci, in Tunisia ( o in Libia, qualora ancora esistente sul quadrante geopolitico mondiale).
Cerco di essere più diretto:
- che senso ha imporre tutta una serie di vincoli e divieti quando, PAGANDO, il comparto nautico-diportistico può tranquillamente accedere all’interno di buona parte della perimetrazione delle AA.MM.PP.? E ciò avviene anche alle Egadi, tanto per restare in Sicilia. Che il vil danaro abbia taumaturgico effetto sull’inquinamento marino? A me non risulta e non mi pare lo si debba aliunde dimostrare.
- Che senso ha prevedere in zona B (di altra A.M.P.) ove - bontà loro - è consentita la balneazione, il divieto di “entrare in contatto con gli scogli”; che la naturale untuosità della pelle umana, peraltro azzerata dalla salsedine, abbia fulminanti effetti negativi sulla microflora? Quali evidenze scientifiche supportano tale ipotesi? E non saranno più deleteri....per gli scogli, gli scarichi fognari magari riversati qualche centinaio di metri più in là da un depuratore (qualora esistente) mal funzionante? Ci si è mai chiesti quanti di questi impianti in Italia siano malfunzionanti e quante reti fognarie scaricano direttamente in mare? E nelle nostre isole qual’è la situazione al riguardo?
Veda, cara Domenica, non credo di essere io a voler del male al nostro territorio, credo invece che altri siano coloro che non hanno ben chiaro cosa voglia dire tutelare sul serio l’ambiente.
Le chiedo: Lei costruirebbe la Sua casa cominciando dal tetto invece che dalle fondazioni?
Ha senso, per restare all’esempio della plastica cui Lei, giustamente, fa riferimento, combatterne le gravi conseguenze sull’ambiente con un tratto di penna sulle carte nautiche a delimitazione di un’ Area Marina Protetta o non sarebbe invece più risolutivo l’intervenire, come finalmente pare si stia facendo, (con grave ritardo) limitando a monte l’uso di tale prodotto?
E nelle nostre isole non è più utile investire risorse su depuratori efficienti invece di continuare, non si sa per quanti anni ancora, con un impianto di pre trattamento che poi scarica comunque in mare i reflui di lavorazione? E questo solo a Lipari, e nelle altre isole?
Non sarebbe più utile, per tutelare le praterie di posidonia, creare dei semplici campi boa con ancoraggio a cavatappo invece di vietare sic et simpliciter il godimento dei relativi tratti di mare?
E perchè essere sempre e comunque contrari alla istituzione di nuovi e moderni impianti di portualità turistica i quali, se adeguatamente attrezzati per l’aspirazione delle acque nere dalle imbarcazioni ( naturalmente la filiera presuppone l’esistenza di un depuratore ricevente a terra, ma quì torniamo tristemente al punto già supra trattato) ne eviterebbero lo sversamento in mare?
In sintesi, io come Lei e tanti (ma tanti) altri, ho a cuore il nostro ambiente ma non posso piegarmi ad interventi - questi sì ottusi e senza senso - contrabbandati sotto le bandiere di un ambientalismo di maniera, privi molto spesso di pratica efficacia e che si risolvono nella istituzione, de facto inutile, di una caterva di Enti di Gestione i cui componenti non hanno sempre brillato per correttezza ed onestà, e le cronache giudiziarie ce ne hanno dato ampia conferma.
Nei miei interventi precedenti non mi sono mai sottratto dal darne notizia e non mi pare che taluno ne abbia mai comunicato smentita.
Da ultimo leggo ancora, quali esempi virtuosi, quelli di Tavolara, di Gaiola, delle Egadi e di Capo Rizzuto. Ebbene:
-Gaiola, località a nord ovest del Golfo di Napoli, nei pressi di Posillipo, è un “Parco Sommerso” più che una A.M.P. in senso stretto ed occupa un’area di appena 41 ettari. Non può, quindi, certamente, paragonarsi al nostro arcipelago quanto ad incidenza sulla popolazione;
- Tavolara, sita di fronte alla costa nord occidentale della Sardegna, costituisce la omonima A.M.P. insieme alle isole di Molara e Molarotto. Solo una differenza “di dettaglio” con le Eolie: si tratta di isolotti praticamente privi di insediamenti umani e, in parte, già sottratti alla pubblica fruizione in quanto (Tavolara) sede di installazioni militari NATO.
Lei potrebbe quindi affermare, in tutta onestà, l’esistenza di un qualche elemento in comune con le nostre isole, tutte dotate di consistenti insediamenti antropici permanenti?
- Delle Egadi ho già detto in un mio precedente intervento.
- Isola Capo Rizzuto, sita sulla costa ionica della Calabria, è la A.M.P. più estesa d’Italia e non si sottrae al “business” delle AA.MM.PP.. Sul portale web potrà infatti trovare le istruzioni per il “pagamento on line “ per poterci navigare, immergersi, ormeggiare, pescare etc.
Ah...dimenticavo, si può comodamente pagare con bonifico o paypal.
Ci rifletta, gentile Sig.ra Iannello: è proprio sicura che il lupo cattivo sia proprio chi desidera una tutela reale del nostro patrimonio ambientale e non un surrogato posticcio ed inefficace?
A Sua disposizione per qualsivoglia ulteriore confronto.
Cordialmente

di Domenica Iannello

Cordialissimo Avvocato Pajno,  apprendo con piacere che abbia gradito il mio commento al suo articolo, Le rispondo nuovamente perché credo che il confronto, tra diversi punti di vista, sulla medesima questione, sia uno degli strumenti che permettono al genere umano di evolversi.
L’area marina protetta è uno strumento per tutelare il territorio, tutelarlo soprattutto da chi, non eoliano, durante i soggiorni estivi pensa di poter depredare il nostro mare da ogni specie o chi poco esperto di navigazione pensa di poter esplorare, senza criterio alcuno ,ogni caletta o spiaggia , magari sporcandola con rifiuti di ogni genere.
L’istituzione dell’AMP deve essere una misura dalla quale gli isolani dovrebbero avere giovamento, no disagi e spese. Basterebbe una progettazione condivisa con gli attori del territorio.
Il nostro mare va tutelato da chi selvaggiamente un mese o due l’anno lo sfrutta per il proprio piacere personale! Cosa resta agli abitanti delle isole?
Sporcizia e depauperamento delle risorse ittiche che costituiscono mezzo di sostentamento per molte famiglie.
E cosa dire dei pescherecci che arrivano da altre località?
Le regole servono anche per loro, perché il nostro mare è “nostro” e dobbiamo diventarne gelosi!
Quando si ama qualcosa bisogna proteggerla e tutelarla.
Proprio ieri su RAI3, durante la trasmissione “Kilimangiaro”, la biologa marina di spessore internazionale Mariasole Bianco, parlando di biodiversità marina e commentando gli esiti della spedizione Oceana, svoltasi qui alle Eolie la scorsa estate, ha auspicato che le Isole Eolie diventino la più grande area marina protetta del Mediterraneo, questo perché proprio nei nostri fondali sono presenti numerose specie che non assenti altrove.
Chiaramente tutto ciò va preservato integrando l’ istituzione di un’AMP con altre misure che Lei ha giustamente elencato.
E’ sempre un gradito piacere confrontarmi con Lei, traggo sempre dai suoi interventi spunti di riflessione utili per continuare a pensare quanto sono belle queste isole e quanto spesso si è ciechi e sordi di fronte a questa meraviglia che consideriamo scontata.

di Angelo Pajno

Gentile Domenica Iannello,
sono davvero lieto dell’entusiasmo di cui Lei è portatrice nel ribadire la valenza paesaggistica delle nostre isole e la necessità di un impegno serio per preservare tale patrimonio.
Mi consenta però di dissentire su alcune Sue analisi circa la nefasta incidenza del turismo nautico sulle nostre spiagge e calette.
Le chiedo: ha avuto modo di frequentare tali tratti di costa, nel particolare quelli più remoti e raggiungibili solo dal mare, nel periodo invernale?
Avrà notato, in caso di risposta affermativa, la incredibile mole di rifiuti di ogni genere che ivi restano allocati sino alla successiva, violenta, mareggiata.
Ma allora viene da chiedersi chi abbia provocato tale scempio visto che per dieci mesi l’anno chi va per mare per diletto è, generalmente, affaccendato nei propri impegni lavorativi e le imbarcazioni sono in secco per il lungo rimessaggio invernale.
Spero pertanto voglia darmi atto che il problema non è certo il traffico diportistico, fermo restando che gli incivili sono dappertutto ( e gli sporcaccioni anche).
Il mare si inquina principalmente da terra. L’assunto non teme smentita.
Diverso è il discorso del depauperamento della fauna ittica, ma quì, come Le dicevo, bisogna avere l’onestà intellettuale di dire alla marineria da pesca italiana, di....tirare i remi in barca e cambiare mestiere.
Lei mi dice che anche il turista nautico concorre. Mi lasci ancora una volta dissentire!
Come certamente saprà l’attività di pesca amatoriale è disciplinata da norme ad hoc, così come è a dirsi della pesca subacquea limitata a quella senza autorespiratore. Quanti appassionati di pesca-sub Lei ha avuto occasione di incontrare nel periodo estivo nei nostri mari?
Ha mai riflettuto su quante volte un subacqueo può immergersi in apnea nell’ambito di una battuta di pesca?
Si tratta, in sintesi, di una quantità di prede catturate davvero risibile.
Molto più praticata è invece l’immersione con autorespiratore per scoprire le bellezze dei nostri fondali, attività per la maggior parte svolta sotto il controllo dei nostri eccellenti centri di immersione locali che garantiscono il rispetto delle aree interessate.
Ed allora, più che vietare il godimento del mare sarebbe più utile incrementare i controlli scoraggiando eventuali violazioni da parte degli zotici incivili.
Le chiedo al riguardo: si è mai chiesta il motivo per il quale l’imbarcazione anni addietro consegnata al Comune di Lipari per la salvaguardia dell’ambiente marino continua a marcire abbandonata in un piazzale del Palazzo dei Congressi di Via Falcone e Borsellino?
Non voglio sembrarLe inutilmente prolisso ma, per chiudere, La invito a leggere i resoconti ufficiali della campagna di Oceana nei nostri mari. Scoprirà che i risultati sono oltremodo lusinghieri tanto da chiedersi se esista una effettiva necessità di intervenire con un provvedimento si tanto incidente come una perimetrazione che, addirittura, si vorrebbe ..”la più estesa del mediterraneo”.
Sino a quando, gentile Domenica, la legge – quadro n.394 del 1991 non sarà radicalmente modificata, non sarà possibile per gli enti locali “concertare” alcunchè in sede di istituzione di parchi e riserve trovandosi essi ex lege costretti ad abdigare ogni potere di gestione del proprio territorio delegandolo a strutture esterne al contesto locale.
Mi vengono tristemente in mente le riserve indiane in America all’indomani della guerra di secessione del 1861.
Un ultimo, recentissimo, esempio: “Commissione speciale d’inchiesta per l’Ente Parco di Pantelleria”. Il Consiglio Comunale di quell’isola ha infatti deliberato nella seduta dell’08 febbraio ultimo scorso la istituzione di una specifica commissione di inchiesta per verificare la correttezza degli atti relativi all’iter di costituzione del parco nazionale dell’Isola.
Le sembra un buon viatico per le Eolie?
Con rinnovata cordialità

LE REAZIONI NEL WEB

Ivan Piemonte: Lei ha non ha compreso cosa si intende per decrescita felice. Il prof. Latouche, (tra gli altri) ha semplicemente inventato una terminologia per denunciare una realtà scomoda. L'attuale modello di sviluppo economico si basa su una crescita infinita retta sullo sfruttamento di risorse finite. Un buon padre di famiglia capisce che spendere più di quanto il nucleo familiare guadagna porterà la famiglia allo sfascio, sul lungo periodo. Noi siamo ancora nella fase dell'enfasi che segue un nuovo acquisto ma il tempo di cominciare a pagare le rate è tremendamente vicino. Ciò è quello a cui stiamo andando incontro. Pochi sanno e ad ancor meno interessa che il primo agosto 2018 è stato l'overshoot day, ovvero il momento in cui sono state esaurite le risorse naturali che il pianeta poteva offrire per il 2018. Cosa significa questo? Che stiamo consumando più risorse di quanto potremmo lasciando un conto assai salato alle prossime generazioni. Non a caso solo oggi si comincia a capire che un uso sfrenato della plastica monouso sta portando il mare alla distruzione. Ormai i pesci non muoiono solo per sfruttamento ma per l'enorme quantità di plastica che ingurgitano. E di conseguenza che ingurgiatiamo noi e i nostri figli. L'istituzione di una area marina protetta non è solo utile quanto assolutamente indispensabile per far si che i nostri figli possano anche loro vedere ancora dei pesci in mare tra un decennio. Questo territorio deve scegliere un indirizzo indirizzo politico ma ancor prima morale. Ignorare oggi l'esigenza di proteggere il mare equivale come insensibilità a fregarsene della fame del mondo solo perché noi siamo nati nella parte giusta del mondo. Se non ci interessa di quei milioni di bambini che muoiono di fame ogni giorno, è solo perché sfortunatamente, noi non li vediamo. Con questo non voglio dire che sia accettabile una gestione scellerata di una amp ma che bisogna creare un tavolo per bilanciare le esigenze dei pescatori con quelle di protezione dell'ambiente. Non stupiamoci se i nostri figli, che non faranno i pescatori, se ne andranno da Lipari se non fermeremo questa inerzia politica. Le Lipari non appartengono a noi ma ai nostri figli e da quando sono patriminio unesco al mondo.

Nando Favorito: Ivan mi hai spiegato molto chiaramente una cosa che non sapevo proprio. Bravo

Guido Drago: Macché amp! Cominciamo a fare di che vengano rispettate le leggi vigenti. Continuo a vedere pescasub con bombole o reti gettate a 30 metri dalla costa. Cominciamo a fermare queste brutture. Non serve una AMP, e l'esperienza di altre località lo dimostra

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Caspita..che capodogli!
Mi si informa che di recente su un sito giornalistico locale sarebbe apparsa la notizia che i nostri mari sono felicemente solcati da famiglie di capodogli, di delfini e di tartarughe, ragion per la quale urge(rebbe) tutelarlo nell’unica maniera possibile: istituendo una bella “area marina protetta” visto che tale ben di Dio ittico-faunistico sarebbe messo gravemente a repentaglio dai migliaia di Ariadeno (detto il Barbarossa) dei nostri giorni, in salsa diportistica, che, soprattutto ad agosto, solcano i nostri mari in maniera “selvaggia” tanto da far temere alle eoliane genti il ripetersi della infausta estate del 1544 (tanto per rimanere in tema).
Orbene, premesso che ogni opinione in democrazia è lecita e va rispettata, colgo nella notizia una insopprimibile contraddizione in termini: se i nostri mari sono così accoglienti per tali specie e la loro presenza è sempre più importante numericamente e qualitativamente se ne deve inequivocabilmente dedurre che la presenza di un traffico diportistico limitato a circa 60 giorni/anno non abbia su tale fauna alcuna influenza negativa. Tertium non datur!
E stupisce poi ...lo stupore nel dar la notizia dovendo da ciò dedurre che lo... stupito cronista non frequenti punto il nostro territorio marino. Se così non fosse egli si sarebbe agevolmente reso conto che ciò che si decanta – giustamente – come una meraviglia si può tranquillamente e quasi giornalmente godere principalmente sulla rotta Salina – Filicudi – Alicudi.
E sarebbe ancor più difficilmente giustificabile per quel cronista ( vista la notevole incidenza diportistica in quelle aree ) la presenza, addirittura all’interno delle zone portuali delle isole della Grecia ionica (in particolare Paxos, Cefalonia e Zante) delle tartarughe caretta caretta che emergono attorno alle imbarcazioni ormeggiate, quasi a volerti dare il benvenuto.
L’equazione diporto = distruzione del mare, fatte le dovute eccezioni ( gli incivili sono una categoria antropologica difficilmente estirpabile, purtroppo) non regge; da qualunque angolo visuale la si voglia impostare.
E stupisce, ancora una volta in negativo, che quel cronista non ponga cenno alcuno alla circostanza, questa sì vergognosa e particolarmente pregiudizievole per il nostro mare, che nessuna delle sette isole Eolie abbia, ad oggi, un depuratore funzionante ed efficiente.
Viva la cacca cacca ca co co col pomodor! (liberamente tratto da “Viva la pappa” di Rita Pavone).
Buon mare.

NB. Le praterie di posidonia sono agevolmente tutelabili senza necessità di divieti o limitazioni ed i sistemi sono ampiamente conosciuti proprio dai fautori delle AAMMPP che si guardano bene però dal darne atto e dai quali, ancora una volta Fatte, ovviamente, le dovute eccezioni, il diportista è l’amante del mare per antonomasia tanto da navigarci nel proprio tempo libero, raggiunge la caletta o la spiaggia e spenge i motori godendo della natura che gli sta intorno e disapprovando in maniera decisa lo smanettone di turno.

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