di Ettore Resta
Scivolata giù dal seggiolone, camminando carponi, andai a frugare tra le sue cose. Più che frugare, le ho buttato in aria ogni cosa. Senza volerlo la sorpresa fu grande. Tra le carte tagliate ed incollate, il fungo modello sembrava essere proprio ciò che cercavo. " iu, iu!..." esultai strillando di gioia agitando le braccia ed i pugni. Sembrava proprio fosse stato conservato per me ed in quello, esclamai ancora: " Grazie mamma! " Era il modello su cui aveva tagliato la stoffa per farmi il vestitino di carnevale alcuni mesi prima. Avevo sperato nella sua esistenza. Così presa l'ampia carta colorata e la colla, vi appiccicai quanto trovato. Nella foga di fare a dir vero, fu più quella rimasta impiastrata alle mani che quella utilizzata. Lo guardai e riguardai. Quel foglio verde con qua e là macchie rosse, gialle, bianche ed altre, sormontato dal gigantesco fungo, sembrava fosse un prato fiorito. Malgrado ciò, a me andava bene ed io ne ero entusiasta. Con quell'aggeggio volante avrei fatto pazzie. Per un istante ad assalirmi fu il dubbio della capacità di issarsi in volo, in special modo quando mio padre mi derise ridicolizzarmi: ‘’ Hai costruito un fungoplano!’’.
"Papa" ribadii sconfortata " tu proprio non hai capito nulla. Certo non saranno viaggi comodi come in aereo, né saranno privi di pericoli, ma saprò destreggiarmi ugualmente ed io te ne darò atto." Adesso ero in volo e riuscivo a vedere le isole nello loro vastità. Più che patelle giganti, i molluschi con il guscio a piramide conica incollati al mare, a me apparivano gobbe di dinosauri in fila, immersi come coccodrilli... Stavo volteggiando nello spazio e ne ero orgogliosa. Girato il viso da una parte e dall'altra, stetti incredula, sotto di me era veramente il vuoto! " Come sono in alto. Sono proprio in aria. ’’ iuhhh, iuhhh!" esclamai di gioia reprimendo il senso di paura che mi aveva invaso. Tirata la briglia di sinistra, il fungo girò il berretto a sinistra trainando me e tutto verso quella direzione. Tirata la briglia di destra, avvenne al contrario, stavo proprio bordeggiando nella vastità del ciclo. "Com'è bello! Com'è bello!" esclamai più volte ripetendo il giochetto fin quando il fungoplano non decise di correre via. A farmi da guida erano i gabbiani ed ero così entusiasta che nel sorridere strizzavo gli occhi mostrando i dentini a chicchi di riso. Bianchi semini che puntualmente mio padre aveva ridicolizzato chiamandoli ‘quattrini’. Mentre ero in volo dissi a me stessa: sono seini non quattro! (continua)
L’Intervista del Notiziario al comandante Ettore Resta, l’artista sulle ali
Da Milazzo in linea Ettore Resta. I racconti del Pasticcino. 3°puntata

