di Martina Costa
“Il Conte di Montecristo”: un Tuffo in mare tra libertà e vendetta
Nel corso di queste settimane, su Rai 1 è in onda "Il Conte di Montecristo", una mini-serie diretta da Bille August, che trae ispirazione dal celebre romanzo omonimo di Alexandre Dumas pubblicato nel 1846.
La narrazione si sviluppa attraverso temi quali congiure, vendette, soprusi, infamie, passioni interrotte e amori rievocati nel nostalgico ricordo di ciò che "sarebbe potuto essere".
Sam Claflin interpreta il ruolo di Edmond Dantes, un uomo ingiustamente imprigionato nel Castello d'If. Incarcerato senza processo e dichiarato morto dai suoi cospiratori, Edmond è convinto che la sua esistenza sia destinata a trascorrere nell'incessante scorrere del tempo verso la fine. Tuttavia, nel profondo del suo animo custodisce un orologio che segna il tempo che lo separa dalla sua amata Mercedes: un tempo che, però, non attende nessuno, in particolare coloro i quali sono già stati commemorati con una tomba!
Ma la vita è imprevedibile; essa sottrae tanto quanto può donare e anche per Dantes il destino si scrive in un libro ben più vasto rispetto a quello in cui è annotato il suo falso decesso.
Una notte, tra veglia e sogno, tra stanchezza e precarietà, un rumore alle sue spalle suscita sospetti. Mattone dopo mattone, un altro uomo - anch’egli costretto a subire le conseguenze di colpe non proprie - concepisce un piano: scavare fino a dove l'acqua li accoglierà. L'intento è quello di fuggire e sfuggire alla morte all'interno di quel luogo terribile.
Quell'uomo è l’Abate Faria, il quale non solo garantirà un futuro prospero al protagonista, ma offrirà anche una ricchezza che trascende qualsiasi forma monetaria: la Speranza. Sì, perché sarà proprio quest'uomo a risvegliare Edmond dal suo sonno caratterizzato da una fredda e dolorosa rassegnazione. Nella narrazione, l'Abate assume il ruolo di Maestro, guida Edmond attraverso l'insegnamento di racconti storici, lingue da apprendere e le sfide della loro difficile quotidianità, che si trasforma, giorno dopo giorno, in un processo di riscatto personale. Si tratta di una scelta cinematografica significativa: oltre alla ricchezza materiale, Faria offre a Edmond il prezioso dono dell'istruzione, la quale, penetrando nel cuore del protagonista, diviene emblema di Rinascita e della capacità di (ri)tornare al mondo.
La forza che ne deriva è fondamentale affinché, in seguito alla morte improvvisa dell'Abate, Edmond non rinunci al suo compito: quello di fuggire da una prigione ingiusta.
Da questo momento ha inizio una nuova vita.
Con un tuffo nel mare che simboleggia una (ri)nascita e un battesimo verso una vita rinnovata, Dantes scrive la storia della sua metamorfosi.
Una nuova esistenza si materializza sotto il nome di "Conte di Montecristo". Vendetta, freddezza e assenza di compromessi caratterizzano una brama insaziabile di proclamare al mondo «Sono tornato».
Così si articolerà il suo lungo percorso verso la "redenzione", scandito da incontri significativi, nel suo "no-nome", non dimenticandosi di coloro che gli sono sempre stati leali.
La rabbia e la tristezza permeano la sua visione nel vedere Mercedes, la sua promessa sposa, tra le braccia di colui che lo ha condotto nei tenebrosi recessi della prigione; c'è anche una profonda indignazione verso chi ha prosperato attraverso l'illecito. Tuttavia, è indubbio che Edmond nutra un desiderio di perdonare il suo passato, un gesto che non implica l'accettazione passiva degli eventi ora che è tornato, ma piuttosto si concretizza nella sua aspirazione a sentirsi padrone del mondo e a chiedere perdono a Dio, realizzando ciò incontrando la schiava Haydée. Il Conte si allontana verso terre ignote, simile a «un esiliato che riconquista la propria patria», come scrive Dumas.
Una patria tanto agognata quanto forse mai realmente desiderata.
Dumas, attraverso il suo capolavoro "Il Conte di Montecristo", ci offre una narrazione che fonde avventura, filosofia e psicologia, ricordandoci l'importanza della resilienza. Perché sebbene il male possa talvolta apparire predominante, la Vita riserverà sempre, a tutti noi, "la moneta d'oro" per consentire al bene di prevalere!