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di Ennio Fiocco

Questa mia ricerca segue per completezza la pubblicazione sui “Liparoti ritrovati” pubblicata il 28 marzo scorso dove, per i fatti accaduti ad Ustica nel settembre 1762, solamente circa 34 eoliani presi come schiavi dai corsari di Tunisi furono restituiti dopo lunghi anni alla libertà, a seguito del pagamento del riscatto. Avevo accennato che nel 1763, Ferdinando IV di Borbone sovrano del Regno delle due Sicilie, si era personalmente prodigato per implementare la colonizzazione dell'isola di Ustica. Questa iniziativa, di forte taglio settoriale, fu fortemente voluta e studiata con finanziamenti e apporto di risorse non indifferenti per l'epoca. Il Re medesimo non accolse alcuna iniziativa progettuale da parte di privati, ritenendo idoneo l'intervento esclusivo dello Stato in tale ottica di ripopolamento, riuscendovi pienamente nello scopo.

Per l'esperimento politico da realizzare, molto consistenti furono gli investimenti a carico dell'erario e molteplici furono gli architetti, gli ingegneri e gli agronomi che furono impegnati. Nella città di Palermo fu costituito presso le Real Segreteria un apposito ufficio denominato della “Speciale Delegazione per Ustica” diretto per tale fine. Pertanto, durante i lavori giunsero nel 1763 a Ustica 86 famiglie di 399 persone, quasi tutti provenienti dalle isole Eolie e per la maggior parte agricoltori, spinti nella maggior parte da bisogno. Al gruppo degli originari Eoliani si aggiunsero commercianti provenienti da Palermo e marinai di Trapani, Inoltre, sbarcarono circa 200 soldati e 40 relegati (detti anche sterrati, cioè condannati a star fuori dalla terra di origine) impiegati per i lavori forzati.

Le nuove opere e le strutture principali, tra cui quelle poste a difesa dell'isola, coinvolsero impresari e richiamò anche la presenza di ingegneri, medici e sacerdoti. Il regime dell'epoca nominò un apposito Governatore per Ustica, il Ten. Col. Michele Odea, al quale furono attribuiti poteri militari, civili e giudiziari. Il predetto aveva compiti molto complessi, tra cui quello di amministrare le somme necessarie per gli approvvigionamenti, e vi riuscì nell'impresa per la diligenza e professionalità possedute, mantenendo ordine nella molteplicità di persone di diversa provenienza ed estrazione sociale, animate dai più disparati interessi, a volte conflittuali. Per provvedere alle urgenze della prima sistemazione, l'Odea pensò di utilizzare la parte del vecchio paese impiantato attorno al convento dei Benedettini ed abitato sino al XIV secolo. In attesa di costruire la nuova Chiesa, fu ricostruita la vecchia, trovata anch’essa diroccata.

Subito consacrata e dedicata a Santa Maria Addolorata, fu utilizzata per le prime funzioni religiose e per la sepoltura dei primi morti sotto il suo pavimento, com’era in uso in quale periodo, anche se da pochi lustri erano entrate in vigore le leggi sanitarie napoleoniche. Durante i lavori dei cantieri, i coloni trovarono una sistemazione momentanea nelle grotte esistenti sull'isola o nelle costruite capanne di pietra locale e e frasche, dette “Pagghiari”. Il Governatore si prodigò a “gestire” la costituenda comunità, resa eterogenea da nuovi arrivati, come meglio ritenuto.

In particolare, al nucleo originario degli Eoliani si aggiunsero come anzidetto altri nuclei di persone di diversa provenienza ed estrazione sociale, richiamati dalla possibilità di permanere sull'isola stabilendosi definitivamente con l'assegnazione dei terreni da distribuire. Nel frattempo la popolazione cresceva e vennero a crearsi ulteriori problematiche inerenti il sostentamento e l’ordine pubblico, che però furono risolte. Fu il Governatore Odea a predisporre una prima distribuzione informale delle terre ai coloni evitando accaparramenti ed abusi e, successivamente, nel 1765 fu predisposto il “plano generale” per l’assegnazione ufficiale delle terre e delle aeree per l’edificazione delle abitazioni. L’esercizio della pesca fu incentivato, nonostante tale attività tradizionalmente non veniva praticata dai contadini eoliani, e fu imposto l’obbligo di dotare le nuove case e gli edifici pubblici di ampie cisterne, considerato che l'isola non aveva acqua. Il primo parroco dell'isola di Ustica fu Don Calabrò e restò in carica sull'isola sino al 1768 al quale collaborò il cappellano militare Don Grimaldi. Quest’ultimo istituì il 31 agosto 1766 i registri parrocchiali ancora presenti, in cui sono trascritti tutti i battesimi, le morti ed i matrimoni.

Andavano emergendo, inoltre, tra i coloni i leader, tra cui Antonino Favaloro e Gaetano Di Paola, detto Randazzo. I predetti ebbero parte attiva nella suddivisione delle terre. Dai registri ecclesiastici si evince che il primo battesimo venne impartito il 6 maggio 1763 a Giuseppe Basile, “figlio leggittimo e naturale di Vincenzo e Maria Cesario coniugi, battezzato da me Parroco di questa isola di Ustica ma nato a 20 marzo dell’istess’anno. Parrini (Padrini furono) Pietro Buonanno e Nunzia Megna”, mentre il primo matrimonio fu celebrato in data 1 ottobre 1764 tra “Giuseppe Cappadona di Giuseppe e Teresa Di Pacci e Francesca Famularo figlia di Francesco e di Caterina D’albora, nativi di Lipari”. La prima morte registrata il 25 aprile 1763 è della bimba “Anna Locciardi di anni uno figlia d’Angelo (che) morì e fu sepolta in questa unica Chiesa Parrocchiale di S. M. Addolorata dell’Isola di Ustica. Parroco Don Michele Calabrò”. Qui di seguito la lista dei beneficiari redatta al tempo.

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Elenco dei coloni capifamiglia assegnatari delle terre

“Antonino Ajlara, Mario Alagna, Bartolomeo Bartolo, Domenico Basile, Vincenzo Basile, Nicolò Bertuccio [Bertucci], Pietro Bertucci, Salvatore Bonanno, Alberto Bulgarello, Crescenzio Buscemi, Giuseppe Caezza, Pietro Caldararo [Calderaro], Giuseppe Cappadonna, Bartolo Caserta, Antonino Cincotta, Sebastiano Cirino Giacomo Coltraro, Andrea Corvaja, Pietro Di Rosa, Antonino Di Simone, Emanuele Di Simone, Felice Di Simone, Biaggio Falagna [Falanga], Costantino Falagna [Falanga], Domenico Fallo, Giuseppe Famularo, Antonino Favaloro, Gaetano Favaloro, Giovanni Favaloro, Vincenzo Gagliano, Vito Gallo, Crescenzio Gammino [Gambino], Gaetano Gentile, Michele Gerardi, Antonino Gumina, Andrea Ingargiola, Biaggio Ingargiola, Giuseppe La Greca, Gaetano La Mattina, Giacomo La Rosa, Giovanni La Rosa, Antonino Lauricella, Giovanni Lauricella, Angelo Licciardo [Licciardi], Antonino Licciardi, Giovanni Lo Jacono, Onofrio Lo Jacono, Antonino Lo Re, Antonino Majore, Antonino Manfrè, Gaetano Manfrè, Antonino Maria, Angelo Martello, Antonino Martello, Crescenzio Megna, Francesco Molica, Francesco Natoli, Felice Megna, Giuseppe Megna, Alberto Palme, Francesco Parmisano [Palmisano], Giovanni Parmisano [Palmisano], Giovanni Parmisano [Palmisano], Santoro Parmisano [Palmisano], Giovanni Pellegrino, Filippo Picone, Giammaria Picone, Giuseppe Picone, Tomaso Picone, Antonino Pittari, Andrea Rajata, Antonino Randazzo,.Gaetano Randazzo, Giuseppe Randazzo, Domenico Rando, Giovanni Romano, Giuseppe Romeo, alias Scardino, Antonino Russo, Giovanni Russo, Giuseppe Russo, Onofrio Russo, Pasquale Sarni, Gioacchino Schillaci, Angelo Sciacchitano, Giuseppe Sciacchitano, Felice Sidoti, Pasquale Soriano, Onofrio Spanò, Angelo Taranto, Antonino Taranto, Felice Taranto, Felice Taranto, Giuseppe Taranto, Domenico Tranchina, Giuseppe Tuccio, Giuseppe Ventrici, Pietro Ventrici, Cono Verdichizzi, Antonino Vinci, Silvestro Virruto, Gaetano Zagami, Felice Zanca”.

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