PRIMA PAGINA: “SPIAGGIANDO"
La riforma delle spiagge é in mano al governo, 6 mesi per rivedere le concessioni agli stabilimenti balneari, un settore con 25 mila aziende dove lavorano 100 mila dipendenti e ad altri 200 mila operatori dell’indotto. L’esecutivo prova a uscire dallo stallo, le associazioni di categoria vanno all’attacco. Per Assobalneari non va bene nulla perché ci sono grandi appetiti, importanti gruppi stranieri vogliono impossessarsi dei litorali italiani. Nel frattempo la validità delle concessioni, scadute alla fine del 2015, è garantita da una proroga dell’anno passato che ne estende la durata a fine 2020. Il ministro degli Affari Regionali Enrico Costa dice: Se l’attuale concessionario esce, avrà il riconoscimento del valore commerciale e degli investimenti già realizzati. I canoni andranno rivisti secondo valori tabellari aggiornati. Il sistema di oggi è contestatissimo e porta poco nelle casse del Demanio: 101 milioni. È implicito che la revisione porterà degli aumenti. Tre: le procedure di gara saranno caratterizzate da imparzialità e trasparenza. Ci sarà un adeguato periodo transitorio prima che decollino le nuove regole. Se sul tema in passato ci fosse stata una risposta più tempestiva, oggi avremmo già un quadro organico e definito. Per rimediare, abbiamo approvato un testo con linee guida semplici e chiare. Si ribatte che paesi come Spagna e Portogallo hanno battuto i pugni e i diktat dell’Europa sono stati respinti. Ultimo ma non ultimo. È la proposta in cui il governo ipotizza la durata delle future concessioni sarà fissata dalle Regioni, che stabiliranno quante potranno essere assegnate a un solo operatore nel rispetto della pluralità. Che ci siano regioni nelle quali vigono norme e tempi diversi è una follia. Non ci potranno più essere operatori di serie A e di serie B. L’ideale: solo 30 anni di proroga.