foto di Mario Marturano
PRIMA PAGINA: "MORTANDO"
Ricordiamo i nostri morti pensando alle guerre che assediano il mondo. Guerre con eserciti di tanti morti che non avranno una tomba, una casa, un cimitero per andare a depositare le consuete lacrime del dolore e assorbire le preghiere.
Si guarderà il cielo pensando a loro che mentre viaggiano con la morte accanto pensavano alla pace dei vivi e soprattutto ai tanti bambini con il nome scritto sulla pelle come carta d’identità.
ISOLA DEFUNTI
Ingressi accoglienti
per volontà bruciata
dal tempo o dal destino.
Vivono ancora nei ricordi felici
racchiusi nella tristezza.
Cimiteri come piazze di vita
dove le immagini e i fiori,
sul bianco marmo nuovo
o quello consumato dal tempo,
non ingialliscono e non appassiscono.
Sono respiri profondi
che strusciano nell’anima
e l’isola li trasmette
come suoni ai battiti del cuore.
CONTROCORRENTEOLIANA: CIMITERI
La vita eoliana resta sempre più corrosa in questa giornata. Le luci dell’alba accompagnano quelle dell’oscurità. Si può avvertire dentro i cimiteri eoliani la voglia di ritrovarsi. Vivi e morti senza distinzione di tempo e senza diversità sociale. Il sopra e il sotto, mano nella mano.
La "Festa dei Morti" di Massimo Ristuccia
La "Festa dei Morti" in Sicilia è una ricorrenza molto sentita, risalente al X secolo, viene celebrata il 2 novembre per commemorare i defunti. Si narra che anticamente nella notte tra l'1 ed il 2 novembre i defunti visitassero i cari ancora in vita portando ai bambini dei doni. Oggi questi doni vengono acquistati dai genitori e dai parenti nelle tradizionali "fiere", che si svolgono in molte parti della Sicilia. Qui vi si trovano bancarelle di giocattoli e oggetti vari da donare ai bambini, che vengono poi nascosti in casa e trovati da quest'ultimi, al mattino presto, con una sorta di caccia al tesoro. Oltre a giocattoli di ogni sorta, esiste l'usanza di regalare scarpe nuove, talvolta piene di dolcetti, come i particolari biscotti tipici di questa festa: “i crozzi i mottu” (ossa di morto) o i pupatelli ripieni di mandorle tostate, i taralli ciambelle rivestite di glassa zuccherata, i nacatuli e i Tetù bianchi e marroni, i primi velati di zucchero, i secondi di polvere di cacao. Frutta secca e cioccolatini, accompagnano 'U cannistru', un cesto ricolmo di primizie di stagione, frutta secca altri dolciumi come la frutta di Martorana e i pupi i zuccaru (statuette di zucchero dipinte), ritraenti figure tradizionali come i Paladini. Tradizione esclusivamente palermitana, vengono chiamati “pupi a cena” o “pupaccena”, per via di una leggenda che narra di un nobile arabo caduto in miseria, che li offrì ai suoi ospiti per sopperire alla mancanza di cibo prelibato. In alcune parti della Sicilia viene preparata la muffoletta, pagnottella calda appena sfornata "cunzata", la mattina nel giorno della commemorazione dei defunti, con olio, sale, pepe, origano, filetti di acciuga sott'olio e qualche fettina di formaggio primosale. Novembre, giorno dedicato alla commemorazione dei nostri defunti, per i siciliani, ma in particolare per i bambini e fanciulli, diventa la Festa dei Morti. Si narra che anticamente nella notte tra l’1 ed il 2 novembre i defunti visitassero i cari ancora in vita portando ai bambini dei doni. Come vuole la tradizione siciliana, la sera prima i genitori, mettendo a letto i bimbi ricordano loro che se sono stati bravi e hanno recitato le preghiere riceveranno tanti regali, e loro vanno a letto con la speranza d’essere ricordati da nonni e familiari trapassati. Sul tardi i genitori preparano “u cannistru” (le ceste) con i dolci tipici e nascondono i giocattoli nei punti più reconditi dell’abitazione.
Scriveva Giuseppe Pitrè in Giuseppe Pitre' Spettacoli e Feste Popolari Siciliane (un piccolo stralcio):
“ E’ già la sera aspettata, e i bambini, i fanciulli non hanno
requie; pure vanno a letto ben presto tra timidi e speranzosi. Le
mammine fanno recitar loro orazioni, preghiere od altre « cose di
Dio,» e non vi mancano i paternostri tanto efficaci perchè i morti non
facciano orecchie da mercante. La preghiera fanciullesca è questa:
Armi santi, armi santi,
Io sugna unn e vuatri siti tanti :
Mentri sugnu 'ntra stu munnu di guai
Cosi di morti mittitiminni assai.
Intanto i monelli vanno per le strade gridando in tuono lamentevole e prolungato: li morti vennu e ti grattanu li pedi! E qui vedresti i fanciulli farsi piccini, rannicchiarsi per paura de' morti, paura che non fa male, che non stuzzica neppure i vermini che le mamme siciliane sogliono trovare in ogni grave malattia, in ogni lieve indisposizione dei loro bambini. Palpiti, trepidazioni, speranze li agitano; ma pure tengono chiusi gli occhi per non dispiacere ai morti o per non appaurirsi della lor vista. Finalmente pur viene il sonno, e tutto s'immerge nel profondo silenzio della notte… E’ già fatto giorno e i bambini balzano dal letto impazienti di cercare per tutto. Le cose dei morti, vedi astuzia d'una madre! Sono nascoste dove meno possono sospettarsi, e perciò crescono nei bambini le ansie, incaloriscono le premure. A certo punto essi trovano qualche cosa, e gridano: Ccà su'! E che trovano essi? Una treccia d'agli, un mestolo rotto, un paio di ciabatte sdrucite, un oggetto, insomma, ridicolo. Se se ne adontino, non è a dimandare, falliti di punto in bianco i sogni dorati di tanti mesi, fors'anche di tutto un anno…”
Infatti, i morti non mettono mai i doni a bella vista ma li nascondono abilmente, talvolta camuffandoli in maniera irriconoscibile. Poi, sotto il letto o dietro i libri posti su uno scaffale o in un armadio, o in uno dei cento altri posti possibili, i balocchi vengono trovati. Alla fine del gioco, si va al cimitero a portare fiori ed accendere grossi ceri e lumini accanto alle lapidi dei parenti passati a miglior vita. Raro è vedere qualcuno che piange. L’origine e il significato di quest’usanza ci portano molto indietro nel tempo, si collega certamente a culti greco-romani ed al banchetto funebre un tempo comune a tutti i popoli del bacino del Mediterraneo. Sono tutti sereni e sorridenti, e tutti i bambini giocano proprio tra le tombe per far vedere che il regalo è stato ricevuto e apprezzato, addentando i tanto in tanto, adulti e piccini, pezzi di Pupi di Zucchero, crozza ri morti (ossa di morto – biscotti croccanti bianchi e neri ) e Frutta Martorana. Perché il 2 novembre è la Festa dei Morti. I nostri parenti defunti sono tornati a trovarci e lo rifaranno l’anno prossimo.