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Una campagna elettorale, dai toni accesi e passionali, invade, in modo capillare, la vita dei cittadini di Lipari, chiamati alle urne, nella giornata del 12 maggio 1985 per eleggere sindaco e consiglieri comunali.

La Democrazia Cristina governa da sempre le Eolie con il 70% dei voti, eleggendo con rigorosa alternanza, esponenti della corrente di Andreotti e di De Mita.

Il pretore ormai da qualche anno buon conoscitore delle dinamiche sociali e politiche del territorio, assiste quasi divertito all'affanno quotidiano dei liparoti, tutti coinvolti e interessati al possibile successo politico dell'amico candidato, in vista di futuri vantaggi o favori.

Gli applausi conclusono i pubblici comizi dei candidati in un'atmosfera ricca di mirabolanti promesse di sviluppo e benessere per la cittadinanza, mentre nei salotti dei notabili, in una atmosfera sommessa e riservata, i candidati garantiscono agli amici posti di lavoro e appalti in cambio di pacchetti di voti.

Entro le ore 12 del 17 marzo i partiti debbono presentare le liste dei candidati e i simboli presso la segreteria generale del Comune.

La mattina del giorno successivo il pretore, come per legge, convoca e presiede la commissione elettorale mandamentale al fine di verificare la regolarità della presentazione delle liste e dei sinboli.

La commissione prende atto che le liste sono ritualmente accompagnate dalle firme necessarie autenticate e non ha nulla da eccepire sulla grafica e la dimensione dei contrassegni.

Rimangono da veirficare i verbali sottoscritti dal segretario comunale con riferimento all'orario di presentazione delle liste.

Tutte le liste risultano presentate entro le ore 12 del 17 marzo, ad eccezione di quella della Dc che come da verbale risulta presentata alle ore 12,04.

I commissari compreso il presidente sono sbigottiti: il partito di maggioranza non ha osservato il termine perentorio: ore 12.

Lo sconcerto è palpabile!

I due commissari piu' vicini alla Dc minimizzano "Signor pretore soltanto 4 minuti di ritardo! Immagini che scandalo se annulliamo la lista!".

Gli altri componenti "è vero che il termine è perentorio, ma riflettiamo bene prima di escludere la Dc dalla elezioni!. Si tratta del partito di maggioranza e il risultato delle elezioni sarebbe falsato e non rispettoso della volontà dei cittadini, volontà che rappresenta il fondamento della democrazia!"

Il pretore con molta calma, fa presente, pur comprendendo la gravità politica della situazione, che la commissione è obbligata ad osservare la legge elettorale che prevede la perentorietà del termine di presentazione delle liste.

Aggiunge che la definizione e il significato di perentorietà impediscono qualsivoglia possibilità di tener conto di un diverso termine, pur se successivo di pochi minuit.

Se cosi' non fosse sarebbe teoricamente possibile accettare una lista presentata in un tempo qualsiasi successivo alle 12.

La perentorietà del termine trasforma una pseudonormalità in un fatto sostanziale ineludibile.

I commssari, ammutoliti dal rigore dell'argomentazione, consentono all'unanimità di deliberare l'esclusione della lista della Dc dalla competizione elettorale.

Lo scalpore nel mondo politico eoliano è clamoroso e viene ripreso da tutta la stampa nazionale. Qualche giorno dopo la commissione respinge il ricorso del segretario locale della Dc.

Roma: 5 aprile 1985, sede della Dc.

Ciriaco De Mita, dopo una lunga telefonata con il suo capo corrente di Lipari, si rivolge al segretario particolare "Antonio, chiamami subito il ministro della giustizia".

Pochi minuti dopo "pronto Mino, scusa se ti telefono! Hai sentito cos'è successo a Lipari? Per soli 4 minuti di ritardo della presentazione della lista, il pretore ha escluso dalle elezioni il nostro partito. E' assurdo! Vedi cosa puoi fare per rimediare prima del voto!"

Mino Marinazzoli al telefono con il presidente della Corte d'Appello di Messina.

"Buongiorno signor presidente, sono il ministro della giustizia, la disturbo?". "Assolutamente no eccellenza! Immagino che mi voglia parlare dell'incresciosa vicenda di Lipari! Anch'io sono sconcentato. Purtroppo conosco da anni il pretore, piu' volte gli ho raccomandato prudenza, ragionevolezza, equilibrio e soprattutto comprensione per le esigenze di un territorio politicamente delicato, ma pur riconoscendogli le doti di ottimo magistrato, non posso che definirlo "capatosta"!  Le garantisco che proverò a chiamarlo!"

Non lo chiamerà perchè lo conosce bene...

Roma: 15 maggio 1985, abitazione di Giulio Andreotti.

Squilla il telefono: è il capo della corrente andreottiana di Lipari.

"Presidente, tutto come previsto e concordato! Eravamo certi che il giudice avrebbe confermato la sua fama di uomo di legge intergerrimo, rigoroso, non influenzabile e che non avrebbe tollerato alcuna irregolarità. Il nostro timore che fossero eletti candidati della corrente demitiana, come Lei acutamente prevedeva, ha giustificato il sacrificio sicuramente temporaneo, della sindacatura di Lipari. Ho già provveduto, come da lei consigliato, ad esprimere significativamente la nostra profonda riconoscenza al fedele amico segretario comunale, che ha certificato l'orario di presentazione della nostra lista. La ossequio presidente! Sempre a sua disposizione".

Il divo Giulio appoggia la cornetta, accenna un'impercettibile smorfia di soddisfazione e riaffonda nella sua poltrona preferita. 

Ps: I fatti realmente accaduti sono stati elaborati dalla fantasia dell'autore

FINE

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ESCLUSIVO. LA NOSTRA STORIA. Lipari, "Contro la mafia all'agrodolce è arrivato a Lipari un giudice da Milano". E Gianni Ingrascì pubblica "Racconti dal Lockdown". 1° puntata. L'intervento

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