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di Bartolino Ferlazzo

9 MAGGIO 1943 PER NON DIMENTICARE
Sono trascorsi ben 79 anni, tre quarti di secolo, da quella infausta domenica, dove perirono, loro malgrado, eoliani che nulla avevano a che fare con una guerra che non avevano mai voluto, mai giustificata, ma portata avanti solo dalla megalomania di un pazzo criminale, che nella sua follia aveva trascinato un' intera nazione al, disastro totale.-.
Oggi piangiamo ancora, quei fratelli in fondo al mare, al largo di punta Bandiera a Vulcano, li piangiamo noi di questa testata giornalistica, che come ogni anno siamo qui per non dimenticare, li piangono i parenti, li piangono i pochi che ancora ricordano non vogliono e non possono dimenticare.-

A Vulcano sul piccolo promontorio di Punta Bandiera è stata eretta, in loro imperituro ricordo, una stele da parte della famiglia Costa, che in quella tragedia perse un caro parente; non bisogna elencare nuovamente i caduti, perché ognuno porta il dolore nella propria anima, nel proprio cuore ma ci chiediamo, noi siamo capaci di dare cittadinanze onorarie a destra e a manca, ricordiamo anche chi non dovremmo, ci sbattiamo per formare giunte, intestiamo strade, piazze a chi non è nemmeno italiano, ma le varie amministrazioni che da allora si sono succedute nel tempo, come li hanno ricordati questi caduti ? rispondiamo noi, con niente, con

nessuna manifestazione, con nessuna manifestazione, con nessuna strada, piazza che sia loro intestata; una vergogna, una vergogna che cade sulla coscienza, e sulle responsabilità sociali e morali di questi presunti amministratori; una vergogna si potrà cancellare solo con un atto vero, formale, concerto a ricordo di questi nostri fratelli; concludiamo semplicemente dicendo che < chi non ha rispetto per i morti come potrà mai avere rispetto per i vivi >.-
Auguri Lipari.-


  
Diamo l’ elenco dei passeggeri civili e militari che si trovavano a bordo del Santamarina, distinguendoli per equipaggio, militari e civili: 
Membri equipaggio dispersi:  Basile Onofrio,Di Meglio Gaetano,Milani Vincenzo,Ortesi Piero;porretto Giuseppe (PA),Gallazzi Arnaldo (MI),Fiorentino Natale(Giovinazzo-Bari); 
Membri equipaggio salvati: Miranda Salvatore (PA),vento Salvatore (Milazzo-ME),Atzori Italo (CA),Gullo Vincenzo (Linguaglossa) Miceli Concetto (Nizza di Sicilia),Gabbianelli Orlando (Sinigaglia-AN),Macrì Giuseppe (Cefalù-PA),Federico Giuseppe (PA),Bacchi Antonino (PA),Natoli Antonino (Canneto di Lipari),Barbagallo Camillo (Acitrezza-CT),Maisano Antonino (Milazzo-ME),Lo Surdo Angelo (Lingua di Salina),Gambino Giuseppe (PA), Re Giovanni (s:Marina Salina),Sava Francesco,Acunto Luigi,Cuzzocrea Paolo,Sacchettino Giuseppe,Alfonsetti Michelangelo,Andaloro Giuseppe,Bitto Vincenzo,Foti Vincenzo,Florio Pasquale,Calvo Domenico;

Membri militari salvati: Ziino Francesco(Vulcano),Lacoteta Santo(Canneto di Lipari),Lo Schiavo Giuseppe (Canneto di Lipari),Bongiorno Giuseppe (Pollara di Malfa),Natoli Bartolomeo (Canneto di Lipari),Scarcella Fernando (Castroreale-ME),Schepis Nicolò (Gualtieri Sicaminò-ME),Mazzangelo (Canneto di Lipari),De Santis Nicola (Bitonto-BA),Presti santo (Castroreale-ME),Scuderi Paolo (Fiumefreddo-CT)-Sangiorgio Pietro (Castellammara del Golfo),Via Giuseppe (TP); 
Membri militari dispersi:D’ Alessandro Alfonso (NA),Stramandino Antonino (S:Filippo del Mela-ME),Benenati Giovanni (Quattropani di Lipari),Barca Domenico (Pianoconte di Lipari),Currò Antonino (Acquacalda di Lipari),Scuderi Antonino (Acicastello-CT),Mondello Francesco (Grammichele-CT),Casella Salvatore (S;Agelo di Brolo-ME),Pavone Sebastiano (Acireale-CT),Portelli Giuseppe (Canneto di Lipari),Leanza Edoardo (Cesarò-ME),Costa Giuseppe (Lipari-ME),D’ Anieri Antonino (LIpari-ME),Martinis Antonino (Crotone),Natoli Felice (S:Marina Salina),Miano Nicola (Castroreale-ME); 
Passeggeri dispersi:Picone Antonino (Vulcano di Lipari),Acunto Stefano (Lipari-ME),Marturana Giuseppe (Lipari-ME),Russo Grazia (LKipari-ME),Bonino Bartolomeo (Lipari-ME),Basile Giovanni (Lipari-ME),Mollica Rosario (Canneto di Lipari),Biviano Rosina (USA),Russo Francesco (Carini-PA),Tauro Giuseppe (Lipari-ME),Currò Iolanda (Acquacalda di Lipari),Maggiore Giacomo (Lipari-ME),Mannello Tommaso (Lipari-ME),Spanò Antonino (Canneto di Lipari),Buongiorno Mariano (S:Marina Salina),Sgrò Salvatore (S:Lucia del Mela-ME),Germanà Edera (RM),Germanà Clara (PA),Pistoresi Giulia (Lipari-ME),Di Mento Giuseppe (Spadafora-ME),Greco Giuseppe (Milazzo-ME),Casella Michele (S: Angelo di Brolo-ME),Romagnolo Rosario (Milazzo-ME),Gitto Lorenzo (Milazzo-ME),Pentola Antonino (S:Agata di Militello-ME),Vincenti Luigi (ME),Cassata Luigi (Montalbano Elicona-ME),Imbese Francesco (S.Lucia del Mela-ME),Maiurana Giuseppe (Lipari-ME),D’ Alessandro Alfonso (NA),Stramandino Antonino (S.Filippo del Mela-ME),Beninati Giovanni (Lipari-ME);

Passeggeri salvati:Alacqua Carmelo (Milazzo-ME),Patanè Giuseppe (CT),Poma Assunta (Panarea di Lipari),Tauro Antonino (Canneto di Lipari),Arcoraci Luigi (Barcellona-ME),Martino Domenico (Patti-ME),Biviano Antonino (Lipari-ME),Carini Matteo (RC),Merrina Gaetano (MIlazzo-ME),Andolina Salvatore (Milazzo-ME),Biviano Giuseppe (Acquacalda di Lipari),Greco Tommaso (Milazzo-ME),Natoli Bartolomeo (Canneto di Lipari),Greco Orazio (Acireale-CT); 
Passeggeri deceduti:Liberatore Angela (Canneto di Lipari); 
L’ equipaggio del Santamarina al completo era così composto: Basile Onofrio (Comandante),Di Meglio Gennaro (1° Ufficiale),Ortese Emilio (Direttore di macchine),Cuzzocrea Paolo (R.T.), Sacchettino Giuseppe (Cuoco),Alfonsetti Michelangelo e Florio Pasquale (Marò),Calvo Domenico e Re Giovanni (Carpentieri),Foti Vincenzo e Sava Francesco (Fuochisti),Andaloro Giuseppe (Carbonaio),Natoli Angelo (Macchinista),Bitto Vincenzo e Milani Vincenzo (Camerieri);

Equipaggio militare imbarcato su Santamarina era così composto:Porretto Giuseppe (Capo cannoniere di 2^),Gallazzi Arnaldo (Cannoniere P.S.),Fiorentino Natale (Cannoniere O.),Miranda salvatore (S.C.Cannoniere O.),Vento Salvatore (Cannoniere P.S.), Atzori Italo (Cannoniere O.),Gullo Vincenzo (Cannoniere O.)Miceli Concetto (Cannoniere O.),Gabbianelli Orlando (Cannoniere A.), Macrì Giuseppe,Bacchi Antonino,Natoli Antonino,Barbagallo Camillo,Maisano Antonino,Lo Surdo Angelo e Gambino Giuseppe (Marò),Federico Giuseppe (S.Nocchiere)

La motonave Santamarina fu varata nei Cantieri Navali Riuniti diu Palermo il 19.111928 era iscritta al Compartimento Marittimo di Messina al n. 22, aveva una lunghezza fra le perpendicolari di mt. 36,10, una larghezza massima fuori ossatura di mt. 9,10, l’ altezza di costruzione era di mt. 5,15, aveva un’ immersione a pieno carico di mt. 3,90, disponeva di una stazza lorda di 762 tonnellate, la portata in carico in due stive era di 150 tonnellate, aveva una portata di acqua potabile pari a 15 tonnellate, aveva invece una portata di acqua comune di 554 tonnellate, aveva una potenza di 1080 cavalli ed una velocità di 11 miglia circa, le cabine di

prima classe ed il relativo salone erano situate al centro del piroscafo, le due cabine di lusso con annesso salotto erano ubicate sul ponte passeggiata, i posto di prima classe con letti erano cinquanta, le cabine di terza classe erano situate a poppa, composte da quattro o sei posti per un totale di trentasei letti, con reparto separato per le donne, era inoltre dotata di una biblioteca composta da circa ottanta volumi, gli ufficiali disponevano di comode ed eleganti cabine e di una propria sala pranzo, così come i sottufficiali, i marinai ed i fuochisti avevano alloggi separati e comodi.- 
 La sezione del regio tribunale di Messina che dichiarò lo stato di morte presunta era così composto: Blandaleone Stefano (Presidente), Ciminato Vincenzo e Nicotra Giovambattista (Giudici).

 

 

Ancòra noi. Ancòra per voi. Il #venerdì Ancoràtevi alla #latteria che non c'è #porto più bello a #Lipari dell'aperitivo con la musica dei #Soundsgood! #modernetradizioni

 

di Bartolino Ferlazzo

9 MAGGIO 1943 UNA TRAGEDIA PER NON DIMENTICARE 
Sono passati  ben 75 anni da quel tragico 9 maggio, una data purtroppo, destinata a rimanere impressa, in modo indelebile nelle storia delle Isole Eolie, impressa come una macchia che mai il tempo potrà cancellare.- 
 Il tempo, non solo non riesce a non far dimenticare, ma ogni anno, questa data fa rivivere in tutta la sua ampiezza catastrofica, il crudele affondamento del piroscafo di linea Santamarina.- 
 In quell’ assurdo ed incredibile pomeriggio, Lipari e le sue sorelle, toccarono con mano, quelli che furon o gli orrori della guerra stessa, oltre a subire la crudetà di un conflitto, certamente non voluto dalle popolazioni, ma loro malgrado cotrette a subirne l’ offesa, la disperazione, i lutti, le privazioni, la ripugnanza, la rabbia e l’ inutilità.

Tante vittime innocenti perirono, per colpe che certamente non avevano, ma immolate solamente sull’ altare della Patria, una Patria, che probabilmente ancora oggi non si ricorda più di loro.- 
 Quel giorno, domenica, a Lipari si era svolta nella mattinata la festa dell’ impero, con grande partecipazione di folla, come succedeva spesos in quegli anni, nel pomeriggio intorno alle ore 15,10 il piroscafo di linea Santamarina, salpava gli ormeggi da Marina Corta per far rotta su Vulcano/Milazzo, seguendo la rotta 102/C; il mare era particolarmente mosso, ma certamente non poteva mettere in crisi un’ imbarcazione che, per quei tempi, era considerata d’ avanguardia; così, lasciato lo scalo di Vulcano, il Santamarina proseguivba felicemente la sua rotta, quando a nove miglia da Lipari ed a non più di trecento/quattrocento metri da Punta Bandiera nella frazione di Gelso nell’ isola di Vulcano, un siluro lanciato intorno alle 15,48 dal sommergibile inglese Unrivalled, comandato dal tenente H. B. Turner, partito il primo maggio dalla base navale di Malta, per un’ operazione di pattugliamento delel coste nord/orientali della Sicilia, lo colpiva al centro ed esattamente all’ altezza della sala macchine, spaccandolo in due tronconi e facendolo colare a picco in pochisismi minuti, portandosi dietro il suo immane carico di morte e di disperazione.

Rimbombano ancora oggi, per chi allora era presente, nelle orecchie e fanno triste eco al cuore, le grida strazianti, le implorazioni disperate di aiuto, da parte della marea di gente che immediatamente affollò Marina Corta; erano lagrime di madri, di spose, di figli, di amici, di parenti e conoscenti dell’ equipaggio e dei passeggeri che ignari ed innocenti, in quel giorno primaverile, incontrarono la morte tra i flutti di questo nostro mare.- 
 Ma non fu un solo siluro ad essere lanciato dallo scafo inglese, perchè all’ accorrere di una motovedetta tedesca, ne veniva lanciato un secondo che non centrava lo scafo, solo perchè non veniva considerata la poca chiglia di cui era dotata l’ imbarcazione.- 
 Che tragedia più immane sarebbe stata, ci chiediamo ancora oggi, se quell’ attacco fosse stato portato nella mattina di quella terribile domenica, quando a bordo del Santamarina, si trovavano circa duecento giovani, in partenza per la visita di leva del giorno successivo.- 
 Marina Corta era invasa da una folla enorme, atterrita, convulsa che correva, che cercava di aiutare i volenterosia varare le barche, a preparare coperte, medicinali perchè il tempo era poco e bisognava far presto.

Solo qualche barca a motore poi tuttia remi, per coprire una distanza, dal luogo dell’ affondamento, che sembrava interminabile, ma bisognava agire di fretta, potevano essereci dei naufraghi, dei superstiti, correva notizia del siluramento di un’ imbarcazione che si era recata sul posto per recare soccorso, in pochi si salvarono e, cominciarono a serpeggiare i primi nomi di coloro che si erano visti partire, di coloro che fino all’ ultimo momento si sperava di poter salvare, di coloro che si sono visti trascinare giù nei gorghi di un mare amico, ma in quel momento terribilmente famelico, ” … allora Lipari capì davvero tutta l’ atrocità delal guerra, fu un trauma, una presa di coscienza sulla tremenda realtà … “.- 
 A bordo di quell’ ultimo viaggio avevano preso posto, un centinaio di passeggeri, dei quali quarant’ otto si salvarono, gli altri non avrebbero più visto la loro terra, le loro isole, i loro cari i loro affetti.- 
 Ma quali furono, le probabili cause che portarono all’ affondamento del Santamarina; la prima sarebbe quella che ” … l’ alto comando alleato, in vista dello sbraco in Sicilia denominato ” Husky ” aveva previsto come primo obiettivo di neutralizzare e distruggere tutti i mezzi, le basi navali ed aeree del nemico in Sicilia … “, la seconda, sarebbe quella ” … dovuta al fatto, che qualche giorno prima, un idrovolante tedesco attaccato da aerei alleati, di ritorno dall’ Africa, fu costretto ad ammarare nel laghetto di Lingua frazione dell’ isola di Salina, probabilemhte con a bordo alti ufficiali tedeschi che avrebbero dovuto raggiungere Milazzo con la nave di linea, il comando alletao, ne venne a conoscenza ed inviò sul posto, il sommergibile Unrivalled, con l’ intento di affondare la nave, ma tutto questo fu scoperto dal comando tedesco che, prelevò con un aereo gli ufficiali a Salia, lasciando così al suo destino il santamarina, carico di inermi passeggeri.

Con il Santamarina, è affondata, pure, una parte di queste isole, una parte della nostra coscienza, certamente mortificata ed umiliata da una guerra assurda, dichiarata solo per una sventata mania di grandezza e cagionata dalla mania omicida che aveva pervaso irrimediabilmente, in quegli anni, l’ Italia, una mania che distrusse il paese, che annientò una buona fetta di italiani, una mania che mise in ginocchio un’ intera nazione.- 
 Commemorare questi nostri fratelli non deve essere una ricorrenza, ma un dovere verso chi ignaro, andò incontro alla morte, non conoscendone la ragione, è un dovere morale e civico dare risalto a questi fratelli, è un dovere morale e civico posizionare un monumento, come avvenuto oggi a S. Marina salina, che possa ricordarenella nostra isola, a tutit il terrore della guerra ed il sacrificio di nostri parenti, amici, conoscenti, è un dovere morale e civico ricordare coloro che hanno dato la vita per la nostra libertà,  intestando loro, magari, anche una via del centro di Lipari, non farlo sarebbe aver dimenticato, non farlo significa non avere ricordi, non farlo significa non avere rispetto per i nostri morti e, chi non ha memoria e rispetto per i morti, non potrà mai avere rispetto e coscienza per i vivi; e vorremmo concludere riportando le parole di Charles Peguy ” … dopo tanta lotta una pace eterna, dopo tanta guerra una vittoria eterna, dopo tanta miseria una gloria eterna, dopo tanta bassezza un’ elevazione eterna, dopo tanta contestazione un regno incontestato … “.

Proponiamo per l’ ennesima volta, da questo giornale che, il 9 maggio sia per le popolazioni eoliane il giorno del ricordo per non dimenticare i nostri morti e gli orrori della guerra, basterebbe un piccolo gesto come quello che alle 15,48 tutte le isole si fermassero per un minuto nel silenzio più totale.- 
 Lipari, reagisci anche a queste tristi memorie, ricordando quanti non ci sono più e, se questo non avverrà, Voi da lassù abbiate solo pietà di chi per futili ed insignificanti motivi e per interessi privi di ogni significato, si è dimenticato del Vostro sacrificio e del Vostro martirio, che ancora oggi li rende liberi. Auguri Lipari.

di Michele Giacomantonio

Arriva la guerra

 

Fra paura e disagi della guerra

 

Con l’arrivo della guerra il 10 giugno 1940 comincia per gli eoliani un duro periodo di difficoltà, di incertezze, di lotta per la sopravvivenza. Lipari vedrà la guerra da vicino solo poche volte ed in un solo caso essa procurerà dei morti. Oltre all’evento dell’affondamento del Santamarina su cui ci soffermeremo due altri episodici di natura bellica furono registrati nelle isole. Nel 1942 un sottomarino inglese silura l’incrociatore Bolzano della Marina nelle acque di Panarea e negli stessi mesi – ricordano gli anziani che vissero quegli anni – ci fu una sorta di mobilitazione popolare per dei volantini che erano stati trovati per le strade con su scritto “Cittadini scappate del mare che stanotte bombarderemo”. Non si seppe mai se veramente questo volantino fosse destinato a Lipari o era lì giunto o per un disguido o per lo scherzo di qualche bontempone – non mancano mai nemmeno nelle situazioni meno opportune – che l’aveva raccolto a Messina o in altra parte della costa tirrenica. Il fatto è che la notizia del volantino passò di casa in casa e nel pomeriggio ci fu un esodo verso le campagne di intere famiglie con i beni di prima necessità. Poi la notte non bombardarono. Ci fu solo un rapido volo di aereo che gettò sull’area del porto spezzoni incendiari per illuminarlo e poi andò via. Fu una notte a metà fra una veglia carica di preoccupazioni per le case, il futuro e la scampagnata paesana. Comunque l’indomani mattina la maggior parte dei liparesi tornò alle sue case archiviando l’evento. 

Il caso di Stromboli

Forse l'unica isola che visse in un vero e proprio stato di guerra, presidiata da una guarnigione tedesca fu Stromboli. Sulla vicenda dell'occupazione dell'isola, dei rapporti con gli abitanti e quindi dell'arrivo degli americani dopo l'occupazione della Sicilia ne parla in un libretto di ricordi di suo nonno Fabio Famularo. Sugli eventi narrati da questo libro pubblicheremo una scheda a parte.

Ma se  non  ci furono bombardamenti ed azioni cruente sul territorio non per questo alla popolazione furono risparmiati disagi e sofferenze[1]. I cibi cominciarono a scarseggiare e alcuni beni di prima necessità – il pane, la pasta, lo zucchero, ecc. – erano razionati a mezzo di una tessera familiare. La carne si poteva acquistare una sola volta la settimana – per solo 100 grammi – con lunghe file estenuanti di fronte alle macellerie autorizzate. Si consumava farina di mais ed anche di piselli e il pane aveva a volte un colore assai strano. Il caffè era quello ottenuto dai ceci o dall’orzo.

Quando mio padre – ricorda Renato De Pasquale allora appena ventenne – portava in casa un chilo di farina di grano o un etto di caffè era una vera festa. Per chi disponeva di sufficiente denaro era tuttavia facile ricorrere al mercato nero, assai florido e diffuso in quel tempo. Nacque così l’intrallazzo cioè l’arte di arrangiarsi”[2].

Pur in un clima di totale censura per le informazioni resa più efficace dall’insularità, qualche notizia sul reale andamento del conflitto filtrava anche a Lipari e che le cose non andavano bene la gente comincia a capirlo perché alla propaganda euforica dei primi mesi fa seguito,nel tempo, un silenzio sempre più assordante e così il pessimismo comincia a serpeggiare. Anche le modalità dell’austerità e dell’autarchia che in un primo momento erano state accettate quasi con divertito interesse e così si canticchiava la canzone – in perfetta sintonia con la propaganda fascista - sull’”orticello di guerra” e alcuni riconvertivano il pezzetto di terreno vicino casa  seminando ortaggi invece di fiori, col tempo divengono sempre più pesanti e accolti con insofferenza. Così è per l’oscuramento e la limitazione della luce elettrica a cui ormai da quasi quindici anni la gente si era abituata. Dall’imbrunire all’alba i paesi e le città dovevano rimanere al buio e dalle finestre e dai balconi non doveva filtrare alcuna luce.

Un’altra occasione di disagio erano divenuti i trasporti marittimi. Requisiti i piroscafi della Eolia, Vulcano, Luigi Rizzo ed Eolo rimaneva a svolgere il servizio regolare solo il Santamarina fino a quando il 9 maggio del 1943 non fu affondato  da un sommergibile inglese. L’evento fu un grande dramma per la popolazione eoliana perché nell’affondamento perirono 61 persone e non ci fu famiglia che non fosse toccata dalla tragedia.

L'affondamento del Santamarina

 

Un dipinto commemorativo di Giovanni Giardina

“Quel giorno a Lipari si era svolta nella mattinata la “festa dell’impero” – scriveva  Bartolino Ferlazzo su “Questeolie” dell’8 aprile 1993 – con grande partecipazione di pubblico, come succedeva in quegli anni. Nel pomeriggio intorno alle 15 e 10 il piroscafo salpava gli ormeggi da Marina Corta per far rotta su Vulcano- Milazzo… Il mare era particolarmente mosso, ma certamente non metteva in crisi una imbarcazione che per quel tempo era considerata d’avanguardia. Lasciato lo scalo di Vulcano. il Santamaria proseguiva speditamente il suo percorso, quando a nove miglia da Lipari e non più di tre o quattrocento metri da Punta Luccia, un siluro lanciato da un sommergibile inglese, lo colpiva al centro ed esattamente all’altezza della sala macchina spaccandolo in due e facendolo colare a picco in pochissimi minuti: portandosi dietro il suo immane carico di morte e disperazione.

Ma non sarà il solo e unico siluro ad essere lanciato dallo scafo inglese perché all’accorrere del motoscafo della polizia marittima che era di stanza a Pignataro ne viene sparato un secondo che non centra lo scafo grazie alla poca chiglia di cui era dotata l’imbarcazione. Cosa sarebbe potuto succedere, ci domandiamo ancora oggi, se questo attacco fosse stato portato nella mattinata di quel triste giorno, quando a bordo del Santamarina si trovavano circa 200 giovani in partenza per la visita di leva? A bordo in quest’ultimo viaggio avevano preso posto 73 passeggeri (oltre a 17 membri dell’equipaggio), molti dei quali non hanno più visto la loro terra, le loro isole, i loro parenti”[3].

La paura, lo sgomento e la disperata lotta per salvarsi emerge dal racconto di un testimone, Antonino Biviano che lo racconta a Chiara Giorgianni sempre per Questeolie. “ Mi trovavo sul ponte ed ero in compagnia di due amici, Domenico Barca e Angelino Mazza. Eravamo seduti su un banchetto quando all’improvviso l’esplosione…Riprendendomi vidi Domenico con il capo rovesciato in avanti, era morto. Angelino si era invece già buttato in mare. Mi sono immediatamente  reso conto di quello che era successo e cercai, nonostante le gravi ferite al volto, di portarmi in salvo… Quando fui in mare vidi il piroscafo, ormai tagliato in due, inabissarsi, trascinando con se nel risucchio, coloro che per impotenza o per paura non riuscirono a fare nulla per se stessi. Ricordo Domenico detto “u curtu” aggrappato all’asta della bandiera del Santamarina, terrorizzato non riusciva a staccarsene. Il caso volle che saltasse un banchetto da lui istintivamente afferrato; fu proprio quel banchetto di legno a trarlo in salvo. Salii insieme ad altri su una zattera cui diveniva sempre più difficile stare; dopo più di tre ore arrivarono due natanti, quello della Questura e la motovedetta. Il sommergibile era  ancora sul posto ed avvistate le imbarcazioni venute in nostro soccorso, sparò due siluri che fortunatamente, non le colpirono, ma le costrinsero, ovviamente, ad allontanarsi. Fu l’avvistamento improvviso di tre motosiluranti tedeschi provenienti da Messina a costringere il sottomarino ad allontanarsi”[4].

 

Il sottomarino inglese Unrivalled che silurò il Santamarina.

Sul perché questo atto di terrorismo più che di guerra contro una inerme nave di passeggeri si sono dette molte cose. Si è detto che forse gli inglesi pensavano che sulla nave avrebbero viaggiato i duecento giovani di leva – che invece erano partiti con una corsa speciale la mattina - ed era questo il vero obiettivo dell’attacco. Si disse anche, più recentemente, che era una conseguenza del fatto che  il 3 maggio il Quartier Generale comandato da Sir Harold Alexander sulla base dell’”operazione Husky”, termine con cui si faceva riferimento all’invasione della Sicilia, puntava a neutralizzare e distruggere tutti i mezzi e basi navali ed aeree del nemico in Sicilia[5]. Comunque voci come tante altre.

 

 

(Questi due elenchi sono stati pubblicati da Ettore Iacono)

L'idrovolante tedesco ammarato a Lingua di Salina

A lungo non si seppe nemmeno di quale sottomarino si trattasse finchè Guss Britten e Florrie Ford, ufficiali della Marina inglese, allora in servizio su sottomarini nel Mediterraneo, rivelarono che il sommergibile affondatore era stato Unrivalled comandato dal tenente H.B. Turner e partito dalla base di Malta l’1 maggio. Ma non una parola sulle motivazioni. A maggio del 2002 Antonio Brundu, ha avanzato una ipotesi che ci sembra interessante. “Qualche giorno prima dell’affondamento – scrive Brundu - , un idrovolante da guerra tedesco, proveniente dall’Africa, era ammarato per emergenza nel laghetto di Lingua [Salina], dopo essere stato colpito da aerei alleati. Sembra che su quell’aereo ci fossero alti ufficiali tedeschi con importanti documenti. Di ciò erano venuti a conoscenza gli inglesi. I tedeschi, quindi, avrebbero dovuto imbarcarsi sul Santamarina, in partenza dall’isola di Salina il 9 maggio. Gli inglesi, sapendo ciò. Ordinarono al sommergibile Unrivalled che si trovava in zona di colpire la nave eoliana con l’obiettivo di eliminare il gruppo di tedeschi. Ma il controspionaggio germanico riuscì, a sua volta, ad intercettare tale iniziativa degli inglesi e così gli ufficiali, all’ultimo momento, furono prelevati da Salina da un idrovolante tedesco e portati in salvo; mentre gli inglesi, ignari di quest’ultima novità, silurarono l’innocente piroscafo Santamarina carico di inermi passeggeri[6]”.

 

Oltre al dramma delle morti e delle famiglie colpite, l’affondamento del Santamarina rappresenta per le Eolie un periodo di grandi difficoltà senza più collegamenti regolari con la terraferma. Al trasporto dei generi di prima necessità e dei pochi viaggiatori che si avventuravano fuori casa in questi tempi tristissimi, si provvedeva con piccoli motovelieri di armatori eoliani.(Archivio Storico Eoliano.it)

[1] Per questa descrizione del periodo bellico come anche per molti aspetti del dopoguerra ho fatto riferimento a R.De Pasquale, Il mio tempo. Ricordi e immagini., op. cit. pp.50-64. vedi anche R. De Pasquale, Momenti eoliani, op. cit.

[2] R. De Pasquale, Il mio tempo, op. cit., pag. 50.

[3] B. Ferlazzo, Cinquant’anni fa, il Santa Marina, in Questeolie, n.4 anno II del giovedì 8 aprile 1993.

[4] C. Giorgianni ( a cura di), “Mi trovavo sul ponte…” I ricordi di Antonino Biviano, superstite, Questeolie, n. 4 anno II, dell’8 aprile 1993.

[5] A. Brundu, “Dossier Santamarina, Spionaggio e misteri”, in Stretto indispensabile, 15 maggio 2002.

[6] A. Brundu, idem.

 

 

monumento1Sì è svolta, nella piazza di Santa Marina dell'isola di Salina, la commemorazione dell'anniversario dell'affondamento del piroscafo "Santa Marina", avvenuto a 6 miglia nautiche a sudest dell'isola di Lipari, il 9 Maggio 1943, colpito da un siluro lanciato da un sottomarino inglese.
Dopo la funzione religiosa, celebrata da padre Alessandro Lo Nardo, il quale ha ricordato il valore del perdono, l'inaccettabile concetto di giustificazione dei mezzi utilizzati per raggiungere il proprio fine, il valore effimero della "vittoria" ottenuta sull'altrui caduta, la necessità di sostituire la compassione e la solidarietà all'odio ed al rancore, sono stati resi gli onori alle vittime, alla presenza delle Autorità Militari del luogo e dell'Amministrazione, rappresentata dell'Assessore alla cultura, spettacolo, turismo e pubblica istruzione Linda Sidoti, nonchè della figlia di uno dei marittimi che hanno perso la vita nell'affondamento, Paolo Cuzzocrea, commossa nel ricordo del padre, durante l'emozionante esecuzione del "Silenzio"!
Una corona commemorativa è stata deposta sulla suggestiva scultura dell'artista Sergio Santamarina, alla presenza dei convenuti!
Un momento in cui è stato celebrato il ricordo, di cui non deve perdersi la memoria, con la certezza che, l'intera Comunità Eoliana, non permetterà che questo accada, continuando ad onorare i loro caduti, onorando questo appuntamento con una puntuale e rispettosa presenza!

"Il grado di civiltà di un popolo si misura dal proprio culto dei morti"! (Cit.)

---Si rinnova l'appuntamento con la memoria a Santa Marina Salina. Il prossimo 9 Maggio, alle ore 11,00 nella chiesa dedicata alla Santa Patrona sarà celebrata una messa in memoria delle vittime del tragico affondamento del piroscafo Santamarina avvenuto a largo dell'isola di Vulcano il 9 Maggio del 1943. Nel 2013, a 70 anni dalla tragedia in cui persero la vita 62 persone tra passeggeri e membri dell'equipaggio, sulla piazza principale del Comune eoliano era già stato inaugurato un monumento donato alla comunità dalla Professoressa Mariagrazia Leanza il cui padre, un maresciallo dei Carabinieri, rimase vittima dei siluri tedeschi.
"Il ricordo delle vittime del tragico affondamento del Maggio del '43 – commenta il Vice Sindaco di Santa Marina Salina Domenico Arabia – è ancora fortemente vivo nella nostra comunità. Per questo mi auguro che la messa che si celebrerà sabato prossimo possa rappresentare un solenne momento di riflessione e di raccoglimento in memoria dei tanti innocenti caduti. Auspico inoltre che, come già avvenuto in passato, la giornata dedicata alle vittime del piroscafo Santamarina, possa regalare ai loro familiari, che invito a partecipare numerosi, un momento di memoria e di forte consapevolezza di quanto il ricordo dei loro cari sia ancora presente e vivo nella memoria collettiva dell'intera comunità di Salina e delle Isole Eolie".

monumentosantamarina

di Massimo Ristuccia

da: ARCHEOLOGIA SOTTOMARINA ALLE ISOLE EOLIE di MENSUN BOUND,

PUNGITOPO EDITORE 1992

“”La seconda guerra mondiale fece da scenario a diverse perdite nelle Eolie, la più grave delle quali fu quella del piroscafo di 763 tonnellate Santa marina Salina. Costruito nel 1928, svolse il servizio passeggeri da tra le Isole e Milazzo per la Società An. Di Navigazione di Messina. Fu affondato da un sottomarino inglese, di fronte alle città di Lipari e Vulcano.  In Navi Mercantili Perdute, terzo volume della serie  La Marina Italiana nella seconda guerra mondiale, pubblicato dall’ufficio storico della marina Militare (Roma, 1977), leggiamo: “Il 9 maggio 1943, in navigazione da Lipari a Milazzo, verso le ore 15.45 nel punto  a miglia 6,5 per 131 dal porto di Lipari, fu silurato da un sommergibile nemico. Affondò alle ore 16.07””. Fu questa la maggiore tragedia locale, nella quale morirono più di cinquanta passeggeri oltre l’equipaggio. L’evento è ancora ricordato e discusso dagli Isolani, ma quando ho chiesto la nazionalità del sommergibile nessuno ha saputo rispondermi. La verità fu poi scoperta, grazie a me, da Gus Britton, che attualmente lavora come capo archivista al Royal Navy Submarine Museum, in Inghilterra. Egli stesso aveva dato la caccia alle navi, durante la seconda guerra mondiale, nelle acque eoliane, mentre era al servizio sul sottomarino Uproar. Il sommergibile che affondò il Santa marina era l’Unrivalled: era partito da malta il 1° maggio 1943, sotto il comando del tenente H.B. Turner, con l’ordine di perlustrare gli avvicinamenti settentrionali allo Stretto di Messina. Il giorno 6 dello stesso mese, nei pressi di Capo vaticano, individuarono la goletta italiana Albania, di 223 tonnellate. Chiamate le stazioni d’azione, furono sganciati due siluri, ma entrambi fallirono. Il giorno seguente fu preparato un altro attacco, ma a causa del cattivo funzionamento del siluro emerse, costrinse col fuoco la goletta a dirigersi verso terra e fu distrutta. Il giorno 8 dello stesso mese incrociò il Santa Marina Salina. Due siluri furono sparati ed entrambi  colpirono il bersaglio. Un ultimo siluro fu lanciato contro un’altra goletta mentre accorreva per dare aiuto, ma questa vide la traiettoria e si mosse in modo da schivarlo. Quella notte l’Unrivalled fu richiamato a Malta, ove arrivò il 13 maggio. L’Unrivalled sopravvisse alla guerra, ma il suo capitano, il Tenente Turner, morì due anni dopo, mentre era sulla Porpoise, distrutta dalle bombe di un aereo giapponese nello Stretto di Malacca, il 19 gennaio 1945. Fu l’ultimo sommergibile inglese ad essere affondato durante la guerra. Il sottotenente dell’Unrivalled, “”Florrie”” Ford, è ancora vivo e lavora oggi come guida al Royal navy Subnarine Museum. Gli sono grato per aver ricordato insieme a me questi episodi.”” Il sottomarino UNRIVALLED apparteneva alle classe “U”, da: SOTTOMARINI ALLEATI di K. POOLMAN, FRATELLI MELITA EDITORI 1993. “”Si tratta di un sommergibile di classe "U", facili da costruire, basate su una propulsione diesel-elettrica in superficie. Originariamente dovevano essere destinate all’addestramento di imbarcazioni di superficie nelle operazioni militari antisottomarini, ma in considerazione della precaria situazione internazionale , fu deciso di armarle per pattugliamento offensivi a corto raggio……..Furono impiegati con successo contro le rifornitrici dell’Asse nelle basse acque del Mediterraneo . Oggi quali altre informazioni si potrebbero avere? si può scrivere al http://www.submarine-museum.co.uk/; il rilascio delle copie dei documenti avviene a pagamento, ammesso che si trovi qualcosa in più di quello che già si sa, (al di là di dati tecnici, giorno ora ecc. non troveremo mai il perché del lancio di quei siluri ad un PIROSCAFO). Lo stesso, il 16.02.1943, aveva affondato il piroscafo da carico "PASUBIO" a largo di Roccella Jonica. Ripartendo da quell’ordine di ”perlustrare gli avvicinamenti settentrionali allo Stretto di Messina.” Perché? Se mi è concesso si sono fatte ipotesi e riportate notizie di cui non mi sembra si sia mai avuto prova, non mi risulta che vi siano documenti ufficiali che provino: “dell'idrovolante ammarato a Salina, gli Ufficiali tedeschi, lo spionaggio ed il contro spionaggio””; “”La Santa Marina fu colata a picco perché si credette che a bordo, tra i passeggeri, ci fossero anche degli ufficiali del Reich in possesso di alcuni documenti segreti.””. Se c’era qualcosa di segreto è anche difficile che si trovi un documento o che venga rilasciato, ammesso che esista. Altra giustificazione che ho letto, (anche per altri affondamenti di navi non militari): “”Si era in vista dello sbarco alleato in Sicilia””, (come a dire per facilitare le cose per non sbagliare e per demoralizzare affondiamo qualsiasi cosa)! Quali ordini precisi avesse ricevuto e quali margini di discrezionalità aveva il tenente H.B. Turner, non lo sapremo mai. Una mia mera opinione personale e che il tenente H.B. Turner, assegnato ad una unità minore che nel mediterraneo non partecipava a nessuna missione "importante" (es. attacchi a convogli italiani per rifornire le truppe in africa) o ingaggi combattimento con grosse unità militari navali italiane, tranne rari casi, commise un grosso errore o prese troppo alla lettera gli ordini ricevuti. Il tenente H.B. Turner è morto nel 1945 ed il sommergibile dismesso nel 1946. Vi è una similitudine con l'affondamento del traghetto "S. Lucia" partito dall'isola di Ponza il 24 luglio 1943 attaccato da tre aerei inglesi: morirono 105 persone. ""Dalla consultazione degli Archivi Storici Nazionali Inglesi di Kew, l'evento è riportato come una normale operazione di guerra, volta a fiaccare il morale dell'Italia per farla uscire dalla guerra"".

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