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Dopo le prime due serate inaugurali prosegue il XXIII Festival dei due Mari a Patti, nella suggestiva cornice della Villa Pisani, sede della biblioteca comunale, e approda a Lipari per il secondo anno consecutivo nello splendido scenario del Teatro al Castello nel Parco Archeologico delle Isole Eolie.

Martedì 5 settembre alla Villa Pisani di Patti alle ore 21.00, e mercoledì 6 settembre alle ore 20.00 al Teatro al Castello di Lipari il Teatro dei due Mari aprirà questa settimana con un grande atteso ritorno: Edoardo Siravo porta in scena l’avventurosa vicenda narrata da Herman Melville “Moby Dick”, nella messinscena a cura di Carlo Emilio Lerici.

L’appassionante storia narrata del capolavoro letterario è nota a tutti. La caccia alla balena bianca, nella quale il capitano Achab coinvolge l’equipaggio del Pequod, è una metafora della sfida che l’uomo lancia alla natura e alla vita stessa.

Nella riscrittura di Massimo Vincenzi, giornalista e scrittore scomparso tre anni fa, l’attenzione è tutta concentrata proprio su Achab, interpretato da EDOARDO SIRAVO, ossessionato dal grande capodoglio che in una battuta di caccia gli aveva tranciato una gamba.

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Sempre martedì 5 settembre a Lipari, alle ore 20.00, va in scena lo spettacolo “Mi chiamo Maris e vengo dal Mare” adattamento, regia e interpretazione di Chiaraluce Fiorito, progetto drammaturgico di Melania Manzoni.

Tratto da una storia vera, ha aperto negli ultimi 2 anni la “Giornata Mondiale del Rifugiato” grazie ai progetti di accoglienza attivi in Sicilia e svolto una mini-tournée in Calabria grazie alla società cooperativa Sankara e alla Rete delle Comunità Solidali.

Ospite di prestigiosi circuiti, festival e stagioni (“Teatri di Pietra” – Agorai del Mare; “Latitudini” – Radici. Primo movimento la Terra” – Catania SummerFest; “Zo – Centro Culture Contemporanee” – Altre scene, e altri), lo spettacolo di Fiorito ha percorso e continua a percorrere l’Italia in cerca di continui approdi. La storia di Maris è vera. Venduta, costretta a prostituirsi rimane incinta, viene poi messa su un barcone e spedita in Italia, dove – grazie al sistema di accoglienza – si salva dallo sfruttamento. In Sicilia scopre e matura il sentimento di una maternità conflittuale, fatta di slanci di amore viscerale ma anche di profondo dissidio interiore.

Mercoledì 6 settembre a Villa Pisani di Patti alle ore 21.00, torna in scena la Compagnia dell’Arpa con “Eurydice”, il nuovo dramma dell’ombra di Elisa Di Dio e Filippa Ilardo. In scena, il cantautore Davide Campisi, autore delle musiche originali, e l’attrice esordiente Adriana Lunardo. Una delle storie più celebri e amate della mitologia greca viene riproposta in una nuova veste che racconta con un nuovo linguaggio contemporaneo l’amore appassionato e tenebroso tra la ninfa Euridice e il poeta Orfeo, con musiche, canti e movimenti scenici dal vivo.

La Compagnia dell’Arpa continua il suo viaggio nel mondo degli Inferi, trasporta gli spettatori nuovamente tra le scure anime dell’Ade, inaugurando un dittico dell’ombra che scava sul versante orfico, mistico e insieme misterico.

Giovedì 7 settembre al Teatro al Castello di Lipari alle ore 20.00, ad andare in scena è “Il Sogno di Ipazia”, per la regia di Carlo Emilio Lerici, nella magistrale interpretazione di FRANCESCA BIANCO. Lo spettacolo racconta l’ultimo giorno di Ipazia. Dal suo risveglio al mattino, seguito dall’uscita di casa per recarsi alla sua scuola, sino all’aggressione e alla morte.

La narrazione è intervallata dal ricordo di una delle imprese “disperate” tentate dalla protagonista: Salvare la biblioteca di Alessandria. A questo ricordo si alterna la voce sempre più veemente, e progressivamente più violenta, dell’autorità politica e religiosa.

Venerdì 8 settembre alle 21.00 a Villa Pisani di Patti, sarà la volta di SERGIO VESPERTINO, nel suo ultimo lavoro “Ulisse racconta Ulisse”. La drammaturgia è nata dalla creatività di Beatrice Monroy che ne cura la direzione e di Sergio Vespertino che magistralmente la porta in scena. Il testo è accompagnato dalle musiche dal vivo del fisarmonicista Pierpaolo Petta.

Sergio Vespertino con il suo incomparabile modo di proporsi entra dentro il personaggio vivendone ogni sfumatura. Ulisse è nella sua mente ed in ogni battuta se ne leggono i pensieri, la sua forza e le sue paure. In ogni movenza l’eroe greco conquista gli spazi e li rende propri. La sua forte presenza scenica domina e coinvolge. I continui cambi d’umore mostrano quanto sia fragile la vita umana. Sergio Vespertino con la sua parlata siciliana ma adattata all’esigenza del pubblico rende il suo stile ancora più esclusivo. L’attore siciliano con la sua grandissima capacità di trasformarsi personalizza talmente bene il re acheo da renderlo reale, vivo: palpitante dentro di noi. Perché in ogni essere umano vive un avventuroso Ulisse.

Venerdì 8 settembre alle 20.00 al teatro al Castello di Lipari, ad omaggiare il mare sarà un grande interprete della scena teatrale nazionale, ALFONSO VENEROSO, in “Il Canto del Mare” con le musiche eseguite dal vivo da Mario Cottone.

Il mare in poesia, tra narrazione e musica. Poesie sul mare scritte da diversi autori, autentici protagonisti della letteratura, dalla classica alla contemporanea: Virgilio, Polibio, Dante, Baudelair, Melville, Mazzini, Gibran, Hemingway, Hilkmet, Ungaretti, Penna, Montale, Licata e Baricco. Lo spettacolo replicherà il 9 settembre alle ore 21.00 alla Villa Pisani di Patti.

Chiude la manifestazione sabato 9 settembre alle ore 20.00 a Lipari, “Manca solo Mozart”, un monologo magistralmente interpretato da MARCO SIMEOLI, curato nel testo e nella regia da Antonio Grosso. Un testo intimo e inedito. Protagonista assoluto di Manca solo Mozart è Marco Simeoli che porta sul palco la storia di coloro che hanno dato vita a “Musica Simeoli”, il negozio di famiglia fulcro delle attività musicali di tutta la città. Uno spettacolo tratto da una storia vera, a lui molto vicina, consegnata nelle mani di Antonio Grosso che ne ha scritto la drammaturgia e firmato la regia dando vita a un racconto che abbraccia anche le storie di chi quel negozio l’ha frequentato. Da Matilde Serao a Riccardo Muti ancora studente al conservatorio, passando per Roberto Murolo e Renato Carosone fino a Enzo Avitabile e Pino Daniele. Partendo da carte, documenti, spartiti e note ritrovati alla rinfusa in un negozio apparentemente abbandonato e sospeso nel tempo si ripercorre la storia del nostro Paese. Dai meravigliosi anni della Bella Époque e delle carrozze sul lungomare, a quelli bui della Seconda Guerra Mondiale fino alla rinascita e poi al boom economico degli anni Sessanta.

La rassegna, quest’anno alla ventitresima edizione, coniuga la prosa classica con rivisitazioni drammaturgiche contemporanee, con innesti tra teatro musica e danza, con la direzione artistica del Professor Filippo Amoroso. E’ a cura di Teatro dei due Mari ed è realizzata con il patrocinio del Comune di Patti e di Lipari, della Regione Siciliana, del Parco archeologico di Tindari e di Lipari “Bernabò Brea”, del Ministero della Cultura.

 

“Mi chiamo Maris e vengo dal Mare” adattamento, regia e interpretazione di Chiaraluce Fiorito progetto drammaturgico di Melania Manzoni

Lo spettacolo “Mi chiamo Maris e vengo dal Mare” adattamento, regia e interpretazione di Chiaraluce Fiorito, progetto drammaturgico di Melania Manzoni andrà in scena il 5 settembre nell’ambito del Festival dei Due Mari.

Tratto da una storia vera, ha aperto negli ultimi 2 anni la “Giornata Mondiale del Rifugiato” grazie ai progetti di accoglienza attivi in Sicilia e svolto una mini-tournée in Calabria grazie alla società cooperativa Sankara e alla Rete delle Comunità Solidali.
Ospite di prestigiosi circuiti, festival e stagioni (“Teatri di Pietra” – Agorai del Mare; “Latitudini” - Radici. Primo movimento la Terra” - Catania SummerFest; “Zo – Centro Culture Contemporanee” – Altre scene, e altri), lo spettacolo di Fiorito ha percorso e continua a percorrere l’Italia in cerca di continui approdi.

La storia di Maris è vera. Venduta, costretta a prostituirsi rimane incinta, viene poi messa su un barcone e spedita in Italia, dove - grazie al sistema di accoglienza - si salva dallo sfruttamento. In Sicilia scopre e matura il sentimento di una maternità conflittuale, fatta di slanci di amore viscerale ma anche di profondo dissidio interiore.

Dal nucleo potente della vera storia della protagonista, parte la drammaturgia di una storia “simbolo” che ha in sé molti elementi archetipici: la guerra, la migrazione, il rapporto con la famiglia di origine e poi la figlia. La rete da pesca e l’acqua sono due elementi dominanti che legano il passato e il presente in un viaggio che avviene - con e attraverso - una “pignata”, una pentola antica che è barca e fulcro di una danza tribale da cui ha origine tutto.
Nella rappresentazione si intrecciano due chiavi di lettura imprescindibili fra loro: una simbolica, epica che si esprime attraverso la danza e la gestualità, e una intimista fatta di parole dissacranti, del racconto-cronaca crudo e disperato.

A tal proposito Chiaraluce Fiorito dichiara: “raccontare la storia di Maris che viene dal mare, (il nome è di pura fantasia per motivi di sicurezza, ma è il giusto nome per la sua protagonista) è un grido rivoluzionario e controcorrente.
Non interpreto un personaggio ma narro una vicenda vissuta, quel racconto diventa parte di me come narratrice, come interprete e come donna; è come un libro che apro al momento e lo racconto invertendo le pagine, soprapponendo i capitoli, disegnando tratti, gesti, parole intrappolate in una rete da pesca che diventa pagine da sfogliare, l’ultima delle quali è l’inizio di una nuova storia.
Ed è proprio dalla figlia che scaturiscono la catarsi e l’ultima provocazione lanciata al pubblico: “dai tu un nome a questa pagina di Maris”.
Ormai la sua storia è di tutti quelli che l’hanno ascoltata.

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