lipariospedalepiccoladi Giulio Ambrosetti

L’unica cosa certa è che la sicurezza non ha nulla a che vedere con la chiusura dei Punti nascita di Petralia, Mussomeli, Lipari e Santo Stefano di Quisquina annunciata dal governo nazionale. La chiusura, contestata dai sindaci e da alcuni parlamentari nazionali e regionali, è solo una questione di piccioli. La verità è che il governo Renzi vuole risparmiare anche su questo segmento della sanità siciliana. Le prese di posizione di Magda Culotta, Daniela Cardinale, Alessandro Pagano e della Uil di Messina  

Sulla chiusura di quattro Punti nascita della Sicilia, decisa dal governo nazionale per ‘risparmiare’ sulla salute della gente – in questo caso, per risparmiare sulla salute delle donne partorienti – si assiste a un dibattito che sembra per lo più tutto interno al centrosinistra siciliano e, segnatamente, dentro il PD. Assessorato regionale alla Salute e commissione Sanità dell’Ars si sono schierati, di fatto, con il governo nazionale (e, in particolare, con la ministra della Salute, Beatrice Lorenzin). Nei territorio, invece, i dirigenti del centrosinistra si dichiarano contro i tagli dei Punti nascita.

Cominciamo con Magda Culotta, parlamentare nazionale del PD eletta in Sicilia e sindaco di Pollina, paese delle Madonie. Magda Culotta, che sulla vicenda ha presentato un’interrogazione al governo nazionale, si dichiara contraria alla chiusura del Punto nascita di Petralia Sottana:

“Registriamo – dice la parlamentare del Partito Democratico – un’apertura da parte del Ministero, anche se sono necessarie alcune valutazioni, soprattutto quando si parla di aree interne. Non si può pensare di incrementare servizi e assistenza sanitaria in un territorio, per invertire la tendenza allo spopolamento, e poi chiudere il Punto nascita e negare a chi resta la possibilità di partorire nel proprio comprensorio”.

Magda Culotta ricorda che il Ministero della salute, “a parità di condizioni, non ha concesso la deroga a Petralia, com’è successo invece con Bronte e Licata. Quello di Petralia è un ospedale strategico per tutte le Madonie. E oggi lo è maggiormente anche per tutte le problematiche legate alla viabilità, per il rischio di innevamento in inverno, ma anche per l’inserimento di tale territorio nella Strategia nazionale aree interne. La nostra non è una richiesta di deroga alla sicurezza. Non lo è mai stata”.

La parlamentare e sindaco di Pollina, nel suo comunicato, riporta la posizione espressa dal sottosegretario alla Salute, Vito De Filippo, secondo il quale “il Ministero ha effettuato un’attenta analisi su dati e numeri”, precisando le 342 interruzioni di gravidanza del 2014, a fronte dei 129 parti, sono legati soprattutto alla “lontananza e alla discrezione che garantisce l’ospedale di Petralia”, che in questo caso raccoglierebbe l’utenza di un territorio molto più vasto. Il sottosegretario ha rimarcato che “il parere contrario è stato espresso all’unanimità dal comitato percorso nascita”, ma ha aggiunto: “Ove la Regione ritenga sottoporre ulteriore documentazione a supporto del mantenimento del Punto nascita, sarà cura del Ministero verificarla con il comitato per valutare le richiesta di deroga”.

“Bisogna partire proprio da questa apertura – commenta Magda Culotta, che chiama a raccolta tutti i sindaci e gli attivisti del comitato Pro Petralia – per continuare la battaglia e rispondere all’appello del Ministero attraverso la Regione”.

Dalle Madonie la ‘recita’ si sposta a Mussomeli, in provincia di Caltanissetta. I protagonisti sono due parlamentari nazionali della maggioranza renziana: Daniela Cardinale (la figlia dell’ex Ministro, Totò Cardinale) e Alessandro Pagano, di Area popolare (cioè dell’asse Nuovo Centrodestra Democratico-UDC). Di scena è l’ospedale ‘Longo’, che dovrebbe perdere il Punto nascite. Anche in questo caso le cronache registrano un atto ispettivo a firma dei due deputati nazionali eletti in Sicilia, entrambi nisseni Daniela Cardinale e di Mussomeli, mentre Alessandro Pagano è originario di San Cataldo).

“Il punto nascita di Mussomeli – dicono i due parlamentari – copre un ampio bacino che comprende i Comuni di 3 province, ovvero Caltanissetta, Agrigento e Palermo e precisamente Mussomeli, Montedoro, Bompensiere, Milena, Sutera, Vallelunga, Villalba, Campofranco, Acquaviva, San Giovanni Gemini, Casteltermini, Valledolmo, Castronovo, Lercara Friddi, paesi tutti arroccati sulle montagne e con un territorio geologicamente instabile”.

Il Ministero della Salute, si legge nell’interrogazione presentata dai due parlamentari nazionali, “ha emanato un decreto con il quale si stabiliva la chiusura di alcuni Punti nascita nella regione Sicilia e nello specifico quelli degli ospedali di Bronte, Licata, Mussomeli, Linosa, Petralia, Alimena, Blufi, Bompietro, Castellana Sicula, Gangi, Geraci Siculo, Petralia Soprana, Polizzi Generosa, Santo Stefano Quisquina, Lipari, Cefalù”.

I due deputati richiamano “l’accordo Stato-Regione del 16 dicembre 2010, che ha previsto il quadro normativo nel contesto del quale si inserisce la riorganizzazione del percorso di nascita”. Tale accordo… aveva individuato, come volume minimo di attività dei Punti nascita, quello corrispondente ad un numero di parti uguali o superiori a 500 all’anno, fatte salve talune deroghe motivate da criticità di difficile risoluzione e fa riferimento al numero degli abitanti della Regione, in Sicilia circa 5 milioni, per prevedere un numero di presidi di II livello (HUB), compresi in un numero tra 8 e 10. I presidi di I livello, invece, sarebbero compresi in un numero tra 20-25, inclusi i Punti Nascita”.

Per la precisione, ricordiamo che le società internazionali che operano in questo settore della sanità hanno stabilito che il numero minimo di parti per consentire la sicurezza di un Punto nascita è di mille parti all’anno e non di 500 parti, che è un numero che il Ministero della salute italiano si è inventato di sana pianta. I mille parti all’anno dovrebbero garantire la manualità necessaria ai medici di questo settore per potere operare con una certa sicurezza. Una sicurezza che può comunque essere garantita con un modesto investimento che in un ospedale pubblico non costerebbe, tra medici e strutture, non più di 300 mila Euro all’anno. Il problema è che lo Stato questi soldi li vuole risparmiare sulla pelle dei siciliani.

Cardinale e Pagano si chiedono quello che, in realtà, si chiedono tutti in Sicilia: ovvero per quale ragione il Ministero abbia concesso la deroga alla chiusura dei Punti nascita per i Comuni di Cefalù, Bronte e Licata, “e non ha adottato lo stesso non ha fatto per altri tra i quali il Punto nascita di Mussomeli”.

Secondo Daniela Cardinale e Alessandro Pagano, il Ministero avrebbe dovuto rilasciare un analogo provvedimento per il Punto nascite di Mussomeli, “in virtù della precarietà cronica della viabilità che rende difficili i collegamenti con il territorio e che potrebbe essere motivo di inadeguatezza dell’assistenza sanitaria per l’ampiezza del bacino di utenza. Da parte dell’opinione pubblica – concludono i due parlamentari nazionali – c’è il sospetto che le scelte non abbiano tenuto conto del diritto costituzionale alla salute dei cittadini, così come invece si è manifestato nelle scelte a vantaggio di Bronte e Licata”. E di Cefalù, aggiungiamo noi.

Da Mussomeli a Lipari, nelle isole Eolie, dove, di fatto, lo Stato ha deciso che non si dovrà più nascere. Chiudendo questo Punto nascite, infatti, le donne delle isole Eolie dovranno andare a partorire in Sicilia.

Sulla vicenda intervengono i rappresentanti Uil-Fplfirmcon una nota firmata dal segretario provinciale di Messina, Pippo Calapai e dal segretario aziendale sempre di Messina, Salvatore De Gregorio.

“Il Presidio Ospedaliero di Lipari da sempre rappresenta un importante punto di riferimento per l’intero arcipelago eoliano – si legge nella nota diramata da Uil-Fpl -. Le isole, infatti, rappresentano un contesto di particolare complessità per tutta la sfera sanitaria e uno dei punti di massima criticità del  Servizio Sanitario Nazionale che, nella specifica realtà delle isole minori, viene accentuata dalla distanza dalla terraferma, dalle difficoltà a garantire collegamenti stabili, soprattutto nel corso delle stagione invernale che rende alquanto aleatorio il termine di distanza e quindi la realizzazione del diritto alla salute che deve essere garantito a tutti i cittadini. Per questi motivi riteniamo sconcertante la decisione di chiudere il Punto nascita di Lipari, soprattutto dopo le rassicurazioni dei mesi scorsi, da parte della Regione,  sul suo mantenimento”.

“Il provvedimento – proseguono i due sindacalisti – lascia  presagire un lento e gravissimo progressivo smantellamento, un pezzo per volta, del Presidio Ospedaliero. La gravissima decisione , assunta in nome della sicurezza, oltre a negare il diritto alla nascita, espone inoltre le circa 120 gravide annue delle isole ai maggiori rischi legati a trasferimenti in urgenza che, a causa delle frequenti avversità meteo, non sono sempre realizzabili”.

Per i due sindacalisti, il mantenimento del Punto nascite di LIpari è “una necessità inderogabile”, perché la chiusura di questo presidio sanitario “causerebbe numerosi disagi più o meno gravi”. Una chiusura, aggiungono i due sindacalisti della Uil che si pone “in contrasto con il Progetto pilota per l’ottimizzazione dell’assistenza sanitaria nelle Isole Minori e nelle località caratterizzate da difficoltà di accesso”.

“Sulla base di quando evidenziato chiediamo – conclude la nota dei due sindacalisti – il mantenimento delle UUOO di Ostetricia/Ginecologia, con nido percorso nascita/parto con doppio binario, prevedendo la gestione in loco dei casi a bassa complessità (gravidanze fisiologiche) e il trasferimento in Presidi a maggiore complessità (II° – III° Livello) delle gravidanze a rischio, in deroga a quanto previsto dall’accordo Stato–Regioni del 16.12.2010, garantendo la presenza dei requisiti e degli standard di qualità e della sicurezza  previsti per il I° livello di ostetricia/neonatologia del citato accordo”.

Resta il Punto nascita di Santo Stefano di Quisquina, in provincia di Agrigento, assicurato fino ad oggi dalla casa di cura ‘Attardi’. A difenderlo, finora, è stato il parlamentare regionale Giovanni Panepinto. Ricordiamo che, anche in questo caso, si tratta di un’area collinae e montuosa interna della provincia di Agrigento.

P.S. Che dire, alla fine? Che la chiusura di questi quattro Punti nascita è solo una questione di soldi, cioè di piccioli, come si usa dire in Sicilia. Con lo Stato – leggere il governo Renzi – che non vuole garantire alla Sicilia nemmeno i 2,2 miliardi di Euro che eroga ogni anno per la sanità siciliana. Per la cronaca, lo Stato – su una spesa teorica di 9,2 miliardi all’anno circa: tanto dovrebbe costare la sanità siciliana – non eroga il 50 per cento (cioè 4,5 miliardi di Euro circa), come scritto nei documenti ufficiali, ma, per l’appunto, solo 2,2 miliardi di Euro. La ‘novità’ è che gli sembrano troppi anche questi soldi. Da qui il tentativo del governo Renzi di ‘risparmiare’ sulla pelle delle donne partorienti della Sicilia. Il resto sono chiacchiere.  

Di fatto, il batti e ribatti tra Sicilia e Roma sui Punto nascite sembra un gioco delle parti dal sapore un po’ democristiano, scuola dorotea: io, PD romano, dico che ti chiuso il Punto nascite, tu PD locale fai una battaglia politica e sociale, alla fine lasciamo aperto il Punto nascite e, insieme, abbiamo trasformato un diritto della popolazione in una ‘concessione’ del governo nazionale per intercessione del PD locale… Finirà così? (inuovivespri.it)

sanità, il ministro Lorenzin chiude 4 punti nascita in Sicilia. C'è anche Lipari. Deroga per Bronte e Licata.

IL COMMENTO.

di Roberto Peluso

La Lorenzin dovrebbe provare cosa vuol dire. Per lei è solo un numero su di un foglio di carta.
Tagliassero i loro privilegi.

I PRIMI INTERVENTI.

di Saverio Merlino*

Verona, Torino, Bassamo del Grappa, Foggia e Brescia.... Tutto ok per il ministro Lorenzin? Non basta, quindi, essere punti nascita con più di 500 parti all'anno per stare sereni? E' giustificabile, come qualcuno dichiara, la troppa pressione sulla categoria dei ginecologi? Il parto e' una malattia, una patologia da curare? La chiusura dei punti nascita e' solo ed esclusivamente una questione di sicurezza, che va senz'altro garantita al 100%, o probabilmente e principalmente per un tornaconto dei bilanci regionali? Si devono garantire a tutti i cittadini italiani i propri diritti costituzionali, in modo particolare quelli per la salute e quelli di essere tutti uguali e liberi di nascere dove si vuole? La chiusura del centro nascite di Lipari, come altri che hanno delle peculiarità particolari, e' semplicemente inaccettabile. Sono queste battaglie sociali che, se perse, fanno allontanare i cittadini dai palazzi di vetro della politica regionale e nazionale e lo dice uno che, nel suo piccolo, svolge un modesto ruolo politico ma, davanti a questi fatti, rischia di perdere anch'egli fiducia in tutte le istituzioni governative e politiche. Purtroppo, ritornando ai nostri diritti costituzionali di liberi cittadini italiani qualcuno e forse più di qualcuno dimentica di aver giurato proprio sulla nostra Costituzione impegnandosi a garantirli e se non ne è capace deve fare un passo indietro.

*Segretario Pd Eolie

di Aldo Natoli

Cari amici, innanzi tutto Vi ringrazio per quanto avete fatto per mantenere il punto nascita a Lipari. Purtroppo non avete tenuto conto che il Ministro  Lorenzin è un muro abbastanza solido. Lo possono testimoniare i fratelli Biviano! Ed allora come poterlo scalare? A mio giudizio soltanto adottando il sistema che nel passato ci ha sempre  visto vincitori.
Chiamiamo a raccolta i Deputati che si professano di essere "vicini" alle nostre isole e con loro partiamo in massa per dar vita ad una manifestazione pacifica a Roma sotto il Ministero della Salute e del Governo, e facciamo sentire la nostra voce. Facciamo capire al  Ministro ed al Presidente del Consiglio cosa significa vivere su un isola. Quanto costa ad una famiglia ed allo Stato il "viaggio della speranza" in elicottero! Il danno, anche di natura economica, che comporta per il Comune il blocco delle nascite sull'isola.Tutti i finanziamenti ed i servizi infatti vengono erogati in funzione degli abitanti. Altrimenti, cari amici, nonostante il vostro encomiabile impegno,  possiamo cantare la canzone di Mina:

"parole, parole, parole..."!

di Giacomo Biviano*

Al PRESIDENTE DELLA REGIONE SICILIA Rosario Crocetta, ALL' ASSESSORE REGIONALE ALLA SANITÀ Baldo Gucciardi, AL PRESIDENTE DELLA VI COMMISSIONE SERVIZI SOCIALI E SANITARI - REGIONE SICILA Giuseppe Di Giacomo, AL MINISTRO DELLA SALUTE Beatrice Lorenzin, Al DIRETTORE GENERALE DELL' ASP ME 5 Gaetano Sirna, AL SEGRETARIO REGIONALE DEL PD Fausto Raciti E, p.c. Al SINDACO DEL COMUNE DI LIPARI Marco Giorgianni, ALL'ASSESSORE COMUNALE AI SERVIZI SANITARI Fabiola Centurrino

OGGETTO: Punto nascita Lipari.

Le notizie di stampa degli ultimi giorni riferiscono di una mancata proroga da parte del Ministero della Salute per alcuni punti nascita della Sicilia, tra cui Lipari.
Il termine proroga viene erroneamente utilizzato visto che ormai da anni, almeno nel Presidio ospedaliero di Lipari, è vietato partorire se non nei casi di urgenza indifferibile.
Detto questo, se la notizia equivale comunque a decretare il "de profundis" per il punto nascita di Lipari non posso che invitare l'Assessore regionale alla Sanità, Baldo Guggiardi, e tutto lo staff a lui collegato a dimettersi per manifesta incapacità e per non aver tenuto fede agli impegni assunti con i cittadini eoliani, oltre ad un atteggiamento e ad un azione politica fortemente discriminante.
Non si capisce, infatti, perchè il punto nascita di Pantelleria sia stato adeguato agli standard di sicurezza richiesti dal Ministero, tanto da ottenere alcuni mesi fa una deroga, e quello di Lipari no.
Quali sono stati i criteri di scelta dell'Assessorato? La classe politica regionale e/o nazionale del trapanese ha avuto un ruolo predominante rispetto a quella messinese? Vi è stata una mancanza da Parte dell'Azienda Sanitaria Provinciale guidata dal Dott. Gaetano Sirna? Vi sono altri interessi che sconosciamo. Forse, i cittadini eoliani vengono considerati un popolo facilmente sacrificabile e per questo meno degno di tutela?
La Regione Sicilia doveva solo dimostrare al Ministero della Salute, attraverso un progetto specifico, che tra l'altro avrebbe consentito di accedere anche ai fondi CIPE, di poter mettere in sicurezza il punto nascita eoliano attraverso tempi precisi, strumenti adeguati, dotazione organica in linea con le strutture di primo livello e sistemi di turnazione tali da garantire la cosidetta "manualità".
Questo progetto è stato mai presentato? Sono state previste le somme e gli strumenti necessari per la sua attuazione? Sono state date disposizioni in tal senso?
Sono questi gli interrogativi a cui l'Assessore Gucciardi dovrebbe oggi rispondere, il resto sono solo "canzonette".
Personalmente sono indignato e mi vergogno di essere rappresentato da questo tipo di politica regionale.
Un atteggiamento inaccettabile e fuori da ogni logica politico-amministrativa, visto che il comprensorio eoliano, oltre ad essere composto da sette isole, ha una densità abitativa di gran lunga superiore a quella di Pantelleria.
Chiedo, pertanto, al segretario Regionale del Pd, a cui la presente è anche indirizzata, d'intervenire immediatamente e di chiedere precise spiegazioni all'Assessore Gucciardi e a tutto il governo regionale, oltre a valutarne il comportamento politico-amministrativo fortemente discriminatorio e pertanto inaccettabile.
In attesa di riscontro, porgo cordiali saluti.

*Consigliere Comunale

----Sarebbe facile, oggi, attaccare pesantemente sul piano dei risultati politici un governo nazionale di centro-sinistra che ha sancito la definitiva chiusura del punto nascita dell’Ospedale di Lipari, un governo regionale di centro-sinistra che non ha mosso un dito per difenderlo, e una amministrazione comunale di centro-sinistra che – a differenza di quella di Pantelleria – non ha saputo agire efficacemente per ottenere il suo mantenimento.

Ma non lo faremo. Non lo faremo per rispetto nei confronti di tanta parte della popolazione di Lipari e delle Eolie che ha condiviso e sostenuto una battaglia di civiltà, quella per il diritto di potere nascere – come si è sempre fatto – nella propria isola, senza dovere subire i disagi e i costi del trasferimento sulla terraferma, senza assistere alla grottesca mistificazione che vuole un normale parto equiparato a una patologia clinica.

Tanta parte della popolazione che ha presidiato pacificamente l’ospedale, che ha sfilato sotto le stanze dell’assemblea regionale a Palermo, e che è stata ingannata dalle false promesse del governatore Crocetta sui fantomatici “sostegni economici” alle famiglie e dei suoi assessori sul mantenimento del punto nascita.

Tuttavia, nel leggere le esternazioni del segretario del PD liparese, che “rischia di perdere anch’egli la fiducia in tutte le istituzioni governative e politiche”, e del consigliere comunale dello stesso partito, che si vergogna “di essere rappresentato da questo tipo di politica regionale”, dobbiamo prendere atto di un malcontento, certamente non tardivo – a entrambi va riconosciuto di aver sostenuto fin dall’inizio con determinazione questa battaglia – ma che purtroppo rende l’esatta misura della assoluta, desolante mancanza di peso politico di una realtà locale come la nostra nell’ambito delle decisioni regionali e nazionali.

Non ci aspettiamo prese di posizione più decise, non auspichiamo dimissioni di massa né operazioni di transumanza (Genovese docet!). Gradiremmo però delle scuse – quelle sì – rivolte alla cittadinanza, perché se oggi il governo nazionale e quello regionale hanno deciso di privare le Eolie di un diritto inalienabile, questi stessi governi hanno trovato nelle persone che oggi si indignano gli artefici locali del proprio consenso.

La Sinistra eoliana

 

di Marcello Benedetto Tedros*

 

Tanto per cambiare e non con stupore assistiamo a una costante e progressiva smobilitazione dei servizi sanitari presso il nostro presidio ospedaliero di Lipari. Un tempo ad accanirsi contro di noi erano gli Assessori regionali di turno, ora è addirittura il Ministro della salute Lorenzin, che sino a mesi orsono diceva di avere a cuore le sorti del nostro presidio, dando assicurazioni per una deroga per Lipari. Ora non solo Lei ma anche l'Assessore Gucciardi dice che di deroghe non se ne parla, nostre fonti ci fanno sapere che il Sindaco Giorgianni ha in programma nelle prossime settimane un incontro con l'Assessore a Palermo, speriamo che sia un incontro costruttivo. Il Gucciardi sostiene che con sette parti l'anno non si può mantenere un punto nascite, costui sconosce i fatti, anche perché negli anni passati sino al 2011- 12 i parti ammontavano a oltre 90/100 l'anno, molti hanno lavorato per scoraggiare i parti a Lipari, con chi sa quali piani nelle menti contorte di tali personaggi. Intanto facciamo un appello al Sig. Prefetto di vigilare sulla legittima garanzia dei livelli essenziali di assistenza in questa comunità disagiata già dall'insularità. Gli Eoliani  quando vogliono sanno farsi valere a fronte di atteggiamenti lesivi della propria dignità e della propria vita, non sono minacce ma costatazioni. Cittadinanzattiva Assemblea territoriale di Lipari, con il "Tribunale per i Diritti del Malato" seguirà, come sempre, con attenzione l'evolversi di questa sciagurata decisione del Ministro e sulle sorti dei pazienti, non solo Liparesi, ma delle sette Isole Eolie, un bacino di utenza non da poco.

*Coordinatore Cittadinanza Eolie

 

di Massimo Ristuccia

 

Mi permetto di allegare tre link che possono fare un po' di chiarezza e/o essere di contributo:
- Uno studio sugli standard per la valutazione dei punti nascita;
- Accordo Stato - Regioni - Provincie Autonome ecc. del 16.12.2010 e successivo decreto legge e legge;
- Resoconto degli ultimi avvenimenti in tema della Regione Siciliana.


http://www.ondaosservatorio.it/ondauploads/2014/11/Manuale-Punti-Nascita.pdf

http://www.qualecefalu.it/files/2015/interventi/05/28/ridefinizione%20rete%20dei%20punti%20Nascita.pdf

http://www.regioni.it/upload/tagliocesareo.pdf

Mi pongo alcune domande, nelle isole minori o in alcune di esse, con condizioni orografiche particolari, luoghi disagiati, gli standard di sicurezza per i punti nascita possono essere garantiti? Per garantirli le eventuali spese di personale e di strumenti chi li deve sostenere? Una legge nazionale sulle isole minori, tante volte invocata, tante volte presentata, potrebbe garantire i servizi essenziali e fondamentali, garantendo istruzione, trasporti, giustizia e sanità? Nel frattempo tra enti locali, dai comuni alla regione al governo ci si parla, si programma, si reperiscono fondi e c'è chi si interessa e sostiene la causa dei luoghi disagiati.

www.ondaosservatorio.it

 

ECCO COME FA IL MINISTRO DELLA SALUTE BEATRICE LORENZIN.

 

Tagli sanità, Pd contro Lorenzin: “In Sicilia salvati i punti nascita targati Ncd”

di Giuseppe Pipitone

Strutture molto simili, numeri quasi identici, ma una sorte assolutamente opposta. È la strano destino dei punti nascita in Sicilia, tagliati con un rapido tratto di penna per ordine del ministero della Salute, ma in qualche caso risparmiati in extremis senza alcuna ragione apparente. Negli stessi giorni in cui il dicastero di viale Ribotta ha inviato gli ispettori a Brescia e Torino (dove nelle ultime ore cinque donne sono morte in sala parto), una polemica squisitamente politica investe il ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Il motivo? Il caso di alcuni punti nascita che in Sicilia hanno chiuso i battenti dal primo gennaio del 2016. Un epilogo annunciato già un anno e mezzo fa, quando il ministero aveva ordinato alla Regione Siciliana di porre fine all'esistenza delle strutture che effettuavano meno di 500 parti all'anno. L'ex assessore alla Sanità Lucia Borsellino aveva quindi stilato un elenco con sedici ospedali dotati di ginecologia che però non superavano la soglia minima indicata da Roma. Alcune di quelle strutture hanno subito chiuso i battenti, altre sono state salvate in via preventiva, mentre a sei punti nascita è stato concesso di rimanere in attività, ma solo fino al 31 dicembre del 2015: a quel punto il ministero avrebbe dovuto decretare la sospensione del servizio. Cosa che è effettivamente accaduta per i centri di Petralia Sottana, in provincia di Palermo, di Santo Stefano Quisquina, in provincia di Agrigento, di Mussomeli, in provincia di Caltanissetta, e dell'isola di Lipari. A sorpresa, però, il ministero ha deciso di risparmiare, almeno per il momento, i punti nascita di Licata, in provincia di Agrigento, e di Bronte, nel catanese. Ed è questa la miccia che ha fatto detonare la polemica. "Il ministro Lorenzin, evidentemente, decide di chiudere i punti nascita seguendo motivi più politici che scientifici, ma noi non possiamo permettere che la salute sia considerata un privilegio da distribuire con il manuale Cencelli", attacca la deputata del Pd Magda Culotta, tra i più strenui difensori del punto nascita di Petralia Sottana, fondamentale per tutta la comunità delle Madonie, mal collegata con gli altri ospedali. Dello stesso avviso il segretario palermitano del Pd Carmelo Miceli che invece parla di "iniqua differenza di trattamento figlia di possibili logiche campanilistiche e di appartenenza". Il riferimento è proprio per i punti nascita che Lorenzin ha deciso di risparmiare: quelli, appunto, di Bronte e Licata, che casualmente sono anche feudi elettorali del Nuovo Centrodestra, lo stesso partito del ministro della Salute. La città di Bronte, cinquantamila abitanti e 260 parti nel 2014, è la storica roccaforte di Pino Firrarello, notabile catanese della Dc, per un ventennio senatore di Forza Italia, del Pdl, e alla fine sostenitore del Nuovo Centrodestra. Un potere ancora saldissimo, dato che l'ex senatore è il suocero di Giuseppe Castiglione, luogotenente di Angelino Alfano in Sicilia, sottosegretario all'Agricoltura, coinvolto nell'inchiesta sul centro richiedenti asilo di Mineo, altra importantissima enclave elettorale del Nuovo Centrodestra. È per questo che è rimasto aperto il punto nascita di Bronte? Perché ha trovato nella famiglia Castiglione – Firrarello, grandi elettori Ncd, un validissimo sponsor capace di far breccia nelle decisioni operate dal ministero? Di certo c'è che la parlamentare dem Culotta (che a Roma fa parte della stessa maggioranza di governo della Lorenzin) ha annunciato di voler portare il caso Bronte in Parlamento, mentre il quotidiano livesicilia.it parla di "frequenti visite romane" di alcuni big Ncd per salvare il punto nascita in provincia di Catania. Stessa antifona a Licata, l'altra struttura graziata dal ministro Lorenzin, che essendo in provincia di Agrigento è al centro della zona d'influenza di Alfano. "Una battaglia vinta", la definiva il 31 dicembre scorso Vincenzo Fontana, deputato regionale del Ncd e vicepresidente della commissione Sanità in parlamento Regionale. Autore poi di una specie di confessione: "Grazie all'impegno e al lavoro del ministro Alfano e del ministro Lorenzin, con i quali – diceva – sono stato costantemente in contatto ed informato sull'evoluzione dell'iter". Come dire che per salvare la ginecologia a Licata sono intervenuti direttamente i titolari del Viminale e della Salute: due ministri per una città da 38 mila abitanti e 400 parti nel 2014. Tutto, pur di salvare il punto nascita di casa propria, e quindi ottenere il riconoscimento elettorale di infermieri, medici, cittadini. E del resto una delle strutture salvate già in fase preliminare, nonostante non superasse il limite di 500 parti, era quella di Cefalù, splendida cittadina balneare in cui per dieci anni la poltrona di sindaco è stata occupata da Simona Vicari, oggi sottosegretaria allo Sviluppo Economico, anche lei, manco a dirlo, fedelissima esponente del Nuovo Centrodestra. Un partito che, dopo il business dell'accoglienza, spunta in controluce anche nel delicatissimo domino della sanità siciliana.(IlFattoQuotidiano.it)

---PUNTO NASCITA LIPARI; ON. BEPPE PICCIOLO: “NON ABBIAMO PERSO ASSOLUTAMENTE LA SPERANZA DI SALVARE LA SPECIFICITA’ DELLE ISOLE EOLIE E DI LIPARI IN PARTICOLARE ED ABBIAMO RICHIESTO ALL’ASSESSORE GUCCIARDI IL MASSIMO IMPEGNO AFFINCHE’ IL MINISTRO LORENZIN RISERVI ALLA MAGGIORE DELLE ISOLE DELL’ARCIPELAGO EOLIANO LO STESSO TRATTAMENTO USATO PER PANTELLERIA. NULLA DA RIMPROVERARE ALLA REGIONE SICILIANA CHE IN QUESTO MOMENTO STA FACENDO IL MASSIMO, PROROGANDO OLTRE OGNI LIMITE LA DATA FATIDICA DELLA CHIUSURA DEL PUNTO NASCITA CHE SAREBBE DOVUTA AVVENIRE LO SCORSO MAGGIO”

“Ci siamo fatti interpreti del malessere della popolazione che vive l’arcipelago eoliano ed abbiamo ancora una volta attenzionato all’assessore Gucciardi la sciagurata ipotesi della chiusura del punto nascita di Lipari, già prevista lo scorso maggio e prorogata fino ad oggi in attesa della deroga da parte del Ministero della Salute per il mantenimento della struttura neonatale”.
Lo afferma il capogruppo all’Ars del Pdr-Sicilia Futura on. Beppe Picciolo che ha avuto rassicurazioni da parte dell’assessore Gucciardi di un esplicita e sollecita richiesta al ministro Lorenzin affinché Lipari e l’arcipelago eoliano non diventino “figlio di un dio minore” e ricevano lo stesso trattamento derogatorio riservato dal Ministro a Pantelleria, che ha potuto mantenere il punto nascita nonostante i freddi “numeri” non fossero quelli previsti dal piano di riordino della rete ospedaliera nazionale”.

di Saverio Merlino*

Signori Sindaci, Signori Assessori Signori Consiglieri comunali Dirigenti politici ed Autorità civili del nostro Comune e del nostro Arcipelago Eoliano

La notizia che il Ministro Lorenzin ha deciso di chiudere il punto nascita dell'Ospedale di Lipari, "salvando" invece quelli di Bronte, Licata e Pantelleria è di una gravità tale la cui portata va evidenziandosi proprio col trascorrere delle ore. La prima reazione per chi fa politica sarebbe di dare le dimissioni da ogni impegno prendendo definitivamente le distanze da questo modo di governare e fare politica. Ma è la reazione di un istante, poi si prende coscienza che non si può lasciare un'importante comunità come quella Eoliana senza classe dirigente in un momento così cruciale. Ma anzi è questo il momento di alzare il livello dello scontro e della protesta civile perché la decisione è di una gravità eccezionale per almeno due ordini di motivi. Innanzitutto perché contraddice la strategia che le isole Eolie hanno portato avanti negli ultimi diciassette anni e che aveva portato la Comunità Europea, nel Trattato di Amsterdam, a riconoscere che uno dei suoi obiettivi strategici era quello di combattere con politiche di sostegno la marginalità che affligge le isole minori proprio a ragione dell'insularità. Ora il Ministro Lorenzin smentisce platealmente questo punto del "Trattato" e compie il gesto gravissimo di sospingere le isole minori oltre la marginalità condannandole all'esclusione e quindi incamminandole verso lo spopolamento e l'abbandono soprattutto se la sua strada venisse seguita anche in altri settori della vita civile come ad esempio la sopravvivenza del nostro Tribunale. E poi, un provvedimento assunto nello stesso giorno in cui il nostro il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel suo primo discorso di fine anno, si è "ricordato" anche delle isole minori italiane (immagino rivolgendosi principalmente al Governo e ai Parlamentari) con parole inequivocabili: "Dobbiamo avere maggior cura dei nostri territori. Da quelli montani a quelli delle piccole isole, dove nostri concittadini affrontano maggiori disagi. In secondo luogo, perché escludendo dai criteri adottati Pantelleria, Bronte e Licata, comunità locali politicamente vicine ai Ministri Alfano e Lorenzin, come si sono affrettati a riconoscere gli stessi amministratori locali che si sono premurati di ringraziare i loro benefattori, eleva a sistema la logica clientelare contraddicendo le affermazioni del Governo e dello stesso Presidente del Consiglio di volere pensare a un'Italia che marcia unita verso un futuro di trasparenza e di dignità per tutti. Di fronte ad una violazione così clamorosa dei nostri diritti fondamentali e di fronte ad un'azione politica così smaccatamente deplorevole, non credo che ci sia altra strada che convocare con urgenza i massimi consessi cittadini riuniti in seduta comune e aperta invitando a parteciparvi tutta la cittadinanza, con all'ordine del giorno una ferma denuncia dell'evento indicando e individuando responsabilità e connivenze a cominciare dai due punti sopra delineati. Una riunione dei Consigli Comunali in cui ogni consigliere sia chiamato a esprimere con chiarezza la propria posizione assumendosi, di fronte all'intera comunità, la responsabilità del proprio voto. Ma quest'atto pure importante e solenne non può essere ritenuto sufficiente ma va accompagnato da almeno altre due azioni di supporto e di sostegno. La prima. Una serena e severa autocritica di tutta la classe dirigente eoliana circa l'incapacità di essere riuscita a promuovere, in particolare in questo ultimo ventennio, una seria politica di difesa e sviluppo delle nostre isole, perché, magari, troppo impegnata in giochi e giochetti all'ombra di politici provinciali, regionali e nazionali tesi a promuovere interessi particolari e di bottega. La seconda. Una decisa e corale protesta con mobilitazione di centinaia e centinaia di eoliani da studiare in tempi rapidi e da realizzare fuori dalle nostre isole in una sede strategica per fare conoscere al governo nazionale innanzitutto ma anche a quello regionale la nostra ferma determinazione a non subire soprusi. Nelle dichiarazioni odierne il Ministro Lorenzin scrive che per alcune realtà si tratterebbe di un "finto beneficio" l'avere un punto nascita vicino casa. Ma per chi vive in un'isola e non può permettersi il lusso di trasferirsi per una o più settimane fuori casa, magari abbandonando a terzi bambini piccoli, si tratta tutt'altro che di un beneficio "finto" ma della condizione sine qua non per avere un figlio. Anche per questo il provvedimento del Ministro Lorenzin si qualifica come increscioso e discriminante per noi eoliani. I ritardi, le inadeguatezze, da qualsiasi parte stanno, Governo Nazionale o Regionale, non possono ricadere sulle mamme eoliane che hanno il solo torto di abitare su di un'isola e solo per questo vedersi cancellare il sacrosanto diritto di cittadinanza e vivere, quotidianamente, il disagio di non avere un punto nascita con i medici necessari (ginecologi/ostetriche e pediatri) a poter garantire le condizioni perché (cito il Ministro Lorenzin) " vivano con gioia e in sicurezza il momento più bello della loro vita".

*Segretario Partito Democratico Lipari-Eolie

di Luigi Barrica

Definire la chiusura del punto nascita a Lipari " vergogna " è assolutamente eufemistico : questo è un autentico DRAMMA! Un dramma quasi antropologico e storico (oltre che...economico ! ) E lo è almeno per due ragioni. La prima: dopo MILLENNI sarà " vietato " nascere nelle isole Eolie,culla di civiltà : decantata da storici,poeti,filosofi,papi e santi; la seconda : (subdola) cancellare dai documenti le radici del NOSTRO essere autoctoni,quindi speciali ! (chi NASCE e vive, cinto eternamente dal mare come NOI, è speciale,nel bene e nel...male ! ) Pertanto,e per far rientrare questo porcifero provvedimento, URGONO interventi incisivi e da copertina; ma non manifestazioni con cartelloni (a volte redatti anche in pessimo italiano...) o tavoli di...concertazioni che servono a NULLA ( se non a garantire passerelle sui mezzi d'informazione),ma AZIONI corali e forti! Primo: Sindaco,Giunta e Consiglio Comunale spediscano a Roma e Palermo, due culle : una per la Ministro Lorenzin; l'altra per il Presidente Crocetta;secondo,CHIEDERE a tutte le parrocchie eoliane rimuovere dai presepi nelle Chiese il Bambinello (LUI capirà) Del resto, stante l'attuale normativa,le stelle delle Eolie non Lo avrebbero potuto ammantare e... "scaldare".

di Michele Giacomantonio

A proposito della chiusura del Centro nascite

La discussione sul decreto della Lorenzin che cancella il punto nascite dell’Ospedale di Lipari ha avviato una discussione di un certo interesse. Finalmente ci sono proposte concrete e cercherò di dare il mio contributo a partire dall’ultimo intervento di Saverio Merlino che propone tre cose: 1. Una riunione congiunta dei consigli comunali delle Eolie per una presa di posizione comune nei confronti del Governo e della Regione; 2. Una manifestazione con mobilitazione di massa da svolgersi fuori dalle Eolie ; 3. Una serena e severa autocritica della classe politica del come mai si sia giunti ad una considerazione così bassa sul piano nazionale.

Che le Eolie debbano mobilitarsi con urgenza e devono fare sentire la loro voce è necessario proprio per ribadire che non si può tornare indietro dal riconoscimento del Trattato d’Amsterdam dell’Unione Europea che la marginalità delle isole dipende proprio dalla loro insularità e che va sviluppato un forte impegno di sostegno per superarla. Vorrei ricordare che quella conquista fu opera dell’ANCIM, l’associazione dei comuni insulari e che proprio i comuni eoliani ebbero un ruolo importante perché allora presidente nazionale dell’ANCIM era il Sindaco di Lipari che non solo si batté per questo risultato ma andò il 20 gennaio del 1998 a Bruxelles al Parlamento Europeo ed intervenne all’audizione pubblica sul tema “Problemi delle Regioni Insulari nell’Unione Europea”.

Quanto alla possibilità di svolgere riunioni congiunte dei Consigli Comunali del nostro Arcipelago vorrei ricordare che proprio la costituzione del protocollo unitario realizzato sul finire degli anni ’90 consente che questo possa avere luogo con la possibilità di emettere atti di valore simbolico mai deliberazioni efficaci a tutti gli effetti.

Infine circa la capacità di manifestazioni di massa fuori delle nostre isole vorrei ricordare quella che si svolse nel 1995 quando l’apposizione dei vincoli di inedificabilità assoluta posta dalle Regione in attesa del varo del Piano territoriale paesistico stava uccidendo l’attività edilizia del nostro Arcipelago e le quattro Amministrazioni comunali eoliane organizzarono una manifestazione di circa mille persone che si trasferì a Messina con una nave adibita a questo specifico scopo per portare le preoccupazioni degli isolani al Prefetto di Messina perché a sua volta le trasmettesse alla Regione. Manifestazione che ebbe successo perché i lavori di approvazione del Piano ebbero una effettiva accelerazione ed in poche settimane completò il suo iter con la conseguente abolizione dei vincoli di inedificabilità.

Invece più difficile mi sembra la terza proposta che teoricamente dovrebbe essere la più semplice: quella dell’autocritica. Quando mai i nostri amministratori e la nostra classe politica in genere ha fatto autocritica? La storia di questi ultimi vent’anni è ricca di errori gravissimi che hanno pregiudicato o ritardato fortemente il nostro sviluppo. Anzi proprio lo sviluppo civile e sociale di queste isole è stato visto come un pericolo per la classe dirigente locale preoccupata che “quieta non movere et mota quietanda” cioè che nulla si movesse e se qualcosa sfuggiva al controllo dovesse essere subito bloccato. Quale altra sarebbe infatti la spiegazione per la sfiducia data il 19 giugno 2001 alla mia Amministrazione se non il fatto che aveva fatto troppo e mostrava di potere fare di più mettendo in discussione poteri e privilegi consolidati? Allora furono mobilitati gente dall’opposizione alla maggioranza e tutto si bloccò: la società mista segnò il passo e fu smobilitata, il ciclo dell’acqua fu regalato al Ministero dell’Ambiente con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti, il Centro Servizi turismo fui distrutto, il Palazzo dei Congressi fu adibito ad altre finalità, la diga foranea di Sottomonastero che avrebbe permesso l’attracco di navi ed aliscafi anche in condizioni perturbate fu cancellata ed al suo posto creati dei piccoli inutili potenziamenti a pioggia,   i Patti territoriali senza il contesto dello sviluppo dei servizi divenne un boomerang con la creazione di alberghi senza clienti. Ma questa classe dirigente imbelle e mediocre fu salvaguardata. Che autocritica volete che facciano?

di Alessandro La Cava*

A proposito del punto nascita di Lipari, molti sono i fattori che mi spingono a credere con convinzione che questo tornerà ad essere operativo. Voglio però esclusivamente soffermarmi sull'aspetto politico e, riflettendo, trovo alquanto strano che un insieme di forze politiche più o meno rappresentate in parlamento ed all'assemblea regionale non siano riuscite a portare il risultato a casa. È ancora più strano, a mio parere, il silenzio di questa amministrazione che su base regionale (Ardizzone presidente dell'assemblea)e nazionale(Dalia deputato ed ex ministro) ha una collocazione politica ben precisa e molto vicina alle posizioni dell'attuale ministro Lorenzin, il quale, nella mappatura descritta brillantemente dal giornale livesicilia.it, permette che ogni altro punto nascita (Di minore rilevanza rispetto a quello di Lipari) possa continuare ad operare regolarmente e per ironia della sorte, questi stessi punti nascita sono direttamente riconducibili a quell'area popolare di cui Giorgianni e Dalia sono parte integrante. Probabilmente in tanti hanno a cuore le sorti del punto nascita di Lipari, ma tra questi vanno distinti coloro che hanno intenti nobili perché mossi da sentimenti puri e dall'altra parte i molti politici che pur essendosene interessati, probabilmente tramano o nascondono un'infima spartizione dei meriti che, nel caso in questione, vedrebbe realizzarsi la spartizione di molliche per tutti. Tra i tanti personaggi di spicco di questo mini mondo politico figura poi l'eroe di turno, smanioso di protagonismo, il quale risulta impaziente di intestarsi vittorie di battaglie che abilmente è riuscito a far credere impossibili da vincere. Talmente narciso da essere certo che il popolo graziato e salvato da egli stesso, popolo elettore, possa essergli ingenuamente grato riconoscendogli nuovamente la salita al trono. Ma chi lo ha creato il problema? Oggi ho il sospetto che sia stato lo stesso personaggio che "magicamente" lo risolverà. Peccato che si vota tra 18 mesi, altrimenti avrei avuto motivo di credere che il problema sarebbe stato già risolto... Che brutta questa politica!

*Presidente Art1

RASSEGNA STAMPA. REPUBBLICA.IT

di Giusi Spica

Nel 2016 appena iniziato non nasceranno più bambini a Petralia Sottana, Santo Stefano di Quisquina, Lipari e Mussomeli. Come annunciato nelle settimane scorse, hanno chiuso i battenti i punti nascita con meno di 500 parti ritenuti al di sotto degli standard di sicurezza. Il ministero non ha concesso la deroga che aveva chiesto l'assessore Baldo Gucciardi. Solo i reparti di Licata e Bronte sono stati salvati in extremis dal ministro Beatrice Lorenzin. Un'accelerazione annunciata subito dopo il caso Nicole, la neonata nata alla clinica Gibiino di Catania e morta poco dopo mentre si cercava un posto in Rianimazione, e rimessa in discussione dal nuovo assessore che aveva provato a giocarsi l'ultima carta con Roma rimettendo in discussione la rete varata dal suo predecessore Lucia Borsellino. Da ieri non si nasce più sulle Madonie. Con una mail di posta certificata giunta il 31 dicembre in assessorato il ministero ha messo i sigilli sul reparto Ostetricia e Ginecologia dell'ospedale Madonna dell'Alto che deve chiudere definitivamente. Il reparto garantirà esclusivamente le emergenze giudicate tali dal personale medico che dalle ore 20 resterà in servizio con turni di reperibilità. Inoltre dalla stessa ora il servizio del 118, sul territosio madonita, è garantito solo da tre ambulanze senza nessun medico e infermiere a bordo delle stesse. E' previsto solo un autista ed un portantino. Le partorienti devono andare altrove, a Palermo o al San Raffaele Giglio di Cefalù, più vicino ma pure a rischio chiusura: è in regime di proroga fino al 31 dicembre del 2016. Per la verità, già molte donne avevano rinunciato a partorire a Petralia dove nel 2014 sono nati poco più di 80 bambini, una media di 5 al mese. E da giugno scorso una circolare dell'assessorato aveva invitato i direttori generali a dismettere progressivamente l'attività attivando le guardie attive ginecologiche e i servizi alternativi. Nonostante la chiusura annunciata, le proteste non mancano. "I diritti fondamentali dei cittadini non possono dipendere dalle logiche partitiche, non possiamo permettere a nessuno di considerare la salute come un privilegio da distribuire col manuale Cencelli - dice dice Magda Culotta, sindaco di Pollina e deputato del Pd -. La chiusura del punto nascite di Petralia Sottana oltre a essere uno sfregio al territorio madonita, ci consegna una riflessione politica sugli equilibri di potere in Sicilia e sull'influenza degli stessi sul Ministero della Salute". "Pensavamo - continua Culotta - fosse naturale che alle Madonie, essendo considerate per la Strategia Nazionale Aree Interne un territorio prototipale, potesse essere garantito un servizio essenziale come il punto nascite, ma evidentemente ci siamo sbagliati. Il Partito Democratico non può deporre le armi di questa battaglia esistenziale per il nostro territorio. Continueremo a lottare affinché con l'avvio della Snai, si possa far capire al Ministro Lorenzin quanto sia importante questo presidio sanitario per un territorio come le Madonie". "C'è un territorio fortemente penalizzato, qual è quello delle alte Madonie anche per la situazione delle strade, che non può subire una decisione simile - commenta Edy Tamaio, deputato regionale di Sicilia Futura -. Se vogliamo che presto succeda qualche caso di malasanità e che riguardi neonati e mamme allora si accetti colpevolmente la chiusura del punto nascite delle alte Madonie. Ritengo che una soluzione vada trovata immediatamente e auspico che l'assessore alla Salute Baldo Gucciardi consenta il mantenimento nonché il potenziamento del punto nascite a Petralia Sottana". "Abbiamo il diritto di cittadinanza sulle Madonie e non possiamo essere considerati cittadini di serie B - dice il vice sindaco di Castellana Sicula, Vincenzo Lapunzina -. Questa situazione annunciata da tempo è inaccettabile. Il governo regionale si attivi affinché si attenzionino seriamente le difficoltà ed i disservizi con cui ci confrontiamo quotidianamente. Non possiamo accettare decisioni prese dietro le scrivanie da parte di assessori, ministri e dirigenti che non conoscono le specifiche realtà e la morfologia di quest'area montana, in particolare il ministro della salute Lorenzin - che ha decretato la chiusura del punto nascita - venga a farsi un giro dalle nostre parti e si ravveda in merito alle sue determinazioni. Di contro, senza mezzi termini, l'assessore regionale alla salute prenda atto della sonora sconfitta e ne tragga le doverose conclusioni".

di Manlio Viola

Per un punto nascite, quello di Licata, che ottiene una deroga sul filo di lana e viene salvato, il 31 dicembre, da una chiusura annunciata, un altro punto nascita, invece, chiude i battenti fra le proteste della popolazione di un intero comprensorio. Da ieri non si nasce più sulle Madonie. Con una pec giunta il 31 dicembre in assessorato il Ministero ha messo definitivamente la croce sul reparto Ostetricia e Ginecologia dell'Ospedale Madonna dell'Alto che deve, dunque, chiudere. Il reparto garantirà esclusivamente le emergenze giudicate tali dal personale medico che dalle ore 20 resterà in servizio con turni di reperibilità. Inoltre dalla stessa ora il servizio del 118, su tutto il territorio madonita, è garantito solo da tre ambulanze senza nessun medico e infermiere a bordo delle stesse. E' previsto solo un autista ed un portantino. Da 48 ore, dunque e partorienti devono andare altrove sottoponendosi ad un tragitto che, nelle loro condizioni, può durare anche due ore d'auto o ambulanza per arrivare, in sicurezza, a Palermo dove ci sono i reparti più attrezzati di Ostetricia e Ginecologia, oppure a Cefalù, dove il reparto è attrezzato, il tragitto almeno la metà ma il numero di parti non certo elevato e il punto nascite comunque a rischio chiusura visto che attualmente è in regime di proroga fino al 31 dicembre del 2016, dunque ha ancora un anno di vita. "I diritti fondamentali dei cittadini non possono dipendere dalle logiche partitiche, non possiamo permettere a nessuno di considerare la salute come un privilegio da distribuire col manuale Cencelli – dice dice Magda Culotta, sindaco di Pollina e deputato del Pd -. La chiusura del punto nascite di Petralia Sottana oltre a essere uno sfregio al territorio madonita, ci consegna una riflessione politica sugli equilibri di potere in Sicilia e sull'influenza degli stessi sul Ministero della Salute". "Pensavamo – continua Culotta – fosse naturale che alle Madonie, essendo considerate per la 'Strategia Nazionale Aree Interne' un territorio prototipale, potesse essere garantito un servizio essenziale come il punto nascite, ma evidentemente ci siamo sbagliati. Il Partito Democratico non può deporre le armi di questa battaglia esistenziale per il nostro territorio. Continueremo a lottare affinché con l'avvio della Snai, si possa far capire al Ministro Lorenzin quanto sia importante questo presidio sanitario per un territorio come le Madonie". "C'è un territorio fortemente penalizzato, qual è quello delle alte Madonie anche per la situazione delle strade, che non può subire una decisione simile – commenta Edy Tamaio, deputato regionale di Sicilia Futura -. Se vogliamo che presto succeda qualche caso di malasanità e che riguardi neonati e mamme allora si accetti colpevolmente la chiusura del punto nascite delle alte Madonie. Ritengo che una soluzione vada trovata immediatamente e auspico che l'assessore alla Salute Baldo Gucciardi consenta il mantenimento nonché il potenziamento del punto nascite a Petralia Sottana". "Abbiamo il diritto di cittadinanza sulle Madonie e non possiamo essere considerati cittadini di serie B – dice il vice sindaco di Castellana Sicula, Vincenzo Lapunzina -. Questa situazione annunciata da tempo è inaccettabile. Il governo regionale si attivi affinché si attenzionino seriamente le difficoltà ed i disservizi con cui ci confrontiamo quotidianamente. Non possiamo accettare decisioni prese dietro le scrivanie da parte di assessori, ministri e dirigenti che non conoscono le specifiche realtà e la morfologia di quest'area montana, in particolare il ministro della salute Lorenzin – che ha decretato la chiusura del punto nascita – venga a farsi un giro dalle nostre parti e si ravveda in merito alle sue determinazioni. Di contro, senza mezzi termini, l'assessore regionale alla salute prenda atto della sonora sconfitta e ne tragga le doverose conclusioni". Ma il destino di Petralia sembra ormai segnato e difficilmente si troverà u modo per salvare un reparto con un così basso tasso di natalità. In situazione analoga anche Santo Stefano di Quisquina, Lipari e Mussomeli mentre salvo, per il momento, oltre Licata, anche Bronte.

---lipari - I punti nascita di Petralia Sottana, Licata, Mussomeli, Bronte, Santo Stefano Quisquina e Lipari hanno ottenuto una proroga: le rispettive attività non cesseranno prima del 31 dicembre di quest'anno. Lo ha garantito l'assessore regionale alla Salute Baldo Gucciardi. La scelta, ha spiegato l'esponente della Giunta Crocetta, è stata presa in virtù delle richieste di amministratori locali e cittadini. "Lavoriamo perché si trovi una soluzione positiva che tenga conto delle esigenze manifestate nei territori" è stata la conclusione dell'assessore.

I COMMENTI..

di Alessandro La Cava*

Qualche settimana fa,dopo l'incontro con l'assessore Gucciardi avevamo detto che
ottenere la deroga sarebbe stato un primo grande successo che ci permetterà di invertire quel processo vizioso che ha portato allo smantellamento del reparto di ginecologia ed ostetricia( oggi stranamente relegati al dipartimento oncologia).
Oggi la deroga è stata ottenuta ma non basta a riaprire il punto nascita.
Sono necessari ulteriori passaggi che dovranno essere consumati con il direttore generale dell' Asp dott. Sirna,sensibile alla risoluzione di tali problematiche,il quale ha già dato la sua disponibilità per venire a fare un sopralluogo sull'isola già la prossima settimana.
l'assessore Gucciardi si è preso l'impegno che attiverà subito un tavolo di confronto per verificare se esistono le condizioni di sicurezza per riattivare il servizio o se,sentito il dott. Sirna,sarà necessario intervenire(come presumiamo) per garantire tutti gli standard necessari al rilancio del punto nascita.
Garantita la sicurezza si procederà alla modifica della pianta organica per attivare definitivamente il servizio.
Noi,nel frattempo,continuiamo a metterci la faccia convinti che presto le mamme isolane potranno finalmente usufruire di un servizio e di un diritto che la mala politica aveva cancellato.
*Art.1

di Marco Giorgianni*

L'Amministrazione esprime la propria soddisfazione per le modifiche apportate nell'ultima bozza dell'atto aziendale pubblicato nella giornata di ieri nell'albo pretorio dell'Azienda Sanitaria Provinciale Messina 5.
Pur continuando a non condividere il nuovo atto aziendale, per il quale ha già espresso un voto sfavorevole durante la conferenza dei sindaci del 28 settembre 2015, che ha visto partecipe anche il consigliere comunale Dott. Giacomo Biviano, prende atto che sono state recepite buona parte delle richieste formulate durante la stessa conferenza e che consentono di mantenere le attuali professionalità all'interno del presidio ospedaliero di Lipari.
Il nuovo documento, infatti, rispetto alla precedente bozza, prevede due nuovi medici: un ginecologo ed un ortopedico.
Nella nuova e ultima bozza, pertanto, i ginecologi ritornano ad essere 3 e viene ripristinata la figura dell'ortopedico precedentemente soppressa.
Un primo ma significativo passo rispetto ad un atto aziendale che continua, comunque, a non identificare il presidio ospedaliero di Lipari quale presidio di località insulare ad eccezionale difficoltà di accesso e, quindi, scorporato dagli Ospedali Riuniti e a non tenere conto dell'accordo Stato Regioni del 30/07/2015, relativamente ai punti nascita nelle zone marginali.

di Giacomo Biviano*

Le dichiarazioni dell'Assessore regionale alla Sanità del PD, Baldo Guggiardi, riportate qualche settimana fa da alcune testate giornalistiche regionali e locali dimostrano ancora una volta come lo stesso sia assolutamente ignaro della situazione sanitaria nel comprensorio eoliano.
Altrimenti dovremmo pensare che si stia mettendo in atto la solita opera dei pupi in classico stile siciliano.

Come si può, infatti, dichiarare che " il punto nascita di Lipari ha ottenuto una "proroga" e che le rispettive attività non cesseranno prima del 31 dicembre di quest'anno". Siamo arrivati, forse, alla farneticazione? Di quali attività si parla visto che nel presidio ospedaliero di Lipari da anni è vietato partorire, se non nei casi di urgenza indifferibile? L'Assessore è a conoscenza che il Punto nascita di Lipari, almeno nei fatti, è stato chiuso? Quando parla di proroga, a cosa si riferisce? O meglio, quali attività sono state prorogate? Quelle dei Pap-test?

La continua storiella della deroga, poi, sembra ormai superata da tempo. Il Ministero, infatti, ha sancito nella Conferenza Stato Regioni del 30/07/2015 la possibilità di riattivare i punti nascita al di sotto dei 500 parti l'anno purchè questi vengano messi in sicurezza alla pari delle strutture di primo livello secondo quanto redatto nel "Progetto Nazionale per l'ottimizzazione dell'assistenza Sanitaria nelle Isole Minori e Località caratterizzate da eccezionale difficoltà di accesso" approvato dalla stessa Conferenza.

La Regione Sicilia deve solo dimostrare al Ministero della Salute, attraverso un progetto specifico, che tra l'altro consentirebbe di accedere ai fondi CIPE, di mettere in sicurezza il punto nascita di eoliano attraverso tempi precisi, strumenti adeguati, dotazione organica in linea con le strutture di primo livello e sistemi di turnazione tali da garantire la cosidetta "manualità". Il Ministero, pertanto, a parere del sottoscritto, non deve concedere nessuna ulteriore deroga ma approvare o dare atto eventualmente che è stato realizzato il suddetto progetto.

A questo punto le domande sorgono spontanee:

Questo progetto è stato mai presentato dall'Assessorato alla Salute al Ministero? Sono state previste le somme e gli strumenti necessari per la sua attuazione? Sono state date disposizioni in tal senso?
Perchè il punto nascita di Pantelleria è stato adeguato, anche se in parte, agli standard di sicurezza richiesti, tanto da riprendere fin da subito l' attività dei parti in loco, mentre quello di Lipari è stato letteralmente demolito? Quale è stato il criterio di scelta della politica siciliana?

Sono queste le domande a cui l'Assessore Gucciardi dovrebbe rispondere invece di prendere tempo con proroghe del "nulla" e richieste di deroghe "irricevibili" in partenza, che hanno il solo sapore di spot pubblicitari.

Un atteggiamento inaccettabile per il quale ho già chiesto al coordinatore del circolo locale del PD, che ha immediatamente garantito un suo intervento presso lo stesso Assessore, di determinarci di conseguenza.

*Consigliere Comunale

---Arriva l'estate le Eolie cominciano a riempirsi di turisti e l'ospedale civile ha il pronto soccorso sguarnito di medici. I sanitari - quei pochi - cosi' sono sotto organico e "stressati". L'organico ovviamente non è idoneo a contenere l'affluenza estiva. Si tratta dell'unico pronto soccorso dell'Asp 5 di Messina dove i medici sono costretti a lavorare in condizioni di inadeguatezza numerica. E d'estate il "perno" è proprio il pronto soccorso. In servizio sono rimasti solamente quattro medici (un quinto sanitario viene inviato di volta in volta da altro ospedale. L'organico prevede sette unità.

Senza dimenticare che l'ospedale che deve garantire servizi per sette isole, è anche senza ortopedico. Per una semplice ingessatura occorre recarsi all'ospedale di Milazzo, cosi' come anche per toglierla e per fare le lastre. Giornate intere in trasferta con disagi e aggravi economici. Inoltre occorre potenziare il servizio dell'otorino. Tre-quattro volte alla settimana non basta. Cosi' come anche va adeguata ai fabbisogni la guardia medica.

Anche gli anestesisti sono carenti. Eppure i pochi medici a disposizione soprattutto nel periodo estivo contribuiscono a salvarte tante vite umane, soprattutto con la camera iperbarica ("fiore all'occhiello" insieme al centro dialisi), soprattutto turisti colpiti da embolia. Occorre pure altra unità di cardiologia poiché non e sempre presente in servizio. Recentemente in occasione di un caso abbastanza grave l'unica specialista è venuta fuori servizio. Occorre reperibilità della cardiologia poiché non è ammissibile pensare a un ospedale senza specialista reperibile. Il problema è che a Lipari non vuole venire nessuno.

Senza dimenticare che il punto nascita continua ad essere chiuso e le partorienti - coem già accaduto - rischiano di dare alla luce i loro bimbu sull'elisoccorso o sull'aliscafo, in attesa della trasferta a Milazzo, Patti o Messina. Eppure il ministro della salute Beatrice Lorenzin ha già concesso la deroga per Pantelleria e per Lipari, ma se nell'isola del versante opposta ha già aperto i battenti, il direttore generale dell'Asp 5 di Messina Gaetano Sirna è in attesa di due milioni di euro dalla Regione, cosi' come affermato di Francesco Catalfano, dirigente del presidio eoliano, nel recente convegno sulla sanità che si è svolto nella saletta delle Lettere.  

L'Asp - comunque - entro il mese dovrebbe affidare gli incarichi per i medici, per far fronte alla stagione estiva. Si è anche in attesa di nuovi giovani in via di specializzazione. Cosi' ogni volta arrivano medici "alle prime armi" e appena possono vanno via. E l'ospedale resta sempre con l'ossigeno...

Commentano gli isolani: "Abbiamo bisogno di medici esperti a Lipari non di pivelli!".

---Al pronto soccorso dell'ospedale in servizio sono rimasti solamente 3 medici. Per i turni massacranti si rischia il collasso. Dalla graduatoria non ha accettato nessuno! Lipari è considerata una sede "troppo scomoda". L'Asp 5 punta su contratti per liberi professionisti in attesa dei prossimi specializzandi. 

---Per il pronto soccorso dell'ospedale continua l'emergenza. La carenza di medici è destinata a continuare. Il nuovo designato dall'Asp 5 di Messina ha rinunciato. Si tratta della dottoressa Vanessa Papa, già in carica al ps di Sant'Agata e che era destinata  a Lipari per tamponare alla carenza dell'organico. Ma ora la novità - purtroppo - negativa è che il medico si è dimesso dall'Asp 5 per accettare l'incarico presso un'altra Asp. Esattamente l'Asp di Siracusa. Il medico è del catanese e quindi si avvicina a casa. Le Eolie possono attendere...

Al pronto soccorso dell'ospedale è sempre piu' emergenza. In servizio vi sono solamente quattro medici. I sanitari hanno già accumulato ore e ore di straordinario senza che siano state compensate. L'Asp 5 di Messina aveva garantito rinforzi, cosi' come anche per il centro riabilitazione di Canneto, ma fino ad ora senza alcun riscontro. E il malcontento aumenta soprattutto tra i cittadini.

LA REPLICA DELL'ASP 5 DI MESSINA.

Pronto soccorso.

L'Asp ha avviato tutte le procedure per conferire nuovi incarichi presso il pronto soccorso di Lipari. Una unità di personale, che in prima battuta aveva accettato l'incarico, ha poi rinunciato. Per sopperire comunque a tale mancanza l'Azienda ha provveduto a disporre il distacco di un professionista dall'ospedale di Sant'Agata di Militello.

Riabilitazione.

L'attenzione dell'Azienda Sanitaria Provinciale verso l'ambulatorio di riabilitazione di Canneto è stata, e continua ad essere, massima. Per fronteggiare le carenze di personale l'ASP nelle scorse settimane ha provveduto a deliberare l'affidamento di nuovi incarichi a tempo determinato. L'attenzione è stata focalizzata proprio su quelle figure professionali (logopedisti) che più potrebbero essere di supporto in una realtà come quella presente a Lipari. E' stato già convocato un logopedista, in più si sta provvedendo anche all'incarico di due neuropsicomotricisti. L'obiettivo dell'azienda non è certo quello di far mancare i servizi, ma piuttosto quello di trovare le soluzioni adattandole al contesto e alle difficoltà che la sanità vive in questo periodo.

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