download.jpg

Lipari - Padre Alfredo Adornato è sempre stato l'incoraggiamento religioso per tutte le isole Eolie. Sia dentro il confessionale che fuori. Una vita con l'abito talare incollato alla Sua pelle. Non ha mai cercato di essere il primo servitore di Dio o l'esclusivista della religione eoliana. Padre Alfredo ha sempre pregato con l'impegno assunto con i sovrani del cielo che oggi insieme a Lui si aprono uno squarcio fra le nuvole per pregare ancora tutti insieme in questa continuazione di vita che collega la terra al cielo. Il Notiziario delle Eolie oggi ha perso la sua prima penna che fin dal primo numero ha sempre lasciato la sua impronta religiosa.

Le condizioni di Monsignor Adornato da qualche giorno si erano aggravate. Ed era stato ricoverato nel reparto di medicina, diretto dal dottor Mario Pajno che insieme alla sua equipe lo aveva seguito constantemente.

Ieri mattina aveva anche ricevuto la visita dell'arcivescovo Giovanni Accolla accompagnato dalla maggior parte dei parroci isolani.

Padre Alfredo, come ogni sabato, puntualmente da 10 anni e, prima in televisione, nei giorni scorsi ci aveva fatto pervenire il suo messaggio religioso.

Monsignor Adornato, grazie di cuore e che il "Padre Eterno" l'assista sempre, come Lei ha sempre assistito i suoi fedeli (bl) 

I FUNERALI avranno luogo lunedi' alle 10,30 nella Cattedrale di Lipari e saranno celebrati dall'Arcivescovo Giovanni Accolla. 

La salma è stata trasferita nella Chiesa del Pozzo.

Gennaro, Salvatore e Bartolino Leone con le rispettive famiglie partecipano al dolore per la scomparsa terrestre di Padre Alfredo Adornato

IL CORDOGLIO

10570407_10153508959694011_6496345525511873044_n.jpg

- Lina Paola Costa: Dedico questa immagine alla memoria di padre Alfredo, parroco dei nostri anni bambini... concludere il ciclo della vita il giorno della Epifania è emblematico e con gratitudine gli auguriamo il riposo eterno.

26648514_1626932044040855_343892123_n.jpg

- Girolamo Casali da Berlino: Caro Bartolino buon giorno, ho finito adesso di leggere il " Nostro " giornale, e con amarezza apprendo che Padre Alfredo ha lasciato questa terra che Riposa in Pace! Già all'età di 15 anni praticavo l'Associazione Cattolica Italiana. Ricordi bellissimi assieme a Padre Alfredo. Quasi fino alla partenza per Berlino...nel lontano 1961! Poi quando mia figlia doveva fare la prima Comunione mi disse: La farà a Lipari alla cattedrale! E cosi fu ! Ti invio una foto con mia figlia e Padre Alfredo con le mie più sentite condoglianze a tutti i parenti! R.I.P. 

- Aldo Natoli: Mi associo alle condoglianze alla Famiglia per la scomparsa di Mons. Alfredo Adornato: ultimo conoscitore della storia della Chiesa Eoliana!

- Il Rotary Club di Lipari - Arcipelago Eoliano partecipa al cordoglio della comunità per la perdita di Mons. Alfredo Adornato. Figura pregevole di sacerdote, studioso e docente, protagonista della vita ecclesiale locale per un sessantennio, lascia tanti ricordi per l'opera di servizio dedicata al Rotary stesso, prima come socio attivo e poi come socio onorario del Club.
I pensieri illuminati sul Rotary restano custoditi come pietre miliari tra le pagine delle sue molteplici pubblicazioni, a memoria ed a guida del vivere sociale. Resta altrettanto indelebile ed incisiva la sua parola spirituale, sempre profonda, che dispensava affettuosamente nel Club in occasione degli incontri augurali, a Natale e per Pasqua.

- Pina Cincotta e Giovanni Mandarano piangono la scomparsa di Padre Alfredo.

- Il sindaco Marco Giorgianni esprime profondo cordoglio a nome proprio e dell'Amministrazione comunale per la dipartita di Monsignor Alfredo Adornato.
E' una grave perdita quella che ha colpito oggi la comunità liparese, ecclesiastica e laica. Sebbene da tempo le sue cagionevoli condizioni di salute lo avevano costretto a poche e sofferte apparizioni in pubblico, il lutto è una ferita vissuta con corale partecipazione.
Monsignor Adornato è una figura pregevole della nostra comunità che lascia la vita terrena. Riservatezza, sobrietà, fede i tratti che hanno contraddistinto la sua esistenza. Oggi a quanti lo hanno conosciuto resta il prezioso ricordo del suo apostolato, della sua umanità, del suo profondo legame con la città, della capacità di ascolto e di dialogo unitamente ad una caratura intellettuale che tante prove ha dato nel corso degli anni con le sue pubblicazioni accurate e appassionate sulla storia locale, scritte con la capacità espressiva che gli derivava anche dall'essere stato uno studioso e un docente; una ricchezza per i tempi a venire.

- Angelo Messina da Vulcano: Grazie Padre Alfredo per essere stato Parroco di Vulcano per 25 anni...doveva essere solo qualche domenica e invece, un quarto di secolo. Non ha mai fatto mancare una parola di conforto a chi ne aveva
bisogno, ne le Celebrazioni Eucaristiche,con l'umiltà e il garbo che lo ha sempre contraddistinto. Riposa in pace e veglia su di noi!

- Caro direttore, sarebbe bello che Padre Alfredo fosse sepolto come merita e come desiderio di tanti in cattedrale. Si prenda in considerazione questo appello. Grazie. Lettera firmata

Felice D'Ambra da Cagliari: Le mie sentite condoglianze alla famiglia e parenti per la scomparsa di Padre Alfredo Adornato.
Non vivendo a Lipari, ho solo avuto poche volte assistere ad alcune sue Omelie; apprezzando l'espressivo sentimento umano e di "Grande" sensibilità religiosa, che ha sempre distinto Monsignor Alfredo Adornato!

Giacomo Biviano: Il Presidente del Consiglio Comunale di Lipari a nome di tutto il Civico consesso esprime profondo cordoglio per la dipartita di Mons. Alfredo Adornato. Amabilissima figura ed illustre rappresentante delle istituzioni ecclesiastiche, per le quali lo stesso nutriva profonda fede, ha rappresentato un punto di riferimento e un caposaldo per la nostra comunità. La sua fede in Dio, infatti, si accompagnava alla profonda conoscenza storica e religiosa del territorio eoliano che continuamente esternava nelle numerose pubblicazioni realizzate. L'esempio, il sapere e i suoi insegnamenti rimarranno indelebili scolpiti nel cuore e nella mente di tutti noi.

Tullio Ranzi da Milano: Egregio Direttore, piacerebbe partecipare al lutto della Comunità di Lipari e quindi de IL NOTIZIARIO DELLE ISOLE EOLIE con questo ricordo e ringraziamento al caro Don Alfredo Adornato: Da Milano apprendiamo rattristati che si è spento Don Alfredo Adornato. Tante volte in queste ultime estati lo abbiamo visto sofferente celebrare la Santa Messa del mattino dalle Suore Francescane di Lipari: ultimamente si sorreggeva a stento tra il suo deambulatore e l'altare, a volte con qualche malcelata smorfia di dolore; con le sue parole e sofferenze ci accomunava e coinvolgeva sempre di più nella sua Fede! Credeva fermamente nella forza ("roccia", diceva) che il Signore gli infondeva giorno dopo giorno. >> Ora corri, vola e naviga sereno caro don Alfredo: come tu avevi chiesto è il momento in cui tutti quelli che ti hanno voluto bene (anche noi turisti da Milano) stanno soffiando con le loro preghiere in modo che le vele della tua navicella ti conducano spedito alla casa del Padre. Tullio e Vally Ranzi, due dei tanti che ti hanno voluto bene.

Francesco Valastro da Firenze: Ciao Bartolimo, ho appreso della dipartita di Padre Alfredo. Desidere partecipare anch'io con questo breve pensiero. Non ci crederai, ma quello a sinistra di Padre Alfredo nella foto di Armando sono io. Come puoi vedere non sono sempre stato pelato. Ciao Padre Alfredo, per me i suoi insegnamenti sono sempre stati un faro di orientamento nelle notti più buie della mia esistenza. Grazie per avermi aiutato a far fruttare al meglio il talento assegnatomi.

Caterina Conti: Carissimo Padre Adornato, Oggi è un triste giorno per tutti noi. Oggi ho saputo che sei volato in cielo. Un grazie al buon dio che ti ha conservato con noi fino ad oggi. In tutti questi anni sei stato una presenza vigile, colta, saggia e consapevole. Un riferimento per le nostre comunità e per i confratelli sacerdoti, ai servito sino all'ultimo e sei stata una presenza e un conforto insostituibile per le nostre suore. Io ricordo che sei stato indirizzato alla vita sacerdotale dal carissimo padre Caravello, splendida figura di sacerdote probabilmente adesso sconosciuta ai più. Ti ricordo a Patti nel convitto di Padre Calimero dove hai frequentato il ginnasio con il Professore Iacolino, anche se in classi diverse, con il professore Antonucci e con il farmacista Morsillo che teneva banco facendo lezioni di chimica a tutti. Il professore, allora allievo, teneva in braccio su una sediolina a dondolo mio fratello Giovanni il giorno della dichiarazione di guerra di Mussolini. Saranno poi passati due anni e con mamma e Giovanni siamo passati da Patti a Barcellona Pozzo di Gotto. Ti ho ritrovato dopo il periodo passato sotto i bombardamenti avendo finalmente recuperato papà reduce, il 23 Agosto 1943, sul motoveliero Rolando che sotto la bandiera del Vaticano con la croce rossa dipinta sulla tolda insieme al nostro magnifico Vescovo Monsignor Bernardino Ré, eravate venuti a Milazzo per chiedere viveri in favore della popolazione affamata di Lipari. Milazzo era sotto occupazione degli americani mentre le Eolie sarebbero state occupate dagli inglesi per cui siete ritornati a Lipari senza viveri, ma con un carico di almeno cinquanta reduci che si erano riuniti a Milazzo dai vari fronti e con la famiglia Conti al completo, Mamma, Giovanni, Io e papà, reduce anche lui. Da allora sei sempre stato, anche se molto giovane, il sacerdote affettuoso della nostra famiglia. Creati la Scuola Media e L'Istituto Tecnico, oltre ad occuparti dell'azione Cattolica, sei stato sempre la guida e l'insegnante consapevole e prezioso della nostra gioventù. Profondo conoscitore, insieme al professore Iacolino, della storia ecclesiastica e non del nostro Arcipelago, malgrado le difficoltà fisiche dovute all'età hai continuato a celebrare regolarmente, hai anche cercato di motorizzarti. Carissimo come faremo senza di te? Che il buon Dio ci aiuti come sempre. Condoglianze ai tuoi cari nipoti e alle loro famiglie, alla nostra comunità sacerdotale, alle nostre carissime suore e a tutti coloro che ti hanno voluto bene.

- Il Centro Studi Eoliano partecipa al cordoglio della comunità per la perdita di Mons. Alfredo Adornato, figura pregevole di sacerdote, studioso e docente, protagonista della vita ecclesiale locale per oltre sessantanni, lascia tanti ricordi e numerose pubblicazioni, una delle quali: "Pyrologia Topostorigrafica dell'Isole di Lipari", edita dal Centro con la prefazione del Prof. Giuliano Vassalli. Numerosi ed alquanto pregiati gli interventi di Mons. Adornato durante i Pomeriggi Culturali. Le Eolie perdono una figura che con il proprio operato ha tracciato un solco importante nella storia dell'arcipelago.

L'ALBUM DEI RICORDI DI ARMANDO RESTUCCIA

4._Aprile_1964.jpg

- Armando Restuccia: Ho appreso la triste notizia, ma sono certo che già sei entrato nel Regno dei Cieli, accolto dal Signore come servo buono e fedele e certamente sarai vero intercessore per tutti noi. Tu non sei morto ma continui ad essere vivo nel cuore di coloro che hanno condiviso momenti di gioia e anche momenti di dolore, sei nel cuore di chi ha ricevuto conforto e aiuto da te come amico e sacerdote. La morte è l'estrema fatica umana, l'ultimo dolore, l'ultimo passo verso l'eternità. Allora chiedo a te Padre Alfredo, che ora stai nella gloria del Padre, di pregare tu per tutti noi! E noi ti assicuriamo che ci ricorderemo sempre di te e pregheremo per te perché tutto l'amore e l'esempio che tu hai elargito, a quanti ti hanno voluto bene e conosciuto, non potranno cancellare i tuoi insegnamenti ed il tuo affabile modo di fare sempre sereno e rassicurante. Desidero concludere con quanto ha scritto Sant'Agostino: "Una lacrima per i defunti evapora, un fiore sulla loro tomba appassisce, una preghiera per la loro anima la raccoglie Iddio".

3._Aprile_1964.jpg

Listener.png

L'ultima nostra intervista a Mons. Alfredo Adornato

di Alfredo Adornato

Battesimo del Signore Anno B

In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo». Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall'acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento».
Il racconto di Gesù al Giordano ci riporta alla Genesi, all'in principio, alle prime immagini della Bibbia, quando lo spirito di Dio aleggiava sulle acque (Genesi 1,2) di un mare gonfio di vita inespressa. L'origine del creato, come quella di ognuno di noi, è scritta sull'acqua, nelle acque di un grembo materno.
Il rito del Battesimo porta impresso questo sigillo primordiale di nascite e di rinascite, di inizi e di ricominciamenti. Lo rivela un dettaglio prezioso: venne una voce dal cielo e disse: «Tu sei il Figlio mio, l'amato».
La voce dice le parole proprie di una nascita. Figlio è la prima parola, un termine potente per il cuore. E per la fede. Vertice della storia umana. Nel Battesimo anche per me la voce ripete: tu sei mio figlio. E nasco della specie di Dio, perché Dio genera figli di Dio, figli secondo la propria specie. E i generati, io e tu, tutti abbiamo una sorgente nel cielo, il cromosoma del Padre nelle cellule, il Dna divino seminato in noi.
La seconda parola è amato e la terza: mio compiacimento. Termine desueto, che non adoperiamo più, eppure bellissimo, che nel suo nucleo contiene l'idea di piacere, che si dovrebbe tradurre così: in te io ho provato piacere. La Voce grida dall'alto del cielo, grida sul mondo e in mezzo al cuore, la gioia di Dio: è bello stare con te. Tu, figlio, mi piaci. E quanta gioia sai darmi!
Io che non l'ho ascoltato, io che me ne sono andato, io che l'ho anche tradito sento dirmi: tu mi piaci. Ma che gioia può venire a Dio da questa canna fragile, da questo stoppino dalla fiamma smorta (Isaia 42,3) che sono io? Eppure è così, è Parola di Dio, rivelativa del suo cuore segreto. Per sempre.
Gesù fu battezzato e uscendo dall'acqua vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. Noto la bellezza e l'irruenza del verbo: si squarciano i cieli, come per un amore incontenibile; si lacerano, si strappano sotto la pressione di Dio, sotto l'urgenza del Signore. Si spalancano come le braccia dell'amata per l'amato. Da questo cielo aperto viene, come colomba, la vita stessa di Dio. Si posa su di te, ti avvolge, entra in te, a poco a poco ti modella, ti trasforma pensieri, affetti, speranze, secondo la legge dolce, esigente, rasserenante del vero amore.
Nel Battesimo è il movimento del Natale che si ripete: Dio scende ancora, entra in me, nasce in me perché io nasca in Lui, nasca nuovo e diverso, custodendo in me il respiro del cielo.
Ad ogni mattino, anche in quelli più oscuri, riascolta la voce del tuo Battesimo sussurrare: Figlio mio, amore mio, gioia mia. E sentirai il buio che si squarcia, e il coraggio che dispiega di nuovo le ali sopra l'intera tua storia.

IL RICORDO ATTRAVERSO NOTIZIARIOEOLIE.IT

5 APRILE 2014

 Lipari, per monsignor Alfredo Adornato 65 anni di "Sacerdozio" con il nuovo libro "Gemme" di Alfredo Adornato  

13 FEBBRAIO 2014

Eolie, 1750 anni sono trascorsi dalla traslazione del Sacro Corpo di S.Bartolomeo

di Alfredo Adornato 13 Febbraio 264 – 13 Febbraio 2010! 1750 anni sono trascorsi dal giorno in cui il Sacro Corpo del nostro glorioso Protettore S. Bartolomeo, per divina volontà, approdava miracolosamente ...

7 FEBBARIO 2017

LE INTERVISTE DE "IL NOTIZIARIO". Lipari, buon compleanno Padre Alfredo. Gli auguri ed i ringraziamenti

di Michele Giacomantonio I novant’anni di Mons. Adornato  26 febbraio 1927 – 26 febbraio 2017 Padre Alfredo immagine della Chiesa liparese Col passare degli anni padre Alfredo mi appare sempre ...

28 FEBBRAIO 2017

Lipari, le parrocchie festeggiano i 90 anni di monsignor Alfredo Adornato

...  questi anni con i risultati raggiunti, ricco di notizie e di fotografie. "Padre Alfredo - ha commentato Giacomantonio . ha avuto tre grandi passioni nella sua vita: la Chiesa, la Scuola, la Storia local ...

Anni_50.jpg

Al_lavoro_nella_biblioteca_vescovile_001.jpg

IMG-20170226-WA0012_1488176523209.jpg

 

III Domenica di Avvento Anno B

Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa». Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell'acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

Venne Giovanni, mandato da Dio, per rendere testimonianza alla luce. «Il più grande tra i nati da donna», come lo definisce Gesù, è mandato come testimone, dito puntato a indicare non la grandezza, la forza, l'onnipotenza di Dio, bensì la bellezza e la mite, creativa pazienza della sua luce. Che non fa violenza mai, che si posa sulle cose come una carezza e le rivela, che indica la via e allarga gli orizzonti.
Il profeta è colui che guida l'umanità a «pensare in altra luce» (M. Zambrano).
E lo può fare perché ha visto fra noi la tenda di uno che «ha fatto risplendere la vita» (2 Timoteo 1,10): è venuto ed ha portato nella trama della storia una bellezza, una primavera, una positività, una speranza quale non sognavamo neppure; è venuto un Dio luminoso e innamorato, guaritore del disamore, che lava via gli angoli oscuri del cuore. Dopo di lui sarà più bello per tutti essere uomini.

Giovanni, figlio del sacerdote, ha lasciato il tempio e il ruolo, è tornato al Giordano e al deserto, là dove tutto ha avuto inizio, e il popolo lo segue alla ricerca di un nuovo inizio, di una identità perduta. Ed è proprio su questo che sacerdoti e leviti di Gerusalemme lo interrogano, lo incalzano per ben sei volte: chi sei? Chi sei? Sei Elia? Sei il profeta? Chi sei? Cosa dici di te stesso?
Le risposte di Giovanni sono sapienti, straordinarie. Per dire chi siamo, per definirci noi siamo portati ad aggiungere, ad elencare informazioni, titoli di studio, notizie, realizzazioni. Giovanni il Battista fa esattamente il contrario, si definisce per sottrazione, e per tre volte risponde: io non sono il Cristo, non sono Elia, non sono... Giovanni lascia cadere ad una ad una identità prestigiose ma fittizie, per ritornare il nucleo ardente della propria vita. E la ritrova per sottrazione, per spoliazione: io sono voce che grida. Solo voce, la Parola è un Altro. Il mio segreto è oltre me. Io sono uno che ha Dio nella voce, figlio di Adamo che ha Dio nel respiro. Lo specifico della identità di Giovanni, ciò che qualifica la sua persona è quella parte di divino che sempre compone l'umano.

«Tu, chi sei?» È rivolta anche a noi questa domanda decisiva. E la risposta consiste nello sfrondare da apparenze e illusioni, da maschere e paure la nostra identità. Meno è di più. Poco importa quello che ho accumulato, conta quello che ho lasciato cadere per tornare all'essenziale, ad essere uno-con-Dio. Uno che crede in un Dio dal cuore di luce, crede nel sole che sorge e non nella notte che perdura sul mondo. Crede che una goccia di luce è nascosta nel cuore vivo di tutte le cose.
(Letture: Isaia 61,1-2.10-11; Luca 1, 46-54; 1 Tessalonicesi 5,16-24; Giovanni 1,6-8.19-28)

XXX Domenica Tempo ordinario Anno A

In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Gli rispose: «"Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente". Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: "Amerai il tuo prossimo come te stesso". Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».
Qual è, nella Legge, il grande comandamento?

Lo sapevano tutti qual era: secondo i rabbini d'Israele era il terzo, quello che prescrive di santificare il Sabato, perché anche Dio lo aveva osservato («e il settimo giorno si riposò», Genesi 2,2).
La risposta di Gesù, come al solito, spiazza e va oltre: non cita nessuna delle dieci parole, colloca invece al cuore del suo Vangelo la stessa cosa che sta nel cuore della vita: tu amerai, che è desiderio, attesa, profezia di felicità per ognuno.
Le leggi che reggono il mondo dello spirito e quelle che reggono la realtà vivente sono le stesse. Per questo: «quando si riesce ad esprimere adeguatamente e con bellezza il Vangelo, sicuramente quel messaggio risponderà alle domande più profonde dei cuori» (Evangelii gaudium, 265). Nulla vi è di autenticamente umano che non trovi eco nel cuore di Dio.
Amerai, dice Gesù, usando un verbo al futuro, come una azione mai conclusa. Amare non è un dovere, ma una necessità per vivere.

Cosa devo fare, domani, per essere ancora vivo? Tu amerai.
Cosa farò anno dopo anno? Tu amerai.
E l'umanità, il suo destino, la sua storia? Solo questo: l'uomo amerà.
Ed è detto tutto. Qui gettiamo uno sguardo sulla fede ultima di Gesù: lui crede nell'amore, si fida dell'amore, fonda il mondo su di esso.
Amerai Dio con tutto il cuore. Non significa ama Dio esclusivamente e nessun altro, ma amalo senza mezze misure. E vedrai che resta del cuore, anzi cresce e si dilata, per amare il marito, il figlio, la moglie, l'amico, il povero. Dio non è geloso, non ruba il cuore, lo dilata.
Ama con tutta la mente. L'amore è intelligente: se ami, capisci di più e prima, vai più a fondo e più lontano. Amo molto quel proverbio inglese che dice «clarity, charity»: chiarezza, carità. La chiarezza si raggiunge percorrendo la via dell'amore (J. Tolentino).
Gli avevano domandato il comandamento grande e lui invece ne elenca due. La vera novità non consiste nell'avere aggiunto l'amore del prossimo, era un precetto ben noto della legge antica, ma nel fatto che le due parole insieme, Dio e prossimo, fanno una sola parola, un unico comandamento. Dice infatti: il secondo è simile al primo. Amerai l'uomo è simile ad amerai Dio. Il prossimo è simile a Dio, il fratello ha volto e voce e cuore simili a Dio. Il suo grido è da ascoltare come fosse parola di Dio, il suo volto come una pagina del libro sacro.
Amerai il tuo prossimo come ami te stesso. Ed è quasi un terzo comandamento sempre dimenticato: ama te stesso, amati come un prodigio della mano di Dio, scintilla divina. Se non ami te stesso, non sarai capace di amare nessuno, saprai solo prendere e accumulare, fuggire o violare, senza gioia né intelligenza né stupore.

 

XXIX domenica - Tempo ordinario Anno A

In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi. Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di' a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l'iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».
La trappola è ben congegnata: È lecito o no pagare il tributo a Roma? Stai con gli invasori o con la tua gente? Con qualsiasi risposta Gesù avrebbe rischiato la vita, o per la spada dei Romani, come istigatore alla rivolta, o per il pugnale degli Zeloti, come sostenitore degli occupanti.

Erodiani e farisei, due facce note del pantheon del potere, pur essendo nemici giurati tra loro, in questo caso si accordano contro il giovane rabbi di cui temono le parole e vogliono stroncare la carriera.
Ma Gesù non cade nella trappola, anzi: ipocriti, li chiama, cioè commedianti, la vostra esistenza è una recita. Mostratemi la moneta del tributo. Siamo a Gerusalemme, nell'area sacra del tempio, dove era proibito introdurre qualsiasi figura umana, anche se coniata sulle monete. Per questo c'erano i cambiavalute all'ingresso. I farisei, i puri, con la loro religiosità ostentata, portano dentro il luogo più sacro della nazione, la moneta pagana proibita con l'effigie dell'imperatore Tiberio. I commedianti sono smascherati: sono loro, gli osservanti, a violare la norma, mostrando di seguire la legge del denaro e non quella di Mosè.

Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare. È lecito pagare? avevano chiesto. Gesù risponde impiegando un altro verbo, restituire, come per uno scambio: prima avete avuto, ora restituite. Lungo è l'elenco: ho ricevuto istruzione, sanità, giustizia, coesione sociale, servizi per i più fragili, cultura, assistenza... ora restituisco qualcosa.
Rendete a Cesare, vale a dire pagate tutti le imposte per servizi che raggiungono tutti. Come non applicare questa chiarezza immediata di Gesù ai nostri giorni di faticose riflessioni su manovre finanziarie, tasse, fisco; ai farisei di oggi, per i quali evadere le imposte, cioè non restituire, trattenere, è normale?
E aggiunge: Restituite a Dio quello che è di Dio. Di Dio è la terra e quanto contiene; l'uomo è cosa di Dio. Di Dio è la mia vita, che «lui ha fatto risplendere per mezzo del Vangelo» (2Tm 1,10). Neppure essa mi appartiene.

Ogni uomo e ogni donna vengono al mondo come vite che risplendono, come talenti d'oro su cui è coniata l'immagine di Dio e l'iscrizione: tu appartieni alle sue cure, sei iscritto al suo Amore. Restituisci a Dio ciò che è di Dio, cioè te stesso.
A Cesare le cose, a Dio le persone. A Cesare oro e argento, a Dio l'uomo.
A me e ad ogni persona, Gesù ripete: tu non appartieni a nessun potere, resta libero da tutti, ribelle ad ogni tentazione di lasciarti asservire.
Ad ogni potere umano il Vangelo dice: non appropriarti dell'uomo. Non violarlo, non umiliarlo: è cosa di Dio, ogni creatura è prodigio grande che ha il Creatore nel sangue e nel respiro.

Dio si avvicina con amore e guarisce la vita

V Domenica Tempo ordinario - Anno B

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva. Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».
E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.
Marco presenta il resoconto della giornata-tipo di Gesù, una cronaca dettagliata delle sue fondamentali attività quotidiane: guarire, pregare, annunciare.
Guarire. E vediamo come il suo agire prenda avvio dal dolore del mondo: tocca, parla, prende per mano, guarisce. Come il primo sguardo di Gesù si posi sempre sulla sofferenza delle persone, e non sul loro peccato. E la porta della piccola Cafarnao scoppia di folla e di dolore e poi di vitalità ritrovata.
Il miracolo è, nella sua bellezza giovane, il collaudo del Regno, il laboratorio del mondo nuovo: mostra che è possibile vivere meglio, per tutti, e Gesù ne possiede la chiave. Che un altro mondo è possibile e vicino. Che il regno di Dio viene con il fiorire della vita in tutte le sue forme.
La suocera di Simone era a letto con la febbre, e subito gli parlarono di lei. È bello questo preoccuparsi degli apostoli per i problemi e le sofferenze delle persone care, e metterne a parte Gesù, come si fa con gli amici. Non solo la gratuità, quindi, ma anche tutto ciò che occupa e preoccupa il cuore dell'uomo può e deve entrare, a pieno titolo, nel dialogo con Dio nella preghiera.
Gesù ascolta e risponde: si avvicina, si accosta, va verso il dolore, non lo evita, non ha paura. E la prese per mano. Mano nella mano, come forza trasmessa a chi è stanco, come a dire "non sei più sola", come un padre o una madre a dare fiducia al figlio bambino, come un desiderio di affetto. Chi soffre chiede questo: di non essere abbandonato da chi gli vuole bene, di non essere lasciato solo a lottare contro il male. E la fece alzare. È il verbo della risurrezione. Gesù alza, eleva, fa sorgere la donna, la riaffida alla sua statura eretta, alla fierezza del fare, alla vita piena e al servizio: per stare bene l'uomo deve dare!
Mano nella mano, uomo e Dio, l'infinito e il mio nulla, e aggrapparmi forte: per me è questa l'icona mite e possente della buona novella.
Pregare. Mentre era buio, uscì in un luogo deserto e là pregava. Gesù, pur assediato dalla gente, sa inventare spazi. Di notte! Quegli spazi segreti che danno salute all'anima, a tu per tu con Dio, a liberare le sorgenti della vita, così spesso insabbiate.
Annunciare. I discepoli infine lo rintracciano: tutti ti cercano! E lui: Andiamocene nei villaggi vicini, a predicare anche là. Gesù non cerca il bagno di folla, non si esalta per il successo di Cafarnao, non si deprime per i fallimenti che incontra. Lui avvia processi, inizia percorsi, cerca altri villaggi, altre donne da rialzare, orizzonti più larghi dove poter compiere il suo lavoro: essere nella vita datore di vita, predicare che il Regno è vicino, che «Dio è vicino, con amore, e guarisce la vita».

hotel-raya.jpg