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di Enrico Cuccodoro*

Più recenti modifiche hanno già interessato l’impianto della Costituzione, nella variazione degli artt. 9, 33, 41, 56-59 del Testo, con approvazione avvenuta fra il 2020 e 2023. C’è ora il proposito di una ulteriore, sollecitata revisione degli artt. 59, 88 e 92-94 della Carta all’esame delle Camere, incidente in radice sulla natura procedurale e sostanziale della nostra vigente forma parlamentare di governo.

Tanto la centralità delle Assemblee legislative, quanto la posizione costituzionale del Capo dello Stato sono e saranno oggetto di serrato confronto e aperta discussione, circa una più marcata “accentuazione” della figura cardine del Presidente del Consiglio nel quadro di evoluzione degli equilibri costituzionali attuali, forse orientando il superamento della tradizionale oscillazione riscontrata talora nel tempo fra Premiership protagonista e collegialità mediatrice dell’Esecutivo di coalizione?

Non già nell’idea dei promotori è prospettata una ragionevole eventualità di c.d. “sfiducia costruttiva” in caso di crisi governativa e di possibilità della “revoca del ministro”, se in dissenso riguardo la linea d’indirizzo politico del Ministero, comunque nel prioritario favore del cambiamento, indispensabile quanto opportuno, della legge elettorale esistente per le elezioni delle due Camere. Bensì, si avanza una più problematica adozione di c.d. “premierato”, quale inedita scelta di “democrazia d’investitura” mediante l’indicazione del voto popolare per il Presidente del Consiglio all’atto di indizione dei comizi elettorali, poi con aggiuntive norme di scorrimento conseguenti, ove si determini l’ipotesi di mancata fiducia parlamentare e variazione di leadership.

Tuttavia, come si è da più parti davvero considerato, è in campo l’assestamento circa quel panorama che il Presidente della Repubblica può notare e valutare dal suo osservatorio privilegiato del Paese in ordine ai fenomeni che riguardano le sfide democratiche, politiche, economiche e sociali. Quindi, in gioco si qualifica il costante esercizio delle sue diverse prerogative super partes, soprattutto, riferibili alla moral suasion, con interventi, gesti e moniti nello stile personale di utile, consolidato soft power del Capo dello Stato, custode e garante della Costituzione nelle molteplici “prestazioni di unità”, “unificazione dei valori” e “bilanciamento razionalizzato tra poteri”, fino all’arma dello scioglimento delle Camere, ex artt. 88-89 Cost., ove si configuri l’impasse nella governabilità, virtualmente risolubile solo con tale decretata extrema ratio.

Qui, nel merito, giova rammentare, fra le notevoli opinioni espresse in materia, il notevole richiamo pronunciato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha inteso rimarcare proprio la memoria all’ammonimento insito nelle puntuali parole del predecessore, Luigi Einaudi. “Dovere del Presidente della Repubblica evitare si pongano precedenti grazie ai quali accada o sembri accadere che egli non trasmetta al suo successore, immuni da ogni incrinatura, le facoltà che la Costituzione gli attribuisce”. Ed ancora, egli ha poi aggiunto: “Sin dal suo messaggio alle Camere riunite in occasione del giuramento, giusto settant’anni or sono, il Presidente Einaudi ricordò il ruolo di ‘tutore’ dell’osservanza della legge fondamentale della Repubblica e sottolineò i principi solenni contenuti nella Costituzione” (Così: Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione dell’Anniversario del Giuramento e dell’entrata in carica del Presidente della Repubblica, Luigi Einaudi; discorso pronunciato a Dogliani, il 12 maggio 2018, in riferimento a una “nota verbale”, letta il 12 gennaio 1954, dal Presidente della Repubblica Luigi Einaudi per l’incontro con i presidenti dei gruppi parlamentari della DC, Aldo Moro e Stanislao Ceschi, a seguito delle dimissioni del Governo Pella).

Senza enfasi alcuna, pertanto, il valore della Costituzione è segno della nostra sostanziata identità plurale, del peculiare raccordo fra le generazioni a presidio della libertà, dei diritti, della giustizia, contro ogni barbarie, prevaricazione e tirannia. Di sicuro, si possiede fra le nostre mani, non un “libro dei sogni”; ma pur nel bisogno di pienamente completarsi e attuarsi per lettera e spirito della sua energia programmatica quale forza che si amplifica e via via si espande, la Costituzione vive la storia della Nazione se le regole e i valori condivisi sono accolti dai cittadini e presenti nella esigenza di coesione della comunità, segno dei tempi della società più giusta e onesta del nostro Paese, anche più felice (L. Segre). Soprattutto, una “saggia Costituzione”, che proprio va affermato con la fierezza delle parole di Sandro Pertini Costituente: “non ci è stata donata su un piatto d’argento da qualcuno…, non è caduta dal cielo, non è il frutto di una elaborazione di un gruppo di esperti dietro una scrivania. Essa è stata una conquista di tutto il popolo italiano, della sua storia, delle sue forze politiche; è scaturita direttamente dagli ideali e dalla cultura della Resistenza, dalla fede e dalle convinzioni di migliaia di morti antifascisti”.

*Costituzionalista e Coordinatore nazionale dell’Osservatorio Istituzionale per la libertà e la giustizia sociale “Sandro e Carla Pertini”

L’Intervista del Notiziario al prof. Enrico Cuccodoro, a lezione con"Gli Impertinenti”

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