di Rosita Cipolla
Quanto sono sostenibili le isole italiane? Decisamente troppo poco.
A dirlo è il nuovo report, appena pubblicato, elaborato dall’osservatorio di Legambiente e CNR-IIA. Le criticità più importanti si registrano sul fronte della depurazione, dell’approvvigionamento idrico ed energetico. Uno dei dati più allarmanti del documento riguarda l’assenza di un sistema di trattamento in circa la metà delle isole minori abitate del Paese.
Nel 2021, per oltre due terzi, le 27 isole minori italiane risultano non sono ancora interconnesse alla rete elettrica nazionale e quasi il 40% di esse non dispone di un sistema di trattamento delle acque reflue. Nel complesso queste isole contano un numero esiguo di impianti per la produzione da fonti rinnovabili, tra i più bassi d’Italia e vedono circolare un numero troppo elevato di auto in rapporto al numero di abitanti.
I risultati dell’analisi dell’osservatorio confermano la necessità di accelerare negli interventi in chiave sostenibile nelle isole minori italiane. Alcuni progetti si stanno muovendo, con risultati incoraggianti come nella raccolta differenziata dei rifiuti e nel fotovoltaico – commenta Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente –
Ma i ritardi sono ancora rilevanti, specie sul fronte depurazione delle acque e nella crescita delle rinnovabili, con situazioni davvero inaccettabili per aree che dovrebbero puntare su un’offerta turistica sostenibile e di qualità Sulle rinnovabili, in particolare, occorre un cambio di passo, perché oggi la produzione elettrica viene garantita con centrali da fonti fossili, quando invece potremmo farle diventare al 100% rinnovabili, così come altre isole nel mondo stanno già facendo e come raccontiamo nel rapporto.
Positiva, ma ancora a livelli e ritmi troppo lenti, la crescita del solare fotovoltaico nelle isole non interconnesse: il fallimento degli obiettivi minimi di sviluppo di energia da FER fissati al 31 dicembre 2020 è paradossale, ma ha una spiegazione evidente: troppi ritardi nei decreti e troppi vincoli paesaggistici perfino per il solare integrato nei tetti.
Le isole hanno delle incredibili potenzialità per diventare laboratori della transizione ecologica e serve una cabina di regia nazionale con chiari obiettivi da raggiungere, per accelerare gli interventi e spendere in modo efficiente le risorse previste dal PNRR.
La sfida dell’approvvigionamento energetico
Quella dell’approvvigionamento energetico resta una delle principali sfide delle isole minori italiane abitate. Sono 20 su 27 quelle non interconnesse alla rete elettrica nazionale: Isole Pelagie, Isole Egadi, Isole Tremiti, Isole Eolie, Ponza, Ventotene, Ustica, Capraia, Isola del Giglio, Gorgona.
Nonostante diverse di queste presentino alcuni dei potenziali di soleggiamento e ventosità più promettenti di tutta la penisola, in queste isole gran parte dell’energia deriva da vecchi e inquinanti impianti a gasolio trasportato via nave. E i numeri delle installazioni di impianti da fonti rinnovabili sono tra i più bassi a livello nazionale.
Tra fotovoltaico ed eolico, complessivamente, al 31 dicembre 2020 le isole minori contavano 2014 impianti per la produzione di elettricità da fonti rinnovabili, per un totale di 15.764 kWe di potenza. Tra quelle non interconnesse la copertura del fabbisogno elettrico da fonti rinnovabili è molto bassa.
Il migliore risultato si registra sull’isola di Ustica, che ha raggiunto il 12%, seguita dalle isole Pelagie con il 6,22% e Ventotene con il 5%. Le altre isole non raggiungono il 5% e i valori più bassi si riscontrano su Isola del Giglio, Isole Tremiti e Salina.
Cresce, grazie agli incentivi introdotti dal Ministero per lo Sviluppo economico, il solare fotovoltaico: sono 36 gli impianti installati dal 2018 a oggi nelle isole minori di Pantelleria, Ponza, Ustica e degli arcipelaghi di Pelagie, Egadi ed Eolie, per un totale di 531 kWe che vanno ad aggiungersi ai 2.700 kWe già installati nelle 20 isole minori non interconnesse.
Purtroppo, i ritardi accumulati nell’emanazione dei decreti attuativi hanno portato al fallimento degli obiettivi previsti al 31 dicembre 2020, che puntavano a un’installazione complessiva di 11.820 kW.
Ad oggi il fotovoltaico è presente in tutte le isole, anche se in alcuni casi con numeri molto bassi come nelle Isole Tremiti e a Salina, mentre le maggiori installazioni di impianti fotovoltaici si registrano nelle isole interconnesse di Ischia, Isola d’Elba e Sant’Antioco.
L’altra fonte rinnovabile è il micro-eolico, presente solo a Pantelleria, Sant’Antioco e Ventotene. Per entrambe le fonti, il nodo principale rimane quello delle procedure di approvazione, complicatissime per i vincoli presenti e per l’atteggiamento contrario di diverse soprintendenze.
Acqua potabile e depurazione delle acque reflue.
Per quanto riguarda il settore idrico, le isole minori si trovano ad affrontare da un lato il problema dell’approvvigionamento di acqua potabile, strettamente connesso alla scarsità delle risorse presenti, dall’altro quello della depurazione delle acque reflue, ancora oggi non garantita in tutte le isole.
La carenza di acqua potabile porta alcune di queste isole a dipendere (in certi casi anche durante tutto l’anno) dal trasporto via navi cisterna o da impianti di desalinizzazione, con criticità che aumentano in estate.
Mentre sul fronte depurazione, quasi il 40% delle isole analizzate non dispone di un sistema di trattamento delle acque reflue: sono l’Isola del Giglio, Linosa, Favignana, Marettimo, Levanzo, Stromboli, Filicudi, Alicudi, Panarea e Salina.
Gestione dei rifiuti
Un’altra importante criticità che riguarda le isole è rappresentata dalla gestione dei rifiuti, specialmente in estate quando le presenze si moltiplicano. Tra il 2010 e il 2019, la capacità di differenziare i rifiuti è cresciuta un po’ ovunque. Sei sono le isole che superano sia la media di raccolta differenziata del Centro Italia (58%) che quella del Sud (51%): Capri, Isola d’Elba, Maddalena, Pantelleria, Procida e Sant’Antioco. L’isola di Sant’Antioco risulta la più virtuosa raggiungendo l’80% di raccolta differenziata, seguita da Pantelleria e Maddalena, a pari merito con il 71%, e da Procida (70%).
Rispetto al 2018, nel 2019 i maggiori incrementi nella percentuale di raccolta differenziata si sono osservati a Ustica (dal 5 al 20%), nelle Egadi (dal 15 al 38%), nelle Pelagie (dal 16 al 38%), nelle Tremiti (dal 21 al 38%) e a Salina (dal 39 al 51%). Ponza guadagna qualche punto, ma resta ultima in classifica (9% di RD), mentre a Ventotene si assiste invece a un peggioramento, con una differenziata scesa di 10 punti percentuali (dal 28% al 18%). Tra le voci che più pesano sul bilancio delle amministrazioni, troviamo proprio il trasporto via nave dei rifiuti indifferenziati verso gli impianti sulla terraferma.
Mobilità
Un altro nodo cruciale per le isole minori è la mobilità. In questo ambito la criticità è duplice: da un lato, nel collegamento con la terraferma, dall’altro negli spostamenti locali con i relativi picchi del periodo estivo.
Purtroppo il numero di autoveicoli per abitante si conferma ancora troppo alto in molte isole minori, con i valori maggiori registrati a Lampedusa e Linosa (0,9 av/ab) e Pantelleria (0,8 av/ab). I più bassi invece si registrano a Capri (0,3 av/ab) e a Procida (0,4 av/ab). Le isole con il parco auto più giovane sono San Pietro, con il 73%, e Isola d’Elba con il 68% di euro 4,5,6; quelle con il parco auto più vecchio sono invece le Isole Pelagie e le Isole Tremiti che contano rispettivamente il 58% e 53% di euro 0,1,2,3. In questo caso la sfida è creare un’alternativa alle auto private e incentivare forme di spostamento a impatto ambientale zero, dall’elettrico allo sharing, dai percorsi pedonali a quelli ciclabili in sicurezza, autorizzando l’uso degli autoveicoli esclusivamente ai residenti.(greenme.it)