di Bartolo Favaloro
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Sulle strade bianche alla scoperta della Vernaccia di Fattoria Fugnano
In viaggio verso Fattoria Fugnano
Quello verso Fattoria Fugnano è un viaggio nel senso più nobile del termine, un itinerario immaginifico attraverso due chilometri di strada bianca, che armoniosi tagliano le dolci colline di San Gimignano passando attraverso boschi e proprietà che paiono vivere su ritmi antichi, dove l’alternanza delle stagioni trova il suo massimo splendore nei colori e nell’operosità settembrina, quando la vendemmia riempie l’aria e turba i sonni dei viticoltori. Proprio al termine della via per Fugnano si trova il duecentesco borgo, incantevole gioiello nascosto con il suo antico casolare e la piccola chiesa dedicata a San Bartolomeo, entrambi oggetto di garbati restauri conservativi, e una vista impagabile sulla Rocca di San Gimignano, al suo massimo splendore nelle ore che accompagnano il tramonto.
Questo borgo medievale abitato da mezzadri, fra alterne fortune, conosce il suo momento di massimo splendore dalla metà del 1700 fino alla Seconda guerra mondiale. Dopo il conflitto torna a spopolarsi, come durante la peste del ‘300, e le sue terre vengono progressivamente abbandonate. Con il risultato che, negli anni ‘60, quasi tutto, da queste parti, è in vendita. Ed ecco arrivare dalla Sicilia il commendator Andrea Pensabene: siamo nel 1963. In paese, a San Gimignano, tutti ricordano bene questo siciliano con l’immancabile coppola, determinato e gioviale che, per molte settimane, gira in lungo e in largo le campagne prima di decidere, fra le tante proprietà visitate, di acquistare questo borgo del 1200, in fondo a una strada bianca lunga un paio di chilometri. È il suo piccolo sogno per la vecchiaia. Alle figlie femmine, come nella miglior tradizione, il Commendatore aveva già acquistato una farmacia in centro a Palermo.
San Gimignano, 1997: il sogno di Laura
Alla morte di Andrea Pensabene, Laura Dell’Aira, la nipote allora 23enne studentessa di legge, tenta l’avventura. Innamorata di questa terra e del sogno del nonno decide di rilevare la fattoria, che la madre avrebbe voluto mettere in vendita, e di provarci. Con coraggio, testardaggine e quel po’ di sana arroganza giovanile che fa commettere magari qualche errore, ma anche intraprendere grandiose avventure. La realtà vinicola, all’epoca, si dedicava solo alla produzione, senza imbottigliare nulla. Oggi, invece, propone tre linee di vini – Da Fugnano, Donna Gina e Sguardi Internazionali – e caparbiamente si impegna a coniugare turismo e agriturismo, a San Gimignano, per dare risonanza al territorio, all’azienda, alla sua lunga storia e al suo prodotto simbolo: la Vernaccia. Riservata e barocca, piena di entusiasmo e di quel pizzico di malinconia tipica degli isolani, appassionata e straordinariamente sincera, Laura e Fattoria Fugnano sono una boccata d’ossigeno in questi tempi difficili.
Camminando fra le vigne
“Conoscere il terreno è uno dei segreti più importanti. Ho capito, con il tempo, che per guardare avanti dovevo prima guardare sotto i miei piedi; perché era quello l’unico libro da leggere per capire la storia di Fugnano”, racconta Laura Dell’Aira mentre ci guida, insieme al figlio Andrea, fra i 24 ettari vitati della Fattoria, ad un’altezza media di 350 metri sul livello del mare. Ma non bastano certo i numeri a raccontare la dolcezza delle colline della Val D’Elsa che, da ogni punto, affacciano sull’antica San Gimignano. Con i loro terreni ricchi di sabbie gialle di tufo e argille stratificate, che regalano infinite sfumature, dall’ocra al rosso. Qui, a settembre, le giornate sono calde e dolci e le notti fredde: il clima ideale per vini dalla forte identità di gusto e territorialità.
Cena eoliana, arancinu e brioscia: la cucina di Bartolo Favaloro sublima i vini Fattoria Fugnano
Ad accompagnare questo viaggio alla scoperta di Fugnano, sulla tavola ci sono i piatti dello chef Bartolo Favaloro. Ricette che ancora una volta sanciscono il legame fra le due anime che danno vita alla Fattoria e ai suoi vini: la Toscana e la Sicilia. Ci sono le fave di Lipari, coltivate dal papà dello chef, i maccheroni al ferretto con il finocchietto fresco e il pane atturrato, la caponata di melanzane, la cassatina di ricotta e poi, ancora, l’arancinu e la brioscia. I vini Fattoria Fugnano punteggiano tutto con carattere e grazia, superando persino la prova dell’abbinamento quasi impossibile con il finocchietto selvatico. “Siamo qui”, spiega Laura durante la cena, “perché dopo tanti mesi avevo voglia di vivere e di raccontare questa azienda e questo luogo, anche se sono una persona che talvolta si nasconde. Mi piacciono tanto i vini che produco oggi e mi piace farne godere anche agli altri”.
La Vernaccia di Fattoria Fugnano: verticale e tradizionale
Regina bianca in terra di grandi rossi, l’uva Vernaccia a Fugnano è una vera protagonista. Non solo dal punto di vista produttivo ma, prima di tutto, culturale. Un po’ snobbata, negli ultimi anni, questa etichetta ritrova qui tutta la sua orgogliosa unicità. “Abbiamo cercato di enfatizzare quello che ci offre il territorio, lasciando che questa Vernaccia parlasse da sola perché ha qualcosa da dire sul serio”, racconta l’enologo Emiliano Falsini che, da qualche anno, collabora con la cantina per dare un taglio nuovo, stilistico e identitario ai suoi vini. “La Vernaccia Fugnano è una Vernaccia che non ha paura, ha solo bisogno di essere raccontata e sorseggiata”. In carta, due terreni, due anni, due selezioni di uve, due bottiglie molto identitarie. Da un parte la Vernaccia Da Fugnano, espressione di questo territorio unico, dall’altra Donna Gina, etichetta dedicata alla nonna di Laura Dell’Aira, che spiega: “È un vino molto contemporaneo, con importante selezione di uve in campo, quasi un rosso mascherato da bianco. Al tempo stesso, segue la tradizione della cultura italiana e ben si abbina alla ricchezza dei sapori della sua cucina”. Mai noiosa, la Vernaccia è infatti un superbo vino da tavola, che si beve a tutto pasto. Chiosa Laura Dell’Aira: “Ci sono tanti bianchi da valorizzare in una terra di rossi come la Toscana. E in questo senso San Gimignano, con la denominazione più importante fra i bianchi toscani, ha le carte in regola per essere la stella polare di questa ri-affermazione”. L’esperienza, da sola, vale il viaggio in questa terra: gustare la Vernaccia qui, a Fugnano, assume davvero un altro valore.