Ci siamo. Novanta giorni, tre mesi, perché la Dop Capperi delle Eolie sia registrata e diventi ufficiale su tutto il territorio europeo.
Ieri la pubblicazione nella Gazzetta Europea, come ha fatto sapere Luigi Polizzi, dirigente del Ministero delle Politiche Agricole. Ora i 27 stati membri avranno solo quest'arco di tempo per proporre le loro opposizioni. Un'ipotesi remota, ma plausibile. Quindi serve pazienza e incrociare le dita. Se tutto filerà liscio, a marzo 2020 sarà ufficiale la Dop Capperi delle Eolie. Non sarà la trecentesima dop italiana, perché le "concorrenti" Mozzarella Gioia del Colle Dop e Provola dei Nebrodi sono più avanti nelle pratiche burocratiche e, quasi sicuramente, saranno ufficializzate prima di quella dei capperi siciliani. "E' una meravigliosa opportunità per tutto l'arcipelago delle Eolie - ha detto Nino Caravaglio, uno dei produttori dei capperi di Salina - Una dop che consentirà di unire tutti i nostri territori e iniziare un rilancio della coltivazione dei capperi, cercando anche di creare incentivi per i giovni che vogliono entrare in agricoltura e che qui hanno davvero pochissime possibilità".
La dop, dunque, fra quattro mesi circa sarà realtà. Il consorzio sarà composto da una sessantina di aziende delle isole. E il disciplinare consentirà di coltivare capperi in tutte le sette isole dell'arcipelago delle Eolie. Le più vocate sono sempre Salina e Lipari, ma si ottengono buoni prodotti anche ad Alicudi e Stromboli. L'identità delle isole sarà sempre mantenuta in etichetta, perché i produttori, o chi venderà i capperi, potranno inserire in etichetta l'isola di origine dei capperi stessi. Una dop, dunque, che intende unire le sette isolette del Tirreno un po' come aveva fatto la Doc Malvasia delle Lipari che all'inizio era stata vista come uno "scippo" dell'isola di Lipari a Salina, ma che invece ha contribuito a diffondere questo prodotto nel mondo grazie all'antico nome dell'arcipelago messinese.
Oggi la produzione di capperi si attesta sulle 600/700 tonnellate all'anno. Circa la metà dei capperi delle Eolie, in questo momento, provengono da Salina. Un chilo di capperi viene venduto ad un prezzo medio di 15 euro al chilo. La Dop, però, ha l'obiettivo di far aumentare questa produzione, visto che il mercato ha una domanda che non riesce a soddisfare tutti gli anni. Il disciplinare prevede anche la possibilità di produrre capperi e di venderli a chi li può commercilizzare. Il ruolo che nel mondo del vino viene definito del "conferitore". Si potrà, inoltre, prevedere una linea "non dop". Ma non sembra una scelta logica. La certificazione dei capperi e quindi i relativi contorlli sul rispetto del disciplinare, saranno affidati all'istituto zooprofilattico di Palermo. (G.V.cronachedigusto.it)
LIPARI - I capperi eoliani diventano "Dop". Il decreto del ministero delle politiche agricole è stato pubblicato nella Gazzetta Europea. Per la registrazione e l'ufficialità occorrerà attendere tre mesi, anche per esaminare eventuali ricorsi. Il consorzio eoliano è composto da una sessantina di aziende che li producono in tutte le sette isole. Nelle Eolie se ne raccolgono circa 600-700 tonnellate all'anno. La maggior parte proviene dall'isola di Salina. Il costo dei capperi è di 15 euro al chilo. La Dop punterà a far aumentare la produzione che per ora non riesce a soddisfare le richieste. L'iniziativa era stata contestata dai tre sindaci di Salina con un ricorso al ministero delle Politiche agricole e all'assessorato regionale all'Agricoltura. Clara Rametta, Riccardo Gullo e Domenico Arabia, primi cittadini di Malfa, Leni e Santa Marina Salina, sostenevano che "se Dop (denominazione origine protetta) deve essere, deve denominarsi cappero di Salina, così come è conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo, e non genericamente cappero delle Eolie".(ANSA)