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La Procura di Barcellona aveva chiesto il giudizio di A. S., sessantenne di Lipari, reo di aver mostrato in maniera esplicita ad una donna le proprie parti intime dopo essersi abbassato i pantaloni e di averla apostrofata in malo modo con insulti e illazioni.

Per questi fatti, il Tribunale, accogliendo le richieste del PM di udienza e del legale della donna, Avv. Alessandro Imbruglia, aveva dichiarato l’uomo penalmente responsabile, condannandolo anche al risarcimento danni. La sentenza, però, è stata impugnata e così l imputato ha potuto beneficiare degli effetti della legge sulla depenalizzazione, entrata in vigore nelle more del giudizio di appello, in virtù della quale il fatto addebitato non costituisce più reato ma illecito amministrativo che è fonte solo di sanzione pecuniaria.

A fronte di tale legge, approvata durante il governo Renzi, a nulla è valso l’ appello interposto anche dal Procuratore Generale presso la Corte di Appello, il quale, ritenendo palesemente ingiusta perchè troppo mite rispetto alla vicenda ed ai trascorsi dell’uomo la pena comminata in primo grado, aveva chiesto ai giudici della corte messinese di condannare A.S. ad una pena più consistente, adeguandola maggiormente alla personalità dell imputato.

Le richieste sono state peró disattese dai giudici, che prendendo atto delle recenti modifiche normative, non hanno potuto far altro che revocare le statuizioni di condanna contenute nella sentenza resa dalla sezione del Tribunale di Lipari.(24live.it)

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