di Leonardo Orlando
Salina – Al centro dell’inchiesta “Isola verde” sulla mala gestione di lavori pubblici, lottizzazioni, concessioni edilizie, e autorizzazioni a realizzare impianti, c’era sempre il poliedrico sindaco di Santa Marina Salina Massimo Lo Schiavo, che dava al capo dell’Ufficio tecnico dello stesso Comune Giuseppe Caravaglio, gli obiettivi da raggiungere e lo stesso ad ogni costo raggiungeva.
Oltre ai vantaggi economici di cui l’ex primo cittadino avrebbe goduto da questa sua “disponibilità” ad assecondare le richieste di chi necessitava di autorizzazioni edilizie o di lottizzazioni, in cuor suo Massimo Lo Schiavo, nel maggio del 2014, prima di incorrere nelle sventure giudiziarie che portarono al suo arresto per essersi appropriato dei risparmi a lui affidati, dopo il ricovero di due anziane sorelle in una casa di riposo, aspirava ad ottenere un incarico politico di rilievo, quello di assessore regionale dall’ex governatore Rosario Crocetta. E per questo si era adoperato per superare ostacoli che apparivano insormontabili per il rilascio di lottizzazioni anche a costo di “scomodare” la Soprintendenza per ottenere pareri compiacenti o di ricorrere ad artifici urbanistici che ne consentissero l’approvazione, anche grazie ad un consiglio comunale compiacente in tutte le sue componenti, opposizione compresa. Il sistema è durato fino alla sospensione decisa dal prefetto e notificata a Lo Schiavo soltanto il 31 ottobre 2016, con ben 19 giorni di ritardo dalla ricezione dell’atto che la Prefettura aveva emesso il 13 ottobre 2016.
Per i carabinieri della Stazione di Santa Maria, al comando del maresciallo Gabriele Bianchi, che ha redatto l’informativa consegnata alla Procura di Barcellona, «il modo di procedere sarebbe stato finalizzato unicamente a permettere a Lo Schiavo di continuare ad “esercitare” le proprie mansioni dirigendo e sovrintendendo, pur non avendone più assolutamente titolo, il Comune di Santa Marina Salina». Come se non bastasse, i carabinieri hanno accertato che, a sospensione avvenuta, Lo Schiavo ha continuato per settimane a frequentare il Municipio visionando, prima che fosse protocollata, la posta in entrata. Tra l’altro, i carabinieri dell’isola annotano anche che il sindaco Lo Schiavo, durante il periodo rimasto in carica, era «in gravi difficoltà economiche» e avrebbe «sfruttato la sua posizione per ottenere prestiti personali da privati cittadini, ai quali appunto promette, e spesso permette, di realizzare opere con procedure illecite». Gli stessi militari dell’Arma stilano un elenco di abusi consentiti: «Lo stesso sindaco effettua egli stesso dei lavori abusivi all’interno del suo albergo; è proprietario di un tabacchi sito, fino al 2016, in un immobile mancante di tutte le autorizzazioni edilizie, dal quale è stato costretto a traslocare solo in seguito a controlli dei carabinieri; fa concedere incarichi a persone: a lui utili o che poi svolgono dei lavori nelle sue proprietà o con le quali mantiene stretti legami di amicizia, come ad esempio avviene per gli incarichi dati alla “Salina Relax Boats”». I militari dell’Arma sottolineano che «utilizza dei soldi raccolti mediante la vendita delle azalee dell’Airc, per pagare le utenze dell’acqua del 2011 per i quali è moroso, pagamento che si affretta ad eseguire poiché avvisato dagli uffici che i carabinieri si erano interessati a tale morosità». Accade anche che «addirittura raccoglie in prima persona dei soldi, con lo scopo di pagare lo spettacolo dei giochi pirotecnici di Ferragosto di quell’anno, anche se poi la ditta di Barcellona è il Comune».
Anche chi aveva ricevuto “favori” dal sindaco si prodigava per aiutarlo. Infatti, nel 2015, quando ancora era in corso il processo per peculato per la sparizione dei risparmi delle due sorelle finite in casa di cura, gli stessi carabinieri hanno accertato che «per permettere a Lo Schiavo di restituire i soldi che lo stesso aveva indebitamente utilizzato, in paese veniva fatta una colletta, alla quale partecipavano tutte persone le cui proprietà sono state attenzionate nel corso di questo procedimento penale». La vicenda trovava conferma – sulla base di quanto riportato nelle attività tecniche effettuate indagine, in particolare in una conversazione captata, è stato evidenziato che la “colletta” sarebbe stata gestita da tale “Cataffo Teodoro”. Ciò per i carabinieri «non è di poca rilevanza e getta non pochi ulteriori dubbi sulla condotta del primo cittadino considerando soprattutto il fatto che il presente procedimento nasce anche da un sequestro edilizio eseguito proprio a carico del predetto Cataffo, che aveva realizzato delle abitazioni senza alcuna autorizzazione, e che è inoltre il proprietario del ristorante “Portobello” dove, sono stati riscontrati numerosi illeciti, commessi negli anni, e a conoscenza sia del sindaco che del geometra Caravaglio».
NOTIZIARIOEOLIE.IT 31 AGOSTO 2019